Franco, la Vincent e Pietro Mennea
Questo post è stato scritto tempo addietro dall'amico Franco Montanari, Vincenteer di Genova, che lo ha spedito ad alcuni amici soci del VOC Italia. Lo riporto tal quale, assieme all'immagine che Franco ha allegato.
Anche perchè non c'è proprio nulla da aggiungere!
Vieni che ti faccio vedere una cosa
di Franco Montanari
Il vago sospetto sta sempre più diventando una "quasi" certezza: sono solo il passeggero, è la Vincent che mi porta in giro!
Mi sono infatti reso conto che nei miei giretti settimanali con la Vincent, la scelta involontaria dei percorsi cade molto spesso su tragitti poco trafficati e assolutamente non mondani.
Questo, oltre che per il mio timore reverenziale nei confronti della cavalcatura, anche per alcune ovvie ragioni tra cui una scorbutica frizione e la necessità di praticare l'arte divinatoria della preveggenza a causa dei freni molto buoni per rallentare ma non certo per fermarsi.
Il tutto porta ad osservare in modo inusuale quanto succede o potrebbe succedere ai bordi della strada , il timore che sia stato riprodotto per clonazione un estinto esemplare di "bambino-che-gioca-a-palla-nel-cortile-e-si-tuffa-in-mezzo-alla-strada-per-riprenderlo" mi costringe a vedere cose che normalmente non noto neppure .
Ecco dunque cosa oggi la Vincent mi voleva far vedere a tutti i costi: una scritta, badate bene non un graffito a bomboletta o una frase come tante che sporcano i muri, ma una bella scritta che recita
A PIETRO MENNEA
GUERRIERO ANTICO
Non ho potuto fare a meno di fermarmi ed immortalarla assieme alla Vincent.
A poco a poco ho iniziato a capire perchè la cosa aveva attirato tanto la mia attenzione, intanto la compostezza dei caratteri e l'attenzione dedicata alle lettere, la composizione della frase e la sua disposizione sul muro.
"A Pietro Mennea"
(silenzio, spazio)
"Guerriero Antico"
Notate come l'aggettivo stia dopo il sostantivo, non ha scritto in stile colossal televisivo "Antico Guerriero" ma ha voluto sottolineare come l'antichità di Mennea sia quasi "malinconia" o un valore che il passante comunque non capirà anche se lo scrivo grosso su un muro, ma chissenefrega. Antico forse perchè il nostro Mennea aveva motivazioni tanto personali ed interiori da essere lontane anni luce dal desiderio di successo, fama e danaro oggi ben più consueti.
E poi il pennellatore non è certo un ragazzino, meno che meno un graffitaro, la scelta discreta del colore bianco "che più facilmente si cancella" mi fa pensare che non abbia mai fatto una cosa così in vita sua. La precisione e l'onesta disposizione della scritta sul muro fa piuttosto credere che sia uno che ha sempre avuto una vita regolare, rispettato le regole, mai sgarrato troppo .
Ma Pietro Mennea che non c'è più è forse troppo.
Probabilmente quel meraviglioso sgorbio con la faccia sbilenca da Totò, la vocina sgradevole e la sua ostentata antipatia, nel 1979 uscendo dall'ultima curva dei 200 per stampare 19.72 sul culo del mondo ha rappresentato davvero qualcosa per il nostro estemporaneo imbratta muri.
Ve la ricordate quella corsa? Vi ricordate che era come se il mondo stesse usando un teleobiettivo a profondità di campo zero e solo Mennea fosse a fuoco? Tutto il resto era inesistente, insignificante.
Io non sono mai stato un gran sportivo, men che meno tifoso, ma ho provato qualche volta (famiglia, lavoro, viaggi) la sensazione che tutto è lì per te, che il sonoro del resto del mondo è stato abbassato ed intorno ci sono solo i Pink Floyd venuti apposta per rendere la cosa unica e memorabile.
Franco Montanari