IQBAL MASIH

Iqbal Masih

è un giusto perché…


"Nonostante la giovane età ha inseguito il suo sogno di giustizia, combattendo contro lo sfruttamento minorile per garantire a tutti i bambini il diritto allo studio, allo svago e all'amore di una famiglia"



Negli anni ‘90 del Novecento, un ragazzo vitale e coraggioso ha svolto un ruolo determinante nella lotta contro la schiavitù infantile e per i diritti dei bambini: il suo nome è Iqbal Masih.

Iqbal nacque nel 1983 nella povera comunità di Muridke, nei pressi di Lahore in Pakistan. La sua famiglia, a causa di gravi difficoltà economiche, contrasse un debito e per ripagarlo il giovanissimo Iqbal fu ceduto come lavoratore. Fu così che il ragazzino divenne uno dei tanti "schiavi per debito" in una fabbrica di tappeti. Nonostante lavorasse in condizioni disumane per più di 14 ore al giorno, sei giorni a settimana, non riuscì mai a guadagnare la somma dovuta ai creditori.

Insieme agli altri bambini, compagni di disavventura, subì maltrattamenti, umiliazioni e condizioni di vita tremende ma non abbandonò mai il suo sogno di libertà e la fiducia nel futuro. Quando con molti sforzi e tanto coraggio, riuscì a scappare dal laboratorio di tappeti, si ritrovò casualmente a un comizio del Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato. Capì subito che quelle persone avrebbero potuto aiutare lui e i suoi amici. Era a un passo dalla libertà, ma ebbe la sfortuna di incontrare poliziotti corrotti: fu riportato in fabbrica e dovette sopportare punizioni terribili. Da quel momento fu addirittura incatenato al telaio, con il quale da mattina a sera era obbligato a tessere i tappeti da vendere a ricchi clienti europei e americani.

Poco tempo dopo la prima fuga, il ragazzo riuscì nuovamente a scappare e a mettersi in contatto con Ehsan Khan, uno dei capi del sindacato dei lavoratori. Fu proprio

quest’ultimo ad aiutare Iqbal e i suoi amici, liberandoli dalla schiavitù.

Da qual momento in poi Iqbal - finalmente libero - riprese gli studi e imparò a parlare in pubblico dei diritti dei bambini; fece comizi in molte città del Pakistan, raccontando la sua storia; visitò moltissime fabbriche illegali e incoraggiò tantissimi ragazzini a fuggire dai luoghi in cui erano costretti a lavorare come schiavi.

La sua attività di denuncia provocò tanta rabbia e tanta sete di vendetta: ricevette parecchie minacce di morte da parte delle organizzazioni mafiose che gestivano il traffico degli “schiavi per debito”. Iqbal non si arrese mai e mai dimenticò le ingiustizie che aveva dovuto subire.

Il ragazzo ebbe anche la possibilità di viaggiare e di diffondere anche all’estero le storie terribili dei bambini schiavizzati. Nel 1994 l’Università di Boston gli assegnò il Reebok Price of Human Rights che indusse il governo pakistano ad ascoltare le denunce di Iqbal: decine di fabbriche di tappeti furono chiuse e i bambini schiavi liberati.

Il 16 aprile 1995, Iqbal venne brutalmente assassinato. Dell’omicidio fu ritenuto responsabile un agricoltore, ma fin da subito fu chiaro a tutta la comunità la mafia dei

produttori di tappeti era coinvolta nell’accaduto.
Nonostante la brevità della vita di Iqbal, il suo sogno di giustizia e la sua fiducia nel futuro hanno convinto migliaia di persone a cercare la libertà e a ribellarsi per garantire a tutti i bambini il diritto allo studio, allo svago e all’amore di una famiglia. Ancora oggi, a distanza di anni e migliaia di chilometri di distanza, la sua storia e il suo impegno continuano a insegnare la strada verso la libertà e la giustizia.

Classe 1A - I. C. “M. Montessori” – Scuola Secondaria di I Grado “F. M. Mirabella” Alcamo (TP)