Il mio intervento in questo “progetto” è stato di tipo strettamente autobiografico ed è in parte il frutto di un lungo percorso formativo personale sulla metodologia autobiografica nei contesti relazionali e di cura. Le memorie che ho aggiunto successivamente, chiamandole “memorie arciane” seguono lo stesso stile e la stessa convinzione. Nessuna tentazione o pretesa auto celebrativa quindi; nessuno scopo editoriale; solo il desiderio di partecipare a questo “gruppo” di scrittura collettiva. Poi è arrivata, inattesa, anche la pubblicazione ma la convinzione di fondo per me è rimasta la stessa:
il bisogno di raccontarsi è presente in ognuno di noi, con strumenti e modalità e consapevolezze differenti ma è comunque presente e quando si esprime esso ci dà la possibilità di riguardarci dentro, di capire più in profondità noi stessi e gli altri, di riappacificarci spesso con noi stessi e con gli altri, sentendoci parte di una storia comune che nel nostro caso, nel nostro piccolo, anche noi abbiamo contribuito a costruire.
E’ questo il motivo di fondo per cui mi sono sentita coinvolta in questo progetto autobiografico di gruppo; frammenti della mia storia insieme a frammenti di altre storie, altre visioni, considerazioni, ricordi, relativi agli anni ai quali il libro fa riferimento, raccolti e contestualizzati in una cornice più generale, che fa da specchio e restituisce un senso più pregnante al significato delle nostre personali visioni e memorie, perché il libro non è esclusivamente la storia del Circolo Arci di Spoleto ma la storia sociale e politica di quegli anni che si riflette e si traduce nei frammenti delle nostre storie e racconti personali. E’ quindi qualcosa di più ampio e di più complesso, come complessa è sempre la storia con la S maiuscola e complesse sono le nostre personali esistenze.
Volenti o nolenti, più o meno consapevoli,seguiti, sostenuti o ignorati, alla storia comunque, lo ripeto, abbiamo partecipato anche noi e a mio modesto parere il valore aggiunto del libro è proprio in questo percorso comune di consapevolezza che abbiamo compiuto e che esso esprime; una consapevolezza che noi speriamo si trasmetta anche ai nostri futuri lettori.
Finisco ringraziando i miei amici, quelli di sempre e quelli ritrovati, tutti noi che abbiamo creduto in questo progetto e alla fine siamo riusciti a portarlo a termine. Un grazie particolare a Properzio che ha curato con grande attenzione il progetto grafico, a Marcello per aver creato un sito ad hoc sull’Arci e realizzato l’introduzione per immagini di questa presentazione e infine un grazie particolare a Moreno perché è lui che ha fatto lo sforzo più grande: quello di ricostruire quel contesto generale di cui parlavo sopra, dando al contenuto del libro la vera cornice di senso della quale necessitava.