Le donne collaboratrici di giustizia sono quelle donne che per amore dei figli e della famiglia collaborano con la giustizia e spingono i loro stessi cari a collaborare per evitare di vedere ulteriore sangue, tragedie e lutti.
Ci sono molte donne d'esempio per questa categoria: la prima senza dubbio è Serafina Battaglia.
Fu la prima donna a testimoniare contro la mafia, denunciando l'assassinio del compagno e del figlio.
Molte sono le frasi famose pronunciate da questa donna:
"I mafiosi sono pupi. Fanno gli spavaldi solo con chi ha paura di loro, ma se si ha il coraggio di attaccarli e demolirli diventano vigliacchi. Non sono uomini d'onore ma pezze da piedi.";
"Se le donne dei morti ammazzati si decidessero a parlare come faccio io, non per sete di vendetta o per odio, ma per sete di giustizia la mafia in Sicilia non esisterebbe più da un pezzo."
Un'altra donna importante è Rita Atria: a 11 anni la mafia le uccide il padre e successivamente il fratello.
Decide quindi di collaborare con lo Stato per fare giustizia e si confida soprattutto con Paolo Borsellino.
Quando il magistrato viene assassinato, la ragazza vede ancora una volta la perdita di un punto di riferimento e disperata si butta giù dal balcone di casa sua e si suicida, ma grazie alla sua collaborazione la giustizia è riuscita comunque a compiere diversi arresti.
Prima di morire lasciò il suo diario pieno di annotazioni e pensieri, come il suo ultimo che dice:
“Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.