I nostri mari sono pieni di plastica, addirittura fino a 10.000 metri di profondità (150.000.000 di tonnellate, ogni anno finiscono nei mari da 4,8 a 12,7 tonnellate di plastica).
Nel 2050, se non diminuirà il consumo della plastica, avremo dei veri e propri “mari di plastica“.
Le cause:
1. scarsa ed insufficiente gestione dei rifiuti a terra (secondo l’UNEP circa l’80% della presenza della plastica nel mare è dovuto a questo)
2. limitata capacità di riusare o riciclare i materiali plastici
3. discariche illegali di rifiuti domestici ed industriali
4. discariche legali mal gestite
5. scarso trattamento e sversamento di acque reflue
6. le cattive abitudini delle persone che utilizzano le spiagge
7. le attività industriali
8. le navi (pescherecci e da turismo)
9. contenitori per rifiuti non adeguatamente coperti
10. strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente
11. rifiuti abbandonati al suolo trasportati da vento e fiumi nei mari
Oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica, di questi il 49% è costituito da plastiche monouso (coperchi, tappi, bottiglie, cotton fioc, involucri di snack, sacchetti di plastica, posate, cannucce, piatti, bicchieri e contenitori per alimenti), il 27% da attrezzature per la pesca.
1. Morte per fame di animali marini perché hanno ingerito plastica ed il loro tratto digerente è stato bloccato
2. Morte per fame di mammiferi marini che restano intrappolati in materiali plastici e per questo non possono più andare a cercare cibo
3. Ferimento mammiferi marini che restano intrappolati in materiali plastici
4. Ingerimento di materiale plastico da parte dell’uomo come conseguenza della catena alimentare
5. Danneggiamento della vita marina a causa del rilascio da parte di micropastiche e nanoplastiche di sostanze chimiche
6. Impatto negativo sull’economia (pesca e turismo soprattutto)
Le soluzioni dovrebbero:
- coinvolgere: produttori, consumatori e chi gestisce i rifiuti;
- essere regolate e sostenute dal governo
Alcuni esempi:
1. Ridurre il consumo di plastica (no imballaggi, borse di stoffa, batterie ricaricabili)
2. Evitare oggetti in plastica monouso (dal 2021 il Parlamento Europeo ha approvato il divieto di plastica monouso)
3. Acquistare alimenti sfusi
4. Evitare di comprare cosmetici con micro plastica
5. Comprare indumenti biodegradabili
6. Riusare (vuoto a rendere)
7. Sostituire plastica con il vetro
8. Riciclare (raccolta differenziata)
9. Richiedere metodi di riciclaggio più efficienti
10. Creare tasse sulle plastiche più inquinanti
È una fondazione che ha lo scopo di creare tecnologia per l’estrazione dell’inquinamento causato dalla plastica dagli oceani e per evitare che materiali plastici finiscano negli oceani. Sta studiando la massa totale e la distribuzione della plastica negli oceani attraverso spedizioni. Inoltre cercano di creare metodi, tecnologie e strumenti di riciclaggio che siano economicamente e tecnicamente sostenibili.
Ce ne sono 8
- Una tra la Corsica e l’isola d’Elba nel Mar Tirreno
- Una nel Mar dei Sargassi scoperta grazie ad una spedizione di Greenpeace
- Una nel Mare di Barents, vicino al circolo polare artico nel nord della Norvegia, che è la più piccola
- Una nell’Oceano Indiano grande oltre 2 km che, probabilmente, esiste dal 1988
- Una nell’Atlantico del nord che è la seconda più grande per estensione
- Una nell’Atlantico del sud tra l’America del Sud e l’Africa meridionale
- Una nell’Oceano Pacifico al largo del lago del Cile e del Perù che è grande otto volte l’Italia
- E infine la più famosa, la Pacific Trash vortex tra la California e l’arcipelago hawaiano. Ha più di 60 anni ed è grande dai 700.000 ai 10.000.000 di km quadrati
Prima del Covid la plastica era l’emergenza del secolo. Il problema Covid ha distolto l’attenzione. Tra l’altro abbiamo usato 7 miliardi di mascherine ogni giorno a livello globale e 900 milioni al giorno solo nell’Unione Europea ed essendo queste costituite da plastica composita e potenzialmente infette non sono nemmeno state riciclate.
Il 14 gennaio 2022 è stata recepita anche dall’Italia la direttiva SUP che vieta la vendita di prodotti in plastica monouso, i cosiddetti MACSI. Il problema è che la Plastic tax, prorogata più volte e rinviata al primo gennaio 2024, escluderebbe dall’abolizione la plastica biodegradabile.