Note e citazioni

L'ascolto

Riguardo gli esercizi e le pratiche da allenare per il proprio benessere fisico e mentale, seppur vero che dal passato, ma anche dal presente, ci vengono in eredità molteplici sequenze e metodiche preziose e ricche di sapere, dopo vari anni di allenamento e pratica, dovremmo far attenzione a considerarle “complete” per le nostre esigenze. Andrebbero intese infatti, come mancanti di un ingrediente “unico” che solo noi via via potremmo aggiungere con la nostra esperienza. Forse per i primi anni di allenamento sarà molto utile focalizzarsi e ripetere talune sequenze di movimenti nel modo più scrupoloso e attinente possibile alla fonte, ma via via che impareremo a conoscere e sentire il nostro corpo, questo ci “parlerà” anche d’altro… ci spiegherà di noi! Più coltiveremo l’ascolto e la percezione più questi ci racconteranno quello che la genetica, la storia e le esperienze hanno impresso sulle nostre “carni e le nostre ossa”, e di come ci hanno caratterizzato in modo del tutto personale nel tempo. Se ascoltiamo bene sentiremo rivelarci quello di cui veramente abbiamo bisogno, stimolando la nostra parte “creativa” a generare il miglior lavoro ottimizzato per il nostro “universo” psicofisico. I stessi maestri che crearono queste sequenze, le crearono in base alla loro visione e percezione delle cose, alla loro capacità di filtrare le informazioni derivanti dalla loro storia e dal loro cammino. Con questo non voglio dire che un praticante debba affrettarsi in questo tipo di ricerca, e neanche debba usare questo discorso come scusa per la sua pigrizia e impazienza di imparare bene, tutt’altro, dovrà attendere che si manifesti naturalmente nel corso del tempo senza alcuna forzatura, non prima di aver studiato affondo i meccanismi e i principi rivelati dai maestri del passato. Come il grande pittore che dapprima studia e frequenta la bottega del maestro per apprendere la migliore tecnica possibile, e poi libera il proprio pennello in modo del tutto unico e personale per creare le sue opere, anche il buon praticante dovrà cercare una volta appresa la tecnica e i principi del movimento, di liberali in un fluire unico e irripetibile.

(Gian Luca Pellegrini)

Lo Yin e lo Yang

Il dorso della mano e' Yang il palmo e' Yin. Un pugno chiuso è Yang una mano aperta e' Yin. La spada sguainata e' Yang, porta con se oltre al suo canto di guerra l'energia del sole e della tigre. Se pur eccitante amo la spada che riposa nel suo fodero, essa e' Yin e oltre il suo messaggio di pace, reca con se l'energia della quiete e della luna.

(Gian Luca Pellegrini)

Il Potere del Taijiquan

Il Taiji Quan puo' essere SOLE e illuminare taluni lati oscuri e deboli del nostro essere, puo' essere VENTO e diradare la nebbia dai nostri occhi cosi da poterli vedere chiaramente, puo' essere TERRA affinche' la paura nello scorgerli trovi radici forti per resistere all'impatto, puo' essere ACQUA cosi da poterli man mano lavar via rendendo tutto piú pulito fluido e cristallino...

(Gian Luca Pellegrini)

IL Maestro Wuang Dian Li

Una mattina di 11 anni fa, durante i miei studi e le mie ricerche sul Taiji Quan, mi recai a piazza Vittorio di Roma, il quartiere cinese della capitale. Aveva sempre esercitato un certo fascino su di me quella zona, in quanto la cultura dei coloni d'oriente si avvertiva forte nell'aria ma soprattutto sapevo che nel parchetto storico della piazza sorto sulle rovine romane, la mattina presto si radunavano parecchie persone per praticare il Taiji Quan come accade da secoli e ancora oggi in ogni parco delle città cinesi.
Erano circa le 7:30 e mentre entravo da uno dei cancelli di accesso del parco vidi subito un nutrito gruppo di praticanti italiani e cinesi che seguivano un insegnante in una forma di Taji di stile Chen, poco piu in là qualche altra persona si esercitava con la spada e talune donne con il ventaglio… a 100 metri di distanza invece c’erano parecchi cinesi che tra una chiacchiera e l’altra facevano una sorta di esercizi seguiti da massaggi con picchiettatura del corpo finalizzati alla promozione della salute, basati sulla medicina tradizionale cinese.
Come si può immaginare il quadro era per me molto interessante ed entusiasmante, e l’entusiasmo crebbe quando dentro un’aiuola circondata da siepi alte circa un metro, in una zona più isolata dagli altri praticanti, vidi un signore cinese di statura modesta avanti con l’età con carnagione parecchio olivastra, il viso solcato dal tempo e dal sole come i contadini di una volta, praticare la forma tradizionale dello stile Yang.
Anche se la sequenza che praticava era abbastanza differente da quella che conoscevo io, fui subito rapito dal suo movimento, la sensazione era come quando vedi una grande opera d’arte e pensi <<ma quanto lavoro e tempo c’è voluto per renderla cosi??>>, quel movimento infatti era pregno di dedizione quotidiana, rifinito, pieno di sinergie, passione e intenzione, questo mi incollo gli occhi a questa persona che decisi subito che doveva diventare il mio “maestro”.
Mi guardò per un attimo e accennò un saluto d’espressione, credo fosse abituato ad essere osservato, il suo viso era davvero particolare, uno di quei visi che credo sarebbe piaciuto a Pasolini, guardandolo infatti vi si potevano leggere sopra storie affascinanti. Attesi la fine della sua forma e con una certa emozione andai a parlargli… tra le altre domande gli chiesi se poteva seguirmi nel Taiji quan, lui disse nel suo stentato italiano che in tanti gli avevano chiesto la stessa cosa ma non era possibile in quanto appena finiva la sua pratica quotidiana doveva recarsi a lavoro, per tanto non aveva tempo.
Superato il primo momento di delusione non mi diedi per vinto e per altri tre sabati mattina andai a trovarlo, mi limitavo ad osservare quello che faceva in silenzio e ad una distanza adeguata per non disturbarlo…Il terzo sabato alla fine della sua pratica, accadde una scena degna dei miglior film di arti marziali, lui infatti mentre se ne stava andando e inforcava la sua giacchetta si voltò verso di me e mi disse, “prossimo sabato vieni io insegna” po si girò subito senza aspettare la mia risposta e se ne andò…
Il mio entusiasmo era alle stelle! attesi “prossimo sabato” con estrema trepidazione e mi recai in largo anticipo all’appuntamento… Da li in poi seguirono tre anni di incontri e aneddoti, che si sommavano al mio percorso marziale “ufficiale”, dove il maestro cercò di infondermi le sue conoscenze, aveva parecchia difficoltà di espressione con la lingua, e anche l’approccio culturale didattico era molto differente dal nostro, la metafora, il simbolismo, l’analogia erano sempre presenti nelle spiegazioni, dovevo sforzarmi di interpretare quel tipo di spiegazioni, ma era davvero un piacere farlo, in quanto il maestro a prescindere dalle sue innumerevoli conoscenze trapelava una grande intensità personale.
Lui si chiama Wuang Dian Li, un cinese qualunque per tanti, un artista marziale senza cinture e senza “fama” (non mi parlò mai dei suoi lignaggi ne si vantò delle sue gesta ), ma che coltiva ogni santo giorno con qualsiasi condizione climatica da 60 anni a questa parte il suo Taiji perfezionandolo attimo dopo attimo con amore e dedizione e guardarlo praticare è tutto quel che basta per sapere della sua grandezza e prenderla come esempio. Grazie Wuang Dian Li, grazie maestro!


(Gian Luca Pellegrini)

Il limite della parola nell'insegnamento

L'insegnamento che passa attraverso le parole o la scrittura e' soltanto un tentativo di condurre il praticante il piu possibile vicino al modello che ha in mente l'insegnante, che se consapevole del limite insito nel "verbo" e del fatto che talune cose che lui sente e avverte sono soggettive, usera' parole vicine alla propria percezione per delineare una mappa utile a mettere l'apprendista sul giusto sentiero. C'e' da dire che la difficolta' del compito sta nel fatto che gli argomenti espressi sono sempre e comunque interpretabili e ogni persona li assorbira' in modo differente secondo il suo vissuto e il suo modo di sentire e avvertire le cose. La metafora spesso ci viene incontro in quanto riesce talvolta meglio della parola dedicata, a descrivere l'esperienza da un angolazione piu' profonda, non a caso essa e' sempre stata usata a questo scopo da artisti, poeti, maestri, saggi, mistici e terapeuti... Tuttavia anch'essa non e' che un ulteriore cordinata per raggiungere l'obiettivo che si svela soltanto e comunque tramite lo stato esperienzale del praticante, per tanto solo lui puo' rivelare e vivere in modo del tutto unico il proprio apprendimento. Non possiamo insegnare all'acqua come tuffarsi nella fontana, ma possiamo incanalarla a finche' trovi la via per farlo...

(Gian Luca Pellegrini)

Il Ponte

Oggi un mio allievo/amico mi ha inviato una foto di un ponte che si trova nella città che sta visitando... Il concetto di ponte mi ha evocato significati, immagini e riflessioni; dobbiamo sempre costruire ponti per collegare, far scorrere, far transitare, comunicare, arrivare a destinazione, viaggiare, avvicinarsi superare... Una visione piu concreta e focalizzata del ponte è bene descritta e valorizzata nelle arti marziali cinesi, dove il colpo per poter arrivare a meta e allo stesso tempo "controllare" il movimento avversario ha spesso bisogno di scivolare su un "ponte" che può essere ad esempio costituito dal braccio avversario... Una prospettiva piu globale e profonda della parola è invece ben espressa in un detto apocrifo di Cristo "Il mondo è un ponte attraversalo ma non fermarti li!" Non dimentichiamoci mai di costruire sempre i nostri ponti, sono un tesoro per l'umanità e tracciano la via di ognuno di noi... Ovviamente anche "tagliare i ponti" è qualcosa di prettamente necessario qualora la comunicazione scaturita da questo, divenga dannosa e non piu vantaggiosa...

(Gian Luca Pellegrini)

TROPPI POCHI GIOVANI PRATICANO IL TAI CHI CHUAN

In questi anni di insegnamento ho osservato, ma non sarò il solo, come i vari stili di “Tai Chi Chuan” trovino gradimento e consenso soprattutto sulle fasce di età medio-alte prevalentemente di sesso femminile, la percentuale di giovani che si cimentano in queste arti è invece abbastanza bassa rispetto ad altri stili di arti marziali apparentemente più orientati al “combattimento” e alla difesa personale.

Le ragioni di questa tendenza, risiedono prevalentemente sul modo in cui il Taiji Quan è stato proposto/venduto da quando è stato divulgato in Cina circa 60 anni fa.

Anche in occidente si è fatto leva soprattutto sulla promozione della salute, e su quanto quest’arte possa essere utile per migliorare gli equilibri e lo stile di vita delle persone, una missione sacrosanta, valida e sicuramente onorevole che affonda le sue radici sui principi della medicina tradizionale cinese, tuttavia una missione parziale, troppo focalizzata, che ha appannato, confuso e talvolta nascosto la ricchezza del patrimonio “marziale” basato sulla conoscenza dei principi fondamentali fisici/cinetici/anatomici a cui tutte le arti marziali dovrebbero far riferimento.

La nostra scuola( ma non solo per fortuna) fin dagli albori si è impegnata a favore di una didattica volta nel dare importanza in ugual misura a questi due grandi valori che il Taiji ci tramanda che sono la promozione della salute e l’acquisizione dei principi taoistici alla base del movimento del corpo di ogni arte marziale, senza tralasciare l’aspetto storico filosofico e culturale dell’arte.

Fin dal primo anno gli allievi della nostra scuola oltre che a praticare il Qi Gong e lo studio delle forme di Taiji Quan di stile Yang (che comunque oltre a promuovere la salute non sono separati dal percorso “marziale” anzi ne fissano e ne coltivano le fondamenta), si cimentano sulla pratica dello sviluppo del corpo marziale tramite vari strumenti quali il Tui Shou (mani che spingono), il Chi Sao (mani appiccicose), Test applicativi, e sparring. Spero per il futuro che sempre più giovani capiscano l’importanza di poter attingere da questa infinita fonte di sapere che è il Taiji Quan, non importa quale stile di arte marziale o da combattimento si pratichi o si preferisca, non è questione di confrontare ma di “integrare”, le arti interne, soprattutto il Taiji in questo caso possono ad esempio portare un notevole valore aggiunto a un praticante di Kickboxing in termini di radicamento e conoscenza delle forze e la loro possibilità di essere deflesse, perché limitarsi alla sola esecuzione tecnica e stilistica del proprio stile? Ovviamente qualora nel proprio stile ci siano i presupposti per un acquisizione di questi principi, va benissimo così, non serve il Taiji in quanto vive nel vostro stile, ma se vi accorgete che il vostro movimento manca di quelle qualità di radicamento funzionalità e conoscenza dell’uso delle forze “interne”, allora non tralasciate di cercare una scuola dove si studino queste qualità, queste non possono essere omesse, queste sono l’essenza del Kung Fu…

(Gian Luca Pellegrini)

GIOVANI PRATICANTI 3.0

Un'altra importante ragione per cui pochi giovani si avvicinano al Tai Chi Chuan, la seconda per importanza a mio avviso, sia di carattere attuale, antropologico e sociale.

La nostra società negli ultimi decenni ha deviato sempre più verso una connotazione di stampo consumistico. La tecnologia e tutto il sistema economico e sociale inducono palesemente ad un immediata fruizione del tutto e subito, tramite un mecc...anismo di pilotaggio di massa i grandi poteri economici insieme a quelli politici decidono le tendenze e le “mode”, con sottili e raffinati strumenti di “induzione” sociale sono riusciti a far si che tutti noi cambiassimo i nostri modi di comunicare, comprare, scegliere, informarci, relazionare e vivere il quotidiano in generale, tutto questo a favore di un sistema consumistico, frenetico che appaga al momento ogni proprio desiderio e bisogno, ma che altera i ritmi naturali con conseguenze che conducono troppo spesso alla disarmonia e all’approssimazione.

Vien da se che i più giovani che sono i più esposti a questo tipo di dinamiche, abituati ad ingoiare migliaia di gigabyte di filmati, musica, informazioni e quant’altro per soddisfare e appagare nell’immediato il loro bisogno, difficilmente qualora dovessero scegliere un arte marziale volta all’auto difesa (in quanto è quello che in genere li stimola) si orienterebbero verso un arte marziale interna come il Taiji Quan, il cui apprendimento ha bisogno di coltivazione quotidiana, pazienza, introspezione, dedizione e sacrificio a discapito talvolta del tempo libero che potrebbe essere impiegato per cose più piacevoli e divertenti e perché no tre punto zero.

A fronte di questo, una disciplina marziale che porti il praticante, dopo poche lezioni, o qualche stage a lavorare subito sulle tecniche di autodifesa, applicazioni di coppia, lavoro al sacco, sparrig e quant’altro, è sicuramente più comoda, stimolante e facilmente fruibile, rispetto a qualcosa come il Taiji Quan che sembra si affascinante ma per i ritmi moderni preistorico, quasi irrealizzabile con quella sua “pratica lenta” e forse anche “ inutile allo scopo”, visto che è da sempre è venduto come arte di lunga vita per persone di mezza età, e poi diciamoci la verità… vuoi mettere i buffi pigiamini indossati dai praticanti di Taiji Quan con le cattive e sagomate divise dei Fighters??? :-)

Mi piacerebbe, che i ritmi e le abitudini sociali tornassero ad una condizione più “umana”, dove non l’abbondanza ma la “qualità” ottenuta con sacrificio e perseveranza facesse la differenza, ma se ora scrivo su Fb mi rendo conto che sono nel fiume anche io, talvolta però devio verso la sponda, mi seggo sull’argine e per un po’ mi piace guardare…

(Gian Luca Pellegrini)

PrIMO APPUNTAMENDO CON il

Maestro HOU TIE CHENG

Durante il nostro ultimo viaggio in Cina abbiamo avuto il piacere e l’onore di studiare con il maestro Hou Tie Cheng V° generazione famiglia Yang.Il M° Hou, è il maestro più accreditato di Pechino dello stile Yang: ha appreso direttamente dal M° Yang Zhengji ,figlio del Gran Maestro Yang Chen Fu, ha sempre anche avuto stretti rapporti di studio con molti membri della famiglia Yang (Fu Zhong Wen, Yang Zheng Duo e molti altri ancora.Ricordo benissimo quando lo incontrammo la prima volta, fu in un parco della capitale, costruito su un progetto abbastanza moderno che alternava spazzi verdi a piazzole di cemento pavimentate e fu proprio su una di queste piazzole che lo scorgemmo mentre dall’alto di una scalinata con una postura impeccabile e occhio curioso osservava un gruppo di cinesi, praticare una forma di Tai Chi Chuan. Quando la nostra guida, che precedentemente lo aveva chiamato telefonicamente, ci presento, lui ci salutò con atteggiamento cordiale ma fermo e subito dopo chiese di vedere il mio Taiji, Jin (la guida), mi aveva presentato come un insegnante Italiano di Taiji Quan stile Yang … Con non poca emozione aprii il mio passo laterale sinistro alla larghezza delle spalle cercai di rilassare la muscolatura e iniziai la forma 108 movimenti. Terminate le prime due linee mi fermai in attesa del temuto e autorevole giudizio … fortunatamente ricevetti dei complimenti in quel contesto inaspettati, mi disse che c’erano da correggere delle cose ma che avevo fatto e stavo facendo un buon lavoro, questo mi fece molto piacere...
Subito dopo ci mettemmo a lavorare per correggere alcune cose della forma, soprattutto a fronte di una differente interpretazione applicativa di taluni movimenti per poi concludere la prima lezione con lo studio del Tui Shou, le mani che spingono…Con molta sorpresa invece di salutarci ci invitò a casa sua, poco lontana dal parco… l’edificio abbastanza moderno, molto essenziale e popolare, le scale fredde e austere, inserite in un grande androne ci portarono sull’uscio della porta a cui era appeso un nodo rosso di benvenuto. Entrati il tutto consisteva in una stanza di 20 mq con una bagno e forse un angolo cottura nascosto da qualche parte. Mi saltarono subito all’occhio i tanti colori, una vastità di foto appese alle pareti e molti altri ricordi, tutto raccontava la vita di quell’uomo apparentemente solo e non molto benestante, una vita dedicata alla pratica e lo studio del Tai Chi Chuan, tutta la sua storia era racchiusa su quelle 4 pareti che la urlavano con orgoglio e per me questo fu molto emozionante…Ci sedemmo e partirono subito i racconti che la nostra guida traduceva con un buon italiano, il maestro era molto fiero di tutte le persone che avevano caratterizzato la sua vita marziale, dei suoi maestri e di quello che aveva realizzato riguardo il suo Taiji.. Ci mostrò un libro mastro che diceva essere l’unico libro ufficiale della Cina dove lui era stato inserito come membro facente parte della V° generazione della famiglia Yang, e dopo iniziò a farci vedere dei suoi video didattici...in quell'occasione avemmo il piacere di vedere la forma di sciabola dello stile Yang. Durante le nostre domande sapeva alternare serietà a momenti goliardici in modo molto equilibrato, la guida tra le altre cose sotto nostra richiesta si mise d’accordo con lui per le lezioni che sarebbero venute nei giorni successivi, facemmo qualche foto per fissare quel denso momento e ci lasciammo con l’intento di rivederci nei giorni successivi per la pratica e lo studio, uscendo da quella casa mi sentivo molto bene, soddisfatto dell'esperienza.Ieri stavo rivedendo video e foto di quel primo incontro e molte di quelle sensazioni sono riemerse, per questo ho voluto scrivere queste righe, anche per omaggiare quest’ uomo in occidente poco conosciuto, in quanto riservato e non avvezzo alla pubblicità su internet, non credo possedesse un computer, la sua ricchezza risiedeva altrove e noi fummo fortunati a vederla. Grazie maestro Hou Tie Cheng!

(Gian Luca Pellegrini)

L'arte della guerra

Studiamo l'arte della guerra per ricercare la pace, così da domare le paure e colmare le debolezze che la guerra la generano.

(Gian Luca Pellegrini)

Il Rigagnolo

Quieto e limpido corre il rigagnolo tra i freschi steli d'erba bagnati d'acqua e luce in un dì d'autunno. Tutto si specchia nella sua essenza e nulla forza il naturale equilibrio di ogni cosa. Così è il kung fu, si alimenta procedendo limpido e quieto nel naturale equilibrio degli elementi e fa da specchio a colui che lo coltiva mostrandogli bellezze e brutture così da renderlo consapevole...

(Gian Luca Pellegrini)

L'arte e' una cosa molto preziosa, pertanto si cela agli occhi di coloro che non sono pronti a sostenerla...

(Gian Luca Pellegrini)

IL Tui Shou e le donne


Il Tui Shou è per le donne un ottimo strumento di studio per aumentare la loro fiducia e la loro autostima nei confronti di una "forza fisica superiore" che storicamente è sempre stata attribuita al sesso maschile. Proprio perchè la "spinta con le mani", non si basa sull'utilizzo della "bruta" forza fisica muscolare, ma mette le sue radici su principi che tendono invece ad utilizzarla a proprio favore, la donna riscopre in questa pratica il "vero conc...etto di forza", una forza che si fonda su "raffinati" equilibri, una forza che non ha necessariamente bisogno di grosse strutture fisiche/muscolari per essere espressa. Consapevolezza (dei principi taoisti), sensibilità e forte intenzione sono alcuni degli ingredienti necessari per coltivare al meglio questo "potere", che non acquista solamente valore nell'ottica concreta della "promozione della salute" e dell' autodifesa (il Tui Shou è solo una pratica che sviluppa talune qualità utili all'autodifesa, ma preso da solo non può assolutamente considerarsi un mezzo per " autodifendersi") ma soprattutto lo acquista a livelli più profondi, livelli razionali e irrazionali, che hanno a che fare con l'inconscio, con l'autostima e il benessere psicofisico.

(Gian Luca Pellegrini)

INCENTIVO PER IL PRINCIPIANTE

Quest'oggi, accortomi ormai da tempo che lo scarico del lavandino non lasciava piu defluire liberamente l'acqua, finalmente ho deciso di improvvisarmi idraulico. Smontato il sifone mi sono accorto che il problema non era quello e quindi l'ostruzione doveva essere per forza di cose a valle. Avevo comprato dell'acido ma essendo un po restio ad usarlo ho rimontato il sifone e rispolverato dall'armadietto lo storico ventosone rosso. Faccio riempire... il lavandino ed inizio energicamente a pompare e risucchiare acqua...dopo 30 secondi mi fermo e verifico con dispiacere che la situazione era peggiorata! L'acqua non defluiva più quasi per niente...dopo un po' di sconforto, senza perdermi d'animo riprendo l'attrezzo e con ancora piu energia torno a pompare acqua... ad un certo punto sento un forte gorgoglio e, quasi incredulo, vedo defluire in meno di due secondi tutta l'acqua che era nel lavandino... subito mi assale un sollievo enorme seguito da un bel senso di soddisfazione. Voi direte si ma chi se ne frega! Qual'è la morale? Questa dinamica mi ha fatto riflettere su coloro che per le prime volte si accingono a "lavorare" sulla propria persona tramite gli strumenti/percorsi che la nostra società ci mette a disposizione. Per quanto mi riguarda insegnando Tai Chi Chuan mi accorgo che molto spesso taluni principianti dopo aver iniziato i corsi desistono dal continuare in quanto si aspettano immediato beneficio, oppure mi comunicano che certe loro problematiche si sono acuite... Effettivamente oggi quando ho visto che dopo la prima "sventosata" lo scarico si era completamente ostruito dapprima anch'io ho avuto un po di magone... ma fiducioso ho ripreso il mio lavoro in quanto capivo che le cose si stavano muovendo! Nel muoversi ovviamente possono riposizionarsi in modo che apparentemente sembra che tutto peggiori, ma la realta' e' che quello e' il primo passo per rimuovere il ristagno e ogni volta che un ostruzione viene rimossa, verremo sicuramente ripagati da quel sollievo seguito da soddisfazione per l'avvenuto fluire... non spaventiamoci quindi del "disagio iniziale", qualsiasi sia il nostro percorso di "crescita" in quanto spesso cela "mutazione" attendiamo pazienti che tale cambiamento riveli tutto il suo aspetto positivo e poi fluiamo verso la disostruzione del prossimo ingorgo...

(Gian Luca Pellegrini)

Uno

Il Generale, Il Capitano, il Soldato e l'Arciere qualora agiscono nel Tao sono "Uno" e l'"Uno" non conosce fallimento...

(Gian Luca Pellegrini)

L'acqua e il fuoco

Il Tai Chi Chuan, il Wing Chun e qualsiasi altro stile, dissolvono i loro nomi tornando alla fonte via via che la consapevolezza cresce e si rafforza... Tutto viene trasmutato nell'arte del Tao, dove non c'e' vincolo ne tecnica ma solo acqua e fuoco e mentre l'una scorre e l'altro si alimenta si rivelano nel loro equilibrio...

(Gian Luca Pellegrini)

Il "tuffo" e il Kung Fu

Un amico mi raccontava della sua esperienza riguardo i tuffi dalle scogliere e di come questa attivita' sia entusiasmante. Riflettevo sul perche' il "tuffo" attragga molto e sul suo significato profondo; ma come il tuffo, lo sci, il parapendio, lanci vari fatti in tutte le salse, il volo ecc ecc.. Coloro che si cimentano e sono attratti da queste attivita' talvolta anche "estreme" si emozionano e trovano la cosa entusiasmante, molto piacevole e diverte...nte...
Ma sono consapevoli da dove derivi questa adrenalinica emozione? Io credo che alla base ci sia l'esigenza ancestrale di "liberare", lasciarsi andare finalmente!! Lo sperimentare lo "Yin" completo o parziale' senza dubbio suscita una forte emozione in una cultura/societa' che storicamente ha sempre disincentivato l'attitudine "Yin" promuovendo una vita essenzialmente pregna di "Yang" una vita sempre con "i piedi per terra" in un certo senso trattenuta, relegata, incanalata, incastrata, controllata... una vita fatta quasi sempre di cose "piene" La finalita' principale del Kung Fu che pratico e insegno e' proprio quella di " liberare"... liberare il corpo la mente e lo spirito passando per la "forma" fino ad incarnare la "non forma"... e proprio nella non forma riscopriamo il piacere dell'adattabilita' fluida ad ogni cosa, il piacere e l' emozione del lasciarsi e lasciare andare nella totale sicurezza di un "vuoto" a noi amico... fare il vuoto, vivere il vuoto e' una qualita' da coltivare giorno dopo giorno per provare sempre l'emozione di fluire liberi proprio come accade in quei pochi secondi che si trapassa l'aria con un tuffo!!

(Gian Luca Pellegrini)

TUI SHOU

Il tuo corpo muove il mio, io naturalmente mi adatto...e mentre il tuo movimento muore nel mio vuoto, il mio nasce consapevole che di li a poco morira' anch'esso per poi risorgere in un ciclo che qualora l' equilibrio e' perfetto, non avra' mai fine...

(Gian Luca Pellegrini)

Tao

Quando il Tao fluisce liberamente, non siamo noi a scegliere i suoi equilibri ma il Tao stesso, Yin e Yang si compensano l'un l'altro e i loro eccessi vanno usati e ponderati nell'attimo per avere la meglio, quando sono una costante diventano facile preda...

(Gian Luca Pellegrini)

Un maestro del Tao anche quando non sa di esserlo segue le linee di minor resistenza, il flusso naturale delle cose, nell'equilibrio del pieno e del vuoto e nella loro complementarietà da vita alla sua arte che se così è espressa non conosce fallimento...

(Gian Luca Pellegrini)

Il kung Fu come la musica

Accordare le corde del corpo (muscoli profondi tendini e struttura ossea) come uno strumento musicale al fine di utilizzarlo nella perfetta armonia, sinfonia artistica marziale. Le 8 porte o 8 cancelli da prendere come riferimento al pari delle 7 note musicali di base, ma da usare poi nelle infinite combinazioni dei loro toni e semitoni... Ecco che usando cosi le 8 porte dopo che il nostro strumento, il corpo, sara' bene accordato, potremo dar ...vita alle nostre improvvisazioni migliori... adattando la musica al momento, all'attimo e usando tutte le note a nostra disposizione per un ottima esecuzione. Il kung Fu quindi come musica... possiamo prendere una partitura gia' scritta e praticare le nostre forme tradizionali o codificate, oppure ispirati creare una nostra partitura quindi una sequenza di movimenti dove rivelare i principi, come hanno fatto tanti maestri del passato... improvvisare poi libera la nostra arte rivelando il nostro vero e autentico kung fu .

(Gian Luca Pellegrini)

"Chi allena il suo corpo al combattimento forse diverrà un combattente, chi allena il suo corpo e la sua mente al combattimento forse diverrà un buon combattente, chi allena corpo e mente al kung fu e usa il cuore... diverrà un artista marziale... "

(Gian Luca Pellegrini)

".... L'uomo del Tao vive nel Tao, come il pesce vive nell'acqua..."

(Chuang-Tzu)

L'artista marziale

L'arte è la comunicazione dei sentimenti. L'arte si origina dall'esperienza o da un sentimento dell'artista. La pseudo arte proviene dall'insincerità o dal tentativo di creare un lavoro artistico che non nasce dalla reale esperienza o dal sentimento.

Una forma adeguata richiede l'individualità piuttosto che l'imitazione ripetitiva, l'essenzialità invece della quantità, chiarezza invece dell'oscurità, la semplicità di espressione invece che la complessità della forma. (Bruce Lee)

Per questo il vero artista marziale è colui che ricerca e mette in gioco il proprio essere con sincerità... l'espressione della sua unicità prettamente personale darà così origine alla sua vera arte. Non vi è arte nella sola imitazione delle forme e degli stili, non vi è arte nell'imitazione delle tecniche ma vi è solo il tentativo di imitare colui che ha messo a punto quelle tecniche quei stili o quelle forme...

Ecco perchè il cammino del vero artista marziale è il cammino verso la conoscenza più profonda di se stesso, solo non mentendo a se stesso e agli altri, l'artista potrà rivelare con efficacia ogni sua forma espressiva unica irripetibile e imprevedibile...

(Gian Luca Pellegrini)

Il Vuoto

“Trenta raggi convergono sul mozzo,

ma è il foro centrale che rende utile la ruota.

Plasmiamo la creta per formare un recipiente,

ma è il vuoto centrale che rende utile un recipiente.

Ritagliamo porte e finestre nella pareti di una stanza:

sono queste aperture che rendono utile una stanza.

Perciò il pieno ha una sua funzione,

ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto.”


(Lao Tzu)

Kung Fu, cenni storici

Il termine Kung fu rappresenta il nome con cui sono maggiormente note in occidente le arti marziali tradizionali cinesi. Non è affatto semplice tradurre fedelmente una linuga ideogrammatica come quella cinese. Comunque si può tradurre la parola kung fu come "esercizio eseguito con abilità" oppure "uomo che diviene abile con l'esercizio"; parlando di kung fu si intende quindi, in senso esteso, la capacità di eseguire un compito o un lavoro grazie all'abilità acquisita con un duro addestramento. La storia del kung fu si fa risalire all'influenza di un leggendario monaco indiano, Bodhidarma, circa 500 anni DC, questo elaborò sequenze di esercizzi e una forma di combattimento nel monastero di Shaolin (pare per rinforzare i deboli monaci) Il monastero fu distrutto nel 1640, e gli scampati si sparsero per la Cina dando origine ad una infinità di stili diversi. Il Kung fu deve molto anche a maestri di agopuntura e medici. A filosofi e filosofie. Le principali sono il Buddismo, per l'aspetto meditativo, il Taoismo, per i concetti di Yin e Yang, di pieno e vuoto, e al Confucianesimo per le regole gerarchiche e la formalità. Da queste influenze nascono gli stili esterni e gli stili interni. Questi stili che originariamente vennero messi a punto per la lotta vera e propria, oggi mirano principalmente più ad un lavoro salutistico e di lunga vita sul corpo, riferendosi alle teorie dell'energia interna "Qi". In epoca moderna, dopo essere stato perseguitato e vietato, il Kung fu diviene, col nome di Wu Shu, sport nazionale della repubblica popolare cinese.

(Gian Luca Pellegrini)

IL TAO e il Taiji

Secondo le scritture taoiste, all'inizio l'universo era privo di vita. Il mondo si era appena raffreddato in seguito alla sua fiammeggiante creazione e tutto era vago e indistinto senza differenziazioni nè separazioni, senza estremità nè termini.Questo stato era chiamato Wuji. In seguito l'energia naturale esistente si divise in due estremità, conosciute come lo Yin e lo Yang.Questa polarità e tendenza alla divisione è chiamata Taiji, che significa "Grandioso assoluto" o "Grandiosa estremità" . E' questa separazione iniziale che permette/causa tutte le altre separazioni o mutazioni. Quando state in piedi immobili prima di iniziare la sequenza, vi trovate in uno stato di Wuji.Il vostro corpo è completamente rilassato senza alcuna intenzione, il vostro peso è equamente distribuito su entrambe le gambe.Appena sviluppate l'intenzione necessaria per iniziare la sequenza vi trovate in uno stato di taiji. Vi spostate da un lato all'altro, da un piede all'altro e ogni parte diventa alternativamente, piena e vuota....

(Gian Luca Pellegrini)

La via del TAO

La via del Tao è la via più comoda e naturale, la via del Tao è la via della morbidezza che sconfigge la durezza senza sforzo...questo nel combattimento e nella vita, è per questo che uno dei principi essenziali per "essere" nel Taiji è rendere il proprio corpo il più elastico, sciolto e rilassato possibile, cosi che questo divenga inafferrabile, si adegui ad ogni cosa e possa all'occorrenza divenire dirompente ...

Morbidezza non significa debolezza, significa invece tendere ad essere imprendibile come l'acqua che allo stesso tempo può abbattere dighe e scavare la roccia...

(Gian Luca Pellegrini)

I movimenti circolari nel Taiji

Il movimento del Taiji si basa sull'espressione di "forze e non forze" circolari generate dal movimento del corpo.Queste possono essere più o meno visibili in relazione all'ampiezza dei cerchi effettuati, ampiezza che a sua volta è in relazione all'esperienza e alla bravura del praticante. Più infatti il praticante è esperto più tende a rimpiccolire i cerchi, sia per nascondere la propria arte sia per la rapidità dei movimenti nel caso questi vengano espressi nel combattimento.

(Gian Luca Pellegrini)

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