noi, i ragazzi del covid-19
Fenomenologia per immagini dell'esperienza pandemica
Studenti del corso di Fotografia - progetto PCTO a.s. 2020/2021
introduzione
di Alberta Angelini, Dirigente Scolastico
No, gli adulti non potranno mai comprendere… cosa c’è nel cuore, nella testa, nel corpo di un giovane che ogni giorno lascia la “sua” camera, percorre un tragitto, entra nella “sua” scuola immergendosi nella fiumana dei compagni, così divenendo - da unico che era, solo con i suoi pensieri- parte di un tutto, centro di relazioni, oggetto di occhiate, chiamate, messaggi; soggetto elaborante, miscelatore di emozioni… forza ed energia, depressione e angoscia, amore, rabbia. Tutto insieme, tutto e subito.
L'occasione della mostra
La mostra dedicata alla rappresentazione dell'esperienza pandemica è stato un progetto di PCTO (acronimo che sta per percorsi per l'acquisizione di competenze trasversali e l'orientamento) svolto nel corso dell'a.s. 2020/2021. Si tratta di un percorso didattico, introdotto da alcuni anni anche nei Licei, che favorisce l'acquisizione di quelle competenze trasversali (capacità di progettazione, programmazione, individuazione delle diverse fasi, rispetto delle consegne, comunicazione e presentazione del prodotto finale) che sono indispensabili all'immissione nel mondo del lavoro.
Nel progetto, a cui si accede a domanda individuale, sono stati coinvolti circa 30 studenti del triennio. Essi hanno frequentato un corso di formazione sugli aspetti tecnici ma anche culturali del medium per realizzare, a conclusione, un lavoro fotografico. Un reportage di libera interpretazione all'interno di una consegna, molto generica, proprio per lasciare spazio alle personali inclinazioni, che proponeva una rappresentazione della propria esperienza della pandemia mediante una sequenza di immagini.
La fotografia medium della relazione
Fin dalle sue origini la fotografia è stata al centro di accesi dibattiti. Basti ricordare la famosa, “invettiva” con la quale Charles Baudelaire volle fissare dei paletti, dei limiti, a tutto quel travolgente entusiasmo che si accompagnò – in quella cultura positivista, di illimitata fiducia, di progresso – al nascere di questo strumento così perfetto di riproduzione del mondo. La fotografia sembrava portare a compimento alcuni secoli di storia umana ma, secondo il poeta, la fotografia non è arte perché un mezzo che non legittima l'artista a comporre non avrebbe mai potuto essere un tramite espressivo dell'immaginazione.
Nella cultura contemporanea però, a differenza del concetto cartesiano in cui soggetto e oggetto sono separati, l'osservatore è al contempo attivo e mobile, è divenuto oggetto tra gli oggetti, è parte integrante di un unico fondo in cui pensiero ed estensione sono in relazione.
Quindi oltrepassando ogni dibattito sull'artisticità, la fotografia espone la percezione di un soggetto che si pone quale cosa tra le cose, per unirsi all'oggetto in una relazione che diventa costitutiva e fondante.
Uno sguardo che si fa carne
All'interno di questa relazione costitutiva, il medium fotografico proprio per la sua specificità di utilizzare un codice analogico, si presta a essere insieme documento ed espressione, ad essere fedele riproduzione del dato ma anche manifestazione del pensare personale, per scendere fino all'intimità del sogno e del desiderio. Obbligata a guardare il mondo, la fotografia espone il fuori per dire anche ciò che accade dentro di noi, ciò che siamo, come viviamo e come siamo.
E in questo senso la fotografia è fondamentale per avvicinarci a capire come gli studenti hanno vissuto questa drammatica esperienza della pandemia, in uno sguardo che si fa carne della carne di ciascuno, immagine pulsante della problematicità degli orizzonti individuali.
Una fenomenologia per immagini
Ciò che emerge allora da questo mosaico di lavori, impaginati da ciascuno studente secondo un semplice modello grafico condiviso, non coordinati da un indirizzo consapevole ma lasciati alla libera spontaneità degli studenti, è una sorta di fenomenologia per immagini di ciò che per gli studenti, e dunque per estensione tipologica al mondo giovanile in genere, ha rappresentato la drammatica esperienza del Covid 19. Una fenomenologia , dunque, termine assunto dal lessico filosofico del Novecento, nel significato di lasciar parlare il fenomeno stesso nel suo accadere mentre accade, ma come filtrato dalle diverse sensibilità, dalle diverse prospettive, dalle diverse modalità di relazione che ciascuno di noi assume nei confronti del mondo. Emerge così il vedere di ciascuno come immerso nella puntualità storica e psicologica della sua condizione umana, nell'istante dello scatto fotografico.
in collaborazione con il Comune di Abano Terme
Assessorato alla Cultura - Museo di Villa Bassi Rathgeb