Per rendere uno stato, una città o un paese un posto sicuro bisogna prima di tutto rispettare gli altri seguendo le regole. Le principali azioni che possono essere considerate banali, ma che non lo sono, sono parcheggiare in seconda fila, usare il cellulare quando si è al volante, non rispettare la precedenza quando si è in fila a uno sportello, imbrattare l’ambiente, assentarsi dal lavoro anche quando non si è veramente ammalati, farsi raccomandare. Queste azioni hanno delle conseguenze negative sul mondo che ci circonda, e sono considerate azioni di “illegalità quotidiana”. Imbrattare l’ambiente è una delle azioni più brutte: spesso vedo parchi, spiagge e strade piene di lattine di bevande, fazzoletti sporchi e bottiglie di plastica. La cosa peggiore è che, molte volte, i bidoni della spazzatura sono vicini a questi rifiuti. La domanda : “Perché le persone non gettano i rifiuti negli appositi bidoni della spazzatura, ma a terra, nei luoghi pubblici ?”. Io non conosco una risposta a questa domanda, ma buttare i rifiuti nel posto giusto è la cosa migliore da fare. Spesso, soprattutto in estate , ci sono dei picnic nei parchi e molte persone lasciano a terra posate, bicchieri e piatti monouso. Non si fa! Piatti e bicchieri di plastica sono riciclabili, al posto di danneggiare l’ambiente i cittadini potrebbero gettare queste cose nella raccolta differenziata. Per non parlare dei rifiuti ingombranti! Spesso mi capita di fare una passeggiata e di vedere per strada armadi, poltrone, frigoriferi , lavatrici, biciclette… Le persone quando vogliono sbarazzarsi di questi oggetti spesso li lasciano per strada, ma dovrebbero chiamare delle aziende specifiche ,in particolare l’Amiu, per prenotare il ritiro di questi rifiuti ingombranti.
E ancora. Quante volte capita di vedere una persona che utilizza il cellulare mentre guida? A me piuttosto spesso. Questa è un’azione molto grave, infatti, si riceve una multa per questo o peggio si fanno incidenti più o meno gravi che spesso coinvolgono anche terzi . I rei non si rendono conto delle conseguenze di ciò che stanno facendo, che utilizzando il telefono ci si distrae e si mette a repentaglio la vita propria e altrui.
Questi sono solo alcuni esempi di illegalità quotidiana, per risolvere questi problemi bisognerebbe solo pensare agli altri e alle conseguenze delle proprie azioni.
Annapaola (classe terza)
Realizzato da Michelangelo e Gianluigi (classe terza)
Beatrice (classe seconda)
Umberto (classe seconda)
Quante volte a scuola si è discusso del cyberbullismo, eppure, secondo me, fin quando non lo sperimentiamo sulla nostra pelle non ci rendiamo conto di quali effetti spiacevoli, anche dolorosi, possa procurare. A me è successo proprio così.
Prima mi sentivo “immune”: forse perché non mi era mai capitato di avere a che fare con fenomeni di questo tipo, o forse perché non avrei mai immaginato che qualcuno potesse essermi tanto ostile da farmi una cosa del genere. Ma mi sbagliavo.
Qualche settimana fa ho scoperto che una persona aveva creato un profilo Instagram a mio nome, appropriandosi della mia identità. Confesso che in quel momento mi sono sentita vulnerabile ed impotente. Ero terrorizzata da quello che un’altra persona avrebbe potuto scrivere o mostrare, sostituendosi a me: avrebbe potuto farmi apparire per quella che non ero, farmi trovare coinvolta in chissà quali situazioni. È stata una cattiveria gratuita. Mi sforzo continuamente di essere gentile e disponibile con gli altri, perché ho paura di restare sola, di perdere gli amici a cui tengo molto. Eppure mi sono ritrovata ad essere vittima di un atto che non riesco ancora a spiegarmi.
Tuttavia questa esperienza mi ha segnata non solo in senso negativo: è stata anche l’occasione per capire quali persone sono veramente al mio fianco. Ho ricevuto prove di solidarietà sia da parte dei miei amici, che mi hanno sostenuta ed aiutata, sia da parte dei miei docenti e dei miei familiari, che si sono prodigati per far comprendere a tutti la gravità del gesto.
Perciò, se tu che stai leggendo, vivi in questo momento la stessa situazione che ha fatto soffrire me, ricorda sempre che non sei solo: ci sarà sempre qualcuno su cui potrai contare, per trovare la forza di dire “basta!”.
Irene (classe seconda)