Sala II La nuova normalità

Mila Barion, (Il cambiamento che c'è stato in noi)– tratta del cambiamento e di una normalità stravolta. Basti pensare che uno dei punti fermi del lessico e dell'intero universo esperienziale della scuola, nato con la scuola stessa, si potrebbe dire – la figura del compagno di banco, cioè, un misto di complicità e di amicizia che talvolta si protrae nel tempo – viene dissolta. Mila Barion fotografa igienizzanti, mascherine abbandonate – nuovo elemento del degrado e dell'inquinamento – sensi unici pedonali per favorire quel distanziamento, che tutti invocano.


Dafne Marin (La nostra “nuova” normalità) intuisce che questa nuova normalità non sarà provvisoria ma tenderà a sostituirsi alla precedente, tanto vale dunque accettarla con buona disposizione d'animo e un sorriso può accendersi anche nella ritualità avvilente della DaD. Riappropriarci dell'uscire, del viaggiare, dei giochi - nonostante il distanziamento – ci fanno comprendere ancor meglio l'enorme valore di questi gesti consueti, mai così apprezzati. Possiamo riappropriarci della nostra adolescenza, nonostante i limiti, conclude Dafne.


Alessandro Cadrobbi (Fotografia-19)

Anch'egli si fissa sui cambiamenti che sono intervenuti nelle nostre abitudini quotidiane: lavarsi le mani, non poter fare quelle azioni semplici come andare al cinema, trovare gli scaffali vuoti nei supermercati., che rinvia agli assalti della grande inflazione degli anni Settanta o alle immagini dell'Est europeo a cui non eravamo assolutamente abituati. Ma sono i bambini che più soffrono e di più risentono le conseguenze di questa assenza di giochi, che diventano solitari, alterando la profonda natura sociale del gioco.

E una domanda sorge e alimenta un dibattito che dai salotti televisivi si trasferisce nelle due chiacchiere al bar: questa limitazione della libertà, questa forzato impedimento di agire la nostra vita come siamo abituati, non appartiene forse o non somiglia a quelle vicende storico-politiche come il fascismo per il quale la libertà doveva coincidere con gli interessi dell'organismo e della totalità e non con le scelte del singolo?!


Maxim Constantinov (Da pieni a vuoti e da vuoti a pieni) confronta il prima e il dopo in alcuni luoghi comuni della nostra esistenza (il supermercato, l'ospedale, la piazza). Il punto di ripresa anche se non rigorosamente, consente di evidenziare come si sia profondamente modificato lo scorrere vitale, quel flusso ora rappreso e come interrotto.


Anche Giulia Liberatore (Covid-19 nelle nostre vite) realizza dei punti di vista che mostrano come la vita cambi e come gli autobus siano ora vuoti come le città. Ma il suo taglio è “scientifico” direi nel senso che mostra e descrive dove la fotografia assume un taglio didascalico a completamento delle informazioni essenziali che ella espone. La sua attenzione si sofferma in particolare i nuovi oggetti del quotidiano (mascherine, igienizzanti, guanti) e, ancora una volta, sull'esperienza della DaD.