Sala III Il tempo perduto

Elena Calvagno (Il distanziamento fisico e sociale – nuova normalità) incentra la sua attenzione sulle perdite di quegli aspetti fisici, come gli abbracci e l'imporsi innaturale di questi nuovi rituali come toccarsi sui gomiti e sul pugno, che rischiamo di condurre il distanziamento a tradursi inesorabilmente da fisico a sociale.


A forza di stare chiusa in casa per mesi pensavo di impazzire. L’ansia, la paura e l’angoscia iniziali si sono lentamente trasformate in malinconia e miseria, per poi diventare apatia, noia e passività. Con una fotografia di notevole impatto comunicativo, Sophia Monterosso (Detachment) rappresenta una autobiografia corporale, in cui il proprio corpo diventa strumento di scrittura e comunicazione. Le diverse declinazione dell'ansia e del disagio trovano forma in questi autoritratti che sembrano suonano le note del malessere esistenziale.


Federico Mozzicato (Le conseguenze della pandemia) infine sceglie la mascherina come l'elemento emblematico dell'intera vicenda. Indossata in ogni luogo, sempre presente, che compare nel nostro quotidiano, come presenza irrinunciabile, e nelle scrivanie, stringendo relazioni con i nuovi strumenti divenuti indispensabili, come il computer.


Davide Vettore (Convivere con la pandemia) dopo aver elencato con consapevole sintesi le tragiche conseguenze provocate dalla pandemia – il venir meno dei contatti umani la solitudine dei giovani e degli anziani, lo sforzo sopportato dall'intero sistema sanitaria, la disperazione di tanti operatori economici impediti nel loro lavoro, la recrudescenza della povertà – sceglie con cura e capacità critica alcune immagini che rappresentano al meglio questa terribile vicenda e delle sofferenze da essa causate.