Cultura e spettacoli

LIBRI

La storia di Nica e Rigel: un amore fatto di caos e speranza


Fabbricante di lacrime

Per Erin Doom è iniziato tutto da Wattpad, una semplice piattaforma di Social Reading dov’era conosciuta col nome di “DreamsEater”. In pochissimo tempo le sue opere hanno conquistato il cuore del pubblico. In particolar modo, è stata la seconda storia da lei pubblicata, intitolata “Fabbricante di lacrime”, a rendere l’autrice conosciuta tra noi giovani lettori. Il nostro intento è quello di presentarvi il libro, di genere romance, che ha spopolato e che tuttora sta spopolando in tutta Italia.

Quest’opera parla di una giovane ragazza di nome Nica, vissuta fino all’età di diciassette anni in un orfanotrofio. Un giorno, una splendida sorpresa le stravolge la vita, il suo sogno più grande sta per avverarsi: avere una vita normale, la vita di una qualsiasi adolescente.

I congiunti Milligan però non hanno adottato solo lei, infatti, nella sua nuova casa ci sarà anche Rigel, l’ultima persona al mondo che Nica desidererebbe avere come fratello. Rigel è intelligente, scaltro, suona il pianoforte come un demone incantatore ed è dotato di una bellezza in grado di ammaliare chiunque. Nonostante questo, dietro il suo aspetto angelico si cela un’ indole oscura…

Una storia d’ amore che ti travolge completamente, ti entra nel cuore e nell’ anima insieme a colpi di scena che ti lasceranno a bocca aperta. Qui sotto vi lasciamo una frase in particolare che ci ha scolpito il cuore: “Eravamo una galassia di stelle, io e lui. Un caos magnifico. Un delirio splendente. Ma soltanto insieme riuscivamo a brillare. E saremmo sempre stati così, difficili da comprendere, imperfetti e fuori dal comune, ma innamorati…”

Michelle Jakova e Angela Tafuni 3^M

Nel mondo de I custodi delle matrici di zinco


“Combatti! il dono del pensiero adulto ti farà vedere le cose in modo diverso. Scoprirai segreti preclusi agli altri, guarderai indietro per poter guardare poi meglio avanti, potrai modificare degli eventi che nella tua realtà non potresti mai cambiare, conoscerai le tue radici, i tuoi antenati, affronterai le tue paure ma non temere ci sarà un lieto fine”


I custodi delle matrici di zinco è il titolo del libro scritto da Lucia Calia, scrittrice nata in Olanda con profonde radici altamurane. Da un incontro con l’autrice, è emerso che il libro è stato scritto in un momento particolare della sua vita perché segnato da un evento doloroso. Quando si sta per toccare il fondo, diceva, c’è sempre un modo per salvarsi: il suo è stato la scrittura.

Lei voleva scrivere qualcosa per omaggiare la Tipografia Portoghese, al fine di trasmettere il messaggio di salvaguardare la bellezza di questi luoghi antichi. Da lì (pagina dopo pagina), è nato un libro, la cui ispirazione è nata da una finestra che un tempo si affacciava nell'atrio di un monastero che l’autrice ha trasformato in un portale per il passato. Nelle prime due pagine si può notare l’utilizzo dei caratteri mobili. I disegni sono stati realizzati dal grafico altamurano Filippo Marroccoli e il pendolo in copertina è presente ancora in tipografia.

BIOGRAFIA DI LUCIA CALIA

Nata come scrittrice dì thriller e gialli, Lucia Calia scoprì la sua passione per la scrittura fin da bambina. Nei suoi libri affronta temi di grande importanza a livello sociale ed etico. Trova rifugio nei libri perché “leggendo si viaggia stando fermi e si apre la mente anche seguendo il parere di altri”. Non ha mai fatto corsi di scrittura creativa ma ha studiato lingue all’estero. Crede molto nei giovani e nelle loro potenzialità. Oltre al libro in oggetto, ha scritto altri libri di successo quali: Il candore dei fiori di Tiarè, Bugie in controluce, Senza oggetto.

…E I SUOI CONSIGLI PER I GIOVANI SCRITTORI

Per scrivere bisogna fare molte ricerche (nelle biblioteche, su internet) e ampliare i propri “contatti”. Bisogna avere la conoscenza e addentrarsi nel tempo e nel luogo in cui è ambientata la storia. È proficuo credere in quello che si fa.

TRAMA

Le sorti della tipografia di famiglia sono nelle mani di Bimba, una tredicenne con la meraviglia negli occhi che si ritroverà a difendere l'Arte Tipografica e la stessa sua esistenza affrontando un Viaggio nel Tempo. Tre albe e tre tramonti sono concessi dalla Tessitrice di Fantasie a questo essere puro, senza sovrastrutture che, attraversando una finestra spazio-temporale, arriverà nel chiostro di un antico convento pieno di fascino e misteri. Per compiere la sua missione nel mondo parallelo, Bimba sarà accompagnata dalla stramba Miss Florence Bloomer, l'aiutante fuoriuscita dalle pagine di un racconto ambientato in epoca vittoriana. Una fantastica avventura in cui conoscerà i “Custodi delle matrici di zinco” e dovrà sventare i perfidi intrighi dell'Immortale prima che scada il suo Tempo nel 1893. Un racconto fantasy che rivelerà alla protagonista verità sconcertanti capaci di far riflettere anche attraverso momenti di sottile ironia. Un libro intrigante che coinvolge il lettore e si legge tutto d’un fiato perché crea una suspense per eventi finali imprevedibili.

Rosita Losurdo, Alessia Castellano e Daniela Laurieri 3^E

Emanuela Bigi, scrittrice a 14 anni

Oggi, 16 marzo, abbiamo partecipato alla presentazione del libro “Le due facce di una rosa” di Emanuela Bigi.

La scrittrice ha 14 anni, vive ad Altamura assieme alla sua famiglia ed è stata un’alunna della nostra scuola. La sua più grande passione, oltre alla musica, è scrivere: sin da piccola è rimasta affascinata dalla scrittura ed ha sempre ideato dei brevi racconti nel suo tempo libero.

“Le due facce di una rosa” è il suo primo romanzo, di genere fantasy, che ha scritto con carta, penna ed immaginazione.

Per scrivere questo libro ha impiegato un anno intero e ha aspettato mesi per trovare una casa editrice disposta a pubblicare il suo libro. L’ha proposto a molte di esse che l’hanno rifiutato a causa della giovane età di Emanuela. Poi finalmente una casa editrice online, con sede in Campania, si è mostrata entusiasta e disponibile a pubblicare il suo lavoro.

La storia è ambientata in un’isola dispersa dell’Oceano Antartico, isolata dal resto del mondo. La popolazione è divisa in due gruppi, ci sono le Rose Nere e le Rose Bianche: il potere e l’impotenza, la ricchezza e la miseria, l’arroganza e l’umiltà. La protagonista si chiama Emily Anderson, che con le sue vicissitudini ci fa viaggiare in un mondo singolare, con regole e categorie inverosimili e soprattutto incompatibili tra di loro. Tutte le Rose Bianche, infatti, sono sottomesse al potere e alla prepotenza delle Rose Nere.

Emanuela attraverso questo libro vuole raccontare la bontà e la cattiveria dell’uomo, sottolineando, però, l’importanza di non arrendersi di fronte alle avversità, per quante numerose e difficili possano apparire. Il messaggio dell’autrice è pertanto quello di coltivare sempre la speranza di cambiare anche gli eventi negativi che la vita riserva con coraggio e audacia. Come Emanuela stessa scrive: “Ognuno è padrone del proprio destino e non deve mai sentirsi sottomesso agli altri, perché spesso anche l’insicurezza è ciò che rende una persona unica”.

Questo libro si può trovare alla Mondadori, alla Feltrinelli e in altre cartolibrerie.

Questo incontro ci è piaciuto molto perché ci fa scoprire la capacità di ognuno di raggiungere i propri obiettivi e i propri sogni, come quello di Emanuela di diventare una scrittrice.

Isabella Sofia Carlucci, Gabriella Debernardis e Leonora Reci 3^D

Le due facce di una rosa: quando la scrittura oltrepassa i confini del reale

Intervista all’altamurana Emanuela Bigi, autrice del suo primo libro fantasy.


Emanuela Bigi è una giovanissima scrittrice che frequenta il primo anno del liceo scientifico “Federico II di Svevia”. Il 10 marzo ha presentato il suo primo libro “Le due facce di una rosa”.

Come nasce la tua passione per la scrittura?

La passione c’è sempre stata. Sin da quando ero piccola ero affascinata dai racconti fantasy e fantastici, perché a volte credo sia importante prendersi una pausa dal mondo reale per viaggiare lontano con la mente. Trovo sconvolgente come la mente umana possa spingersi oltre i semplici confini del reale. La scrittura è… affascinante. Perciò “Le due facce di una rosa” è nato come uno dei soliti racconti che ideavo per dilettarmi; però notai che cominciò a diventare più di un semplice racconto. Poteva trasmettere qualcosa, far sognare, riaccendere idee che avevano solo bisogno di essere ritrovate.

Quando e come nasce l’idea di scrivere il libro?

Non credo che ci sia un momento preciso in cui ci si siede a un tavolino, ci si rimbocca le maniche e ci si mette a scrivere. Il racconto fluisce sul foglio attraverso la penna, e quando i giorni sono favorevoli si scrive, altrimenti ci si ferma per fare il punto della situazione, perché al genio non si comanda.

”Le due facce di una rosa” non vuole solo raccontare una storia, ma vuole anche lanciare un messaggio. Quale?

Sono parecchi i valori che voglio trasmettere con questo libro. Voglio dire ai lettori che nella vita bisogna avere degli ideali volti alla giustizia. È necessario essere certi delle proprie capacità, non sottovalutarsi e riprovare fino alla fine. Ognuno è padrone del proprio destino, la vita è bella proprio perché si può scegliere cosa fare, siamo noi che prendiamo strade diverse e per questo sviluppiamo personalità diverse. Questo può solo essere un bene: provate ad immaginare un mondo popolato da persone identiche!

Stai pensando di scrivere un altro libro? Se sì, di cosa parlerà?

“Le due facce di una rosa” è solo il primo della trilogia, ho appena intrapreso la scrittura del secondo libro. Non vi svelerò ancora niente, conto sull’effetto sorpresa. Quando avrò terminato la trilogia, mi rimarrà sicuramente molta immaginazione, e ho già molti progetti per il futuro.

Credi che sia importante diffondere la scrittura e la lettura tra i giovani? Se si, hai qualche consiglio su come farlo?

La cultura è fondamentale durante la crescita e anche quando si è adulti, perché come il cibo sfama il nostro stomaco, la cultura sfama la nostra anima. Perciò ritengo che ci siano tantissimi generi letterari tra cui scegliere, basta solo scovarlo e innamorarsene. È importante che la scuola sproni gli alunni a leggere, incoraggiandoli con progetti stimolanti e coinvolgenti, perché la lettura e la scrittura devono essere un piacere.

Partipilo Fabio e Greco Nadia 3^M

Con gli occhi del cuore

Nunzia Vulpio e la sua storia

Il 6 novembre si è tenuto a Spinazzola la premiazione "Internazionale all’impegno sociale 2021" dedicato a quattro grandi martiri della storia dell’Antimafia: Rosario Livatino, Antonino Saetta, Gaetano Costa e Paolo Pinnelli. Tra i premiati c’è l’autrice altamurana del libro "Con gli occhi del cuore" Nunzia Vulpio da anni impegnata con il centro Zenith a fianco dei disabili. Il racconto “Con gli occhi del cuore” è stato pubblicato in occasione del diciottesimo compleanno di sua figlia Giada.

Nel libro si legge la storia del coraggio di una madre adottiva che, nonostante tutti gli ostacoli dovuti alla condizione di disabilità di Giada continua ad accudire sua figlia con dedizione e amore.

L'autrice racconta la sua avventura a partire dall'adozione di Giada, una ragazza videolesa ma fortunata, che ha avuto molte opportunità di crescita grazie alla tenacia della madre pronta a lottare per tutelare i diritti, spesso negati, di sua figlia e dei disabili. Nunzia si commuove tutte le volte che ricorda l’esperienza con Giada. Da lei ha imparato un linguaggio nuovo e lo ha tradotto a tutti i suoi compagni di “viaggio”. Tra loro Giada si sente al sicuro per via delle attenzioni sempre ricevute.

Anche l’associazione della "Lega Del Filo d'Oro" ha permesso a Giada di vivere una “favola” perché molte sue più grandi difficoltà sono state superate grazie alle tecnologie, alle attività ludiche e agli spazi dedicati dall’associazione ai disabili. L’autrice afferma di non aver avuto alcuna esitazione ad adottare un’altra bambina per dare una vera famiglia a Giada con la convinzione che: "L'adozione deve dare la possibilità a tutti i bambini in difficoltà di ricevere una famiglia e non il contrario". Molteplici sono i messaggi ricevuti durante l’incontro con la scrittrice de “Con gli occhi del cuore”:

- mai temere la diversità che va compresa, accettata e conosciuta;

- l’integrazione scolastica è un diritto che si realizza con il contributo di tutti;

- la vicinanza a persone disabili insegna modi diversi di comunicare;

- poche sono le attenzioni e le iniziative dello Stato a sostegno delle persone disabili.

Michele Cagnazzi e Michele Moramarco– 3^L




Spie amnetiche all'azione

Un libro che consiglio di leggere è la trilogia di romanzi scritta da Robert Ludlum intitolata "The Bourne Identity".

Il protagonista si chiama Jason Bourne che è una spia che soffre di amnesie continue e il suo vero obiettivo è ricordare la sua vera identità.

Questi romanzi hanno ispirato molti film e persino un videogioco, che ovviamente hanno una trama diversa da quella dei romanzi.

Alla fine dei romanzi Bourne si trova faccia a faccia il suo ex-capo e anche i suoi ex-colleghi.

I ragazzi della via Pal

Un altro libro che consiglio è il romanzo di formazione scritto da Ferenc Molnàr "I Ragazzi della via Paal".

Venne scritto nel 1907, ma in Italia uscì nel 1929.

E' ambientato nel 1889 e racconta di una "guerra" tra ragazzini di due scuole medie. La squadra dei ragazzi della via Paal è composta da Boka, il comandante, Geréb, Nemecsek che è il più fragile.

Mentre la squadra delle "Camicie Rosse" è guidata da Ferì Ats.

Questo libro lo consiglio per la trama avvincente.

Gabriele Colonna 3^G

CINEMA

Illustrazione di Giandomenico Lorusso 3^H


Altamura location cinematografica

Viaggio nella magia del cinema.


A partire dagli anni Sessanta alcuni registi, incantati dalla bellezza delle architetture e degli ambienti naturali di Altamura e del suo territorio, hanno scelto Altamura come location per girare scene di film.

Già a partire dal 1962 nel film “Anni Ruggenti” Luigi Zampa sceglie di rappresentare la scena dello spettacolo più popolare degli anni venti all’interno del teatro Mercadante con il sipario originale apprezzato dagli attori del cast come Nino Manfredi e Gino Cervi.


A pochi anni di distanza, nel 1968, l’Alta Murgia ha ospitato Monica Vitti e Carlo Giuffré, interpreti del film “La Ragazza Con La Pistola” di Mario Monicelli. Il film commedia è la storia di una ragazza rapita che diventa seduttrice del suo carnefice. La scena viene girata in un ambiente dell’antica Masseria "Jazzone", oggi in stato di abbandono e pericolante, in agro di Altamura ai confini con Santeramo in Colle.


Anni dopo nel 1981, Francesco Rosi sceglie la masseria Viti-De-Angeli in agro altamurano come abitazione della famiglia Giuranna. Il film “Tre fratelli” racconta la storia di tre fratelli emigrati al Nord per lavoro, un maestro, un magistrato e un operaio (interpretati da Michele Placido, Philippe Noiret e Vittorio Mezzogiorno) di ritorno nella casa natale per la morte della madre.

Nella stazione delle ferrovie Appulo-lucane di Altamura Lina Wertmuller gira la scena finale del film “Io speriamo che me la cavo” del 1992, la storia di un maestro (Paolo Villaggio), trasferito in una scuola elementare del Sud, che torna al suo paese.


A distanza di sette anni, 2009, il centro storico (Piazza Duomo, Via Santa Teresa, piazza del Carmine, claustri e vie) è lo spazio scenico del film documentario “Focaccia Blues”, di Nico Girasole. Il protagonista è il cibo della tradizione che viene rivalutato rispetto al fast food d’importazione. Nel film ci sono Placido, Banfi e Arbore che recitano piccoli ruoli.


Matteo Garrone, infine, nel 2019 gira alcune scene del film “Pinocchio” nel palazzo della masseria Jesce, a 12,5 km dalla città, dove ha sede la casa della fata Turchina.

È evidente che attori e registi prestigiosi hanno apprezzato e valorizzato con la magia del cinema Altamura e il suo territorio collocato nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Orietta Hasalliu – 3^L

Cactus Film Festival

Critici cinematografici per un giorno


Noi ragazzi della scuola media Saverio Mercadante nello scorso anno scolastico e in questo abbiamo avuto la fortuna di partecipare al progetto Cactus Edu.

Tutte le classi che hanno aderito al progetto hanno composto la giuria di questo festival. Per assolvere questo compito gli alunni iscritti al concorso hanno visionato 8 cortometraggi provenienti da tutto il mondo e adatti per trama, stile e temi affrontati ad un pubblico di ragazzi della nostra età.

Per prepararci a questa esperienza abbiamo approfondito alcuni aspetti della critica cinematografica per arricchire le nostre conoscenze in questo ambito.

Così siamo riusciti a giudicare i corti che abbiamo visionato secondo vari criteri come ad esempio: la sceneggiatura, la regia, la colonna sonora e la recitazione. I cortometraggi trattavano temi diversi. Il cortometraggio proveniente dal Nepal A scarecrow ha affrontato la problematica del lavoro minorile e del mancato diritto all’istruzione; Leo, il corto iraniano ha ritratto la triste condizione dei bambini ospitati nei campi profughi; i corti europei (My Hair/Meng Hoer prodotto in Lussemburgo, Sea Dragon prodotto in Regno Unito, The rights words prodotto in Francia, Stephanie e Bertha and the Wolfram prodotti in Belgio) trattavano tematiche legate all’adolescenza (insicurezza, autostima, fiducia, rapporto con coetanei). I corti più votati nelle nostre classi sono stati il divertente filmato di animazione indiano Bite/Kamor che parlava di un passeggero di un autobus affollato ossessionato dal prurito creatogli dalla puntura di una zanzara e soprattutto Bertha and the Wolfram. Le vicende ci hanno colpito perché duravano pochi minuti ma avevano un grande significato.

Siamo veramente contenti di aver partecipato a questo progetto, speriamo in futuro di rifare esperienze di questo genere e ringraziamo la nostra scuola per averci fatto vivere questa bellissima e interessante esperienza formativa.

Pierfrancesco Lorusso e Giandonato Baldassarra 3^H

Bertha and the wolfram

Il progetto “Cactus International Children’s and Youth Film Festival” è entrato in moltissime scuole di Italia, dalle elementari a quelle superiori con lo scopo di comunicare ai ragazzi dei messaggi importanti attraverso la visione di alcuni cortometraggi.

Attraverso questo laboratorio cinematografico abbiamo imparato a guardare i film con un atteggiamento più critico, prendendo in considerazione vari aspetti.

Tra i diversi cortometraggi del progetto abbiamo deciso di analizzare quello intitolato “Bertha and the Wolfram”. Questo è stato registrato in Belgio ed ha una durata di quindici minuti circa. La protagonista, Bertha, ha 13 anni ed è affetta dalla sindrome di Wolfram, una malattia genetica rara che colpisce il nervo ottico. Inizialmente Bertha teme la malattia e questo si può vedere in alcuni fotogrammi dove la malattia è rappresentata attraverso dei disegni sotto forma di lupo che intimorisce Bertha. Il cortometraggio inizia in un bosco dove la protagonista gioca a nascondino con suo fratello e prosegue mostrando la vita della ragazza a scuola, a casa, ma soprattutto il suo amore per l’arte. Il disegno infatti è la sua più grande passione ed è anche un’arma con cui riesce a sovrastare e dimenticare la malattia.

Insieme al suo amico pittore Werner, Bertha organizza una mostra artistica per vendere i loro dipinti. Lo scopo di questa mostra è quello di raccogliere fondi destinati alla ricerca scientifica contro la sua malattia.

Il cortometraggio si conclude con una riflessione di Bertha: “Se penso troppo al futuro rischio di perdermi il divertimento del presente”.

Questa frase rappresenta la voglia di vivere e la forza di una ragazzina di tredici anni che invece di pensare a divertirsi come tutti gli altri suoi coetanei, è costretta a lottare contro la sua sindrome.

Martina Montaruli, Eleonora Branà e Francescapia Stingi 3^B


Bertha and the wolfram

Bertha è una ragazza come tante ma nella sua vita è entrata una malattia di nome Wolfram. Wolfram può far diventare le persone cieche o sorde, proprio come sta facendo con Bertha ma lei, per combatterla, ha un’ arma segreta, la creatività.

Infatti a lei piace molto disegnare e dipingere per mostrare la sua bravura nonostante il suo problema. Bertha ama praticare il suo hobby che la distrae dalla sua malattia e, nonostante tutte le operazioni che deve fare e che le aspettano, riesce a godersi la vita e non si arrende mostrando tutta la sua forza e disegnando cose straordinarie.

Bertha dipinge la sua malattia che prende vita, prima con le sembianze di un mostro che lei riesce a dominare poi con quelle di un bambino con cui lei stringe un rapporto di amicizia.

Il mio pensiero su questo documentario è che è molto interessante perché parla di una malattia che potrebbe avere chiunque, l’esperienza della vita è raccontata dal punto di vista di Bertha.

Wolfram è una malattia molto pericolosa ma con tutta la voglia che si può avere la si può combattere in mille modi avendo sempre il sorriso sulle labbra nonostante tutto.

Bertha è la dimostrazione che nonostante i problemi si può riuscire ad andare avanti come fa lei che impara a convivere con la sua malattia e in questo modo combatte lo sconforto e sconfigge la disperazione.

Sara Natrella 3^H

Bite/Kamor

Recentemente abbiamo partecipato al Cactus Film Festival e abbiamo assistito ad alcuni cortometraggi dando un giudizio ad ognuno e parlandone assieme.

Bite/Kamor è stato il nostro preferito. E' un corto comico e di animazione realizzato in India nel 2020 con la regia di Angshuman Dhar che ha voluto raccontare una vicenda banale in modo scherzoso.

Bite/Kamor parla di un passeggero di un autobus che viene punto da una zanzara e cerca disperatamente un modo per grattarsi, cosa che non può fare perché è rimasto incastrato tra altri due passeggeri. Il suo fastidio aumenta ogni volta che vede un oggetto con cui si potrebbe grattare, pensando a quanto sarebbe soddisfacente farlo.

Attraverso il volto dell’uomo, ripreso in primi e primissimi piani, si vede che sta soffrendo in silenzio, questo perché è animato molto bene e la tecnica usata ci è piaciuta molto. Nel corto non ci sono dialoghi ma le vicende sono state lo stesso buffe ma comprensibili. L’ambiente è molto colorato, la colonna sonora è efficace e rende la vicenda ancora più bella.

Questo cortometraggio ci è piaciuto molto perché molto simpatico ed originale soprattutto nella scena in cui il protagonista non riesce a calmare il prurito e vengono mostrati gli oggetti che egli desidera avere per alleviare il prurito, come addirittura un frullatore che gli frulli la puntura.

Baldassarra Giandonato, Pepe Francis, Vincenzo Cutecchia, Michele Fiore 3^H

Stephanie

In classe ieri abbiamo visto otto cortometraggi, il mio preferito è stato “Stephanie” che parla di una bambina di nome Stephanie di undici anni che fa ginnastica artistica. La sua allenatrice di nome Patricia è molto severa, un giorno si viene a scoprire facendo una visita medica che la bambina ha una slogatura al piede ma lei ha una competizione molto importante nel giro di una settimana e la sua allenatrice cerca di ignorare ciò che dice il medico e Stephanie continua ad allenarsi. Il giorno della competizione Stephanie vince la prima medaglia, il pubblico applaude, lei sorride ma sotto c'è stato un duro lavoro per lei. Il film conclude facendo vedere che lei è molto stanca e vuole andare a dormire ma la sua allenatrice la costringe ad andare a fare le foto. Il regista è Leonardo Van Dijl, il corto è stato è prodotto da De Wereldurede. L’ anno in cui hanno fatto il cortometraggio è il 2020, la durata è di quindici minuti e la nazionalità è belga.

Serena Miglionico 3^H

Sea Dragon


Ieri in classe abbiamo visto 8 cortometraggi e il mio preferito è stato Sea Dragon, un cortometraggio creato nel 2020. La durata di questo cortometraggio è di 16 minuti e 30 secondi. La nazionalità è inglese con la regia di James Morgan e la produzione di Terhi Kyllianen e Andrea Land.

La trama è molto interessante infatti parla di una giovane cacciatrice di fossili, Mary Anning, che fece una scoperta rivoluzionaria, sfidando l’Inghilterra del XIX secolo.

Sea Dragon mi è piaciuto molto perché la vicenda è raccontata bene e non ci sono grossi buchi nella trama: le varie inquadrature fanno capire bene cosa sta succedendo e la colonna sonora dà un ritmo incalzante agli eventi narrati. Inoltre gli attori sono stati molto realistici e interpretano in modo convincente i ruoli loro affidati.

Un aspetto che non mi è piaciuto è l’uso delle luci: per esempio nella scena in cui la giovane paleontologa scende delle scale per arrivare nella casa dove si trova il fossile da lei attribuito non ad un coccodrillo, come credono tutti, ma ad una creatura preistorica, ci sono luci rosse e poi nella scena seguente ci sono solo le candele.

L’autore di questo film vuole dirci che bisogna sempre combattere contro l'ignoranza e i pregiudizi o almeno provarci per affermare le proprie convinzioni.

Il cortometraggio mi è piaciuto perché racconta una storia molto bella e interessante anche per il suo significato e per il finale.

Io però vorrei che realizzassero il seguito di questa storia.

Costantino Simone 3^H

Wonder

Vi racconto la storia di Wonder.

August è un bambino speciale; i suoi compagni non volevano questo ragazzo con la faccia diversa. Da piccolo ha subito una operazione al viso perché era nato con una malformazione. Lui è rimasto a casa a fare il doposcuola seguito dalla mamma. I suoi genitori hanno scelto di iscriverlo in una scuola superiore per incontrare persone nuove e fare amicizia. August ama vestirsi come un astronauta perché in questo modo si sente protetto, ma da gli altri bambini era considerato un travestimento strambo. L’arrivo a scuola non fu così traumatico come temeva perché uno di questi amici incontrato a scuola è diventato un vero amico del cuore. All’uscita di scuola il suo amico chiedeva se poteva venire a casa sua e la sua mamma era scioccata ma felicissima.

Leggete questo libro perché può aiutarvi a ricordare che i bambini speciali e gli altri sono tutti uguali. Vi ricordo che bisogna stare tutti insieme.

Questa storia è molto importante per tuti noi.

Molti medici son giunti da città lontane

solo per vedere me,

in piedi sul letto.

Non credevano ai loro occhi.

Dicono che sono un prodigio

della creazione di Dio

e a quanto è dato loro di vedere

non sono in grado di fornire spiegazione alcuna

Alessia Matera 3^G

Disegno di Antonella Reale 3^H

Loving Vincent

Loving Vincent è un film di animazione, giallo, drammatico e biografico diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchcam nel 2017. La lingua originale è l’inglese ed è stato prodotto nel Regno Unito e in Polonia ed è di durata di 1h 34m.

Nell’ estate del 1891, un anno dopo la morte di Vincent van Gogh, il postino Joseph Roulin affida al figlio Armand l'incarico di consegnare una lettera al fratello del pittore, Theo. Nonostante non abbia una buona opinione su van Gogh, Armand accetta l'incarico. Armand parte per Auvers-sur-Oise, la città in cui è morto Vincent, incontrando molti personaggi, che danno strane e diverse versioni della sua vita. In questo giallo, l’autore racconta la strana vita di Van Gogh catapultando il pubblico in flashback e misteri sulla morte del rinomato pittore. I personaggi sono tutti ispirati a dei quadri di Vincent.

Il protagonista è Armand Roulin, un uomo curioso e che si appassiona alla morte del pittore, i vari personaggi sono: Adeline Ravoux , la proprietaria della locanda in cui Armand alloggia, il dottor Gachet, il migliore amico di Van Gogh, Marguerite Gachet, la figlia del dottore, il postino Joseph Roulin, il padre del protagonista, Père Tanguy, un anziano signore che teorizza l’assassinio di Vincent, il Barcaiolo, un amico del pittore, Louise Chevalier, la domestica del dottor Gachet e, ovviamente, lo stesso Vincent van Gogh.

Questo film di animazione è formato da 65 mila fotogrammi dipinti a mano da 125 artisti, con lo stile ondeggiante e a rilievo del famoso pittore: uno sforzo immane e difficile, ma che porta alla completa attenzione del film da parte del pubblico. Le inquadrature sono sciolte in alcuni casi, ma scattose in altre.

La colonna sonora è a dir poco perfetta: la musica di sottofondo accompagna la visione, il doppiaggio è incredibilmente coeso con le labbra dei disegni.

Questo film è incredibile, ha catturato la mia completa attenzione, anche purtroppo ad alcune mancanze riguardo le orecchie del pittore. I dettagli o “frame” nel film riprendono i suoi quadri, come per esempio la famosissima “Notte stellata”, “Notte stellata sul Rodano”, “Terrazza del caffè la sera”, “ La chiesa di Auvers” o ancora “Campo di grano con volo di corvi”.

La fine insinua il dubbio nel pubblico lasciando irrisolto il mistero della sua morte, visto che nessuno ha ancora compreso l’esatta causa del decesso di uno dei pittori più famosi al mondo, che ha trascorso una vita infelice, tra la pazzia e la solitudine.

Giandomenico Lorusso 3^H

Spiderman no way home

"Where we shape heroes", "dove formiamo gli eroi", è il nuovo motto del liceo che frequenta Peter Parker, ed è scritto bene in vista su uno striscione che lo attende al suo ritorno a scuola. Abbiamo visto in anteprima i primi 40 minuti del nuovo, attesissimo film dell'Uomo Ragno, Spider-Man: No Way Home, in uscita al cinema dal 15 dicembre. Sono stati 40 minuti emozionanti, tesissimi, pieni di azione, ironia, contraddizioni. Se il film sarà a questo livello, si tratta di un'ottima notizia. La nuova storia di Peter Parker inizia da dove finiva quella precedente, Spider-Man: Out Of Home: Mysterio ha infatti rivelato al mondo via messaggio video che Spider-Man è Peter Parker, e che è stato lui il responsabile della sua morte. Peter, che così viene braccato giorno e note da mass media, polizia e semplici cittadini, si ritrova, per un attimo, nella condizione del Batman de Il cavaliere oscuro, che per combattere il nemico finisce per somigliargli ed essere ritenuto un pericolo. È, ma solo in parte, come Tony Stark: perché la sua dichiarazione "Io sono Iron Man" era stata volontaria e consapevole, ed essendo lui un personaggio pubblico era perfettamente in grado di gestire la pressione mediatica. Peter Parker, invece, è un adolescente ancora impreparato alla notorietà e al fatto di essere al centro di tutto. Arrivato a scuola, Peter si vede ripreso da chiunque sia lì attorno con un cellulare. È una curiosa nemesi. Nelle classiche storie dell'Uomo Ragno - non in questo nuovo ciclo con Tom Holland - Peter Parker è un reporter, e il suo lavoro è fotografare, "rubare" immagini. Qui la sua immagine viene costantemente rubata da chiunque sia intorno a lui. Qui di seguito vi daremo alcune anticipazioni di quello che sarà il nuovo film di Spider-Man e per forza di cose vi daremo alcuni spoiler.

Spider-man si fa in tre per sconfiggere i suoi più terribili nemici che un incantesimo incerto del Dottor Strange, mago mentore del supereroe, ha scatenato. Così, se dal passato spuntano i rivali più minacciosi, dal passato viene pure l'aiuto degli Spider-man che furono, accolti con un'ovazione dalla platea degli under 18 per il doppio cameo di Andrew Garfield e Tobey Maguire. E il film, natalizio e divertente al tempo stesso, ricco di colpi di scena e ironico, è diretto a loro. Con un messaggio neanche poi tanto fra le righe. E cioè che anche chi possiede super poteri ha la responsabilità di proteggere chi ama, perché le super virtù confliggono con la quotidianità. E gli affetti più cari finiscono in pericolo. Ne sa qualcosa Peter Parker che rivela la sua identità e il suo doppio ruolo di aspirante universitario bostoniano e Spider-man, da qualcuno invidiato e da molti detestato. Ne nasce una lotta senza quartiere in cui pure il maghetto di turno ce la mette tutta per complicare la vita ai «diversi» che non sono tali, sempre solo in negativo. E i ragazzi che per anagrafe sognano di scalare le pareti dei palazzi e volare più in alto dei grattacieli s'immedesimeranno facilmente in una trama che va vista per intero. Guai alzarsi allo scorrere dei titoli di coda sull'onda di una musica che invita a uscire. Guai dare per scontato che tutto andrà bene o tutto andrà male perché sappiamo che la vita è un cocktail dell'uno e dell'altro mescolati insieme. Uno spettacolo ricco, insomma. Vuoi per le oltre due ore e mezzo che forse a qualche nonno sembreranno interminabili ma le risa e il divertimento dei nipotini val bene un film di fantascienza a cui non basta più un universo soltanto. Per dare del filo da torcere a Spider-man si viene anche dal multiverso e le battaglie sono senza esclusione di colpi. Preparatevi al brivido informatico e alle vertigini da grande schermo. Le altezze non perdonano, come gli effetti specialissimi di piovre d'acciaio e statue mobili. Insomma, andatevelo a vedere. Meglio un uomo ragno arrabbiato di un Babbo Natale incastrato!!

Sardone Giovanni 3^G

La rinascita di “The Batman"


Ultimamente nelle sale cinematografiche è uscito il film “The Batman" ed ha raggiunto un successo enorme grazie a due fattori principali.

Il primo è l’hype creato dai seguaci della casa produttrice DC mentre il secondo è il fatto che l'attore che interpretava Batman è stato cambiato per l'ennesima volta.

L'uomo pipistrello questa volta viene interpretato da Robert Pattinson, attore celebre per la serie cinematografica “Twilight” molto in voga nella prima decade del ventunesimo secolo.

Il film ha fatto un enorme guadagno infatti esso è il primo film al mondo del 2022 per incassi nella prima settimana di uscita.

Il film prende una svolta poliziesca infatti esso parla di Batman che cerca indizi nella metropoli di Gotham del famigerato killer “the riddler"

La colonna sonora dei film è una delle canzoni meno conosciute della band “Nirvana”, “Something in the way” e questo fenomeno ha fatto sì che la canzone sia ritornata popolare raggiungendo 9 milioni di visualizzazioni sulla piattaforma youtube.

Consiglio questo film a causa del fatto che dà una svolta al personaggio di Batman rendendolo più umano.

Foudali Ryan 3^G

Mare fuori

“Mare Fuori” è una fiction italiana trasmessa sulla Rai; la regia è di Carmine Elia nella prima stagione, di Milena Cocozza e Ivan Silvestrini nella seconda stagione. La prima stagione è stata trasmessa nel 2020, mentre la seconda stagione nel 2021; entrambe sono disponibili su Rai Play. Sono state confermate la terza e quarta stagione, a partire dal 2022. Il genere che prevale è quello del dramma adolescenziale.

Il cast è formato da Nicolas Maupas e da Massimiliano Caiazzo che interpretano rispettivamente Filippo, un ragazzo che proviene da Milano da una famiglia benestante, e Carmine che vuole allontanarsi dalla sua famiglia mafiosa. Fra loro nasce una grande amicizia e così si aiuteranno a vicenda. Gli altri interpreti sono Giacomo Giorgio e Matteo Paolillo che prestano il volto a Ciro, il ragazzo che tutti temono, e Edoardo proveniente da una famiglia camorrista. Valentina Romani interpreta Naditza, una zingara che vuole fuggire dal volere del padre e così commette atti volontari per essere arrestata. Artem interpreta il cosiddetto “Pino ‘o pazz”, e il suo unico vero amico è il suo cane Tyson. Nel loro percorso vengono affiancati da Paola Vinci interpretata da Carolina Crescentini, da Beppe interpretato da Vincenzo Ferrara e dal comandante di polizia Massimo interpretato da Carmine Recano.

Questa serie è molto amata dagli adolescenti, è ricca di argomenti che rappresentano il periodo di crescita che affrontano i giovani. “Mare Fuori” è una serie italiana ambientata a Napoli, che parla di ragazzi cresciuti tra brutalità, crimini e errori, ma tratta anche l’amicizia, la protezione familiare e il rispetto per le donne. Questa non è una storia che vuole condannare il Male, ma piuttosto l’idea è quella di raccontare il bivio di fronte a cui ci si può trovare nell’età in cui si deve decidere cosa fare e come diventare da grandi. La serie ci racconta principalmente la voglia di libertà dei protagonisti.

Questi ragazzi hanno commesso degli sbagli e stanno scontando la loro pena all’interno dell’Istituto di Pena Minorile di Napoli. La serie è intitolata “Mare Fuori” perché l’istituto è a picco sul mare. Ci sono molti viaggi nel passato, in cui si racconta la vita dei protagonisti prima del carcere; ogni episodio narra la libertà del protagonista e quale crimine ha commesso per essere stato arrestato. Lo scopo della serie non è giustificare gli errori che hanno commesso questi giovani, ma piuttosto dare un messaggio molto profondo: se si è costretti a restare chiusi in una cella dove l’unica finestra verso l’esterno è affacciata sul mare, la pena è maggiore, lo diventa ancora di più se si è un adolescente, poiché il mare è rappresentato come simbolo di libertà. Da questa serie sono tratte alcune canzoni scritte da Stefano Lentini, come la sigla “ ‘O Mar For”.

Gli argomenti trattati in Mare Fuori ci hanno fatto provare molte emozioni contrastanti come il dolore e la felicità. Ha insegnato anche il valore dell’amicizia e l’inutilità della violenza, ma soprattutto a non seguire le brutte vie che sembrano più semplici, per sentirsi più forti degli altri.

Rossana D’Aria e Anna Papangelo 3^D

Una serie da guardare: Daredevil

Se chiedete a un fan Marvel qual è la loro serie Marvel Netflix preferita, vi diranno "Daredevil", una serie del 2015, ambientata in un quartiere di Manhattan, Hell's Kitchen.

I neoavvocati Matt Murdock (il supereroe cieco con i sensi supersviluppati, cioè "Daredevil" il protagonista) e Foggy Nelson cercano clienti e la loro assistente Karen Page, li aiuta a modernizzare lo studio, aiutandoli nei casi. Il villain è Wilson Fisk che gestisce la mafia, i giudici e i poliziotti e anche se non lo conosce nessuno comanda la città, mandando ordini ai suoi collaboratori minori.

Non posso dare una recensione completa della serie, in quanto ho visto solo 5 episodi delle 3 stagioni ma devo dire che gli unici episodi che ho visto mi hanno fatto innamorare della serie e legare al protagonista; con il suo stile urbano-dark e le scene "contenute" di violenza e sangue è una delle migliori serie Netflix original sui supereroi.

L'acquisto dei Marvel Studios da parte della Walt Disney il 31 agosto 2009 e ora la ripresa dei diritti di Daredevil e altri personaggi Marvel ma anche il recente sbarco della serie sull'omonima piattaforma di Disney plus, ha fatto ritornare popolare il personaggio. L'attore protagonista Charlie Cox ha affermato che è disposto a tornare attivamente a reinterpretare il personaggio in tanti nuovi progetti, e noi fan lo speriamo vivamente!

Marco Acquaviva, 3^G

MOSTRE


Questa non è una mostra

Mercoledì 20 Aprile 2022 la professoressa Cornacchia ha accompagnato noi, studenti della classe 3B, alla mostra organizzata dagli studenti dell'istituto Nervi Galilei: QUESTA NON È UNA MOSTRA.

L’insolito nome della mostra è stato ricavato dall’opera di Magritte: "Questa non è una pipa", sostenendo il pensiero che la rappresentazione di un oggetto non è l'oggetto stesso.

Gli argomenti dell'esposizione arrivano a toccare temi forti e significativi, quali: razzismo, mutilazione, sfruttamento degli animali, violenza sulle donne, autolesionismo, bambini-soldato, dipendenza da droghe, fumo e gioco d'azzardo, capitalismo, omofobia e bullismo.

Lo scopo della mostra è denunciare tutte quelle azioni che vengono commesse a danno psicologico e fisico di chi le subisce.

Noi studenti abbiamo molto apprezzato l'opportunità che ci è stata offerta dalla professoressa, e siamo tutti rimasti molto colpiti dalla bellezza delle opere e dal grande lavoro che c'è dietro.

Questa mostra rimarrà sicuramente incisa nelle nostre menti per l'attualità dei temi trattati e per la bravura dei ragazzi che ce li hanno illustrati.

Alessia Continisio e Alessia Incampo 3^B

MUSICA

I Nirvana: il boom del grunge

L’importanza di Nevermind nel mondo del rock grunge

Nevermind è un album nato nel 1991 dalla band “Nirvana”, (Dave Grohl alla batteria, Krist Noveselic al basso e il frontman Kurt Cobain alla chitarra e al canto). Nevermind è divenuto famosissimo grazie a “Smells Like Teen Spirit”, “Come as you are”, “Lithium” e “Something in the way”. Alcune di esse vengono ancora usate come sound nei film, come “Smells Like Teen Spirit” usata nel film “Black Widow”. La voce di questa canzone e come quasi in tutte è molto rauca, il Riff di chitarra è composto da “Power chords” (accordi principali del rock che compongono il 95% di esse), una parte più calma della canzone con solo due note (FA e DO) e l’assolo. Il basso ripete sempre le stesse note per tutta la canzone, tranne con un cambio nella parte più calma, tutto accompagnato da una batteria forte e veloce.

Una delle canzoni meno rilevanti all’uscita di “Nevermind” fu “Something in the way”, divenuta, però, 31 anni dopo, una delle canzoni più famose, grazie al film “The Batman” (diretto da Matt Reeves). La canzone ha scalato le classifiche pochi giorni dopo l’uscita del film, aumentando del 734% (come riportato dal sito “RollingStones.it) gli ascolti nei vari siti di stream. Il regista in un’intervista ha affermato di non aver scelto la canzone soltanto perché gli piaceva: mentre lavorava ascoltava musica, come era solito fare e quando partì “Something in the way” capì che i temi cupi della canzone potevano rappresentare al meglio il suo Batman. Grazie al film, ”Something in the way”, è stata rivalutata, essa è una colonna sonora perfetta per uno dei migliori Batman mai riusciti.

Vitangelo Sardone 3^I


Stairway to heaven

Stairway to Heaven è un brano del gruppo musicale britannico Led Zeppelin pubblicato nel 1971.

Viene considerata una delle canzoni più famose nella storia della musica e del rock, ed è tutt'oggi una delle più ascoltate.

In un'intervista con la BBC, Jimmy Page, noto chitarrista e membro della band, affermò: "L'idea di Stairway to Heaven era quella di avere un pezzo di musica, una canzone che si sarebbe dovuta sviluppare in più strati e dovesse andare a coinvolgere diversi stati “d'animo" il brano, infatti, è stato scritto in tonalità di La minore e ha un introduzione in chitarra folk e flauto dolce che si trasforma gradualmente in un intermezzo di chitarra elettrica per poi esplodere nella parte finale, più veloce e tipicamente hard rock.

Non è molto chiaro da dove sia venuta l'ispirazione per la canzone, il primo riferimento trovato riguardo a una "scalinata per il paradiso" si trova nella Bibbia, nel libro della Genesi.

Probabilmente la band ha voluto reinterpretare, in una chiave tutta personale, il passo della Genesi regalandoci un’esperienza musicale che travalica le singole confessioni religiose e mira all’ avvicinamento del singolo uomo ad una dimensione più elevata.

Sofia Giorgio 3^G


Instant crush

Instant crush è un singolo estratto dal quarto album del gruppo francese dei Daft Punk, Random Access Memories, pubblicato nel Novembre del 2013.

Il brano ha visto la partecipazione del cantante degli Strokes, Julian Casablancas ed è basato su un demo della band di cui il cantante si è subito innamorato.

La canzone contiene evidenti influenze rock, come l'assolo di chitarra, e delle sonorità non troppo distanti da quelle della rock band.

Il brano parla di una storia d'amore iniziata come un'avventura estiva, fatta di piccoli momenti rubati, in cui ci si accontenta perché non si può avere di più. Poi la storia finisce e lui cerca di conservare i bei momenti nonostante non ci riesca. Il testo continua con l'uomo che, solo e triste, non sa più cosa fare, se dimenticarla o no.

Ho scelto questo brano perché le sue sonorità mi colpiscono ogni volta che l’ascolto e posso con certezza consigliarne l’ascolto a tutti gli amanti della buona musica.

Sofia Giorgio 3^G

Another Love

Another Love è un brano scritto dall’artista Tom Odell, uscito nel 2013.

Questa canzone parla di un ragazzo che vorrebbe ricominciare ad amare dopo che ha avuto una delusione sentimentale.

Questa composizione mi piace perché mi ricorda il periodo del lockdown nel quale nessuno poteva uscire di casa. Mi ha fatto rendere conto che i piccoli gesti come ad esempio uscire con gli amici di sera oppure andare a scuola sono davvero importanti. L’autore della canzone vuole anche sottolineare la sensazione di vuoto, di apatia che prova. Vorrebbe ricominciare ad amare e a sentirsi vivo.

Tom Odell è uno pseudonimo di Thomas Peter. Attualmente ha 31 anni e ha pubblicato il suo primo album breve “Songs from Another Love” nel 2012. Il suo album di debutto invece è stato Long Way Down, che è stato pubblicato il 24 giugno del 2013.

Il principale genere delle sue canzoni è l’indie.

Gabriela Lima Dos Santos 3^H

1musica

Valentina Gioviale, Emanuela Barone, Sharon Lorè 3^A