Il disegno rappresenta la mafia, sotto forma di polvere, che sibila e striscia tra le strade di una città.
Realizzato da Angela (classe terza)
Ogni volta che si parla di mafia, speriamo che sia l’ultima volta, che diventi solo un brutto ricordo. Lo abbiamo sperato anche qualche settimana fa, quando a scuola abbiamo studiato la stagione delle stragi degli anni Novanta, in particolare quelle di Capaci e di via D’Amelio. E poi, pochi giorni dopo ci siamo ritrovati a commentare la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca.
Tutti sgomenti. Ma le dichiarazioni di Maria Falcone e di Salvatore Borsellino ci hanno sorpresi ancora di più.
È incredibile la loro fiducia incondizionata nella giustizia!
È sempre il bene che vince sul male!
Questi sono gli insegnamenti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che i loro familiari cercano di accogliere e che promuovono soprattutto tra gli studenti.
Eppure la mafia continua ad esistere e ad agire. Quando un bambino viene ucciso con ferocia, quando un semplice panificio paga il pizzo, quando vediamo statue di marmo o di oro che ornano certe case, quando incrociamo sguardi taciturni, ma anche nelle stragi, nel voto né libero né segreto espresso da alcuni cittadini, in tutte queste circostanze la mafia dimostra a tutti che esiste, certo che esiste. Ma non abbiamo la possibilità di vederla perché si nasconde proprio mentre attraversa le nostre strade, agendo segretamente.
Però la mafia non è immortale perché, come diceva Giovanni Falcone, “è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani hanno un inizio e una fine”.
Quando finirà? Quando noi decideremo di farla finire. Quando società civile, forze dell’ordine, istituzioni staranno tutte dalla stessa parte, quella dell’antimafia.
Tocca a noi decidere, ora!
Angela (classe terza)
In Afghanistan un problema molto diffuso è il consumo di droga sia tra gli adulti che tra i bambini. Qui la droga ha un costo piuttosto basso e quindi è accessibile pressoché a tutti. Il mercato degli stupefacenti si è esteso vertiginosamente negli ultimi anni e di conseguenza è aumentato il numero dei tossicodipendenti. Recenti studi mostrano come la curva dei tossicodipendenti continua a salire e ha raggiunto la cifra di circa tre milioni. Nella sola città di Kabul i bambini che abusano di droga, soprattutto oppiacei, come emulazione dei propri genitori, sono circa 100 mila. Alla categoria dei tossicodipendenti appartengono anche molte donne in stato di gravidanza, le quali, a causa del consumo spropositato di droga, mettono in serio rischio la vita dei neonati che molto spesso nascono con gravi problemi fisici.
Il ritrovo dei tossicodipendenti a Kabul è il ponte Pule Sukhta. Sotto quel ponte, sulle sponde del fiume, ogni giorno, si ritrovano centinaia di persone per consumare la propria dose, oppure la cercano da qualcuno. E tutti ne subiscono gli effetti. Sotto quel ponte si perde la concezione del tempo e dello spazio, della giornata se è soleggiata o piovosa. Quella massa di disperati non fa caso alla sporcizia che li sovrasta, non riconosce più nulla ed è solo schiava di quegli stupefacenti che, anche per poco, dà loro l’illusione di distaccarsi da quella misera esistenza. Il governo afghano non riesce ad arginare questa piaga perché la coltivazione di oppio è diffusa su tutto il territorio nazionale. L’Afghanistan detiene, infatti, il primato mondiale nella produzione di oppio. La povertà, i conflitti interni e il Paese allo sbando sono elementi, poi, che contribuiscono ad avvicinarsi alla droga.
I servizi sociali di Kabul non riescono a gestire la situazione. I drogati sono troppi e poche sono le strutture di riabilitazione locali. Chi non riesce a farsi aiutare o a superare questa condizione di dipendenza è condannato a rimanere sotto il ponte Pule Sukhta, cercando almeno di non morire per overdose. Resta isolato dal mondo, sulle sponde del fiume, nella sua bolla di depressione e rassegnazione.
Francesca (classe terza)
Durante questo periodo di pandemia sono successi molteplici fatti e, per combattere il coronavirus, siamo diventati sempre più indifferenti a ciò che accade nel mondo. Mi riferisco alla ripresa della guerra tra Israele e Palestina, un conflitto che si protrae da decenni. Io sono rimasta molto sorpresa dalla ripresa delle ostilità, perché la storia ci insegna che le rivoluzioni pacifiche hanno risvolti positivi, mentre i bombardamenti finiscono solo per uccidere civili innocenti. Vorrei che le persone si interessassero a questi problemi di attualità e facessero la loro parte, senza sottovalutarne la gravità.
In questi giorni, poi, ci sono stati degli anniversari rilevanti, passati quasi sotto silenzio. Per esempio il 9 maggio ricordiamo la morte di Aldo Moro e di Peppino Impastato, il 23 maggio ricordiamo due grandi persone che si sono distinte nella lotta alla mafia: i giudici Falcone, morto nella strage di Capaci, e Borsellino, morto qualche mese dopo nella strage di via D’Amelio.
La questione è che quasi nessuno dà la debita importanza a questi eventi con la conseguenza che ci si abitua all’ingiustizia e alla corruzione, si abbassa il livello di guardia per queste piaghe sociali. Lo stesso 9 maggio è anche la festa dell’Europa. Non dimentichiamo che l’UE è un esempio di pace, di collaborazione tra gli Stati e, chissà, potrebbe essere anche un modello per quei popoli che ancora oggi intraprendono la via della guerra anziché mettersi in gioco per costruire un futuro di pace.
Ilaria (classe terza)