Giornata della Memoria 2024

La testimonianza di Sami Modiano

Alcune riflessioni....


Il 24 Gennaio 2024 abbiamo avuto la possibilità di ascoltare le parole di Samuele Modiano, conosciuto come Sami, e la sua testimonianza sulla deportazione degli ebrei nei campi di concentramento, in questo caso nel campo di sterminio di Auschwitz. L’uomo ha quasi raggiunto i novantaquattro anni ma, come ha detto lui stesso, questi ricordi gli sono rimasti impressi nella mente per tutta la vita e sarà così fino alla morte. Dell’intera intervista sono rimasto colpito da qualsiasi cosa, ogni frase, ogni espressione, tutto ciò che è uscito dalla bocca di quest’uomo ha avuto la mia piena attenzione. Partendo dall’inizio, quando ha raccontato della sua famiglia, dell’isola greca di Rodi in cui è nato e di come i tedeschi sono riusciti a portare via lui e l’intera comunità ebraica lì presente. All’incirca duemila ebrei sono salpati su una nave e inviati in Italia, tutto questo il giorno del suo quattordicesimo compleanno. Arrivati a destinazione sono stati caricati su dei vagoni di un treno, e lì dentro hanno vissuto per tredici giorni, in condizioni talmente disumane che in molti morirono durante il viaggio. Quando sono arrivati al campo, per Sami è iniziato il vero incubo, poiché venne separato da sua sorella Lucia e poi anche dal padre al momento della numerazione sul braccio. Da questo momento in poi ho prestato ancora più attenzione, perché Sami, ancora ragazzino, non poteva immaginare gli orrori a cui stava andando incontro. La fame, i lavori forzati, le amicizie fatte e poi perdute, un mare di sofferenza che lo ha inondato e che lo ha portato a perdere tutto e tutti. Dobbiamo ringraziare che quest’uomo sia sopravvissuto e sia ancora tra noi, a testimoniare la tragedia vissuta da moltissimi uomini e donne, per evitare che in futuro si possano rivivere tali atrocità. 

Edoardo Lenti 3B


Siamo stati fortunati ad aver avuto la possibilità di poter sentire la testimonianza di Sami Modiano, perché quando quelle poche persone sopravvissute ad una tragedia come questa non ci saranno più, saremo noi a ricordarle, a raccontare le loro testimonianze. Tutti devono sapere, non si deve dimenticare. Le testimonianze di queste persone dovrebbero insegnarci a non fare più gli stessi errori. Non immagino il dolore che Sami Modiano ha provato, sentito e visto. La sua mente vive di questo incubo ed il suo cuore è rotto dai ricordi. Le loro testimonianze servono ad avere ancora un briciolo di speranza per l’umanità. Molti ricordano le vittime solo il 27 gennaio, ma in realtà dovrebbero essere ricordate sempre. Quello che hanno fatto i nazisti è stato disumano ed Il dolore dei sopravvissuti, nelle testimonianze che abbiamo avuto l’onore di ascoltare, è stato così forte da trasmettercene solo un quarto, ma anche solo un quarto mi ha addolorata. Ma più passa il tempo e più ci accorgiamo che dalla storia, dal passato, non abbiamo imparato niente.  Le guerre, la violenza, i femminicidi, il razzismo, l’omofobia sono ancora qui, nel presente. E non si fermeranno se restiamo a guardare senza fare niente perché nessuno merita di vivere nella paura e nel terrore. Per questo dobbiamo imparare di più dal passato ed essere persone migliori, senza sé e senza ma.

Giulia Di Sante, 5C



La storia di Sami Modiano, come quella di alcuni sopravvissuti che ho avuto l’occasione di ascoltare, come Liliana Segre ed Edith Bruck mi hanno toccato molto perché con i loro racconti, mi sono immedesimata in quel periodo orribile e di terrore. Raccontare quanto hanno vissuto deve essere molto doloroso per loro, ma anche per chi ascolta tanto che a volte rimane perfino difficile credere alle loro parole per quanto violente e atroci. Sami all’epoca era solo un bambino e dopo tanti anni prova ancora tanta rabbia e tanto dolore dovuta alle torture subite e ai pochi sopravvissuti. L’episodio che mi ha colpito di più del suo racconto è stato quando ha parlato della sua famiglia che perse nel campo di concentramento perché si può ben intuire quanto lui fosse stato incredulo, come se fosse un privilegiato che avrebbe preferito perdere la vita al posto di sua sorella, di suo papà, dei suoi cugini e di chi rimase lì. Certi fatti si devono assolutamente sapere e comprendere, molti non sanno neanche la gravità di disegnare una svastica o di fare il saluto nazista perché non sanno cosa c’è dietro o perché non credono al passato, realtà storiche non vanno negate perché sono assolutamente esistite e non andrà mai permesso a nessuno di rifare una cosa del genere. É secondo me fondamentale quindi che si parli e che si conoscano le testimonianze di chi è rimasto, è un privilegio conoscere la verità, anche se molto dura ma va compresa perché purtroppo a malincuore è realmente accaduta.

Giulia Tiburzi, 5C