pubblicata da Claudio Masiero su facebook il giorno lunedì 4 ottobre 2010 alle ore 20.56
L’usanza era di fare provini a porte chiuse, con solo gli operatori del settore, con la direzione artistica: Giancarlo Bozzo, Gino & Michele ed altri del loro enturage (al mio era presente solo Bozzo).Per accedere a queste selezioni era semplice: si fissava un appuntamento e il martedì mattina designato ci si presentava.Era una vera e propria audizione, molto formale senza telecamere in vista, che all’epoca mettevano più imbarazzo che altro. Era un ambiente familiare se mi consentite il termine ( e rimane a mio avviso ancora quello il modo più educato ).Ovviamente le risate mancavano come nella maggior parte dei provini a porte chiuse, ma chi ti visionava era anche discreto e spietato allo stesso tempo: chi si meritava una prova gli concedevano un’apertura non retribuita con un artista. All’epoca, a Zelig, la settimana di serate era dal martedì al sabato, ed il sabato era serata doppia una alle 21.00 e poi replica alle 22.30/23.00.
Personalmente ebbi il battesimo del fuoco con Raoul Cremona e poi mi chiamarono per un’apparizione con Marco della Noce e, nell’inverno del 1998, per una settimana intera con Giorgio Faletti.Non posso dire di aver un brutto ricordo… anzi ! bellissime serate e, se devo dire la verità, credo di essere uno degli ultimi artisti ad essere entrato nel libro paga di Zelig quando vigeva ancora questo stato di cose.Sicuramente il sapore e l’aria che si respirava era differente, anche se non frequento più zelig da anni (perlomeno ci vado a trovare acuni amici quando si esibiscono o a salutare le maestranze se sono in zona).Con il direttore artistico ho cercato di mantenere un rapporto umano schietto e sincero, trasparente senza secondi fini ( leccaculismi per essere sintetici ).Purtroppo eravamo sulla soglia del LOCALE o PICCOLO TEATRO DEL CABARET a S.P.A quindi una società che deve far quadrare il bilancio ed entrare in collisone con meccanismi commerciali particolari.In quegli anni cominciarono anche a Zelig il laboratori, che si tenevano al martedì, poi anche al mercoledì e via via così, togliendo serate ai comici di rilievo.Questa è la mia storia con Zelig
pubblicata da Claudio Masiero su Facebook il giorno lunedì 4 ottobre 2010 alle ore 20.54
Anni fa, per entrare a far parte di un gruppo di artisti, o per entrare a far parte di un circuito di locali, bisognava avere dei requisiti particolari.Dovevi avere un minimo di repertorio, intorno alla mezzora, per poter sostenere un’apertura ad un artista di rilievo (esibizione prima di quella del “big”).Cosa succedeva? ti presentavi al locale facevi la tua apertura e poi creavi i presupposti per un’eventuale serata (se avevi repertorio a sufficienza) oppure per poter fare altre aperture .Quindi al locale c’era: 1) uno che presentava la serata (spesso il proprietario del locale, 2) Il novellino che faceva l’apertura, 3) l’artista in serata.La serata era strutturata come un concerto, con il gruppo di supporto a scaldare il pubblico e poi l’artista a “incendiarlo”.Sia chi faceva apertura che l’artista venivano pagati, ovviamente in modo diverso.Vigeva anche la regola che, se entravi in un gruppo di artisti capitanati da un MANAGER anche se facevi serata piena ( 50/70 minuti ), se eri un NOVIZIO del gruppo, alle prime serate e sino a che non ti facevi il NOME, venivi retribuito meno.Mi spiego: il locale ogni sera pagava l’agenzia o il manager un TOT, esempio 1 milione (di lire).L’agenzia si tratteneva 100milalire per diritti di segreteria, 100milalire al NOVIZIO in APERTURA, 350/600 all’artista in SERATA (cachet variava a seconda dell’artista), ed il resto veniva accantonato per pagare un artista di GROSSO CALIBRO in programmazione.Per sostenere un’APERTURA, dovevi essere in grado di stare in piedi da solo, andava bene essere simpatico o avere un personaggio ma, dovevi avere anche un minimo di repertorio, diciamo intorno alla mezzora, per poter sostenere un’apertura ad un artista di rilievo.La serata di cabaret era strutturata come un concerto, con il gruppo di supporto a scaldare il pubblico e poi l’artista in serata.Quindi al locale c’era uno che presentava la serata (spesso il proprietario del locale )Il Cabarettista al quale era dedicata L’APERTURA e l’artista in SERATA.L’APERTURA è importantissima per la formazione di un artista, che si pone di fronte ad un pubblico che non è SUO ma di colui che SALIRA’ DOPO, che si trova in quel contesto per divertirsi e al quale deve catturare l’attenzione e delle risate.Se aggiungiamo che se la serata comincia bene è a metà dell’opera.L’APERTURA è una GRANDE RESPONSABILITA’, che non tutti sanno sostenere.Credo che questo modo di strutturare la serata esista ancora nei locali di cabaret, ed è sicuramente il miglior per provare un nuovo artista al quale dare una serata.Quelli era il finire degli anni in cui, che per poter far parte di un’agenzia, prima di BUSSARE dovevi avere almeno ½ ora di repertorio, per chiedere PERMESSO 1 ora di spettacolo e per pretendere dovevi ESSERE MOLTO DI PIU’.Quindi vantaggi per una crescita artistica sicuramente, dove i consigli che ricevevi ti venivano dati da ARTISTI di un livello superiore al tuo (sempre se gli entravi nelle grazie), potremmo sovrapporre provino , Apertura e Serata alle fasi motorie di noi essere umani.Prima cominci a gattonare , poi a camminare e quindi a correre…..Vantaggi nel fare il contrario non ne vedo!
I primi laboratori di Claudio Masiero
pubblicata da Claudio Masiero su facebook il giorno lunedì 4 ottobre 2010 alle ore 20.49
PREMETTO che parliamo di “alcuni” anni fa: la telefonia cellulare ed internet non erano così capillari e tutto aveva dei tempi più umani.CREDO o perlomeno penso, che poi ci sia stato un periodo di cambiamento, una sorta di zona crepuscolare. Quando si allungano le ombre, il buio si appropria di tutto ciò che hai attorno.MA ALLORA c’erano i laboratori “vecchio stile”. Non conosco esattamente chi abbia avuto effettivamente l’idea di farli nascere ma, a quanto mi hanno detto, sono nati con l’esigenza di provare pezzi nuovi da inserire nel repertorio personale: pezzi di nuova stesura, i quali avevano bisogno di alcuni piccoli aggiustamenti prima di essere messi nello spettacolo, di modo da renderli perfetti per poter essere venduti in serata.IN SERATA, non in televisione.C’ERA un gruppo di comici, amici tra di loro, che condividevano lo stesso spazio con la sola mira di divertire divertendosi e di migliorare se stessi per il bene del pubblico.UN PUBBLICO reale, vero, che avrebbero dovuto affrontare fisicamente dal vivo; un pubblico che se scontento si alzava dalla sedia e se ne andava.I COMICI si consigliavano reciprocamente perché il loro fine ultimo era di non sfigurare nelle serata nei locali.SI ARRIVAVA nel gruppo del laboratorio se si era invitati da uno del gruppo, e se eri invitato era perché avevi in qualche modo le carte in regola (anche se poi sul palco poteva salire chiunque in modo molto democratico, specialmente allo Scaldatole – ndr).VINCERE un concorso di cabaret era un buon biglietto da visitaPOTREI citare i laboratori storici per eccellenza lo “Scaldasole“ di Milano e “Il Circolone” di Legnano in cui si aveva la possibilità di condividere il palco con Eugenio Chiocchi, Massimo Pongolini, Max Pisu, Diego Parassole, Francesco Foti, Alfredo Minutoli, Carlo e Simone, Stefano Chiodaroli, Claudio Batta, Henry Zaffa e altri che mi sarò sicuramente dimenticati… non me ne vogliano.AVEVI veramente la possibilità di condividere il palco con dei mostri sacri, veri e propri animali da palcoscenico. Era forse cabaret all’atto pratico e non teorico.ORA il buio avvolge e rende ciechi.MA BASTA aver pazienza e un nuovo giorno nascerà.
pubblicata da Claudio Masiero su facebook il giorno venerdì 1 ottobre 2010 alle ore 17.02
In questa giostra di impunità, dove il buon senso si chiama furbizia è difficile rispondere.
Ci si confonde.
Se in un esercizio al trapezio uno fa un salto mortale triplo, uno per non copiarlo dovrà farne uno quadruplo.Se non dovesse riuscirvi sarebbe il secondo trapezista a fare un salto triplo, ma se dovesse farlo senza rete allora tutto cambierebbe.Stesso numero di giri ma la pericolosità cambierebbe tutto.La stessa battuta detta da due comici differenti non ha lo stesso risultato, gioca molto la presenza scenica e il savoire faire dei singoli, come per i trapezisti la pericolosità.(Fiorello nell’imitazione di Mike sparava ai bambini e li trascinava con l’auto, se dovessi farlo io mi mettono al gabbio…forse)
Abbiamo due strumenti, la SIAE che dovrebbe tutelare, ma a mio avviso appena viene spostata una virgola considera le due opere differenti.Effettivamente 3-1 =2 ma anche 1+1 =2 cambiamo i fattori ma se la chiusa è uguale.
Dovrebbero decidere cosa tutelare, le parole, l’intenzione o la chiusa.Il secondo è la TV, elettrodomestico che fa muovere politici e finanzieri, se “Striscia o le Jene” fanno un servizio scomodo … talvolta corrono.
Quindi credo che se si crea un pezzo “Originale”(semmai ce ne fossero ancora da creare) venga depositato in SIAE e nel momento che ci sembra simile o copiato avvisare gli organi competenti e loro faranno ciò che devono.Nel caso che un artista ed autore pubblichi via etere o cartaceo un’opera, in quell’istante lo mette alla mercè di tutti e diventa di pubblico dominio.Se per il cartaceo il rapporto è più intimo e personale, l’emissione televisiva è subliminale, i televisori accesi carpiscono la vista, spesso ascoltati ma molto più facilmente solo sentiti, e questo è già sufficiente ad entrare nell’inconscio di un individuo.Concludendo penso che i pezzi visual o di cabaret nel momento in cui li scrivi e li registri li fai nascere, nel momento in cui li pubblichi o li mandi nell’etere ne suggelli indelebilmente la proprietà e oneri … ma anche la loro inevitabile uscita di casa e una nuova vita propria.
In realtà stiamo discutendo sui diritti d’autore ma in realtà non conosciamo la regola che adottano per tutelarli. Quando non esiste legge e non esiste il buon senso … vince il più forte.
Claudio Masiero
pubblicata da Claudio Masiero su Facebook il giorno venerdì 1 ottobre 2010 alle ore 17.00
I concorsi, tutto sommato sono un buon trampolino di lancio, per poter avere serate in quel comune o regione dove si svolgono, e poi diciamocelo, se vinci un concorso di cabaret il tuo nome gira, acquisti una certa popolarità nell'ambiente, tra gli artisti e operatori del settore.Ce ne sono di varie forme, anche a scontro diretto, certo è che se vi si partecipa bisogna stare alle regole, che nei concorsi sono insindacabili.Non me la sento di stilare una classifica di quale sia il migliore o il peggiore, quale sia la forma migliore per giudicare o per designare il vincitore tra quelli esistenti.Mi sento di dire che bisognerebbe avere un po' d' esperienza a garantire un minimo di professionalità, prima di ambire a i partecipare ad un concorso (ma anche ai laboratori aggiungerei)Vi starete domandando, dove?Una scuola di teatro con una sua compagnia, potrebbe essere un buon inizio.Tre anni a studiare e poi ci si mette in gioco.Credo che il PALCO abbia una sua sacralità e vada rispettata, non tutti ne sono all'altezza.Sarebbe auspicabile, a mio avviso, mettere i comici in condizione di apprendere o di comprendere cosa devono fare per migliorare o fargli capire quali siano anche i loro errori sul palco per migliorare il loro essere artista.
Mi state dando del sognatore, vero?
Sì, sogno…
Sogno un concorso a buca dichiarata.
Sogno un concorso dove il comico gareggi con se stesso.
Sogno che il comico dichiari quello che andrà a fare sul palco.
Sogno che il comico sia giudicato se ha mantenuto la promessa.
Sogno giudici operatori del settore e comici illustri senza vincoli di agenzia.
Sogno un concorso dove i finalisti vincano in quanto finalisti e non solo il primo arrivato.
Sogno un concorso dove si spartisca la vittoria in parti uguali, anche il premio in danaro.
Sogno un concorso dove, su carta pergamena ti arrivi il responso critico e tu decida cosa farne.
ATTENZIONE aggiungo onde evitare spiacevoli conseguenze che, prima di partecipare ad un concorso leggere bene le indicazioni e le modalità d'uso, anche se poi chi ha scritto le regole sarà il primo a non seguirle alla lettera. Se aderite alla partecipazione, vivetela e divertitevi e fate ciò che il vostro talento artistico vi detta. A mio avviso i backstage e la compagnia sono la parte più divertente ed istruttiva. Il bello di raggiungere una meta … è il viaggio.
Claudio Masiero
pubblicata da Claudio Masiero su Facebook il giorno mercoledì 13 aprile 2011 alle ore 21.52
Io ho partecipato a tre edizioni di Bravo Grazie, in tre periodi precisi e particolari: 2002, 2009 e 2010.
Partecipare a questa manifestazione non era facile, dovevi vincere un Festival di Cabaret legato a questo circuito. C’è stato un tempo in cui tale circuito contava oltre 22 concorsi, più di uno per regione.
La finale si teneva a Saint Vincent cittadina Valdostana che veniva letteralmente invasa, con alberghi che ospitavano solo comici, manager di agenzie di spettacolo e organizzatori. In alcuni casi gli albergi venivano aperti proprio per l'occasione.
Era un evento dove si instauravano rapporti di lavoro e nascevano collaborazioni interessanti, si aveva la possibilità di confrontarsi e per misurarsi anche col messo televisivo.
Nel 2002, IX° edizione, eravamo tantissimi, ricordo che per far vedere il pezzo a porte chiuse agli autori di Zelig (Di Munno e Tamburino e ad altri che non ricordo) ci si mise 4 o 5 ore.
La tensione era alta e la responsabilità pure. Se si passava alla finale si andava in onda su RAI 2,
Quell'anno tra la semifinale e la finalissima accadde qualcosa, non so dirvi esattamente cosa, se la tensione della tv e le sue aspettative dettero alla testa a qualche organizzatore o se ci furono dei comportamenti poco chiari (forse si inziò a chiedere una tassa di partecipazione troppo onerosa NDR), ma la cosa certa fu che da quell'anno Bravo Grazie perse consensi e adesioni tra gli organizzatori dei festival.
Negli anni a seguire si continuò a tenerlo in Val D'Aosta sino a che, un giorno si trasferì il tutto a Reggio Calabria.
Io arrivai nel capoluogo calabro nel 2009, per la XVI° edizione. Il numero dei comici era notevolmente diminuito. Il festival veniva trasmesso su Sky Vivo, sempre una cornice interessante ma inferiore al passato.Arriviamo ai giorni nostri, alla XVIII° edizione tenutasi nel 2010. In realtà si sarebbe dovuto registrare nel 2011, ma un anticipo del palinsesto televisivo costrinse ad una corsa contro il tempo, creando un contesto che con il cabaret non aveva nulla a che fare, in un contenitore, in "Se ... a casa di Paola", pur di poter dare un passaggio televisivo a coloro che avevano aderito al concorso.
Bravo Grazie, da manifestazione importante che “occupava” una cittadina per 4 giorni e che aveva una cornice televisiva importante, è diventata qualcosa di secondario che occupa uno spazio televisivo di una manciata di minuti.
Questa è la realtà, e me ne dispiace.
Claudio Masiero
pubblicata da Claudio Masiero su Facebook il giorno domenica 17 aprile 2011 alle ore 21.52
Anni fa vi era una, come ora credo, una corrente di pensiero che indicava coloro che NON gacevano gli artisti a tempo pieno dei reietti. Al punto di non tenerli in considerazione come altri per eventuali serate, perché guadagnando già in un impiego diurno portavano via contratti a chi AVEVA SCELTO la VIA DELL’ARTE.
Mi permetto di dire questo, in quanto me lo sono sempre sentito rinfacciare da molti (potrei fare i nomi ma evito in quanto personaggi di poco conto), mi sentii dire “Masiero a te vengono date poche serate in quanto hai già un’attività e quindi non pretendere di più”.
Qualche tempo dopo espressi il mio desiderio di allontanarmi dal cabaret, la stessa persona mi disse”Claudio tu non dovresti mollare, sei un talentuoso e spesso se non ci fossi stato tu le serate sarebbero andate male”, aggiungendo ed ometto il nome “Ad esempio lei,che lo fa come mestiere per farla smettere non le stiamo dando serate in quanto non fa ridere e sarebbe meglio farglielo capire!”
Ora, da un discorso del genere emergono SOLO dei fattori.
TALENTUOSI e SCARSI vengono trattati allo stesso modo…molto probabilmente in mezzo è riservato ai MEDIOCRI ?
Claudio Masiero