GIORGIO BORIS GIULIANO

Giorgio Boris Giuliano

è un giusto perché…


É stato un investigtore della Polizia di Stato e capo della Squadra mobile di Palermo, innovativo per i metodi di indagine utilizzati, ha contribuito al miglioramento della società civile, libera dai condizionamenti mafiosi


Giorgio Boris Giuliano nasce il 22 ottobre 1930 a Piazza Armerina, in provincia di Enna. Trascorre parte della sua infanzia in Libia dove il padre lavora in veste di sottoufficiale della Marina.

La famiglia rientra in Sicilia, stabilendosi a Messina, città nella quale Boris consegue la laurea in Giurisprudenza. Vince il concorso per poter diventare commissario di Polizia e chiede di essere assegnato a Palermo. Inizia alla Sezione Omicidi dove diventa dirigente. Dopo il 1976 entra a far parte dell’FBI.

Diviene un bravissimo investigatore, venendo coinvolto in varie indagini di polizia tra cui la misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro che nel 1970 scompare, improvvisamente, nel nulla. Giuliano segue questo caso con energia, percorrendo varie piste con molteplici ipotesi, indizi e moventi. Si dedica al caso con vivo interesse e molto impegno, indagando su scenari articolati. De Mauro aveva vissuto una vita estremamente attiva che si era mantenuta tale fino al momento della sua scomparsa. La sua attività di cronista investigativo sulla mafia lo aveva portato ad acquisire importanti informazioni sul caso del presidente dell’Eni E. Mattei sul quale il regista Francesco Rosi stava realizzando un film. Ed è proprio dopo aver promesso allo stesso regista di fornire importantissime rivelazioni al riguardo, che De Mauro si dissolve improvvisamente nel nulla.

I Carabinieri indirizzano le loro indagini su piste legate al traffico di droga, sul quale De Mauro aveva indagato per scoprire i legami con la mafia. Boris Giuliano, insieme ai magistrati, segue il caso con molta determinazione e grande professionalità privilegiando la pista dell'attentato a Mattei e finendo con l'indagare sull’avvocato Vito Guarrasi, un personaggio ambiguo della Palermo di quegli anni.

Nel 1979 Giuliano indaga sul ritrovamento di due valigette contenenti 500.000 dollari che costituiscono il pagamento di una partita di stupefacenti sequestrata all’aeroporto di New York. Altri poliziotti fermano due mafiosi e nel loro appartamento vengono trovati armi, eroina e documenti contraffatti. Tale ritrovamento riconduce a Leoluca Bagarella, al camorrista Antonio Nuvoletta, al clan dei corleonesi di Totò Riina.

Da questo momento Giuliano riceve varie telefonate anonime con le quali viene minacciato di morte. Nello stesso periodo, indaga anche sul banchiere Michele Sindona e incontra Giorgio Ambrosoli, liquidatore delle banche di Sindona, che verrà ucciso subito dopo il loro incontro.

É il 21 luglio 1979 quando la sentenza di morte per Giuliano viene eseguita, mentre il valoroso poliziotto si trova in un bar di via Simone De Blasi a Palermo per consumare un caffè. Leoluca Bagarella spara a distanza sette colpi di pistola che non gli lasciano scampo. L’omicidio di Boris Giuliano verrà subito dopo collegato a quello del Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile che perderà la vita nel voler appurare la verità sull’assassinio del vicequestore.

Le figure chiamate, a vario titolo, a sostituire, in qualche modo, il capo della Mobile sono personaggi ambigui che poco hanno a che vedere con lui. Nel 1995, dopo tre gradi di giudizio, vengono definitivamente condannati all’ergastolo dalla Corte di Cassazione Riina, Provenzano, Brusca, Madonia, Greco, Calò, Geraci.

Boris Giuliano è stato un poliziotto valoroso, un esempio di abnegazione e di alto senso del dovere, sprezzante del pericolo.

Ci lascia in eredità un nuovo modo di investigare, basato sulla collaborazione, sul lavoro di squadra, su indagini non superficiali, creazioni di archivi e tanto altro.

Alla sua memoria è stata assegnata la medaglia d’oro al valore civile. Molti edifici, e tra questi quello che ospita la Squadra Mobile di Palermo, sono intestati a lui.

Il cinema e la televisione gli hanno reso omaggio e il fratello lo ha interpretato nel film “Cento giorni a Palermo” dedicato al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Classe 3A - I.C. "G. Pitrè - A. Manzoni" Castellammare del Golfo TP