La dislessia è un disturbo specifico di apprendimento che riguarda fondamentalmente la capacità di leggere in modo corretto e fluente. La capacità di lettura è un processo complesso, che comprende:
il riconoscimento dei segni dell’ortografia;
la conoscenza delle regole di conversione dei segni grafici in suoni;
la ricostruzione delle stringhe di suoni in parole del lessico;
la comprensione del significato delle singole frasi e del testo.
La dislessia riguarda solo i primi tre processi, ossia la fase di decodifica dell’informazione, non la sua comprensione. Il soggetto dislessico impara a leggere e scrivere, ma solo impegnando tutte le sue capacità ed energie nella sola fase di decodifica, che non può essere automatizzata1.
1 - Automatizzare un compito (una procedura, una sequenza di azioni) significa riuscire a svolgerlo ripetutamente, in modo soddisfacente, con rapidità e con un basso dispendio di risorse attentive. L’alunno dislessico non riesce ad automatizzare le operazioni di decodifica nel processo di lettura.
L’ OMS ha definito i seguenti criteri per l’identificazione della dislessia evolutiva2 :
il livello intellettivo del soggetto con disturbo di lettura deve essere nella norma (Q.I. ≥ 85)
il livello di lettura deve essere significativamente distante da quello di un bambino di pari età o classe frequentata3
Il soggetto non deve presentare disturbi neurologici o sensoriali che possono giustificare la difficoltà di lettura come conseguenza indiretta
Il disturbo deve essere persistente, nonostante la scolarizzazione adeguata e interventi didattici specifici
Il disturbo di lettura deve presentare conseguenze sulla scolarizzazione o nelle attività sociali in cui è richiesto l’impiego della letto-scrittura
Ogni soggetto dislessico presenta poi caratteristiche proprie: esistono infatti diverse tipologie di dislessia che, inoltre, possono essere accompagnate o meno da altre difficoltà: nella scrittura (difficoltà ortografiche in particolare, perché molto legate al processo di decodifica), nel calcolo e talvolta in altre attività mentali, nell’attenzione (con una percentuale alta - 30% - di co-presenza con il Deficit di Attenzione e Iperattività).
2 Esistono due tipologie principali di dislessia:
evolutiva: ha cause congenite, si rende manifesta all’inizio del processo di apprendimento della lettura
acquisita: è conseguente a qualche evento patologico che ha causato lesioni nelle aree corticali, in soggetti che erano precedentemente in grado di leggere e scrivere correttamente e fluidamente.
In questa scheda tratteremo della dislessia di tipo evolutivo, quella maggiormente diffusa nella popolazione scolastica. La dislessia acquisita richiede un intervento ed una rieducazione diversi.
3 In particolare, se il livello di lettura è misurato con test adeguati, deve essere inferiore alla II deviazione standard prevista per l’età o la classe frequentata.
L’alunno presenta difficoltà nella attribuzione del suono alle lettere o nella sillabazione; legge abbastanza velocemente, ma commettendo numerosi errori perché, avendo difficoltà nell’analisi delle componenti delle parole, cerca di “indovinare” la parola in base a indizi visivi minimi (come per esempio le prime e le ultime lettere della parola). Nella scrittura ha difficoltà nello scrivere parole che non conosce e spesso compie errori di inversione/omissione di lettere o sillabe.
La caratteristica principale di questo sottotipo è la lentezza nella lettura. L’alunno legge lentamente senza commettere errori, tende a sillabare per poi ricomporre la parola da leggere. Gli errori si verificano soprattutto nella lettura di parole irregolari non conosciute. Nella scrittura l’alunno è in grado di scrivere correttamente le parole che non presentano discrepanza fra grafemi e fonemi, mentre incontra difficoltà nella scrittura di parole in cui la corrispondenza non è rispettata.
A causa di una elevata corrispondenza fra fonemi (suoni delle lettere) e grafemi (simboli grafici delle lettere) nella lingua italiana, questo sottotipo di dislessia è spesso meno riconoscibile in modo immediato dagli insegnanti nella scuola primaria, se non adottando strumenti ad hoc che verifichino la velocità e l’accuratezza della lettura.
In questo sottotipo di dislessia sono presenti tutte le difficoltà dei sottotipi precedenti (disfonetico e diseidetico).
Il riconoscimento precoce della dislessia è molto importante per attivare strategie riabilitative e compensative mirate sin dalla scuola primaria, favorendo così il successo scolastico dell’alunno (evitando ricadute negative sull’autostima e sulla motivazione allo studio dell’alunno).
Prima della classe seconda della scuola primaria è difficile anche per uno specialista poter chiarire la presenza o meno del disturbo della dislessia, anche se alcuni fattori possono aiutare a “pre-vedere” la presenza del disturbo. Tra questi fattori sono da segnalare:
il disturbo di linguaggio in età pre-scolare
la familiarità
Incoraggiare la sperimentazione di molteplici strumenti compensativi, come il sintetizzatore vocale, gli audiolibri, le registrazioni...
Inserire esercizi di lettura in contesti molto motivanti, anche informali (es. istruzioni di giochi, fumetti…), in quanto l’operazione di lettura richiede un forte investimento di energie da parte dell’alunno dislessico
Dispensare l’alunno dalla lettura ad alta voce e dall’uso del vocabolario (per le difficoltà a memorizzare l’alfabeto)
Far riflettere l’alunno sul suo tipo specifico di difficoltà (di decodifica) ed insegnargli strategie per “aggirare” l’ostacolo della decodifica:
potenziare il bagaglio lessicale: per l’alunno è più facile infatti decodificare parole conosciute; in questo modo è possibile sostituire l’accesso fonologico (deficitario) alla lettura con quello lessicale (potenziato). Con esercizi di questa tipologia, la correttezza di lettura può aumentare in modo significativo.
lavorare sul riconoscimento di tutti gli indizi “extra” ed “intra” testuali, che aiutano a “prevedere” il contenuto di un testo (leggere il titolo e fare ipotesi in merito all’argomento trattato; riportare alla memoria tutte le parole già conosciute in merito a tale tema; osservare eventuali immagini o didascalie che accompagnano il testo; individuare parole-chiave già evidenziate in grassetto in un testo e/o individuate dall’insegnante)
Concedere tempi più lunghi
Utilizzare un PC con programma di videoscrittura (es. Office-Word; documento di testi in Open Office…), che consente:
una facile rilettura (sia per l’utilizzo eventuale di un sintetizzatore vocale che legga il testo per l’alunno, sia perché, talvolta, gli alunni dislessici presentano anche difficoltà di grafia e faticano a rileggere quanto hanno scritto a mano)
un supporto mirato per la correttezza ortografica e lessicale (grazie alla segnalazione degli errori ortografici ed al thesaurus che suggerisce sinonimi e contrari)
Dispensare l’alunno dalla scrittura veloce sotto dettatura e dalla copiatura autonoma dalla lavagna per tempi troppo prolungati
Potenziare la correttezza ortografica
prediligere il lavoro sui testi (scritti o meno dall’alunno) rispetto alle schede ortografiche; queste ultime sono più complesse per l’alunno, in quanto le parole su cui lavorare si collocano al di fuori di un contesto che ne faciliti la decifrazione
individuare eventuali errori ortografici ricorrenti nell’alunno e mettere in visione sul suo banco una scheda riportante le parole scritte nella forma corretta/la regola ortografica che viene infranta più frequentemente (questo facilita la visualizzazione e memorizzazione corretta del vocabolo frequentemente sbagliato)
Di fronte alla spiegazione di un nuovo argomento, effettuare un brainstorming alla lavagna e/o scrivere alla lavagna le nuove parole/concetti-chiave fondamentali relativi all’argomento (specie se si tratta di parole complesse)
Fornire in anticipo (all’alunno e alla classe) una scheda in cui sono raccolte le informazioni principali della spiegazione dell’insegnante, così da facilitare l’attenzione durante la spiegazione ed il lavoro di studio a casa.
Registrare eventualmente parti della spiegazione dell’insegnante (la registrazione è effettuata dall’adulto, non dallo studente), così che l’alunno possa riascoltarla a casa per studiare.
Fornire molteplici e differenti stimoli relativi allo stesso contenuto didattico, con modalità diverse, perché l’alunno mantenga l’attenzione più facilmente
Controllare spesso con domande brevi se quanto è stato spiegato è sufficientemente chiaro all’alunno
All’inizio di una lezione, riprendere brevemente quanto è stato spiegato la volta precedente
Consentire l’utilizzo di strumenti di supporto quali la tavola pitagorica (molti alunni dislessici non apprendono le tabelline); la tabella delle misure; la tabella delle formule; tabelle di qualsiasi tipo a supporto della memoria sequenziale; cartine storiche e geografiche; la calcolatrice.
Fornire eventualmente supporto durante l’esposizione orale o durante le attività di verifica, sia attraverso gli interventi dell’insegnante, sia permettendo la consultazione di mappe concettuali
Leggere le consegne degli esercizi e delle domande durante le prove di verifica, per accertarsi che le indicazioni di lavoro siano chiare
Concedere la possibilità di organizzare interrogazioni programmate