Idee per la città

JesiNatura. Idee per progetti urbani

A marzo 2024 il Comune di Jesi, vincitore di un bando dal titolo "Capitale Naturale", ha accolto la nostra scuola tra i partner del progetto "VivaJesi. Vivai di Comunità".

Considerato che sia il Contest WWF "Urban Nature", sia il progetto comunale "VivaJesi"  hanno l'obiettivo di migliorare la qualità dell'ambiente urbano incrementando la biodiversità dei suoi spazi verdi, le alunne e gli alunni delle classi 3B e 3C della scuola secondaria di I grado hanno elaborato alcune idee valide per entrambi. Queste sono di seguito illustrate. 

Le zone prese in esame sono, per la 3B un tratto fluviale, per la 3C alcune aree nei dintorni dell'edificio scolastico, una in particolare a ridosso della palestra. 


Jesi e il suo fiume - uno scorcio sul fiume Esino in prossimità del centro abitato

JESI E IL SUO FIUME: INDAGINE AMBIENTALE E PROPOSTE OPERATIVE

Autore: Pietro Oggioni - Classe III B – corso di Tecnologia - Scuola secondaria di I grado Federico II - Anno scolastico 2023/2024.

Progetto realizzato con la partecipazione di Jacopo Oggioni nell’ambito delle attività del Contest WWF “Urban Nature”.

Sommario

1_Obiettivi del progetto

2_Introduzione e premesse

3_Inquadramento territoriale

4_Descrizione dell’area di indagine

5_Descrizione del metodo di analisi

6_Il Problema degli orti

7_Previsioni future

8_Conclusioni


1_Obiettivi del progetto:

Lo scopo di questo elaborato è quello di proporre delle ipotesi di riqualificazione di un’area esterna alla proprietà scolastica, ma sempre localizzata all’interno del territorio comunale. Di seguito saranno quindi descritte l’area in esame, le metodologie di indagine adottate e alcune proposte di riqualificazione dell’area, con l’idea di poterle rendere accessibili alla comunità locale.


2_Introduzione e premesse:

Avendo aderito con la mia classe al Contest WWF “Urban Nature”, ho voluto contribuire personalmente alla realizzazione di un elaborato, effettuando una ricerca approfondita della zona (presa precedentemente in considerazione viste le attività già svolte su questa durante l’anno scolastico 2022/2023, per il bando del FAI “Paesaggio in movimento”). Questo studio è stato portato avanti principalmente da me, Pietro Oggioni, con l’aiuto di Jacopo Oggioni, al quale, in quanto Dottore Forestale, ho potuto rivolgermi per alcuni aspetti tecnici.

Durante la realizzazione del progetto non ci siamo solo concentrati sugli aspetti floristici dell’area, ma anche sugli elementi antropici che ne stanno compromettendo la stabilità. Tutto ciò ha richiesto diversi sopralluoghi nella zona (almeno quattro) e molto lavoro sulla cartografia.

Nella conclusione abbiamo cercato di metterne in luce la situazione attuale e trarre non solo delle stime e delle conclusioni, ma anche alcune idee che potrebbero migliorare le caratteristiche del verde urbano in questa zona.


3_Inquadramento territoriale:

L’area di studio (immagini 1, 2) è localizzata nella periferia del comune di Jesi (AN), in particolare ai margini del quartiere “Prato”.

La sua superficie totale è di 32500 mq (3.25 ha) ed è situata sulla sinistra idrografica del Fiume Esino. Oltre a questo limite, l’area è delimitata, a nord, dalla pista ciclabile. Terzo elemento delimitante l’area, posizionato ad ovest, è un cantiere edile coinvolto nella ricostruzione del Ponte San Carlo, demolito diversi mesi prima dell’inizio di questa indagine.

Il sito di studio è quindi posizionato al centro di questi limiti naturali ed antropici ed occupa quella porzione di territorio solitamente costituita dagli ecosistemi forestali tipici delle aree riparie.

Al di fuori dei limiti sopra descritti, sono presenti principalmente terreni agricoli di proprietà privata, alcune abitazioni e le strade extra-urbane di collegamento con il centro della città.


4_Descrizione dell’area di indagine:

Il sito scelto per questo progetto è un’area naturale, abbastanza vicina al centro abitato e localizzata alla sinistra idrografica del fiume.

Si tratta quindi di un ecosistema ripario dove periodicamente avvengono le tipiche dinamiche fluviali, le quali si esprimono principalmente attraverso le esondazioni, l’erosione, il trasporto e la sedimentazione di materiale roccioso più o meno fine. Questi processi naturali, nel corso del tempo, sono in grado di modellare il territorio dal punto di vista geomorfologico. In base alla periodicità e l’intensità di tali eventi, le specie vegetali possono costituire degli ecosistemi naturali che saranno più strutturati man mano che aumenta la distanza dal letto del fiume. Questo è il caso dei boschi ripariali, ecosistemi forestali localizzati nelle vicinanze dei corsi d’acqua.

L’area oggetto di indagine si può quindi definire appartenente agli ecosistemi ripariali, e come altri, l’ecosistema è ciclicamente disturbato da eventi naturali, come le esondazioni più o meno intense.

Il susseguirsi nel tempo di tali eventi, fa sì che il territorio possa essere costituito da un mosaico di ecosistemi, cioè dalla convivenza nel tempo e nello spazio da tipologie di ecosistemi differenti (es. bosco, prateria, zona umida etc.). Una situazione del genere per quanto possa sembrare disomogenea, nella realtà non lo è, in quanto funzionale al mantenimento dei diversi servizi ecosistemici.

L’area in questione, oltre ad avere aree naturali come il bosco ripariale, prati, zone umide, superfici di terra nuda e ghiaia, ha una notevole influenza antropica, e cioè l’uomo, per differenti necessità, ha cambiato il territorio a suo favore. La presenza di aree antropizzate alternate ad aree naturali, può risultare problematica, aumentandone la disomogeneità. Ciò può manifestarsi soprattutto se l’area totale è mediamente piccola e la porzione antropizzata molto grande. Il sito di studio si presenta quindi costituito da differenti aree, sia naturali che antropizzate. Per quanto riguarda quelle naturali, le aree sono state classificate in base alle differenti strutture che caratterizzano tali ecosistemi. Nel dettaglio sono presenti il bosco ripario, i prati, arbusti e filari alberati ed aree di suolo nudo e quindi prive di vegetazione in prossimità del corso d’acqua.

Per quanto riguarda le aree antropizzate, il sito di studio è delimitato dal cantiere edile, ed una parte di esso occupa una porzione dell’area e di conseguenza questa è automaticamente esclusa dall’indagine.

Inoltre, all’interno del sito sono stati trovati in numero considerevole una serie di orti. Queste zone coltivate impediscono ad una parte dell’area totale di sviluppare un ecosistema proprio. Si tratta quindi di spazi che non solo sono antropici ma anche di occupazione abusiva di suolo.


5_Descrizione del metodo di analisi:

Come anticipato nelle introduzioni, l’area in esame è stata scelta perché durante lo scorso anno scolastico (2022/2023) ho avuto modo, sempre con la mia classe, di prendere parte a un progetto del FAI “Paesaggio in movimento”. Questo era incentrato sul concetto di paesaggio, e in quell’occasione venne selezionato come ambito di lavoro lo stesso sito oggetto di questo elaborato. Per questo progetto è stato quindi riproposto lo stesso sito di lavoro.

La caratterizzazione qualitativa del sito di lavoro e la metodologia di analisi adottata, è stata determinata secondo due vie principali. Per prima cosa è stata eseguita la raccolta dati sul campo e per seconda cosa, tali dati sono stati successivamente elaborati.

La raccolta dati è avvenuta attraverso una serie di sopralluoghi sul campo. Questo perché si è osservata una rapida mutazione della struttura nel tempo e ciò ci ha indotti a effettuare più uscite per poterne mappare i cambiamenti.

In ogni uscita si è dapprima cercato di comprendere quale fosse la distribuzione spaziale delle varie zone che compongono l’area. Per rispettare tale obiettivo ci siamo avvalsi di strumentazione GPS, con cui sono stati geolocalizzati alcuni punti chiave di nostro interesse.

L’utilizzo di tale metodo di lavoro ha poi permesso di elaborare i dati sulla cartografia esistente.

Un secondo aspetto delle nostre ricerche si è incentrato sulla determinazione delle specie vegetali erbacee, arboree e arbustive che popolano l’area. Tale aspetto ha come obiettivo capire quali e quante fossero le specie vegetali e quante di queste fossero classificate come specie invasive.

Nel momento in cui ci siamo ritenuti soddisfatti dei dati raccolti, abbiamo potuto spostare il lavoro sul lato cartografico, iniziando a creare un prodotto basato su un’immagine satellitare della zona. Il fine ultimo era quello di realizzare una mappa che mostrasse la situazione attuale del sito. Tale prodotto è stato creato adottando la più recente immagine satellitare proposta da Google Earth Pro. L’immagine satellitare utilizzata risale a giugno del 2023 per cui abbiamo riscontrato delle differenze fra questa e la realtà.

I punti di riferimento determinati in campo con il GPS hanno quindi aiutato nel comprendere quali fossero queste differenze, nonché utili nel rappresentare una più fedele possibile estensione e suddivisione dell’area. Attraverso ciò si è quindi potuta realizzare la mappa finale.

 

Come descritto l’area è stata divisa nelle zone qui di seguito elencate (Immagine 3):

·        Bosco ripariale;

·        Aree aperte prative;

·        Arbusteti e filari alberati;

·        Aree di suolo nudo e ghiaia;

·        Zone umide e/o pozze d’acqua;

·        Orti;

·        Sentieri;

·        Cantiere edile;

·        Ansa fluviale (non presente sulla cartografia).


Di seguito viene proposta una tabella riassuntiva del numero totale delle zone cartografate con la relativa estensione superficiale espressi in metri quadrati e la relativa percentuale sull’area totale.

Per comprendere al meglio la significatività della tabella sono necessarie alcune precisazioni.

Le categorie forestali del Robinieto e dell’Ailanteto non sono state accorpate con la categoria bosco perché hanno una estensione minore della superficie necessaria per poter essere definite bosco.

A questo proposito il Testo Unico in materia di Foreste e Filiere Forestali (TUFF), Decreto Legislativo 3 aprile 2018, numero 34, all’articolo 3, comma 3 definisce il bosco come: “le superfici coperte da vegetazione forestale arborea, associata o meno a quella arbustiva, di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo ed evoluzione, con estensione non inferiore ai 2000 metri quadrati, larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura arborea forestale maggiore del 20 per cento”.

Considerando la definizione, non è quindi possibile definirli bosco, ma si è voluto in ogni caso isolarli su mappa in quanto sono nuclei costituiti da specie forestali arboree invasive, che necessitano di essere monitorate nel tempo in quanto può essere possibile una loro espansione futura.

Da come si evince nella tabella 1, gli orti hanno una estensione totale maggiore di quella del bosco ripariale e sono suddivisi in 6 unità, di cui uno di notevole estensione. 

Osservando la tabella, le aree prative (immagine 5) nel loro complesso assumono una discreta estensione, circa il 10% della superficie totale. Trattasi di aree che se non vengono mantenute come tali, attraverso tagli o altri disturbi, tendono ad evolversi in arbusteti prima per poi divenire boschi. Su queste superfici si è osservata la vegetazione tipica di aree pianeggianti e marginali. In particolare il tappeto erboso è dominato da specie afferenti alla famiglia delle Graminacee, nel dettaglio la specie con la maggiore copertura è Avena sativa L. Altre specie rilevate sono state Galium aparine L., Urtica dioica L., Sinapis alba L., Potentilla alba L. e Borago officinalis L. Inoltre si è potuto riscontrare un accenno evolutivo in quanto oltre a specie arbustive come Rubus ulmifolius Schott, sono presenti giovani piante di Olmo campestre, Ulmus minor Mill.

Gli arbusteti e filari alberati (immagine 6) sono una categoria a parte dal bosco, in quanto non rientrano nella sua definizione. Dalle indagini in campo si è riscontrato che gli arbusteti sono costituiti dal già citato Rubus ulmifolius Schott ed Arundo donax L. Il filare alberato è una struttura costituita da alberi forestali tipici dell’ambiente ripariale come Populus nigra L. e Salix alba L., ma aventi una larghezza di molto inferiore ai 20 m.

La maggiore superficie è ricoperta dall’area a suolo nudo (immagine 7), cioè una distesa di ghiaia e terra accanto al corso d’acqua, determinata da passate deposizioni di materiale da parte del fiume. Su tale superficie la vegetazione erbacea può crescere, ma è maggiormente soggetta alle dinamiche fluviali, per cui difficilmente riuscirà ad affermarsi in maniera stabile nel tempo.
Nella foto 7 è possibile osservare la sua estensione.


6_Il Problema degli orti

Dalle ricerche effettuate sono stati mappati e catalogati 6 orti attivi la cui estensione complessiva è stimata per un valore di 5834 mq, ovvero quasi il 18% della superficie totale (immagini 8, 9 e 10).

Questo dato assume una valenza significativa perché, se confrontato con l’estensione totale, si nota subito la sua importanza all’interno di un’area di per sé già ridotta.

La prima problematica di cui si può discutere è costituita dalla semplice presenza di piccole realtà agricole all’interno di aree naturali. Perché queste sottraggono terreno a quelle specie vegetali e animali che possono insediarcisi e viverci. La soluzione più logica sarebbe la loro assenza lì e una possibile traslazione in aree correttamente dedicate, come ad esempio quelle agricole.

Dato che questi orti sono esistenti e attivi, seppur abusivi, la seconda problematica che si può presentare è una loro ulteriore estensione nel sito da parte dei proprietari in quelle zone attualmente prative o peggio localizzarsi all’interno del bosco ripariale.

Si ipotizza che questi orti siano stati creati sulle aree aperte prative e non creati a seguito di abbattimento volontario del bosco ripariale.

Dato che tutti gli ecosistemi sono in continua evoluzione, la presenza di un orto attivo su una superficie naturale impedisce l’insediamento delle specie vegetali e la successiva evoluzione degli ecosistemi ripariali. Questo significa che questi orti bloccano la naturale vita dell’ecosistema.

Ulteriore problematica è legata al fatto che tutti i corsi d’acqua sono caratterizzati da dinamiche fluviali periodiche e cicliche con intensità variabili come, ad esempio tipico, avvengono le esondazioni.

Il bosco ripariale, tra le sue molteplici funzioni, ha quella di stabilizzare le sponde, le rive e le superfici limitrofe ai corsi d’acqua. Una rimozione forzata delle specie vegetali o un ostacolo alla loro crescita può diventare un pericolo sia per le persone lì presenti sia per lo stesso ambiente, in quanto, nel momento dell’esondazione, l’intensità dell’acqua non viene bloccata da alcuna specie arborea o arbustiva.

I disturbi naturali sono degli eventi discreti nel tempo che possono avvenire ad intensità variabili. L’evento esondazione non è di per sé un evento problematico: è giusto che avvenga secondo le necessità previste dalla natura. Quello che non è giusto che avvenga è la manipolazione e il cambiamento del territorio secondo le necessità dell’uomo.

Nel caso specifico degli orti, sono state create delle aree aperte in un tempo e in uno spazio non deciso dalla natura e soprattutto sono realtà che mostrano una notevole stabilità nel tempo.

Tale stabilità si può scontrare con l’evoluzione naturale che caratterizza questi ecosistemi.

In questo elaborato non esiste l’obiettivo discriminatorio sul perché ci siano o meno gli orti e per quali motivi le persone abbiano la necessità di creare queste zone agricole in aree naturali (in situazioni quindi di non legalità): si stanno solamente esponendo dei fatti oggettivi sui danni da questi potenzialmente creati.


7_Previsioni future

Per quanto riguarda le previsioni sull’utilizzo futuro del sito, la cosa più saggia per i proprietari degli orti abusivi, sarebbe creare una convenzione fra essi e il comune di Jesi in altre aree agricole. Per cui l’obiettivo potrebbe essere quello di dare comunque la possibilità a queste persone di mantenere un orto, ma in aree più correttamente dedicate.

Nel momento in cui la questione orti risulterà essere risolta, delle aree da loro prima occupate rimarranno delle zone di terra nuda. Queste ultime col passare del tempo evolveranno prima in aree prative, in seguito inizierà la colonizzazione da parte di specie arbustive e infine ci potrebbero essere le potenziali condizioni idonee all’insediamento del bosco ripariale.

La stessa sorte, in assenza di interferenza umana o di disturbi naturali di alta intensità, succederà alle aree aperte prative che tutt’ora troviamo sul sito.

Ovviamente, come le specie autoctone possono proliferare in queste aree, le alloctone possono fare altrettanto.

Abbiamo geolocalizzato due nuclei in particolare dove si concentrano rispettivamente ailanto e robinia, due tra le specie aliene più invasive d’Italia.

Il semplice abbattimento di questi due nuclei con l’obiettivo di eliminarle è un’operazione inutile, in quanto una delle caratteristiche intrinseche di queste due specie è la maggiore proliferazione a seguito di un evento perturbativo (come per esempio l’abbattimento).

Si potrebbe ragionare dunque sulla possibilità di piantumare, dove possibile, nelle aree prative delle specie autoctone arboree come il pioppo nero, pioppo bianco, salice bianco e olmo. La scelta di rimboschire le aree prative è legata al fatto che, in fase di campionamento, sono state trovati giovani individui di olmo.

Si predilige in realtà che sia l’ecosistema stesso a scegliere la propria strada e che quindi non è necessario che l’intervento dell’uomo si distacchi più di tanto dalla semplice eliminazione degli orti, in quanto, molto probabilmente, il bosco stesso saprà colonizzare quelle zone in tempi più o meno brevi.

Inoltre, ci sarebbe anche la possibilità di convertire una delle aree prative o degli ex orti in una piccola area ricreativa verde, dove chi passeggia possa fermarsi e riposare. Magari si potrebbero installare dei tavolini o delle panchine.


8_Conclusioni

L’obiettivo di tutto ciò che è stato precedentemente scritto è quello di dare al Comune di Jesi un bosco urbano e un parco fluviale. Abbiamo voluto mostrare quali sono le condizioni su cui si partirebbe per la realizzazione di questo e come lo si potrebbe rendere il più fruibile possibile dalla comunità.

Bisognerebbe ribadire che le previsioni di questo progetto si sono basate puramente sulla teoria e che quindi nulla di ciò che abbiamo previsto è assoluto e inconfutabile. Ciò significa che se in futuro ci saranno nuove idee applicabili in maniera logica a questa tipologia di progetto, saranno chiaramente ben accettate.

Immagine 1 - Area di indagine, vista satellitare
Immagine 2 - Area di indagine, scorcioIn questa immagine è possibile osservare alcune delle zone sopra citate, quali il prato, l’orto i filari alberati e l’inizio del bosco.
Immagine 2 - Area di indagine, scorcioNella figura è possibile osservare la suddivisione dell’area nelle zone sopra citate.
Tabella 1 - calcolo delle superfici di copertura del suolo
Immagine 4 - il piccolo nucleo di Robinia pseudoacacia L
Immagine 5 - area a prato
Immagini 6 - filari alberati
Immagine 7 - area a suolo nudo
Immagine 8 - orto abusivo
Immagine 9 - orto abusivo
Immagine 10 - orto abusivo

AREE VERDI INTORNO ALLA SCUOLA

The WM Project, l'idea della 3C

Riportare la Natura in città attraverso la semplicità di un prato fiorito ... gli alunni e le alunne della classe 3C, con la collaborazione dell'Associazione di Promozione Sociale Verdiana network di Firenze, hanno elaborato una proposta, "The Wild Meadow Project", attualmente al vaglio dell'Istituto scolastico e del Comune, da realizzare nel corso dell'A.S. 24/25. Anch'essa, pubblicata nello spazio Blog dell'Istituto, partecipa al Contest WWF "Urban Nature". 

Render di progetto, di S. Aavelli, su concessione dell'autrice
Copertina del PowerPoint di presentazione del progetto

JesiNatura e VivaJesi: un vivaio a scuola ... perché no? 

Restando nell'ambito del progetto "VivaJesi. Vivai di Comunità", ci siamo chiesti come la nostra scuola può contribuire nell'immediato. Tra vari spunti e suggerimenti, una idea ha stuzzicato la nostra fantasia... perché non provare a realizzare uno spazio didattico di propagazione delle piante? Pubblichiamo di seguito una proposta...

UN VIVAIO A SCUOLA...PERCHE' NO?

Di Esma Tafa, classe 3B, con Ascanio Scotti, classe 3C e con l'apporto di Giulia Fabrizi, Michela Marchini, Greta Trancucci e Asia Coccia, Cerine Lehanine, Francesca Pisten, classe 3C 

Articolo di prossima pubblicazione

Immagini di progetto / modellino di una serra / software Tinkercad, modello di Ascanio S., 3C
Immagini di progetto / modello di una stazione di propagazione di piante con talea

IL RAPPORTO CON IL FIUME, CONSIDERAZIONI E PROPOSTE

Rielaborazione delle idee discusse nella classe 3B per l'ambiente fluviale

Articolo di prossima pubblicazione

Immagine satellitare del tratto di Fiume Esino su cui gli studenti della 3B hanno elaborato considerazioni e proposte.
Schema di una sezione fluviale "tipo" con uno sviluppo adeguato della vegetazione ripariale.Fonte: M. Savoretti, La manutenzione del territorio e la valorizzazione agro-energetica, 2015.