Scrittura

Scrivere non è necessario. Ascoltare, relazionarsi, discutere con le persone e in special modo con le poche con cui c'è sintonia (non obbligatoriamente di vedute): questo per me è indispensabile. Scrivere no, eppure... eppure di tanto in tanto ho voglia di passare dal dire al fare. Creare con impegno, consapevolezza e tutta la competenza di cui si dispone - tanta o poca che sia - è importante.

Per scrivere bisogna avere qualcosa da dire. Questo è il motivo fondamentale per cui ho sempre scritto, sì, ma conservato con parsimonia: perché mi devo convincere che quel che ho da dire, come idea, come concetto o come forma, valga la pena di essere detto. Cento e uno volte ho scritto, cento ho buttato. Tendo ad essere molto severa nei miei confronti.

Ammesso e non concesso che la cosa da dire sia buona, non significa però che si riesca a dirla bene, non è garanzia di qualità. Siccome, pur nella severità, è noto che ogni scarrafone è bello a mamma sua, è facile farsi risucchiare nel gorgo dell'autocompiacimento. E questo è il motivo per cui non rendo e non renderò pubbliche le cose che ho scritto e che scriverò.

Di mio ho cose da dire in poesia, che è la forma espressiva che più mi piace, ma il tempo che esige è enormemente superiore rispetto a quello che le posso e tutto sommato voglio dedicarle. Però scrivo. Nell'ottobre 2012, tre poesie con cui avevo partecipato ad un concorso (che non ho vinto) sono uscite sul trimestrale del CUBO, il circolo universitario dell'Università di Bologna. E sono le uniche che rendo pubbliche qui di seguito.

cubo2012.pdf