docente: Alessandra Bosco, Lucilla Calogero
collaboratori: Valentina Carli, Luca Coppola, Tommaso Lodi
La Valle è sempre stata culla di valori quali collaborazione e convivialità, purtroppo abbandonati e dimenticati. Il cibo diventa pretesto per evocare la Valle attraverso stimolazioni olfattive e tattili che, svincolate dalla fisicità del luogo, raccontano il patrimonio gastronomico di un territorio tanto povero quanto ricco di elementi identitari.
Ruoli, mansioni, dinamiche economiche e familiari emergono attraverso le testimonianze di coloro che hanno abitato la Valle e che nel corso del tempo hanno mantenuto vive, tra le mura domestiche, le antiche tradizioni, tramandando preziosi saperi ed esperienze della vita di montagna. La narrazione delle attività svolte dagli abitanti valorizza il ruolo ricoperto da ogni componente della famiglia e la sua importanza nel sostentamento collettivo.
Tra il 21 e il 27 settembre 1944 la Valle vive la ferocia nazifascista. Ricordare questo periodo della storia della Valle significa contribuire a mantenere viva la memoria di coloro che combatterono per la libertà, raccontando la guerra attraverso il loro occhi. Protagonista e voce narrante è Filomena Dalla Palma nota con il nome di Gina, partigiana staffetta che, attraverso il suo diario giornaliero, imprime nella storia le atrocità della guerra.
I casei costituivano la sede di lavorazione del latte ed erano anche luogo di riferimento e di ritrovo per la comunità. Tra racconti e aneddoti vengono narrate l’organizzazione e le attività della vita quotidiana di un socio all’interno del casel, trasmettendo valori e saperi tra generazioni e favorendo l’evocazione del senso comunitario che connota questi luoghi.
Il seme non è patrimonio di un singolo territorio ma dell’intera umanità. Testimone eternamente viandante, passa di mano in mano dalla Val di Seren fino al Brasile, incrociando realtà variegate nelle vesti di catalizzatore di ricordi, fonte di sopravvivenza, origine di legami. Nel suo circolare appartiene a tutti e non appartiene a nessuno... forse alla terra.
Da sempre uomo e bosco vivono un rapporto di scambio, tra chi dà e chi riceve: nuovi segni, nuovi significati, sono simboli di un rapporto ciclico che si rinnova. Restituire l’immagine e il carattere del bosco quale organismo attivo e in costante mutamento, attraverso la raccolta di esperienze collettive, genera un percorso tra passato e presente suscitando in colui che osserva la curiosità di conoscere e vivere il bosco stesso.
Barch e méde sono luoghi-simbolo della Valle di Seren, resti e memorie tangibili dell'atteggiamento laborioso di una comunità, caratterizzata da solidarietà e convivialità, che si è sviluppata e dissolta distante dalle comodità e dalle facilitazioni. Intorno a queste strutture aleggia ancora il ricordo di vite, sacrifici e spiritualità di individui e famiglie che hanno vissuto in un delicato equilibrio l’armonia con la natura.
In che modo il legno e la tecnica dell’intreccio diventano parte integrante della vita quotidiana di un contadino della Valle? La celebrazione della forza e della bellezza del lavoro manuale vengono scandite attraverso i momenti-chiave dell’abitare, del vivere e del lavorare: fojarol, zhèst e brìnzhia. Il saper fare e l’arte dell’intreccio vengono tramandati con una metodologia che unisce abilità manuale e gusto artistico.
Alla fine del XIX secolo ha inizio un fenomeno di migrazione dalla Val di Seren in Brasile. L’installazione illustra le cause attraverso l’esperienza e le emozioni vissute delle famiglie emigrate. Il viaggio, che parte dalla Valle, si snoda attraverso le tappe fondamentali. Il collegamento tra chi è rimasto nella Valle e chi è andato via è richiamato da fitte corrispondenze, poesie e fotografie.
Quali specie botaniche custodisce la Valle? Il racconto mediante illustrazioni, descrizioni ed esperienze olfattive, stimola ed incuriosisce i visitatori, adulti e bambini, arricchendo le loro conoscenze ed invitandoli ad una successiva visita del territorio percorrendo i suoi sentieri.
Uno degli elementi che più contraddistingue la comunità di Valle è il dialetto. La narrazione consente di ricostruire l’identità della Valle, che pian piano sta scomparendo, favorendo il ritorno di un senso comunitario. Con le tracce testuali, riemergono le tradizioni e le conoscenze legate alla cultura orale del posto, rompendo il silenzio che da molti anni invade la Valle.
Racconti e testimonianze si sovrappongono a immagini, per narrare aspetti del quotidiano e dinamiche dell’ambiente familiare del territorio. Storie in cui emergono i ritratti di donne, che nel corso del tempo hanno rappresentato con caparbietà e dedizione i valori del luogo. Un'unione di più voci che si intrecciano in un’unica identità in grado di ridisegnare il paesaggio della Valle nel corso del tempo.