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"Chi nega la ragion delle cose pubblica la sua ignoranza"
Leonardo da Vinci
Giornalino scolastico della Scuola secondaria di I grado "L. Da Vinci"
REDAZIONE
DIRETTORE
Prof.ssa Luigia Cataneo
VICEDIRETTORE
Prof.ssa Marika Ricchi
REDATTORI
classe 3A: Chiara Cervi
classe 3B: Sofia Lucia Di Giovanni, Elena Notari, Negatwe Joseph, MariaPia Russo, Greta Codeluppi
classe 3C: Chiara Molinari, Massimo Sciamanna
classe 3E: Daria Venezia, Denise Sow Gueye
classe 2A: Alice Villa
classe 2B: Alice Spaggiari
classe 2C: Matilde Panciroli
classe 2D: Cristian Lusenti, Harekam Kaur, Aurora Andreev, Gabriele Sannino
ART DIRECTOR
Prof.ssa Sara Sistici
La pace perpetua
Considerazioni filosofiche e compiti di realtà
"La pace perpetua… non è un’idea priva di senso, ma un compito che, risolto a poco a poco, si avvicina costantemente al suo fine, poiché i progressi dell’umanità seguono un moto che diviene, col tempo, sempre più veloce".
Con queste parole il filosofo Immanuel Kant chiude il suo saggio intitolato “Per la pace perpetua”, scritto nel lontano 1795, quindi al termine del “Secolo delle guerre”. Un messaggio filosofico di ottimismo e fiducia in un progresso pacifico del mondo, che avverrà in modo sempre più veloce. Ma cosa significa “mondo di pace” e quali ne sono le prerogative? Per il Filosofo il mondo di pace è il mondo in cui la libertà del singolo con-vive pacificamente con la libertà di tutti. Non si tratta di un sogno irrealizzabile, né di una filantropica chimera! La pace perpetua si realizza in presenza di libertà, uguaglianza e fratellanza… per dir tutto in una parola, in presenza di giustizia. Queste idee, effettivamente troppo moderne per l’epoca kantiana, risuonano per noi oggi abbastanza ovvie e tali sarebbero state se il 24 febbraio la Russia non avesse invaso l’Ucraina… Dopo più di un mese di combattimenti ci ritroviamo con Kant a ribadire la necessità del diritto all’indipendenza di ciascuno Stato; ad avere piena fiducia nell’asserire che gli eserciti permanenti col tempo dovranno sempre più cessare di esistere; a ritenere che nessuna potenza in guerra debba permettersi ostilità tali da mettere in dubbio la fiducia reciproca nella pace futura. E, ricordando a noi stessi che, purtroppo, lo “stato di pace tra gli uomini … non è uno stato di natura (status naturalis)”, prendiamo l’impegno di interrogarci su numerose questioni, tristemente attuali in quanto riportate in auge dalla nuova guerra. In primo luogo, non abbassiamo la guardia! Questa aggressione militare ci ha fatto comprendere che l’astensione da atti ostili, che ha riguardato l’Europa a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, non è garanzia sufficiente di pace! Nuove guerre possono verificarsi in futuro, capaci di azzerare in un batter d’occhio anni di storia e cultura. In secondo luogo, dinanzi a questo rischio la nostra unanime risposta deve essere quella di non rimanere indifferenti: parliamone a scuola, con coraggio e, nello stesso tempo, con delicatezza, scegliendo le parole giuste alle varie età dei nostri alunni. Ripetiamo quotidianamente il nostro “urlo di pace” e, soprattutto, accogliamo e continuiamo ad accogliere gli alunni provenienti dall’Ucraina.
A Sant’Ilario d’Enza questi alunni sono arrivati sin dai primi giorni del loro esodo forzato. Ragazzi e ragazze di scuola primaria, entrati a far parte della nostra comunità con grande discrezione e nello stesso tempo con grande entusiasmo, accolti da alunni e docenti con totale e assoluta apertura: pur sapendo delle difficoltà dovute alla impossibilità di comprendere e parlare una lingua diversa, sia gli studenti sia i docenti non si sono tirati indietro, anzi si sono letteralmente lanciati in questa coinvolgente avventura di accoglienza. E di giorno in giorno hanno scoperto che a scuola si riesce a stare insieme, comprendendosi comunque, anche con i gesti; a scuola si può trascorrere insieme 4 o 8 ore al giorno, mangiare insieme, giocare insieme e andare a casa a fine giornata tutti più felici per avere imparato qualcosa dall’altro e qualcosa in più. Abbiamo accolto gli alunni regalando loro dei piccoli libri bilingue e regalando alle classi degli alfabetieri: sin dall’inizio eravamo certi che questa esperienza avrebbe arricchito tutti, permettendo agli alunni ucraini di imparare la nostra lingua e, nel contempo, ai nostri alunni di accostarsi alla lingua e alle tradizioni dell’Ucraina. Giorno dopo giorno, l’accoglienza ha cominciato a dare i suoi frutti. La com-prensione di questa guerra ingiusta a scuola si è tradotta quotidianamente in una riflessione alla quale sono seguiti compiti di realtà basati sull’assunto dell’imprescindibile con-vivenza pacifica, realizzata attraverso il gioco, attraverso i minuti, le ore e le giornate che gli studenti hanno trascorso insieme, giocando alla pace, che “… non è un’idea priva di senso, ma un compito” da realizzare e al quale siamo tutti chiamati a contribuire, nel nostro piccolo affinché la barbarie della guerra possa essere definitivamente debellata.
Ai miei alunni e ai miei docenti, che quotidianamente operano per la PACE!
di Raffaella A. L. Savino, Dirigente Scolastico
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