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Contributo pubblicato su Bollettino del GATM (Gruppo Analisi e Teoria Musicale - Bologna - 2001

"FRA LE RIGHE": appunti sparsi di analisi musicale.

Autore: francesco bellomi

Brano allegato: Dedica, per pianoforte, dai 10 piccoli pezzi, 1909, di Bela Bartok

Raccontare con i suoni è un'arte che non tutti i compositori praticano con facilità. Chi si innamora dell'arabesco o della struttura non sempre pensa che la sua musica sia anche racconto, narrazione di «paesaggi sonori immaginari e interiori». Questo piccolo brano di Bartok è un esempio eccellente di felice sintesi tra una struttura dalla logica costruttiva ferrea e una grande fantasia e libertà narrative. Proverò a viaggiare fra le righe di Dedica tenendo d'occhio questi due aspetti, apparentemente così lontani.

Non ci sono indicazioni di metro e si inizia con un lento arpeggio ascendente su un accordo ben noto, la settima di quarta specie. Non c'è accompagnamento. L'indicazione dinamica e espressiva è pp semplice. E' un gesto musicale esemplare. E' la scelta di un materiale di apertura poverissimo e semplicissimo: un arpeggio ascendente, omogeneo ritmicamente e dinamicamente. L'unico elemento "ricco" è il fatto che non sia una semplice triade ma una settima maggiore. La corona sull'ultimo suono è il mezzo più semplice per segnalare la conclusione di questo micro-evento.

Non si può non pensare, per analogia, alla "semplicità" dei temi mozartiani, che sono spesso degli arpeggi su tonica e dominante. Una semplicità tutta apparente dato che tutto il resto (profilo melodico, ritmico, densità, registro, ecc.) è governato con una finezza e una sensibilità straordinari. Osservando da vicino questi quattro suoni vediamo che tra il re iniziale e il do# finale c'è un intervallo di settima maggiore. In mezzo ci sono intervalli di terza maggiore e minore. Daremo a questo primo comportamento il nome amichevole di ELEMENTO A. Il secondo segmento Parlando, meno mosso dim. e rit. (batt. 5-8) presenta la classica articolazione Figura (melodia alla mano destra) e Sfondo (bicordi sol-si alla sinistra). L'intervallo tra la nota più acuta toccata (il fa # alla mano destra) e quella più grave (il sol alla sinistra) è ancora una settima maggiore; inoltre, mettendo in ordine ascendente tutti i suoni toccati in questo secondo segmento troviamo un arpeggio di terze ascendenti: fa #, la #, do #, mi, sol, si. Questa melodia, che gira su se stessa, si ritrova sempre a cadere sul fa #. Notare come nelle battute 7 e 8 si ripresenti la cellula melodica della battute 5 e 6 ma impoverita nel ritmo e nel profilo melodico: è un abbassamento del flusso di informazioni che serve a segnalare la conclusione del secondo microevento che, sempre per gli amici, chiameremo ELEMENTO B (batt. 5-8). Le battute 9-12 riprendono chiaramente A ma con due significative modifiche: la densità armonica è aumentata (sono bicordi e non note singole) e il profilo melodico è diverso ma se guardiamo il suono più acuto e quello più grave toccati nel segmento vediamo che sono ancora due suoni a distanza di settima maggiore (re - re #). A questo punto potremmo fare delle ipotesi su come si potrebbe proseguire. L'intervallo «quadro» di settima maggiore potrebbe restare in tutti i successivi frammenti, inoltre si potrebbe continuare ad aumentare la densità armonica dell'elemento A (batt. 1 -4, e 9 - 12). E' facile vedere come la seconda ipotesi venga realizzata nel seguito del brano fino a raggiungere accordi di sei suoni nella parte finale. La prima ipotesi invece non sembra verificabile in modo così netto nelle battute 13 - 15, 22 -26, 28 - 29, 37 - 40, e 43. Se confrontiamo le batt. 13-15 con le precedenti battute 5-8, ci rendiamo conto che siamo in presenza di una piccola variazione ornamentale della melodia: ancora una volta il fa # della mano destra sembra essere la nota perno attorno alla quale gira la melodia con appoggiature di vario tipo. Analogamente nelle battute 22-26 ma con una significativa variante: in 22-26 la melodia si dissolve progressivamente; come uno sfaldamento che è sottolineato anche dal diminuendo fino al ppp di batt. 27. A batt. 28 ancora un frammento dell'elemento A, come un'eco stravolta. A 37 ci si rende conto che l'elemento B si inabissa lentamente (a partire dall'inizio del brano) verso il registro grave. Le seconde minori alle battute 39,40 e 43, rappresentano proprio il definitivo sprofondare dell'elemento B; su un intervallo che è il rivolto dell'«intervallo quadro» iniziale di settima maggiore. Osserviamo ora l'elemento B delle batt. 30-35. Il profilo melodico superiore è quello iniziale con aggiunta una risoluzione finale del do # sul re. Questo richiamo a una delle risoluzioni melodiche più frequenti nel mondo tonale: il semitono sensibile-tonica; ma totalmente reinventato. Si vede bene così che tutto il brano è strutturato secondo una geometria assolutamente chiara:

Due segmenti contrastanti vengono alternati con una certa regolarità: man mano che il primo segmento (A) si amplifica (come estensione verso l'acuto, aumento della densità armonica, diminuzione dell'intensità,) il segmento B si restringe e si impoverisce sul piano armonico, sprofondando progressivamente verso il grave.

E' un gioco di dissolvenze incrociate degno di un grande registra. E' una geometria sottile, non esplicita, e forse pensata, dall'autore e dagli ascoltatori, più in termini intuitivi e subliminali che razionalmente e consapevolmente. Questa è la "poesia" che vive tra le righe del testo.