Mattia Lunari - Alessandro Tempesta - Emanuele Giovannelli
La Letalità del virus
Il tasso di letalità è una misura di incidenza cumulativa utilizzata in epidemiologia, che indica la proporzione, tipicamente percentuale, di decessi per una determinata malattia sul totale dei soggetti ammalati in un determinato arco temporale. Tale valore è estremamente variabile in relazione alla durata dell'osservazione, per questo va contestualizzato in rapporto a un intervallo di tempo. È un fattore di rischio, indicando la probabilità di morire se si è afflitti da una specifica malattia, indice della sua gravità. Si usa in particolar modo per le malattie infettive acute, mentre il suo utilizzo nelle condizioni croniche è meno indicativo considerando l'ampiezza della finestra temporale. Il complemento del tasso di letalità rappresenta il tasso o probabilità di sopravvivenza. Il tasso di letalità può essere calcolato su specifici sottogruppi, in genere divisi per sesso o per età. La letalità , è il rapporto tra morti per una malattia e il numero totale di soggetti affetti dalla stessa malattia. Questa misura di incidenza, basata cioè sul numero di nuovi casi, è strettamente dipendente dalla finestra temporale di osservazione, giornaliera, settimanale, mensile e cumulativa se si sommano i casi osservati dal primo giorno.
Il tasso di letalità in alcuni casi, specie se il tempo che intercorre tra diagnosi e morte è molto lungo, viene calcolato anche per numeratore e denominatore ricavati in periodi diversi, purché si mantenga la proporzione e i soggetti al numeratore siano inclusi nel denominatore.
Uno degli aspetti più controversi della pandemia in corso è stato, fin dall’inizio, il tasso di letalità della CoViD-19: ovvero, il rapporto fra i morti per la malattia e il numero di soggetti affetti, espresso in percentuale. A mettere ordine fra i numeri è ora un report dell’ Imperial College di Londra, secondo cui il tasso di letalità varia in base alla composizione per età della popolazione, inferiore nei Paesi a basso reddito (in media lo 0,23%) e più alto in quelli ricchi (1,15%). Soprattutto in questi ultimi, rilevano gli autori dello studio, «la letalità risulta parecchio superiore a quella dell’influenza stagionale, che si attesta allo 0,1%.
La letalità più elevata si è registrata in Italia (2,23%), che ha una popolazione mediamente più anziana degli altri. Curiosamente, sempre in relazione alla prima fase della pandemia, non sono state rilevate differenze statistiche di letalità tra aree colpite in misura maggiore e minore: «Per esempio», si legge nel rapporto, «non abbiamo rilevato un tasso di letalità maggiore in Lombardia, dove la diffusione del virus è stata molto superiore.
Covid-19, SARS, MERS e influenze pandemiche: a confronto i tassi di
trasmissibilità, ricovero e mortalità
Uno studio internazionale della Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive
confronta i tassi di trasmissibilità, ricovero e mortalità della sindrome respiratoria acuta grave da Coronavirus 2 (SARS-CoV-2), ovvero Covid-19, con i tassi di altre epidemie da Coronavirus come la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS), la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e le influenze virali pandemiche del 1918 e 2009
Queste le principali evidenze:
il numero di riproduzione di base, ovvero l’R0 del Covid-19 è equiparabile all’R0 della SARS-CoV e più alto dell’R0 dell’influenza pandemica
la mortalità per Covid-19 e SARS aumenta in maniera marcata dopo i 70 anni diversamente dalle influenze pandemiche del 1918 e del 2009
la percentuale di persone sintomatiche che richiedono un ricovero ospedaliero è più alta per le infezioni da Covid-19 rispetto alla influenza pandemica del 2009
il rischio di ricovero in terapia intensiva è 5-6 volte superiore nei pazienti Covid-19 rispetto ai pazienti con influenza pandemica del 2009
il tasso di letalità rispetto ai contagiati, compresi quelli che sviluppano sintomi molto lievi, si attesta probabilmente attorno al 1%; gli studi sierologici aiuteranno a perfezionare questa stima
È il termine del momento: "varianti". Ma cosa sono e come si sviluppano? Perché alcune prevalgono? Come mai sembrano "emergere tutte assieme"? Facciamo il punto.
Le mutazioni, piccoli e casuali errori genetici che si verificano quando le cellule fanno copie di se stesse, sono una caratteristica chiave di ogni vivente e forniscono materiale grezzo per i meccanismi di adattamento. Le mutazioni creano nelle popolazioni una variazione naturale "di base" dalla quale, mediante selezione naturale, escono amplificati i tratti che permettono a un organismo di adattarsi meglio all'ambiente.
Anche i virus, pur non essendo tecnicamente viventi, mutano ed evolvono mano a mano che infettano le cellule dell'ospite per costringerle a produrre tante copie del proprio codice genetico. In questo processo di continua replicazione possono verificarsi delle imprecisioni, e nel materiale trascritto possono esserci piccoli errori rispetto all'originale, simili a errori di battitura. Insiemi ricorrenti di mutazioni in una popolazione di virus determinano le cosiddette varianti.
EVOLUZIONE IN ATTO.
Fuori dalle capsule di Petri, stiamo assistendo a un esperimento evolutivo in tempo reale, su scala globale? «Una cosa simile ma meno veloce - un processo di adattamento ed evoluzione virale» spiega Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell'Università Campus biomedico di Roma e tra i maggiori esperti italiani di filogenetica (il lavoro di confronto delle varie versioni del virus, che permette di ricostruire la sua storia). «I virus mutano per adattarsi all'ambiente che parassitano. Poi per pressione selettiva, la mutazione che dà al virus un vantaggio evolutivo si fissa nel genoma virale e così si classifica la variante».
«Nel nostro caso per ben già due volte abbiamo assistito a questo evento: la prima volta a fine gennaio, quando il ceppo originale di Wuhan e stato sostituito dal ceppo DG614, che dava al virus una maggiore contagiosità. Adesso con tre varianti dove la mutazione N501Y rende il virus ancora più contagioso e la mutazione E484K rende meno efficaci gli anticorpi contro la proteina Spike e leggermente inefficace il vaccino. Probabilmente se la circolazione del virus continua con questa velocità il nuovo ceppo sarà la variante inglese con la mutazione N501Y».
Fonti - Wikipedia - Università di Brescia - Focus.it