Chiude la mostra il lavoro in parte emblematico di Chiara Castelli (Com'è cambiata la scuola durante la pandemia). Chiara, che si avvale di alcuni scatti del compagno Francesco Fiscon (ma ciò che conta è la scelta, non tanto la pressione del dito che ottiene un'immagine fotografica) – si interroga e ci interroga: ma gli adulti potranno mai comprendere … ?. Ella in pochi tratti rappresenta il trauma subito, interpreta il lamento di un'intera generazione, di tutti quei giovani travolti dal pregiudizio, dal rancore, per quell'accusa infamante di essere untori, coloro che minacciano la salute pubblica, che costituiscono un rischio per le famiglie, per le persone care.

Obbligati in casa hanno visto limitare le possibilità di imparare, di socializzare, stremati da innaturali ritmi giornalieri con ricreazioni da soli, merende monastiche, serate in solitudine. Addio agli abbracci, alle feste, alle gite, allo struscio. A tutto quello che di leggero, e sciocco, e futile e vano ha fatto la giovinezza di ciascuno, ma che per crescere non si può saltare.

Così Maliha Binte Mahabub descrive l'universo esperienziale delle cose perdute, quelle “piccole”, modeste, insignificanti cose che fanno la nostra normalità: … niente più sveglie alle 6:00, corse per non perdere l'autobus, risate in tram, colazioni nel solito bar, scherzi in classe, alzate di mano, confronti sulle verifiche durante le pause, merende divise a met, passeggiate in bagno, gioie per un bel voto, uscite con i compagni.

Concludiamo la riflessione degli studenti (e la nostra) col dire la lontananza che si è stabilita tra giovani e adulti. E se il patto generazionale era stato travolto una prima volta per i riverberi rivoluzionari del '68, questo evento rappresenta nella storia recente forse un momento di distacco tra le generazioni costrette, per motivi sanitari, a far pagare ai giovani le conseguenze di discriminazioni che vengono da lontano, dei ritardi accumulati nella diversa disponibilità delle tecnologie digitali, dei privilegi accumulati dalle aree divise di un paese a più velocità di sviluppo. Sviluppo e non progresso, verrebbe da dire con Pasolini.

Ma gli adulti potranno mai comprendere … ?