Laurea in Storia

Dopo troppi tentennamenti ed una ricognizione approfondita su programmi, docenti e ambiente che si è estesa dalla fine del 2019 fino a tutto il 2020, mi sono decisa a rimettermi sui libri.

All'inizio c'è stata la ricognizione statica: l'esplorazione dei piani di studio di un gran numero di leuree triennali e la riduzione dell'insieme delle papabili a tre: Storia, Antropologia, Filosofia. Ci sarebbe stata anche Scienze Politiche ad indirizzo sociologico, ma la voglia di farmi esaminare in microeconomia da un economista o addirittura in diritto amministrativo da uno dei tromboni di scienze giuridiche era pari a zero, per cui l'ho scartata per direttissima. Ulteriori riflessioni mi hanno fatto decidere per Storia.

In seguito, c'è stata la ricognizione dinamica: grazie alle lezioni da remoto causa covid, mi sono collegata, una mezzoretta a mo' di campione, alla prima o ad una delle prime lezioni di un certo numero di insegnamenti per cercare di intuire di che tipo fossero i docenti e per capire com'era una lezione universitaria a quasi trent'anni dall'ultima a cui avevo partecipato. Ho chiesto ed ottenuto le 150 ore per motivi di studio al datore di lavoro, ore che in realtà possono essere spese esclusivamente per la frequenza delle lezioni, e mi sono iscritta ad un corso singolo, Filosofia della Scienza, che comunque fa parte del curriculum di Storia. Ho fatto questa scelta per testare me stessa: il terzo ed ultimo passaggio della ricognizione, quella personale.

Superato l'esame, affrontati i tremila paletti burocratici e il TOLC-SU, mi sono iscritta al primo anno della triennale nel settembre 2021. Iscrizione part-time, 30 cfu all'anno sui 60 previsti, che in teoria corrispondono esattamente a 150 ore di lezioni frontali. A 53 anni ho dunque deciso di curare la metà di me che avevo seppellito a 19, quando decisi di imboccare la strada scientifica. Non mi sono mai pentita di quella decisione ma, pur sepolta, la metà umanistica ha resistito tenace nell'ombra fino a diventare un vuoto da riempire.

Seguire le lezioni è una soddisfazione talmente grande e piena che fatico a trovare gli aggettivi: mi sembra che nessuno sia in grado di cogliere e di sintetizzare quello che provo e lo spirito con cui le seguo. Difficile anche quantificare l'ampliamento del bagaglio di strumenti dopo ogni singola lezione (di conoscenza, di indagine del reale etc) e l'estensione, la ramificazione degli effetti, dovuti senza ombra di dubbio all'età, ad un vissuto che ha già una stratificazione importante. Roba da archeologi, insomma.

Ci sono tuttavia anche alcuni risvolti negativi o quantomeno frustranti. Gli aspetti negativi sono che il tempo per lo studio non te lo regala nessuno e di conseguenza va sottratto ad altro, incluse attività necessarie e/o piacevoli e che gli esami sono da studiare e da superare. Leggere è un conto, approfondire per diletto è un altro e studiare per superare un esame è un altro ancora, l'unico dei tre che genera stress. Gli aspetti frustranti principali sono due. Il primo è che ti rendi conto della sostanziale inutilità di un percorso di studi a questa età: non sarai mai uno storico né avrai mai un'occupazione in cui quel percorso formativo potrà avere un significato. Non c'è la restituzione alla società, in qualche maniera. Resta tutto tristemente confinato nello stretto perimetro personale. Il secondo è che realizzi, dopo ogni singola, maledetta lezione, quanti siano i libri che dovresti rileggere, i posti e i musei che dovresti visitare di nuovo, i film che dovresti rivedere, i pensieri che dovresti ripensare. E' un problema che tocca solo marginalmente un diciannovenne, giovane ed in pieno periodo formativo.