Idroponica 3I

l'inizio

Qualche parola...

Questa sezione è l'inizio di tutto. Ho deciso di cristallizzarla con tutte le ingenuità, l'entusiasmo e le iniziative forse un po' naïve che l'hanno contraddistinta. Il resto del sito racconta di progetti nel loro svolgersi che diventano sempre più complessi. La prima esperienza idroponica rimane qui, incastonata nel magazzino dei miei pensieri più felici. Ringrazio i ragazzi della 3I (che saranno adesso quasi uomini e donne) per lo straordinario apporto.

Dove tutto è iniziato

Tra le terze di quest'anno ho selezionato la 3I per l'eccezionale impegno ed entusiasmo della classe in tutte le attività legate alla Botanica che ho proposto loro negli ultimi tre anni. Per rendere le cose più effervescenti li ho coinvolti in un compito di realtà, legato alla UDAP in svolgimento, al fine di realizzare un prodotto che fosse valido e funzionante, in un aggettivo solo quanto più reale possibile.

Il percorso che li porterà alla produzione effettiva dell'oggetto (stimato un mese e spicci di lavoro) sarà improntato alla progettualità da me applicata nel mondo reale. Il progetto avrà un perché, dei ruoli, delle lista di materiali, strumenti, attività assomigliando grandemente a un progetto prima pensato su Gantt e poi realizzato, nel rispetto del budget, con tutti i vincoli che la realtà comporta. Ampio spazio si lascerà al reperimento di materiali gratuiti, al fine di rispettare i vincoli economici di progetto (1€ ad alunno di contributo assolutamente volontario: le offerte saranno conteggiate come attivi nella sezione economics). Alla fine del progetto avvieremo una stagione di verifica sul campo dei risultati sperimentando vari mix di tempo di irrigazione, luce, concime, tipo di piante.

Non potrà mancare una sezione relativa alle lessons learned: si può fare sempre di più e meglio. Mi auguro che il prossimo progetto sia più lineare di questo che, per certi versi è un po' una scommessa su una sperimentazione che finora ho solo accarezzato (benché da diversi anni) insieme ai miei ragazzi col solo pensiero.

Cosè l'idroponica

Per coltivazione idroponica (dal greco antico ὕδωρ hýdor, acqua + πόνος pónos, lavoro) s'intende una delle tecniche di coltivazione fuori suolo: la terra è sostituita da un substrato inerte (argilla espansa, perlite, vermiculite, fibra di cocco, lana di roccia, zeolite, ecc.). La pianta viene irrigata con una soluzione nutritiva composta dall'acqua e dai composti (per lo più inorganici) necessari ad apportare tutti gli elementi indispensabili alla normale nutrizione minerale. La tecnica è altrimenti conosciuta con il termine di idrocoltura. La coltura idroponica consente produzioni controllate sia dal punto di vista qualitativo sia da quello igienico-sanitario durante tutto l'anno. Prosegui su Wikipedia

Aspetti didattici

Nella sua realtà il progetto sarà istruttivo nei seguenti (principali) aspetti didattici:

- Concettualizzazione spaziale alias Geometria: dal progetto esecutivo alla realizzazione

- Manualità: realizzazione di un manufatto con i mezzi e le tecniche a disposizione

- Scienza dei materiali: realizzazione di un manufatto col miglior mix di materiali a disposizione e privilegiando i materiali riciclati e assemblati (es. via colla a caldo o ricostruiti con penna 3D)

- Fisica: studio delle leggi idrauliche (portata, prevalenza etc), elettriche (circuiti, utilizzatori, relay, sorgenti) e gravitazionali (piano inclinato ad esempio) sul campo

- Matematica: studio di un sistema chiuso e dei fabbisogni di un circuito, basi della logica della programmazione

- Informatica/Coding: programmazione di un interruttore crepuscolare e di un timer acceso spento per la pompa idraulica

- Inglese: contiamo di fare una versione in inglese di questo sito, le traduzioni saranno a cura dei ragazzi stessi

Sono sicuro che i ragazzi stessi ne individueranno altri a mano a mano che procederanno nel progetto.

Perché un progetto simile?

Me lo chiedo sempre, avendo maturato, in questi (pochi) anni di insegnamento un atteggiamento scettico, almeno in prima battuta, verso progettualità spesso stentate o tirate per i capelli. Credo sia il quesito più importante e rivoluzionario in una scuola che va sempre più sostituendo le lezioni con i progetti.

Avendo sviluppato un'allergia viscerale, nel mio proprio periodo scolastico, verso i cartelloni e simili vettori di "progettazione" credo, opinione personalissima, che il progetto dovrebbe rendere uno il corpo classe (alunni e docente) nella realizzazione di un oggetto reale. Ho la fortuna di avere ragazzi nel pieno della vitalità: quale miglior modo di imparare insieme se non il misurarsi con un problema reale che conduce a un prodotto anch'esso reale, in un turbinare di competenze e (perché no?) conoscenze il cui solo elenco incute timore?

Nella fattispecie il progetto abbraccia anche tematiche molto calde e strettamente intrecciate tra di loro: lo sfruttamento responsabile delle risorse (collegato al riciclo) e dell'acqua. Potremmo partecipare a una cinquantina di marce contro il surriscaldamento globale ma se anche uno solo dei miei o non miei (considero Internet un vettore potente di buone pratiche) ragazzi si sentirà ispirato da un simile progetto e impianterà una serra idroponica o (perché non sognare?) aeroponica a queste latitudini... mi sentirò immensamente ripagato da tutti gli sforzi legati al progetto e sentirò di aver avuto, dopotutto, uno scopo nella mia attività didattica.

Contribuire in modo fattivo e responsabile ai problemi del pianeta si può solo a partire dalla scala del piccolo che ci circonda: ridurre o eliminare le proteine animali, sprecare meno acqua e risorse, coltivare con il minimo di queste ultime non sono slogan ma atti concreti che dobbiamo cominciare a fare da subito.

Tutti.

Prof. Ing. Pierluigi Germano