"RIVE OPPOSTE DELLO STESSO MARE"

“Rive opposte dello stesso mare” è un progetto interdisciplinare sviluppato sulla tematica della "Non discriminazione, con particolare attenzione a minorenni rifugiati, migranti e richiedenti asilo": si tratta di una delle priorità individuate da Unicef come cruciale per l'azione didattica e di sensibilizzazione nelle scuole. 

Il 24 novembre 2022, in occasione del 33° Anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, il nostro Istituto ha realizzato in collaborazione con Unicef un incontro per gli studenti con le istituzioni del territorio e personalità esperte nel campo dei diritti umani. Con l'occasione è stato consegnato alla Cocchi-Aosta il riconoscimento di Scuola Amica Unicef per il percorso progettuale realizzato nell'a.s. 2021/2022. 

Nel corso dell'evento è stata presentata agli studenti questa sezione tematica del Cocchi-Aosta Web Journal, che nel corso dell'anno scolastico ha raccolto tutta la produzione giornalistica delle classi (reportage, articoli, fumetti, video informativi) volta ad approfondire e documentare il tema dei rifugiati e migranti.

Reportage sui minorenni migranti: intervista a giovani rifugiati della Caritas di Todi

Classe 2B

I Against Everyone

Classe 2C

È il 17 agosto, quando la mia città viene assalita dall'attacco aereo dell’Algeria; numerose bombe cadono nella nostra città, la moschea di Gurgi distrutta, la casa del mio amico Yòseph rasa al suolo. Fortunatamente nessuno si trova a casa ma il nostro Muezzin purtroppo è morto sotto le macerie della moschea. Il giorno seguente la mia famiglia decide di lasciare la città perché si teme un altro attacco aereo, addirittura più forte del primo, così prendiamo le nostre cose, i nostri due asini e ci incamminiamo verso un città del nostro paese: Tripoli, che dista solo 116 km da noi, dove ci sta aspettando l’amico di mio padre Ahmed con un barcone carico pronto a partire per l’Italia, la terra perfetta, il paese della salvezza.

Dopo 15 ore di viaggio l’asino di mia madre Sarah muore per il troppo sforzo, così mia madre decide di lasciarci andare, perché il barcone partirà entro le prossime 6 ore. Io mi metto a piangere perché so che mia mamma non ce la farà a venire con noi, così parlo con mio padre e lo prego di fermarsi e di aspettare mia madre, ma lui mi risponde con le lacrime agli occhi: “La mamma vuole che ti porto in Italia e così faremo!” Continuo con un pianto disperato ma non c’è niente da fare, ormai siamo lontani chilometri. A pochi miglia da Tripoli con mio padre anche il secondo asino ci abbandona morendo di caldo, così scendiamo e proseguiamo a piedi.

Poche ore di viaggio e si vede il gigante porto di Tripoli pieno di barconi, carichi di persone, provenienti da tutta la Libia; una volta arrivati lì, sentiamo uno grande scontro a fuoco, la Libia è entrata in guerra... Saliamo sul barcone e partiamo per l’Italia. Il mare è calmo, una tavola; così dopo qualche ora si comincia a vedere la costa italiana, e quando ormai crediamo di essere salvi il nostro barcone imbarca acqua. Lì vedo la morte in faccia e ne sono sicuro ormai, ma fortunatamente le autorità costiere italiane ci individuano. Se siamo salvi oggi a raccontare questa storia è solo grazie a loro; oggi se io a 22 anni racconto questa vicenda è grazie alla guardia costiera italiana.

Lettera ad Alì Ehsani

Classe 2D


Ciao Alì,

Sto finendo di leggere le tue avventure, ancora non posso credere a tutto quello che hai passato, a quanto eri piccolo quando hai perso tutto quello che ti apparteneva. Eppure tu non hai mollato, sei rimasto a combattere per la tua vita. Mentre leggo il tuo libro non riesco a credere a quello che ti è stato detto e a come ti hanno trattato, sei riuscito a superare tutti gli ostacoli che ti si piazzavano davanti. Io al posto tuo, alla prima difficoltà, probabilmente mi sarei arresa. Se provo solo a confrontare la mia vita con la tua ci vuole poco per capire che sei una persona super coraggiosa in confronto a me, che invece anche se non ho avuto una vita straziante e pericolosa come la tua, a volte può capitare che mi lamenti.

Ancora non posso credere che anche tuo fratello, il tuo unico punto di riferimento, se ne sia  andato così giovane, lasciandoti solo come un oggetto smarrito. Ora non so se hai una famiglia, ma visto come hai affrontato  tutte le tue difficoltà passate, sono sicura che te la stia cavando al meglio. Avrei molte domande da farti, così tante che non so neanche da dove iniziare.


Ti scrivo questa lettera per invitarti nella mia scuola, saremo felici di ospitarti, per conoscerti meglio e soprattutto perché siamo curiosi di sapere tutta la tua storia nei minimi dettagli.

Con affetto Anna.



Caro Alì,

sto finendo di leggere il tuo libro “Stanotte guardiamo le stelle” e sono rimasta molto colpita dalla tua storia.

Ne hai passate veramente tante! Mi dispiace molto che il tuo caro fratello Mohammed, che ti è stato sempre vicino e ti ha sempre protetto in qualsiasi situazione, alla fine se n’è andato in quel tragico modo. Immagino che ti sia sentito perso senza tuo fratello e i tuoi genitori. Sei stato davvero un bambino molto coraggioso, da prendere come esempio.

Io non potrei mai immaginare come mi sarei sentita se avessi perso le persone che mi sono più care, tu invece sei andato avanti a vivere la tua vita senza mai fermarti, nonostante tutti i quei brutti momenti.

Qui noi ce la prendiamo per delle stupidaggini, ma comunque abbiamo tutti una casa dove vivere, dove dormire, dove ripararci. Mentre tu invece per scappare dal tuo paese, hai dovuto affrontare di tutto, con coraggio. Ti ammiro tanto e spero un giorno di poterti conoscere e di ascoltare dal vivo la tua emozionante storia. 

Con affetto, Nataly.



Caro Alí,                                               

Ti scrivo perché la nostra scuola Cocchi-Aosta avrebbe molto piacere di sapere la tua storia. Ho già letto una parte del libro: "Stanotte guardiamo le stelle". Mi ha colpito molto e in certi punti mi ha fatto anche emozionare. Kabul, una bellissima città, è devastata dalla lotta tra fazioni. Persi i genitori all'età di otto anni, sei fuggito in Afghanistan insieme a tuo fratello Mohamed, in cerca di un futuro migliore. Hai superato un’avventura tragica, ma anche una bellissima storia piena di coraggio.  La tua storia mi ha fatto riflettere molto e mi ha colpito la tua forza: essere un uomo nel corpo di un bambino… 

Sono sincera quando dico che la tua storia mi ha fatto pensare, ho capito cosa possa provare un rifugiato politico. L’amicizia con tuo fratello è ciò che ha permesso tutto, la fiducia, la condivisione,  ma anche vivere con il costante terrore di essere fermati dalla polizia. Questo libro mi ha permesso di sentirmi in qualche modo partecipe.

Un saluto dalla 2D 

Alessia Taddei



Caro  Alì, Al,                                                                                            

Ti scrivo questa lettera per chiederti e per parlarti di alcune cose. Innanzitutto vorrei sapere come ti sei sentito in alcuni momenti un po' difficili: per esempio quando hai dovuto lasciare Kabul, quando arrivato in Iran hai rischiato di tornare in Afghanistan, quando tuo fratello è morto e tu sei rimasto da solo e quando hai rischiato di morire per arrivare in Grecia. Sicuramente ti avrei fatto molte altre domande ancora ma il tuo libro non l'ho finito e dopo l'episodio della barca non sono andata avanti. Ma adesso basta con le domande, perché ho un po' di cose da dirti: innanzitutto mi è dispiaciuto molto per tuo fratello e spero che adesso tu stia meglio. Io ti ammiro molto anche per il coraggio, la forza e la determinazione che hai avuto per intraprendere un viaggio così duro e difficile, anche quando sei rimasto da solo. Vorrei dirti anche la mia su quello che penso riguardo all'immigrazione e ai pericoli a cui vanno incontro i clandestini. Io penso sia molto brutto e difficile abbandonare il proprio paese di origine perché ci passi tutta la vita e ci lasci tutti i ricordi e poi bisogna ricominciare tutto da capo, invece per quanto riguarda i pericoli  bisogna essere molto coraggiosi e a me sembra molto difficile. Mi ha fatto molto piacere scriverti e spero che questa lettera ti arrivi e che tu mi risponda.


A presto

   Ginevra

P.S.  Se puoi vieni a trovarci, ci farebbe molto piacere.


Intervista ad A.S.A.

Classe 2E


Quanti anni avevi quando hai lasciato il tuo paese?

Quando ho lasciato il mio paese avevo 9 anni.


Quali sono i tuoi ricordi del paese che hai lasciato?

I miei ricordi sono legati ai luoghi che frequentavo come la scuola, casa mia e quella di mio zio. Ricordo con affetto i miei amici.


Quali persone care hai lasciato?

A Kabul ho lasciato i miei nonni, gli zii e gli amici


Com'era la tua scuola?

La mia scuola era grande e realizzata  su due piani dove c’erano le elementari, le medie e le superiori. All’interno c’era un bar per comprare le merende.


Com'era organizzata?

Mi ricordo che le lezioni a scuola iniziavano alle ore 10:00 e terminavano alle 13. Le materie che studiavo erano: l’afgano, l’inglese e la  matematica. Non c’erano rientri pomeridiani e laboratori da seguire.

Prima di entrare a scuola ci controllavano.Una volta si verificò un’esplosione.

La mia lingua era molto diversa, era il dari, ritenuto variante afghana del persiano. 


Quali erano i tuoi giochi?

Giocavo spesso a calcio con gli amici in un parco davanti casa, andavo in bici e facevo a gara con gli aquiloni.


Puoi raccontare il tuo viaggio?

Partito da Kabul sono arrivato in Iraq insieme a mia nonna e mio zio. Abbiamo preso poi un taxi per giungere in ’Iran dove sono rimasto per tre mesi.In seguito, raggiunto l'aeroporto abbiamo preso un volo per Milano.Ho vissuto un anno a San Terenziano poi ci siamo trasferiti a Collevalenza.

Arrivati in Italia siamo stati ospitati da un amico di mio padre nella sua casa.

In questo paese ho fatto nuove amicizie sia a scuola che fuori ma

vorrei tanto tornare indietro nel tempo.

Non vedo i nonni materni da cinque anni, il nonno paterno da tre anni.

Ricordo che trascorrevamo del tempo insieme, mangiavamo insieme e a volte venivano amici a giocare.


Quali sono i tuoi primi ricordi dell'Italia?

Dei primi giorni in Italia  ricordo che mi mancavano molto i miei amici e che andando in bici a San Terenziano, osservavo che  il paesaggio era molto diverso, con molti meno sassi e estati meno calde.

Un’altra cosa che ho subito notato e’ che in Italia c’erano molti negozi di vario genere ma non trovavo lo stesso pane da mangiare; qui però ho assaggiato la pizza e l’hamburger che mi piacciono molto e che prima non conoscevo.


Quali difficoltà hai trovato?

All’inizio ho avuto qualche difficoltà a fare amicizie anche a scuola, nel capire la lingua ed il modo di vivere italiano. Vorrei tanto essere accettato per come sono.


Cosa ti piace dell'Italia?

Dell’Italia mi piacciono: i giardini pubblici, i “baracconi”, i giochi da tavola, le macchinine telecomandate, il mare , il clima d’estate, il tonno e le patatine fritte.


Cosa non ti piace? 

Dell’Italia non mi piacciono alcuni compagni di classe soprattutto per come mi trattano alle volte e i tetti delle case perché non mi permettono di sdraiarmi  per guardare le stelle, cosa che facevo sempre a Kabul.

Inoltre non sopporto gli insetti come le zanzare che da me non c’erano.



La solidarietà è il nostro futuro

Classe 2G

Un mondo di diritti

Classi 2L / 2M