Avevo una bambola in braccio,
i capelli raccolti in morbide trecce,
le scarpe col tacco di mamma,
e i miei 7 anni di bambina
che sognava:
sognavo una casa,
di essere sposa,
di essere mamma,
e poi forse anche nonna.
Il sogno si è rotto,
frantumato da dieci, cento, mille
percosse.
Quel sogno è finito disteso
nel sangue di un pavimento.
La bambina che ero,
la donna che non sono più.
Nel letto di un ospedale,
i miei sogni non galoppano più.
Mi guarda la bambola,
fredda,
lasciata sul mio comodino,
gli occhi di vetro e
immobili come i miei,
non parla. Io sento:
“Non crederci più”
Antonia Pozzi - 18 dicembre 2022
Un altro giorno sta per cominciare, la vita si sta risvegliando dal dolce sonno, mentre il cielo si sporca dai colori puri e un po' freddi dell'alba, a volte con sfumature lilla e altre pesca. È proprio questo che Ambra vede non appena apre la finestra, del suo piccolo appartamento con visuale mozzafiato su la Cala, porto antico e custode di mille segreti, della città di Palermo.
Tutti sembrano ridestarsi e sono felici di cominciare un altro giorno, ma non lei. Sta lì con i gomiti appoggiati sul davanzale e le occhiaie sotto gli occhi azzurri, mentre si lecca il labbro spaccato e si sfiora, digrignando i denti, la guancia livida, pregando che questo nuovo giorno sia diverso, un po' meno doloroso. Sospira godendosi questi ultimi attimi di tranquillità, prima di andare a lavoro, e di luce dopo giorni che è rimasta chiusa in casa al buio, sussultando ad ogni minimo rumore e correndo a rannicchiarsi contro il divano tremando.
Il buio, è la parola che può descrivere perfettamente Ambra. Il buio, è quella cosa che non ci fa addormentare da piccoli invece da grandi ci protegge, ci nasconde e ci fa capire che lui porta solo pace, equilibrio, refrigerio, non terrore come ci facevano credere da bimbi,
«Non andare là, che nel buio c'è il lupo»; beh lei ultimamente ha pregato che quel lupo la portasse con sé perché non è lui il cattivo. Ambra, ha 28 anni, è nel fiore degli anni, giovane lavoratrice, figlia con la testa sulle spalle, socievole, amante del buon vino, nel tempo libero fa volontariato. È anche una sognatrice innamorata o almeno credeva di esserlo fino a sei mesi fa, oggi non lo sa se ciò che prova è amore, dipendenza o paura a legarla a lui, se lo chiede ogni volta che si ritrova davanti lo specchio a coprire col fondotinta un nuovo livido o quando accetta per l'ennesima volta quel mazzo di rose e quello stupido biglietto contenenti delle patetiche scuse. Se una persona ti ama, perché picchiarti? La violenza sulle donne è qualcosa di illegale, abominevole, che rende voi uomini esseri piccoli e meschini, un circolo vizioso in cui purtroppo non sempre si riesce ad uscire. La quotidianità diventa prigione dove le ali della libertà vengono recise, come si fa con un ramo secco che dopo l'ennesima volta non germoglierà più.
All'improvviso il campanello suona, seguito da un pugno sulla porta ed un «Apri Am», ringhiato con prepotenza. È lui, quella persona che fino a qualche mese fa la proteggeva da tutto e tutti, invece ora è da colui che deve proteggersi e dalla sua violenza inaudita. Ambra trasalisce e lentamente indietreggia fino a sbattere con la schiena contro quella porta. I colpi continuano, respira, non sapendo che fare deve aprire o fare finta di non esserci come i giorni passati? Alla fine apre la porta e si ritrova Antonio davanti che dapprima la guarda con rabbia, poi quando abbassa lo sguardo sul suo viso tumefatto cambia espressione. Lei sembra una statua di sale, di reazione appena lui allunga le dita per sfiorarla si ritrae, tremando come una foglia.
«Mi dispiace piccola», dice lui
«Cosa vuoi? Devo andare a lavoro, vattene», ringhia lei. «Ero incazzato, per una grana a lavoro», ribatte
«E l'ultima volta invece? E quella prima?», sussurra Ambra «Perdonami, ti accompagno io a lavoro piccola», dice dispiaciuto
«NO, adesso vattene via, non voglio più vederti».
Così succede l'inevitabile, da una spallata e la porta si apre completamente, sbattendo contro il muro, facendo cadere un quadro e le esili spalle di Ambra cozzano contro la parete grigio fumo. Ambra singhiozza, alza le mani per proteggersi il viso dall'ennesimo colpo, ormai inumidito dalle lacrime che continuano a cadere copiosamente. Antonio, le toglie e la bacia con possessione, ecco il suo modo di chiedere scusa, lei dapprima cerca di staccarsi, ma poi si lascia andare mentre piange perché lo ama ed è proprio in quell'istante che le viene in mente quando si sono conosciuti, il modo in cui l'ha corteggiata, le loro prime passeggiate, i baci al tramonto, le sorprese, ma poi ricade il buio tutte queste cose belle e pulite vengono oscurate dalle urla, gli schiaffi, i piatti rotti, le derisioni, i lividi, quella notte in cui l'ha forzata a letto.
Non sa bene cosa abbia portato il suo uomo a diventare così, è forse colpa sua? NO, non è così. Con gli occhi iniettati di paura ci si chiede quale onore si basa sui femminicidi commessi da questi "uomini” che dichiarano di amare la propria donna? Violenza non è solo stupro ed omicidio, violenza sono i complimenti un po' troppo spinti, le battute sessiste, quando ci mostrate ai vostri amici come un trofeo, è screditare il valore della donna come essere umano e l'amore che proviamo per voi. Si stacca di colpo dalle sue labbra, lui la guarda un'ultima volta con occhi burrascosi e va via, sbattendo la porta, per un pelo rimane attaccata ai cardini.
Passano alcuni giorni, Antonio, non si fa vedere e forse è meglio così. I lividi stanno cominciando a scomparire, ma per sicurezza Ambra li copre con un bel po' di fondotinta prima di uscire con le sue colleghe per distrarsi un po', cercando qualche ora di luce dal suo buio. In questi mesi, ha imparato che il buio è come quella casa sull'albero nel bosco, la stessa che anche dopo anni è sempre lì e quando si apre la porticina, anche se un po' malandata ci accoglie come se fosse la prima volta, ecco il buio sta sempre lì e quando torna a trovarla lei deve abitarlo ed accoglierlo.
Dopo una cenetta a base di pesce, Ambra propone alle ragazze di andare a fare un giretto e a prendere qualcosa da bere magari in Piazza Sant'Anna o alla Vucciria, posti rinomati per la baldoria dei giovani universitari e delle notti all'insegna dello svago palermitano. Trovano un piccolo localino e ordinano, ad un cameriere carino, quattro Guaranà e Red Bull, che scoprono al momento di saldare il conto siano stati offerti da un gruppetto di ragazzi sconosciuti. Ambra sembra un po' serena e le ragazze, sapendo un po' ciò che sta passando, ne sono felici. Quella spensieratezza crolla però quando con leggerezza alza il bicchiere verso quei ragazzi per ringraziarli, ma s'imbatte in un paio d'occhi infuriati, occhi che appartengono ad Antonio, per
poi un attimo dopo trovarselo addosso.
«Come cazzo ti sei vestita? Che fai qui mmh?», ringhia strattonandola.
«Lasciami, mi fai male», risponde lei a tono. «Andiamo subito a casa, immediatamente»
«No, vacci tu, sono con le altre».
«Giuro che ti uccido prima o poi», urla facendole cadere a terra il bicchiere.
Incavolato si allontana, tutti hanno visto la scena, ma nessuno è intervenuto, la solita codardia e "non sono affari nostri". Ambra sembra mortificata, ma rimane lì con le altre cercando di dimenticare. Per il resto della serata cerca di non crollare, anche se avvertendo addosso un paio d'occhi non è facilissimo. Lui è lì, si muove se lei lo fa. Qualcosa poi negli occhi di Ambra cambia, le ragazze se ne accorgono, ma non hanno tempo di chiederle cosa, perché la vedono andare verso il bancone.
Arrivata lì, si avvicina alla barman ed ordina un Angel shot, è un nome in codice che le donne usano nei bar per chiedere aiuto in caso di violenza domestica, come ha visto fare su Tik tok sperando funzioni. Dieci minuti dopo arrivano i carabinieri e portano via Antonio, lei piange, finalmente qualcuno sta provando a salvarla, le ragazze la stringono fra le loro braccia. Due mesi dopo, il giudice nell'aula del tribunale di Palermo, condanna Antonio secondo quando enuncia la legge nota come Codice Rosso, che tutela le vittime di violenza domestica o di genere. Antonio pagherà per stalking, abusi, maltrattamenti, violenza sessuale. La prima volta è uno schiaffo, la seconda un pugno, un occhio nero, la terza ci intimate di star zitte e cambiarci, la quarta potrebbe essere quella fatale: un coltellata, con lo stesso coltello con cui avevamo tagliato il ciambellone per la colazione che vi avevamo portato a letto, dell'acido, una pallottola. Dov'è l'umanità dinanzi la violenza?
Ambra, ha avuto il coraggio di denunciare prima che il buio lo inghiottisse per l'eternità, e tu cosa aspetti?
Adesso seduta sul lido della spiaggia di Mondello, con l'acqua cristallina che le bagna i piedi, respira profondamente ed è pronta a riprendersi tutta quella luce da cui, sotto il nome dell'amore malato, lui l'aveva privata. Da qualche parte, una volta ha letto che l'amore è composto da un'unica anima che abita in due corpi, e allora perché separare quest'anima con violenza? Perché ricoprire questo sentimento di sangue ed orrore? Per quale ragione trasformarlo in ossessione e prigionia?
L'amore, sentimento da sempre decantato da poeti e musicisti, è complicità, completezza, armonia, libertà, risate, chimica, condivisione...
... tutto il resto non esiste, va solo DENUNCIATO!
A tutte quelle donne il cui nome adesso è scritto su una lapide fredda,
a tutte quelle che stanno cercando il coraggio per denunciare,
a quelle donne che si sono riprese la propria luce.