Il 21 marzo 2025 le classi terze dell’IC Bizio di Costozza hanno partecipato ad un importante incontro: quello con Plastic Free.
In quei 60 minuti le nostre coscienze sul presente e sul nostro futuro sono state bruscamente risvegliate, come se avessero sentito quel rumore di quel camion tanto ignorato quanto schiacciante di quel camion che ogni minuto getta plastica nei mari; è come se fosse questo il mezzo per far sì che la Terra un giorno, se con questo materiale non ci annienteremo prima, sarà ribattezzata con il nome di “Pianeta di Plastica”.
Nell’Oceano Pacifico, per esempio, si potrebbe dire che si sia creato un nuovo Stato, solo completamente inabitabile: un’isola di plastica grande quanto la Francia.
La Fossa delle Marianne invece viene utilizzata come un enorme bidone dell’immondizia: inutile specificare quale materiale fosse stato trovato in questa meraviglia del nostro pianeta.
Le bottigliette di plastica che stanno nell’oceano o sulla terraferma, che siano come soprammobili nella Fossa delle Marianne, come placche continentali nell’isola di plastica o come vagabondi che si lasciano trasportare dalle correnti marine o dai venti in cerca di combinare qualcosa, saranno destinate a risiedere nel nostro mondo in via di marciume fino a che non si degraderanno in 1000 anni.
I pesci provano anche a fare amicizia con il nuovo coinquilino che è arrivato a casa loro, con il problema che rimangono spesso vittime di un letale attacco dai vari oggetti derivati da quella metamorfosi del petrolio. Spesso ne mangiano, ma non sono assenti quegli episodi in cui gli anelli che sigillano i tappi delle bottiglie vanno a chiudere il becco di gabbiani o pesci spada. Di conseguenza questi ultimi non riescono ad ingoiare il cibo e le loro vite vengono tragicamente stoppate per soffocamento.
Ma se siete veramente così menefreghisti da dire: “La plastica sta distruggendo gli oceani e non le terre emerse”, allora non siete al corrente di alcune realtà che provoca questo devastante rifiuto. Quando s’incastra, anche ad un livello più profondo e stabile di tutte le più moderne fondamenta edilizie, non resta, almeno non del tutto, dove si è collocata. Perché? Perché con le intemperie questo materiale si frantuma ed i residui viaggiano con l’aiuto del vento o delle onde, per poi arrivare nei nostri stomaci passando prima per quelli degli animali o delle piante che noi ingeriamo.
Quindi noi senza rendercene conto mangiamo plastica. Ma quanta? In una settimana 5 grammi: come assumere una carta di credito, per darvi un’idea. Buon appetito!
Lucia M. classe 3A