Anche se i manuali di Storia non ne parlano, il contributo alle donne al Risorgimento è stato significativo per la storia . Mazzini e Gioberti stesso, ad esempio, avevano una profonda considerazione della donna, tanto che riteneva non fosse possibile alcun progresso senza la collaborazione di uomo e donna, persone uguali per dignità e diritti.
D'altronde anche il mito di Stamira, celebrato in diversi dipinti dell'epoca romantica, nasce dall'esigenza di riconoscere il ruolo determinate che le donne ebbero nel Risorgimento Anconetano.
Gli studenti della 3Bs e 3Ds liceo scientifico intervistano le eroine del Risorgimento Anconetano!
Intervista ad Anna Comber ed Albina Sartini
COLOMBA ANTONIETTI
Colomba Antonietti nasce a Bastia Umbra il 19 ottobre 1826; giovanissima, si trasferisce con la famiglia a Foligno. Qui, appena quindicenne, conosce il conte Luigi Porzi, cadetto delle truppe pontificie, con cui condivideva il cortile di casa. I due, dopo vari incontri, si scambiano una promessa di matrimonio, come rivelerà Porzi molti anni dopo. Purtroppo, il diverso ceto delle due famiglie, ricca e nobile quella di Luigi, borghese quella di Colomba, crea una dinamica simile a quella di Romeo e Giulietta. Nonostante lui venga trasferito a Senigallia appena scoperta la loro tresca amorosa, i due riescono a sposarsi lo stesso.I novelli sposi si trasferirono a Roma, dov’era di stanza il battaglione di Luigi, nel frattempo promosso tenente. Successivamente Luigi Porzi aderì alla Repubblica Romana e Colomba, romantica figura, per combattere al suo fianco, si tagliò i capelli e vestì l’uniforme da bersagliere. Venuta a Roma, si impegnò nel soccorso dei feriti pur continuando a combattere; nell’assedio di Porta San Pancrazio morì sotto il fuoco dell’artiglieria francese, in difesa della Repubblica Romana. Colpita in pieno da una palla di cannone il 13 giugno 1849, spirò pochi istanti dopo tra le braccia del marito; la tradizione vuole che morendo abbia mormorato: “Viva l’Italia”.ELVIRA FRENER
Elvira Frener fu una delle anconetane che decise, all’arrivo dei 10.000 uomini austriaci nel maggio del 1849 di impegnare le armi; il coraggio di Elvira sulle barricate di Porta Pia nel 25 maggio 1849 le diede, da parte del comandante Livio Zambeccari, il riconoscimento di “soldato”.
Elvira Frener era inoltre la moglie di Adolfo Frener, che militò nelle file del Drappello della Morte (o Compagnia della Morte).
ANNA COOMBER
Fu la consorte di Michele Fazioli. Insieme a lui si distinse per l’impegno a favore della città e per l’amore per l’Italia, unito allo spirito liberale inglese.
Collaborò col marito per una società che venisse incontro alla miseria dei ceti popolari.
Quando il marito divenne Gonfaloniere di Ancona, lei fu al suo fianco nella gestione dell’epidemia di colera.
Il suo carattere fermo e determinato viene fuori soprattutto nel 1859, quando il marito fu costretto all’esilio; e lei, con altre nobildonne, ebbe l’iniziativa di raccogliere fondi per le famiglie dei detenuti o fuoriusciti politici. All'invito di smetterla con la raccolta, loro reagirono con una protesta alla quale aderirono anche altre signore anconitane.
Nel 1860 si adoperò per la confezione di una bandiera tricolore che fu donata al comune di Ancona per rinsaldare i vincoli della famiglia Fazioli con la città.
Fu una madre esemplare e tramandò ai figli i principi del patriottismo
ALBINA SARTINI
Gli storici locali parlano con ammirazione di Albina Sartini, e si può ancora leggere di lei nelle carte di un noto scultore anconetano, che ha raccolto le sue memorie.
Albina Sartini, donna anconetana di eletta virtù, nacque il 5 maggio 1805 ad Ostra (allora chiamata Montalbondo), e si trasferì ad Ancona dopo il matrimonio con Domenico Schelini, rivoluzionario di grande spirito patriottico e che lei seguì nella sua attività cospirativa.
Nella casa degli Schelini, che si trova a Piazza del Plebiscito (un tempo chiamata Piazza Grande) a destra della torre, ci furono numerosi incontri di cittadini appartenenti al movimento rivoluzionario. In quella stessa abitazione nel 1832 fu costituita la sezione anconitana della Giovine Italia: Albina Sartini custodiva con cura tutte le pericolose corrispondenze (insieme a Giuseppe Mazzini) tra intermediari ed esponenti dei moti, dedicandosi talvolta anche alla copiatura di alcune missive.
ora situata nell’attuale Piazza del Plebiscito, allora chiamata Piazza Grande.
Lei educò i suoi figli (sei maschi e una femmina) al culto dell’Italia unita, libera e indipendente, e tutti i suoi figli maschi parteciparono alle guerre del Risorgimento, battendosi con onore.