IL CONCETTO DI DIRITTO E COME ALCUNI DEGLI ARTICOLI DELLA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI VENNERO VIOLATI DURANTE LA SHOAH
Il diritto è uno strumento alla base della vita dell’uomo, e si suddivide in oggettivo quando rappresenta quel complesso di norme giuridiche che vietano o comandano determinati comportamenti, e che richiede la collaborazione di quest’ultimo; soggettivo quando equivale al potere riconosciuto a un soggetto di agire per soddisfare un proprio interesse.
Nel primo caso, nel momento in cui qualcuno viola le norme, lo Stato punisce con una sanzione giuridica. Oltre il diritto soggettivo e oggettivo, esiste il diritto privato e diritto pubblico che, a sua volta, si suddivide in:
1.diritto costituzionale
2.diritto amministrativo
3.diritto finanziario
4.diritto tributario
5.diritto penale
6.diritto processuale
7.diritto ecclesiastico
8.diritto internazionale pubblico.
Il diritto privato, invece, disciplina le relazioni degli individui e si divide anch’esso, in:
1.diritto civile
2.diritto commerciale.
Ma il diritto non è un concetto nato insieme all’uomo poiché, come vedremo in questo breve percorso dedicato alla Shoah, esso in molte occasioni è stato negato, vietato, misconosciuto, con una brutalità inaudita. Dovremo aspettare la nascita della Dichiarazione dei diritti umani (originariamente Declaration of human rights) nel 10 dicembre 1948 come risultato della seconda guerra mondiale, per stabilire finalmente i diritti e le libertà che tutti gli uomini devono possedere. Vi sono vari esempi di come questi diritti vennero violati durante la Shoah, in particolare l’articolo 1:
L'articolo 1 recita "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza", è la forma più compiuta di legge che raccoglie all'interno di appena pochi righi ciò che renderebbe una società perfetta dal punto di vista morale ed etico, ma, purtroppo, durante il periodo degli anni ’40 le sue parole sono state violate. Se solo fosse stato fattibile far rispettare ciò che all'interno di esso è contenuto, ossia la consapevolezza del fatto che ogni individuo è uguale e di pari dignità ad ogni altro, indipendentemente dalle sue scelte religiose o sociali, probabilmente si sarebbe potuta evitare la tragedia che ha visto la morte di migliaia di individui innocenti, solo perché la loro "razza" non era "perfetta". Nell'articolo si parla di fratellanza e rispetto, nozioni che, visibilmente, sono venuti a mancare durante il sistematico sterminio delle comunità ebraiche da parte degli individui aderenti al nazismo o al fascismo. Si potrebbe dire che, in quel periodo, la fratellanza è esistita, ma è stata presente solo nelle persone che vissero in prima persona questa irripetibile tragedia da vittime, e che forse si è pure rafforzata vista la condizione che tutti dovettero purtroppo condividere e sopportare. Se la fratellanza civile fosse stata presente nelle persone che hanno compiuto tali atti, essi avrebbero provato un grado di compassione per i loro simili, ma evidentemente il pensiero che si diffuse, fu talmente condizionante che l'uomo si dimenticò di essere stato creato esattamente uguale ad ogni altro. Anche il termine "libertà" e "diritti", sono stati inesistenti durante quel periodo e non solo. Infatti, non possiamo parlare di diritti quando un individuo è costretto per scelta arbitraria di altri, a subire torture dalle quali non si può sottrarre:di diritti e di conseguenza di libertà si potrà cominciare a parlare, solo quando tutti gli esseri umani verranno posti nelle stesse condizioni, senza esclusioni.
Vi sono altri esempi di diritti che vennero brutalmente negati, durante la Shoah, come l’articolo 3, l’articolo 4 e l’articolo 15.
L’articolo 3 afferma che “ Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza personale”.
E’ inverosimile come questa voce presente all’interno della “Dichiarazione Dei Diritti Umani”, possa racchiudere al suo interno un significato così profondo e rivoluzionario. “Ogni individuo ha diritto alla vita…”significa che ogni individuo, nel momento in cui nasce, ha l’opportunità di essere il produttore, lo scenografo e il coreografo di quello spettacolo dal tempo esiguo che è il ciclo vitale. Avere diritto alla vita significa essere liberi di viverla a pieno, conservando la propria dignità personale. La libertà individuale e il diritto di autodeterminazione sono valori inalienabili di ogni essere umano e non devono essere concessi come un privilegio da coloro che dispongono di un potere politico e sociale.
Purtroppo a volte la vita può metterci di fronte ad alcuni ostacoli e, molto spesso, queste avversità che si incontrano ci corrodono fino a degradarci del tutto Sono realtà immonde che sono state incise nella storia, e nei cuori di chi le ha vissute, affinché non potessero essere dimenticate e ci hanno portato alla consapevolezza che è necessario ricordare per non commettere più li stessi errori. Tra queste avversità della storia, una delle più brutali, che ha segnato la vita dei sopravvissuti, è stata sicuramente la vita nei Lager durante la dittatura di Hitler. Nei lager termini come vita, libertà e sicurezza personale acquisivano un valore fragile e futile. I Lager erano dei veri e propri campi di concentramento in cui le condizioni per poter sopravvivere erano insostenibili e durissime, considerati un vero e proprio inferno di prigionieri. In quel luogo la dignità personale fu calpestata senza pudore, uomini, donne, bambini venivano costretti a lavorare in uno stato precario, terrorizzati e distrutti psicologicamente e fisicamente. Coloro che si dimostravano deboli venivano uccisi senza ritegno e coloro che invece resistevano alle giornate lavorative riposavano in luoghi ristretti in cui l’igiene assai precaria, contribuiva alla proliferazione delle malattie in modo esponenziale.
La proclamazione e promulgazione della carta dei diritti umani, ci conferisce la cognizione che si è giunti a garantire una legalità all’interno di uno stato democratico che protegga i diritti individuali e civili di ogni persona.
L’articolo 4 recita che “Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma”.
Oggi non c'è più la società della natura delle origini nella quale prevaleva la legge del più forte. Nei millenni successivi si sono sviluppate diverse società che hanno cominciato a stabilire delle regole per la vita collettiva. Oggi i paesi più avanzati hanno incluso nelle loro legislazioni delle precise regole tra cui quelle ricordate in questo articolo 4 della"Corte Europea dei diritti dell’uomo"che afferma che la libertà individuale riconosciuta ad ognuno può avere un valore assoluto ma deve avere dei limiti:il limite è il riconoscimento dell'uguale libertà degli altri. È fondamentale anche il principio per il quale nessuno ha il diritto di tenere in schiavitù o servitù nessun altro; nasciamo liberi e tutti devono conservare questo diritto individuale. È giusto che nei nostri comportamenti riconosciamo i diritti altrui come vogliamo che siano rispettati i nostri.
Il razzismo, la tratta degli schiavi, sono realtà contro cui dobbiamo lottare per riconoscere ad ogni essere vivente la dignità che gli spetta:la violenza e la sopraffazione che, esistono purtroppo anche oggi, sono da condannare e combattere.
L'articolo 15 della Dichiarazione universale dei diritti umani e la tutela degli apolidi afferma:
“Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.”
La cittadinanza è il riconoscimento da parte dello stato dei diritti civili e politici di un individuo;
Chi non gode di questo riconoscimento da nessuno stato è definito apolide. L'apolidia era un potente strumento durante il periodo del nazifascismo perché toglieva ogni tutela legale agli individui.
IN GERMANIA
Le leggi di Norimberga del 1941 hanno stabilito che ogni cittadino tedesco di origini ebree poteva essere privato della sua cittadinanza se varcava i confini tedeschi, volontariamente o contro la loro volontà. Ciò permise al regime di revocare la cittadinanza a moltissimi tedeschi, sia deportati che scappati di propria volontà.
Tra i più influenti di questi cittadini ricordiamo:
Hannah Arendt, politologa, filosofa e storica tedesca
Willy Brandt, cancelliere della Germania Ovest dal 1969 al 1974
Albert Einstein il più importante fisico del XX secolo, conosciuto al grande pubblico anche per la formula dell'equivalenza E = mc2
Thomas Mann, premio nobel per la letteratura
Erich Maria Remarque, scrittore che trattava delle crudeltà della guerra
IN ITALIA
Anche Mussolini revocò la cittadinanza, prevalentemente per fini politici, a molti esponenti del mondo antifascista:
per primi Vincenzo Vacirca, Angelo Tonello e Vincenzo Frola, esponenti del partito socialista italiano; Poi a tanti altri, tutti antifascisti, tra cui Gaetano Salvemini.
OGGI
Sia la costituzione italiana che quella tedesca non ammettono la revoca della cittadinanza, fatta eccezione per alcuni casi estremi. La convenzione sullo status degli apolidi del 1954 garantisce molti diritti agli apolidi in tutte le nazioni unite, tra cui quelli di ottenere dei documenti di identità e di avere accesso alla giustizia, all'assistenza amministrativa e all'istruzione pubblica; purtroppo questa convenzione non è sempre rispettata, come ci dimostra la revoca della cittadinanza a 20.000 ebrei in Polonia tra il ‘68 ed il ‘72 e centinaia di migliaia di cittadini della Repubblica Dominicana perché discendenti da immigrati di Haiti.
In Italia si stima la presenza di 3000-15000 apolidi, prevalentemente rom.