La Costituzione italiana e l’apologia del fascismo

La Costituzione italiana è la legge fondamentale della Repubblica: è formata da 139 articoli e da 18 disposizioni transitorie e finali. E’ entrata in vigore il 1°gennaio 1948 ed è stata redatta tra il 1946 e il 1948 dall’Assemblea costituente, formata dai rappresentanti di diversi partiti politici che hanno trovato nell’antifascismo il collante politico e culturale che ha permeato la carta. Coloro che lavorarono alla stesura della Costituzione, La Commissione dei 75, uscivano da vent’anni di dittatura e da cinque anni di guerra; molti di loro avevano conosciuto il confino, la prigione, il campo di concentramento e le torture, e molti altri erano stati partigiani e avevano combattuto il regime nei Comitati di Liberazione Nazionale. Pietro Calamandrei, uno dei padri costituenti, fondatore del Partito d’Azione, diceva che la nostra Costituzione è frutto dalla lotta antifascista e che il padre della Repubblica doveva ritenersi Giacomo Matteotti, deputato socialista assassinato dai fasci nel 1924. La Commissione, dunque, ha scritto un testo dichiaratamente antifascista che ingloba i principi di libertà e uguaglianza che hanno ispirato la Resistenza e la Liberazione, un testo non fossilizzato nel passato, donde le parole di Pietro Calamandrei “presbite e non miope, al fine di poter vedere lontano e durare per cento, duecento anni, senza mai invecchiare.” All’epoca tutte le forze che contribuirono a scrivere il testo, anche la destra democratica, avevano una memoria condivisa, sapevano che venivano dalla lotta al fascismo e non c’era bisogno di ribadirlo o ricordarlo a qualcuno. Si era antifascisti per natura e nelle varietà delle posizioni politiche. Ecco perché l'unico riferimento esplicito al termine fascismo contenuto nella Costituzione si

trova solo nella XII disposizione transitoria e finale: «È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.»

Due leggi attuano la Costituzione nella parte in cui mette al bando i gruppi che si ispirano al fascismo. La prima è la legge Scelba del 1952, voluta dal governo De Gasperi in anni di grandi tensioni sociali e poi modificata nel 1975. La seconda, quasi 20 anni dopo, è la legge Mancino, del 1993. Firmata dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, la legge Scelba si compone di dieci articoli di cui i primi due vietano la ricostituzione del partito fascista. Il primo, in particolare, chiarisce che la ricostituzione illecita avviene quando un'associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegua finalità antidemocratiche, o svolga propaganda razzista e promuova l’esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del fascismo. È l’articolo 3 della legge a disciplinare lo scioglimento di questi gruppi. È accaduto così per Ordine Nuovo, il movimento di estrema destra che era nato nel 1969, la cui sentenza costò la vita al giudice Vittorio Occorsio, ucciso da Pierluigi Concutelli a Roma il 10 luglio 1976, in un agguato rivendicato proprio da Ordine Nuovo. In quello stesso anno avvenne lo scioglimento di Avanguardia Nazionale, fondata da Stefano Delle Chiaie. Gli articoli 4 e 5 introducono rispettivamente il reato di apologia al fascismo e il divieto di compiere manifestazioni fasciste. Dal greco "apologhìa", composto da apò (allontanamento) e loghìa (discorso), il termine indica la difesa, la salvaguardia, in questo caso dei princìpi e della teoria fascista. Ulteriore supporto alla legge Scelba è la legge Mancino, nata per ratificare la convenzione di New York del 1966 a proposito della soppressione di tutte le forme di discriminazione razziale. Essa è il principale strumento di legge dell’ordinamento italiano contro i c.d. crimini d’odio. La norma, infatti, prevede sanzioni e condanne per contrastare la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, l’incitazione alla violenza o la violenza stessa per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Essa, inoltre, vieta la costituzione e la partecipazione a ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo che ha tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza sempre per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, punendo tra l’altro l’utilizzo di simbologie legate al mondo fascista. La legge enuncia, poi, il divieto di esibire bandiere, slogan o altri simboli di organizzazioni violente o discriminatorie durante gli eventi sportivi, e ha modificato l’originale legge Scelba, per rendere più chiaro il divieto di fare propaganda al fascismo. Chi commette questo reato è punito per il solo fatto della partecipazione o dell'assistenza, con la reclusione da sei mesi a quattro anni. Ma, nonostante le leggi siano chiare, e nonostante la tutela dell';Art. 414, c.2 del codice penale, si assiste periodicamente a manifestazioni e adunate che richiamano gesti e comportamenti del ventennio fascista ed esprimono odio razziale. Nell’ottobre 2021 Forza Nuova, organizzazione dichiaratamente neofascista fondata nel 1997, ha assaltato la sede nazionale della Cgil a Roma; il suo capo storico, il milionario Roberto Fiore, è sotto processo.

Nell'anno 2022, militanti di Casapound, altro movimento politico di estrema destra, a Verona, hanno picchiato tifosi marocchini che festeggiavano le vittorie ai mondiali. Nel febbraio 2023 Casaggì-Azione studentesca, a Firenze, ha aggredito gli studenti della parte politica opposta fuori da una scuola superiore.

Dagli striscioni degli ultras della Lazio, al concerto nazi-rock organizzato da Veneto Fronte Skinheads, all’odio razziale sul web, fino ad arrivare all’annuale adunanza di Acca Larentia a Roma per commemorare la morte di 3 militanti del movimento sociale italiano, si assiste ad una marea di esempi nostalgici di estrema destra, schierati in formazione militare per il saluto romano, il “presente” in onore di “tutti i camerati caduti”. Il video che riprendeva l'accaduto ha fatto il giro del mondo. Su richiesta del gruppo dei Socialisti e Democratici, il 16 gennaio si è tenuto al Parlamento Europeo il dibattito “Lotta contro la rinascita del neofascismo in Europa", anche sulla base del corteo svoltosi a Roma il 7 gennaio. Ma, andando oltre la cronaca, dati del Ministero dell'Interno riferiscono che fra il 2011 e il 2016 sono state 240 le denunce e solo 10 le condanne; nel solo 2017, sempre secondo il Ministero dell’Interno, le denunce sono state 178 e gli arresti 6. Questa discrepanza sulle sanzioni avviene perché l’applicazione della legge sull’apologia del fascismo risulta farraginosa ed eccessivamente discrezionale; tant’è vero che, già nel 1958, una pronuncia della Corte Costituzionale ha precisato che la legge sull’apologia del fascismo va conciliata con il diritto costituzionale della libertà di pensiero espresso nell’Art. 21 della Costituzione. La compressione di tale diritto può essere ammessa solo quando sia “concreto” il pericolo per l’ordine democratico, anche alla luce delle norme penali nazionali ed internazionali. Al giudice è dunque affidata la discrezionalità, la decisione di stabilire quanto il pericolo sia effettivamente concreto; da qui le interpretazioni non uniformi e per certi versi opposte. Ne è esempio la sentenza del Tribunale di Milano che, nell’aprile dello scorso anno, ha assolto quattro dirigenti di Lealtà e Azione, accusati di apologia del fascismo nell'anno 2016 per aver mostrato il saluto romano al campo X del cimitero Maggiore di Milano, dove sono sepolti i caduti fascisti della Repubblica Sociale di Salò. Secondo il giudice “il fatto non sussiste” perché quella degli imputati sarebbe stata una “manifestazione del pensiero costituzionalmente garantita”. Poco più di cinque mesi prima,  lo stesso Tribunale aveva tuttavia preso una decisione molto netta in senso opposto, infliggendo una condanna per saluti romani inscenati nello stesso cimitero appena due anni prima. Nel 2017 si é provato ad aggirare questa discrezionalità proponendo un disegno di legge che introducesse nuove fattispecie di reato tra cui propaganda del regime fascista e nazista, ma il tentativo è naufragato. Bisogna tenere alta l’attenzione su questi episodi affinchè non prevalga l’idea dell’egoismo sull’altruismo, dell’identità sulla diversità. “Historia magistra vitae”: conoscere per non dimenticare e non tornare a quei tempi.

Alessandro Baffoni 2AAstr