La Medicina

I Trapianti

Il progresso scientifico e tecnologico ci sta regalando un mondo che si muove rapidamente dove ogni giorno si aprono scenari nuovi, dove nuove applicazioni soppiantano le precedenti o rendono fattibile ciò che solo qualche anno fa ci sembrava impossibile. In campo sanitario le nuove tecnologie abbracciano ormai tutti i campi e offrono possibilità insperate, alterando o addirittura sostituendo sempre più la figura del medico.


Il trapianto di parti del corpo affascina l’essere umano da secoli, e non sorprende quindi che l’idea di riuscire in un simile intento abbia accompagnato l’evoluzione della medicina moderna. Vari tentativi hanno evidenziato le difficoltà tecniche e i limiti biologici fondamentali del trapianto.

Abbiamo sin dall’antichità, testimonianze di trapianti ritrovate in fonti mitologiche. Uno dei documenti più antichi è tratto dalla mitologia induista del XII secolo a. C., in cui si narra che al dio Ganesha venne trapiantata la testa di un elefante.

A partire dal XV secolo si hanno resoconti di trapianti di ossa e pelle. Durante il Rinascimento, il medico bolognese Gaspare Tagliacozzi sviluppò un metodo per la ricostruzione del naso partendo dai tessuti del paziente stesso, riconoscendo già allora un problema fondamentale della medicina dei trapianti: la reazione di rigetto.

Alla fine del XIX secolo furono compiuti numerosi progressi e la medicina cominciò a occuparsi seriamente del trapianto di organi. Pioniere in questo campo fu il chirurgo Theodor Kocher che nel 1883 eseguì con successo uno dei primi trapianti moderni. Le sue ricerche portarono attorno al 1900 al riconoscimento del trapianto quale concetto medico fondamentalmente applicabile. Il suo lavoro gli valse nel 1909 il premio Nobel.

Dopo il riconoscimento del trapianto nel 1902 riuscì il primo trapianto di rene su un cane e nel 1933 lo stesso intervento fu eseguito su un essere umano, che purtroppo morì solo dopo 4 giorni a causa della reazione di rigetto. Nel 1967 fece scalpore la notizia del primo trapianto di cuore, però il problema del rigetto non era risolto. La svolta giunse nel 1970 con la scoperta da parte di ricercatori del gruppo farmaceutico svizzero Sandoz del principio attivo ciclosporina in grado, di ridurre la reazione di rigetto.

All’inizio degli anni 1980 venne omologato il primo medicamento a base di ciclosporina, che portò a un considerevole incremento del numero di trapianti, che si affermarono quale terapia standard.

Gli antibiotici

La scoperta del primo antibiotico è stata attribuita al batteriologo inglese Alexander Fleming nel 1928. Il batteriologo inglese osservò un fenomeno in un terreno di coltura dove erano stati seminati degli stafilococchi. All’interno della piastrina, era infatti caduta accidentalmente una spora della muffa, che aveva creato intorno a sé un alone in cui era avvenuta la dissoluzione degli stafilococchi. Fleming intuì che la muffa in questione produce un antibiotico naturale capace di ostacolare o impedire lo sviluppo dello stafilococco e gli diede il nome di penicillina. La penicillina fu resa disponibile nel 1943 da un’industria farmaceutica americana. Da quel momento, in poi, la scienza ha messo a disposizione dell’umanità numerosi antibiotici: nel 1944 fu messa la streptomicina, particolarmente efficace contro la tubercolosi. Si definisce antibiotico una sostanza prodotta da un microrganismo, capace di ucciderne altri. L'uso degli antibiotici durante la Seconda Guerra Mondiale ha dimostrato per la prima volta che queste sostanze possono salvare la vita in caso di gravi malattie batteriche. Oggi, infatti, grazie alla somministrazione di antibiotici, è possibile guarire in genere senza complicazioni da malattie un tempo fatali nella maggior parte dei casi. Gli antibiotici vengono ricavati da sostanze naturali, in parte chimicamente modificate. Ma esistono anche molti antibiotici prodotti in modo sintetico.