Narrativa

RE KYLE

Capitolo 1

Lunga vita a re e alla regina di Kaja

“Ero lì, davanti alla lancia, il vero simbolo della monarchia Kajana. Non aveva di certo la stessa importanza della corona Ecko, che era attribuita a qualsiasi re; infatti, la lancia poteva essere imbracata solo da coloro che erano degni. Io ero poco più di un ragazzino, il piccolo re Kyle, e non mi aspettavo minimamente di essere il successore al trono. Così intimorito guardai verso la mia più valorosa guerriera, nonché mia nipote. Lei mi rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti e io le dissi “Aiutami Hope, non riesco ad andare lì a provare a imbracare la lancia, lo capisci che potrei rimanerci fritto?” Lei mi rispose così “Sei tu il successore del re, non fare lo sciocco! Ovviamente non più di quanto tu lo sia!” scoppiammo entrambi in una risata fragorosa, ma in quel momento presi coraggio e andai verso la lancia, imbracai l’elsa e la lancia saltò nella mia mano. Ci ero riuscito, ero il nuovo re di tutta Kaja e tutti dovevano portarmi un rispetto che io non desideravo. Questo è quello che Kyle disse a sua nipote che aveva chiesto nuovamente al re di raccontare la storia della sua incoronazione. Hope era curiosa di sentire quella storia tante volte perché suo zio si stava per sposare con una donna non di sangue nobile e voleva che il re si ricordasse di quei suoi momenti di gloria da giovane. Kyle si stava per sposare con la futura regina Maegan che era nata in un villaggio non molto lontano da Kaja; questo villaggio era stato distrutto dall’esercito di Kaja e il re Kyle decise di sposarsi con quella ragazza non per fama o per potere, ma solo per amore. Kyle fu, dunque, uno dei primi re a non avere un matrimonio combinato come molto probabilmente sarebbe accaduto a Hope. Hope non amava la politica, lei la considerava formata solo da persone egoiste e che cercavano sempre più potere senza considerare il popolo più povero e la cultura di esso. Ma la povera guerriera era stata indirizzata dal re ad un matrimonio con un guerriero di origini nobili anche se i due non si conoscevano minimamente, ma tra poco si sarebbero sposati … Hope non sapeva nemmeno come si chiamasse il suo “valoroso” uomo, le sembrava che si chiamasse Aryeh o qualcosa del genere… Il re era consapevole che alla sua grande guerriera non importava della politica e che voleva sposarsi con qualcuno scelto da lei, ma la pregò fino all’ultimo perché era l’unico modo per avere un alleato in più nelle guerre. Kyle, quindi, era stato più fortunato a incontrare la donna dei suoi sogni, che amava più di ogni cosa e che avrebbe fatto di tutto per salvarla; anche dare la sua stessa vita per lei. Arrivò il fatidico giorno in cui Kyle si sarebbe sposato con Maegan e, come sempre, il re era in ansia tanto che fece chiamare all’appello Hope per ricevere di nuovo il suo supporto. Hope le disse “Ehi zio, tranquillo andrà tutto bene. Finché sarei vicino alla regina e io a te per proteggerti tutto andrà per il meglio, ok?” Il re la guardò sorridendo e la abbracciò ringraziandola. Finita la cerimonia delle nozze il re e la regina avevano organizzato una cena con molte persone nobili del popolo. Ma c’era qualcosa che non andava infatti Hope aveva notato qualcosa di strano in alcuni camerieri che però non si sapeva spiegare.

M.P     D.L.M 

RE KYLE

Capitolo 1

L'ombra omicida

Hope aveva notato che di tutti i camerieri molti avevano paura anche solo ad avvicinarsi a re Kyle mentre solo tre riuscivano addirittura a guadarlo negli occhi senza abbassare lo sguardo. 

Quindi Hope tenne lo sguardo fisso sui camerieri e su suo zio ma, arrivati alla fine della festa, non successe assolutamente nulla. Però dato che la nipote di Kyle non si fidava ancora abbastanza, seguì i tre sospetti fino alla loro umile dimora. Lì, spiando dalla finestra, si accorse che i tre non erano tre uomini ma tre ombre incorporee che indossavano maschere nere con scritto 81 e con due corna da demone rosse. 

In quell’istante Hope sentì una sensazione strana, aveva allo stesso tempo paura e si sentiva fiera della sua intuizione; decise comunque di intervenire ma sentì un urlo acuto provenire dalla roccaforte. Si girò di scatto e corse verso il castello cercando la provenienza di quell’agghiacciante e freddo urlo; arrivata al castello trovò Kyle chinato sul corpo morto della sua dolce Maegan. 

In quel momento Hope chiese a Kyle - Kyle chi è stato a farti una cosa così maligna? - Lo sguardo del giovane re corse subito sulla sua destra e lì vide una persona che di certo non era umana ma forse un’ombra o uno spettro. Hope guardò negli occhi dell’ombra e gli disse -Tu, squallido e mostruoso essere, mostrati a noi mortali e dicci per quale assurdo motivo hai ucciso la mia amica Maegan! - 

Quell’essere guardò storto Hope e disse con una voce mortale e profonda, quasi come se avesse un’eco attorno a sé - Mia giovane principessa, tu chiedi a me queste cose e io ti risponderò. Io sono Omen e sono un assassino dell’ombra mandato dagli dei per purificare e punire questo inutile mondo, non è infatti la prima volta che uccido per volere degli dei. E se ti stai chiedendo perché ho ucciso questa giovane e benevola creatura che voi mortali  chiamate “Maegan”, ti dico che l’ho fatto per punire quel re, potente e sciocco, che è un pericolo. Questo è l’unico modo per punire gli stupidi che gettano la loro vita da re nel loro amore. Ecco io ho risposto alle tue domande, giovane creatura, adesso è il momento che io vada e l’unico modo per farlo… è con stile –

Quando pronunciò queste parole quell’ombra svanì e tutte quelle persone sentirono rimbombare nella propria testa una frase che recita “Testa in ragnatela”. 

Mentre tutti erano attorno a Maegan arrivò da un buco esplosivo creato nell’aria, uno stregone che pronunciò questa frase - Ti farò allungare la vita di tua moglie ma in cambio tu dovrai cercare in ogni modo, anche a costo della tua vita, di trovare o far trovare una cura per salvare il tuo cuore: Maegan. -

Il sorriso di Kyle ritornò e disse allo stregone che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riavere il suo amore andato via. Lo stregone sparì così come era arrivato e Maegan non stava più morendo anche se di certo non stava proprio bene.                                                       

M.P. L.D.M

La Maschera Piangente

La porta dell’investigatore sir. Vladimir Jäger si aprì di botto e il suo aiutante Francis d’Arét entrò tutto rosso in viso. Mentre Vladimir girava il suo tè ... 

La porta dell’investigatore sir. Vladimir Jäger si aprì di botto e il suo aiutante Francis d’Arét entrò tutto rosso in viso.

Mentre Vladimir girava il suo tè all’orzo guardò dritto negli occhi di Francis e disse -Sir. D’Aret, quale emergenza incombe tanto da sfondare la mia porta?- Francis, ancora stanco e con l’affanno per la corsa, gli rispose -Sir. Jäger c’è stato un altro assassinio, e c’è un grosso problema…- 

-Di che si tratta Francis?- -Era… era una festa di carnevale e per questo le telecamere del luogo hanno ripreso un uomo in maschera con un coltello assassinare il Signor Drake. Il tipo di maschera non è stata ripreso … e se pure fosse stato ripreso, molti indossavano la stessa maschera.- 

In quel momento Vlad si alzò, prese il cappotto, bevve in un solo sorso il tè e disse -Portami lì, Fran!-

Francis e Vladimir corsero per le strade di Berlino fino a raggiungere il posto designato dell’omicidio; lì il signor Jäger girò per ben tre volte attorno al cadavere di Drake, poi prese da terra una piccola cosa che solo l’occhio aguzzo di Vlad poteva vedere e lo esaminò per almeno tre minuti buoni. 

Dopo si rivolse a Francis e disse -Fran, hai detto che questo povero cadavere portava una maschera con una lacrima, giusto?- -Sì, signore- -E poi c’è gente che mi chiede perché odio il carnevale!

Dimmi Francis, questo pover’uomo ha invitato qualcuno che lo voleva, diciamo, in questo stato?- -Vlad, io ti conosco così bene che ho trovato già le uniche tre persone che potrebbero aver fatto fuori Drake.- -Portami a vederli immediatamente.- Così dicendo d’Arét e Jäger tornarono a casa Jäger, ma c’era qualcosa in Vladimir che suggeriva che il caso fosse risolto. 

I tre sospettati erano stati prelevati dalla festa così come erano vestiti, infatti uno aveva una maschera mezza rossa e mezza bianca, un altro la maschera verde e l’ultimo la maschera di Pulcinella. Dopo un breve interrogatorio Vlad aveva scoperto che l’uomo con la maschera rosso-bianca era il contabile di Drake, la donna con la maschera verde era la sua rivale in affari e che l’ultimo uomo non era qualcuno in particolare ma si trovava nella zona dell’omicidio. Jäger fece liberare subito il terzo ragazzo in quanto aveva dichiarato di non voler far del male a Drake perché era suo padre. 

La sua rivale in affari ammise che sarebbe stata contenta di veder morto Drake ma che non lo avrebbe ucciso perché non riteneva una giusta vittoria la morte del rivale. 

Il contabile si mise a piangere e disse che ora non aveva un lavoro e quindi non avrebbe mai ucciso Drake.

Vladimir si diede due giorni per riflettere, poi il terzo radunò tutti i sospettati e disse testuali parole -Signore e signora, uno dei due è colpevole e sono sicuro che appena lo dirò l’omicida lo ammetterà subito. Signore e Signora, il colpevole è… lei!!- Così disse indicando il contabile. 

Il contabile disse -E quali prove ha, mi scusi?- -Per prima cosa lei sapeva quanto fosse ricco Drake e quindi voleva i suoi soldi, per seconda cosa, la sua maschera era bianca solo che si è sporcata di sangue del signor Drake come confermato dalle prove del DNA della maschera.- Il contabile cercò subito di scappare, ma non sapeva che due uomini della polizia tedesca lo stessero aspettando fuori.

Il contabile fu processato e condannato all’ergastolo e giustizia fu fatta per il Sir. Drake.

Anche questo caso era stato risolto. 


M.P., L.M.

Il merlo


Sono le sei del mattino. Qualcuno sta bussando con insistenza alla mia porta. Corro ad aprire ma non c’è più nessuno - trovo solo un merlo  ...

Sono le sei del mattino. Qualcuno sta bussando con insistenza alla mia porta. Corro ad aprire ma non c’è più nessuno – trovo solo un merlo indiano in gabbia, un po’ spennacchiato, che continua a ripetere una serie di numeri.

- 64257 64257 64257...

Cosa significa? Chi l'ha lasciato lì? E, soprattutto, perché mai sto riflettendo su questo scherzo organizzato da chissà chi?

Cerco di aprire la gabbia, solo per poi scoprire che non era mai stata chiusa. Perché mai questo pennuto mal ridotto dovrebbe voler rimanere in una gabbia stretta ed arrugginita? Cerco quindi di tirarlo fuori, ma sembra determinato a rimanere nello spazio claustrofobico in cui si trova.

- Fa come vuoi, ma sappi che se non esci entro 20 minuti butto te e quella disgustosa gabbia.

- 64257.

- Ohi, la vuoi finire con questi numeri senza senso?! Dimmi almeno cosa dovrebbero essere!

Con un movimento improvviso, il volatile inizia a sbattere zampe ed ali con forza, come se stesse cercando di esprimere un disappunto

- Dai, vola, inutile essere, vola!

Quasi rispondendo al comando, la strana specie indiana esce dalla sua voliera, rivelando una chiave rimasta nascosta per tutto il tempo sotto le sue quasi inesistenti penne.

Sarà questa la chiave dello strano scrigno che mi diede mio nonno?

Avevo 10 anni a quel tempo quando, una fredda notte di dicembre, l’anziano mi donò uno sporco cofanetto sigillato, raccomandandomi di non provare mai e poi mai a scuoterlo.

Non capii mai di cosa si trattava... beh, fino ad oggi almeno.

Infilo impaziente la chiave nell'apposito foro, proseguendo poi con il girarla.

Appena sollevato il coperchio, una nuvola di fumo si solleva nei pressi del piccolo forziere.

- Cof cof, ma che... -

Lascio la frase in sospeso, impegnato a definire l'ombra che mi si para davanti.              

Un misto tra un alce ed una scimmia, squamato ma peloso allo stesso momento e decisamente molto più alto di chiunque altro.

L' ultima cosa che vedo è il modo in cui la sua bocca si apre ed i suoi denti che splendono alla luce del sole appena sorto.


Y.C.

La notte di Halloween

La mattina del 30 ottobre mi svegliai prima del previsto, prima della sveglia che non sentivo mai. Mi alzai dal letto  ...

La mattina del 30 ottobre mi svegliai prima del previsto, prima della sveglia che non sentivo mai. Mi alzai dal letto e misi le ciabatte per scendere a fare colazione. Come sempre mia madre non c’era mai quando mi alzavo, quindi facevo da sola colazione, anzi con il mio cane Bobby, ma comunque da sola perché mi evitava sempre come se non esistessi. Mi vestii e presi lo zaino per la scuola e uscii. Ci andai con la bici tra le strade di Port Lawrence, per fare prima cercai una scorciatoia che mi facesse arrivare direttamente a scuola perché, anche essendomi svegliata presto, ero comunque in ritardo, come sempre. Presi la strada più corta ma non arrivai a scuola, “Penso di essermi persa”, dissi tra me e me. Vidi una casa mai vista prima, era grande e da fuori era buia con le serrande chiuse come se non ci abitasse nessuno. Stavo scrutando da cima a fondo quella casa malridotta che si trovava, stranamente, su quella strada poco illuminata, quando qualcuno mi toccò sulla spalla. Sobbalzai per lo spavento: era una signora che portava un vestito rosa, come i vestiti degli anni Quaranta, e un’acconciatura sempre di quei tempi. «Oh scusami, ti ho spaventata?», disse la signora in modo gentile e pacato. «No, si figuri, ero solo di passaggio», dissi io ancora scossa dallo spavento. «In questa casa ci abita qualcuno? È messa davvero male, sembra che sia abbandonata da anni», dissi guardandola ancora un po’. «Beh sì, in questa casa abita una signora alla moda con dei bei capelli», disse lui, ed entrambe scoppiammo in una risata fragorosa, «Di sicuro sta parlando di lei, ho indovinato, vero?», chiesi alla signora. «Hai indovinato, brava», rispose lei, con un sorriso a trentadue denti, si voltò ancora sorridendo e aprì la casa «Vieni entra», mi invitò. Era carina all’interno, mentre da fuori sembrava abbandonata «Vuoi dei biscotti? Me li ha portati un’amica di famiglia», disse porgendomi un biscotto alla cannella, io adoravo quel tipo di biscotti. «Sono buonissimi», dissi alla signora cercando di sedermi su una delle poltrone, che sembravano crollare con un tocco «Non vai a scuola?», mi chiese. Le risposi che ormai avevo perso troppo tempo, le lezioni erano ormai iniziate. «È stato bello conoscerla», dissi alla signora che mi stava, stranamente, ascoltando. Mi disse più tardi di tornare a casa, per non far preoccupare mia madre. «Allora tornerò domani», le promisi uscendo; feci un cenno di saluto e ripresi la bici per tornare a casa, ma prima di partire mi voltai: «Come si chiama?», domandai alla signora ancora sulla soglia. «Marilyn, e tu cara?», mi rispose la donna. Le dissi il mio nome, Kate, e mi congedai. Alzando lo sguardo per avviarmi mi resi conto che ero all’inizio della strada. “Ma come è possibile, un attimo fa ero alla casa e ora sono qui!”, mi dissi. C’era qualcosa che mi puzzava, e non perché ero vicino ad un secchio, ma perché c’era qualcosa di strano che non mi convinceva. Tornai a casa ancora pensierosa, misi la bici nel garage, entrai e presi una lattina dal frigo, “Domani devo andare a scuola, sennò mia madre mi uccide”, pensai abbassando la testa sul tavolo in segno di disperazione. La mattina seguente mi svegliai sempre prima della sveglia, presi la bici e andai a scuola, Tatum mi stava aspettando all’ingresso impaziente di dirmi qualcosa «Ti devo dire una cosa pazzesca», mi disse. «Cosa, Tatum?», le chiesi con un tono che faceva capire che non mi interessava. «Stasera ci sarà una festa pazzesca in una casa abbandonata sulla vecchia scorciatoia che portava a scuola», mi disse lei facendo i salti di gioia. «Sì, pazzesco … io non vengo», dissi iniziando a camminare. Tatum cercava di convincermi: «Dai, sarà divertente», «No, ho detto che non vengo, quella strada stasera sarà piena di scemi che si travestono», dissi aprendo l’armadietto; Tatum se ne andò scocciata, pensavo che da quel momento in poi non mi avrebbe mai più parlato perché ad ogni festa che organizzavano non andavo, ma c’era una sola cosa che amavo fare il giorno di Halloween con lei: rimanere a casa a guardare dei film horror come Scream, Halloween ed altri. Chiusi l’armadietto e andai a lezione. Finita la scuola passai dalla signora che avevo incontrato il giorno prima. «Signora Mary, è in casa?», chiesi bussando alla porta; scrutai all’interno della casa ma la vidi all’interno. «Ehi ragazzina, che stai facendo?», disse un uomo lì vicino, «Non c’è nessuno in quella casa, cosa cerchi?». «Sto cercando una signora di nome Mary, non so il cognome, so solo come si chiama», dissi girandomi e andando verso l’uomo. «Mary? … Sì, ci viveva qualcuno di nome Mary, ma ora non c’è più nessuno», disse l’uomo. Volevo rispondere che ero entrata nella casa solo il giorno prima, ma evitai pensando che, se era come diceva il signore, non avrei potuto perché quella era proprietà privata. Lui però disse «Non dirò nulla, tranquilla». Ringraziai, salutati e andai via. Era sera ed ero seduta sul divano di casa, stavo vedendo un film e mangiavo pop corn, con l’intenzione di non aprire a nessuno che avesse suonato al campanello. Mi alzai per andare a fare rifornimento, posai la ciotola sul piano della cucina e presi i pop corn dalla credenza per metterli dentro la pentola, ma quando accesi il fornello suonarono al campanello ed io non risposi, come avevo deciso. Suonarono di nuovo e stavolta in modo insistente. Mi avvicinai alla porta e smisero, aprii per vedere chi suonasse ma non c’era nessuno: il porticato era vuoto come sempre, richiusi velocemente la porta mettendo ogni blocco possibile immaginabile, tornai verso la cucina per vedere se i pop corn fossero pronti ma suonarono alla porta ancora una volta. Andai verso la porta, aprii come prima e di nuovo non c’era nessuno. Spensi il fornello, presi la giacca e il telefono, e andai a casa di Tatum. Le chiesi di restare da lei quella notte, Tatum accettò perché ero ancora la sua migliore amica. Accendemmo la TV e, come avevo fatto a casa mia, andammo a preparare i pop corn in cucina. Successe la stessa cosa: suonarono il campanello, Tatum andò ad aprire la porta, come avevo fatto io, ma non c’era nessuno. Tatum richiuse la porta e si girò verso di me, appena fece un passo suonò il campanello ma allo stesso tempo squillò il telefono, risposi e lei chiuse la porta a chiave. «Pronto?», dissi ansiosa. «Sì, scusa, sono il vicino, a me è saltata la corrente non so se a voi è capitato». Riportai a Tatum la telefonata, lei andò a controllare, si affacciò alla finestra e scostò le tende, ma la luce della casa vicina era accesa. «Ma la luce è accesa», disse Tatum verso di me. «Ah, ora mi funziona il contatore e mi si è accesa la luce», disse l’uomo. Riattaccai il telefono avvicinandomi a Tatum che stava ancora guardando fuori dalla finestra: la luce si accendeva e si spegneva, vedemmo dalla finestra un uomo incappucciato con una lunga veste nera, come quella di un monaco. «Ma chi è?», chiesi a Tatum, lei si girò verso di me: «Non lo so, di certo non è il mio vicino» disse lei impaurita. Si rigirò verso la finestra: si vide qualcosa avvicinarsi, era una cosa tondeggiante che si dirigeva a tutta velocità contro la nostra finestra, spaccò il vetro cadendo a terra e continuando a rotolare. Tatum si avvicinò alla cosa schifata, poi cacciò un urlo e svenne per l’orrore.


R.C.

La casa infestata

In un villaggio tranquillo c'era una vecchia casa isolata su una collina, conosciuta come la "Casa dei Fantasmi" ...

In un villaggio tranquillo c'era una vecchia casa isolata su una collina, conosciuta come la "Casa dei Fantasmi" perché gli oggetti sembravano muoversi da soli.

Le persone del villaggio pensavano che fosse infestata dai fantasmi, per questo motivo evitavano di andarci. Un giorno, una ragazza chiamata Mia decise di andare in quella casa nonostante avesse sentito delle storie spaventose.

Appena entrò in casa, Mia sentì un rumore di movimento e accese la lampada e illuminò le stanze oscure e gli oggetti sembravano muoversi da soli, come se avessero vita propria e Mia si spaventò.

Durante la sua esplorazione, Mia sentì un rumore provenire dalla soffitta: con orrore Mia salì le scale e aprì la porta della soffitta. Lì vide un orsacchiotto disperato, che in realtà era lo spirito di una bambina intrappolato da un’antica maledizione.

La bambina spiegò a Mia che la sua anima era legata alla casa e non avrebbe trovato pace finché l'incantesimo non fosse stato spezzato.

Mia, essendo di animo gentile, decise di aiutare la piccola anima.

Tornò a casa e dopo aver studiato antichi testi e incantesimi, riuscì a trovare un modo per rompere la maledizione. Tornò alla casa infestata, pronunciò parole magiche e l'incantesimo finalmente sparì.

Da quel giorno la Casa dei fantasmi non fu più un luogo di paura.


 J.J.I., J.S.I., S.N.

Un'altra casa infestata

Una notte buia e tempestosa, una giovane donna di nome Emily si ritrovò sola in una veccha casa che aveva ereditato ...

Una notte buia e tempestosa, una giovane donna di nome Emily si ritrovò sola in una vecchia casa che aveva ereditato da un parente. Mentre esplorava le stanze buie e polverose, sentì dei passi provenire dal piano di sopra, anche se sapeva di essere l'unica persona nella casa.

 

Ignorando la paura, decise di investigare ulteriormente, salì le scale traballanti. Quando raggiunse il corridoio al piano di sopra, le porte delle camere iniziarono ad aprirsi e chiudersi da sole, con un forte scricchiolio.

 

Improvvise ombre lungo le pareti inquietarono Emily, ma il vero terrore arrivò quando udì una voce provenire da una delle stanze: “Emily... perché sei venuta qui?”. Paralizzata dalla paura, si voltò per fuggire, ma vide riflessa nello specchio un'immagine spettrale che la fissava con occhi vuoti.

 

Scossa dal terrore, cercò una via d'uscita mentre le voci e i suoni crescevano d'intensità intorno a lei. Con il cuore che le batteva furiosamente nel petto, raggiunse finalmente la porta principale, fuggendo via da quella casa infestata, pregando di non essere mai più coinvolta in quel mistero.

 

V.R.

Il risveglio del demone

Un gruppo di ragazzi e ragazze, tra i 12 e 14 anni, si stava annoiando in un parco, ed ad un certo punto Barkley ... 

Un gruppo di ragazzi e ragazze, tra i 12 e i 14 anni, si stava annoiando in un parco, e ad un certo punto Barkley, il loro capo, decise di lanciare una sfida, e disse a Ronny: “Il più  fifone del gruppo non riesce ad entrare nella casa abbandonata  di Hot Surrage, andare nel seminterrato e accendere un fuoco”. 

Ronny ovviamente rispose di no, perché era pericoloso e, sotto sotto, aveva paura solo a guardarla quella casa. Allora Barkley, per fare colpo su Emily, disse: “Beh, se tu non entri entrerò io, tanto che sarà mai.”  Così Barkley entrò nella casa un po’ impaurito, aprì la porta che scricchiolò e si trovò davanti un posto davvero inquietante, allora decise di fare uno scherzo ai suoi amici, per spaventarli... “Ahhhhhh aiutooo!” e gli amici andarono subito a soccorrerlo, ma poi lo videro ridere e capirono che era solo uno stupido scherzo. Così Barkley si incamminò verso il seminterrato, tra le ragnatele e i graffiti, e raggiunse le scale. Entrò provando ad accendere la luce, ma non ebbe successo, quindi prese un fiammifero da una confezione aperta su un vecchio mobile e lo puntò per capire cosa ci fosse, e notò una scatola. “Ma guarda un po’ che abbiamo qui!”: trovò una bambola. Ci giocherellò un pochino e la bambola si animò... aveva occhi rossi ed un vestito rosso. In quel momento capì che non era un semplice giocattolo. Scappò urlando ma la bambola lo prese e lo trascinò dentro un baule lì vicino. Nel frattempo arrivarono gli altri, si aspettavano fosse un altro dei suoi stupidi scherzi per spaventarli, ma al posto di Barkley trovarono la bambola che chiudeva il baule e quando li vide scappò lasciando il baule lì. Ad un certo punto... " ANDATE VIAAA." Si udì questa voce spaventosa e inquietante da lontano. Tutti loro scapparono e non tornarono più in quella casa infestata, ma oramai il corpo di Barkley era stato indemoniato dalla bambola. Parecchi anni dopo i ragazzi, ormai cresciuti, decisero di ritornare in quella casa per vedere se Barkley fosse ancora vivo e se c'era una cura per farlo ritornare umano. Si incontrarono alle venti e trenta davanti alla scuola e poi si incamminarono verso la misteriosa casa. Con loro avevano: una coperta, ampolle di vetro, dei libri degli incantesimi e una bussola, nel caso si fossero persi. Arrivati, non videro cambiamenti, anzi era tutto uguale. Beh c’era da aspettarselo, dopotutto: chi entrerebbe in una casa abbandonata e infestata? Emily prese il comando e andò avanti. Insieme a Emily c'erano anche Ronny e un altro amico di nome Lucas. Scesero nel seminterrato e non videro nulla, fin quando… “BOOM!”, la porta si chiuse alle loro spalle. Lucas tornò indietro e provò ad aprire la porta. Ma non c'era nulla da fare, erano bloccati lì dentro. Così decisero di addentrarsi nella casa, come sempre molto buia. Entrarono nel seminterrato: “C'è nessuno?”, chiese Emily la stessa voce di circa dieci anni prima e si riudì: “Andate via”. Emily rispose: “Vogliamo solo riavere indietro il nostro amico Barkley.” Apparve da un muro un portale rosso ed uscì un demone dello stesso colore alto due metri dotato di corna che con voce demoniaca disse: “Allora vi porterò da lui.” Quindi i tre cercarono di scappare, ma il demone prese Lucas. 

Poi prese per il collo Ronny, ed Emily vedendo la scena prese una pietra e la tirò contro il demone, lui la afferrò e la frantumò in cenere bruciandola, allora quando sembravano essere spacciati Barkley riuscì ad uscire finalmente dal baule, ed era completamente diverso: si stava trasformando in un demone anche lui. Visto che era metà demone e metà umano riuscì a prendere il demone per il collo e lo uccise, la porta si riaprì e scappano tutti. Barkley però essendo mezzo demone dovette rimanere in quella casa poiché sennò sarebbe morto, così Emily lo baciò e l'amore espresso da Emily rese Barkley completamente umano. Da quel momento in poi, decisero di pensare sempre prima di agire e di fare cose di cui si sarebbero pentiti.

 

D.V.

La casa delle bambole

John e il figlio andarono a fare "dolcetto o scherzetto" quando si imbatterono in una casa allestita fuori ma buia dentro. Il bambino aveva tanto insistito ...

John e il figlio andarono a fare “dolcetto o scherzetto” quando si imbatterono in una casa allestita fuori ma buia dentro. Il bambino aveva insistito tanto e John lo accontentò. John fece la scelta peggiore della sua vita e da lì a poco stava per scoprirlo. Appena bussò alla porta, questa si aprì da sola e John si spaventò. Sentì una voce che diceva: “Entra, non aver paura” (risata agghiacciante di sottofondo). John lasciò fuori il figlio per paura che gli succedesse qualcosa di brutto. Appena entrò vide subito una scia di sangue che portava giù per le scale. Si fece coraggio e scese, mentre il figlio lo aspettava fuori con ansia, impaziente di ricevere le caramelle dal papà.

Alla fine si scoprì che era una casa horror del parco divertimento.

 

C.L.

Il giglio grigio

Un bel giorno, nel lontano ‘700, nel regno Sandelle ci fu il matrimonio del nuovo re e la nuova regina, accompagnato da un vasto banchetto ...

Un bel giorno, nel lontano ‘700, nel regno Sandelle ci fu il matrimonio del nuovo re e la nuova regina, accompagnato da un vasto banchetto di cibo per i futuri sposi. I matrimoni reali erano conosciuti per il loro banchetto speciale, con sfiziosità di ogni tipo. Dalla torta salata ricotta e spinaci alla frittata di agretti agli asparagi e uova. Dopo ogni banchetto di solito, nel pomeriggio, tutti gli abitanti del villaggio si organizzavano per consegnare dei doni di nozze alla coppia. Ognuno offriva diverse cose: chi dava del cibo, chi degli animali ma poi, dopo una lunga fila di regali, arrivò finalmente il turno della vecchia del villaggio, una strana donna che vagava per le case senza una meta. Aveva i capelli arruffati, coperti maggiormente da un velo nero, e dei vestiti stracciati. Si avvicinò e offrì loro un giglio rosso e luminoso.

“In onore al vostro matrimonio, un giglio rosso che rafforzerà il vostro amore...” mormorò a bassa voce la vecchia. I due osservarono questo giglio attentamente, trovandolo strano e diverso dagli altri regali. Mentre la vecchia piano piano avanzava verso il centro del villaggio con il suo consumato bastone marrone, i due si guardavano tra loro con degli occhi pieni di scintille. Il loro sì che era vero amore! La vecchia si allontanava e la regina corse da lei. Cosa c’era di speciale dentro questa pianta? Perché emetteva una luce così forte? La giovane aveva mille domande dentro la sua testa, una diversa dall’altra. Eppure la vecchia capì subito i pensieri della donna dalla sua espressione. Con un sorriso malinconico, come se vedesse lei stessa giovane, le prese le mani dicendo: “Il vostro è destino...”. Ancora confusa, la giovane si avvicinò. “Questo giglio è fisicamente debole, eppure contiene una magia così forte. Conservatelo, e non fatelo toccare a nessuno” e la vecchia sparì.


Passarono anni ed anni, e il giglio era ancora perfetto. Era conservato dentro una piccola cupola di vetro in una stanza segreta nascosti dagli scaffali di libreria. I due erano ancora molto innamorati, infatti ebbero una preziosa figlia chiamata Alexandra. Lei nacque durante una giornata tenebrosa, la grandine cadeva e la regina era distrutta. Nonostante fosse nata sana, i popolani del villaggio pensavano che le circostanze in cui era venuta al mondo fossero un segno di sfortuna per il regno. Alexandra aveva dei capelli lunghi fino alle spalle e lisci come la seta, di un colore arancione che si avvicinava al rosso, che splendevano proprio come il giglio. I suoi occhi erano azzurri come il profondo del mare e la sua faccia era coperta da lentiggini. Ad undici anni, però, iniziò a ribellarsi ai genitori. Era stanca di dover sempre pensare al suo futuro da regina, della prospettiva di regnare su tutti, avere il peso di tutto il paese su di lei e di trovare il vero amore.

“Mamma sono stanca!”, urlò ad alta voce Alexandra.

“Bimba mia, mancano ancora tre ore di latino! Dovresti essere grata di poter imparare questa fantastica lingua così che tu riesca a regnare meglio!”, ribatté la regina forzandola a stare seduta.

“MA IO NON VOGLIO REGNARE SU QUESTO MISERO PAESE”

La mamma era allibita ed era sul punto di piangere. Il re sentì le urla e si avvicinò alla regina per sostenerla. Entrambi la mandarono in camera e lei, in lacrime, corse dentro la sua stanza. Poi pensò di intrufolarsi dentro la libreria più piccola del castello, che era proprio vicino la sua camera. Sapeva che nessuno sarebbe entrato lì dentro siccome la libreria principale era più comoda da usare. A piccoli passi quieti ella entrò dentro la stanza e la chiuse a chiave, così nessuno poteva disturbarla. Iniziò a scrivere una pagina del suo diario:

 

Caro Diario, oggi mamma mi ha sgridata ed io...

 

Non riuscì nemmeno a finire la frase e all’improvviso inciampò sui suoi piedi e sbatté contro uno scaffale pieno di libri. Si attivò una leva e cadde dentro un corridoio misterioso. Camminò piano piano e si trovò una stanza buia davanti ai suoi occhi. C’era una cosa che brillava però, un ambiguo giglio rosso coperto da vetro. “Nessuno mi ha mai accennato a questa stanza”, pensò. Si avvicinò con lentezza e prese quella piccola cupola di vetro, la posizionò per terra e osservò per bene il fiore. Ad un certo punto provò a toccarlo e notò che questo giglio stava diventando grigio mentre lo sfiorava. Allontanò le sue mani dalla piccola pianta, e rimise la cupola dov’era. Uscì da quella stanza e tornò nella sua camera. Il giorno dopo, si alzò come sempre alle cinque di mattina, per le sue lezioni di eleganza. Scese tutte le scale e si avviò in cucina per fare colazione con i suoi genitori. Stranamente, loro non c’erano. Chiese al maggiordomo il motivo della loro assenza e lui rispose che stavano parlando nel giardino. Alexandra andò silenziosamente nel giardino e si nascose dietro un muretto.  I suoi genitori stavano litigando. Era strano, non avevano mai litigato fra loro.

Questa non fu nemmeno l’unica volta, ogni giorno i loro litigi peggiorarono e ogni giorno in cui Alexandra visitava il giglio, esso diventava più grigio. La sua luminosità stava svanendo. Non solo però i suoi genitori stavano peggiorando, ma anche tutto il regno stava diventando pessimista. Più persone morivano per malattie gravi e le tempeste erano più frequenti, e questo portava a campi abbandonati e a tanta fame tra la gente.

Attraverso ricerche e ricerche, scoprì che quel giglio era un dono di nozze che rappresentava l’amore e la buona fortuna per i suoi genitori da parta di una vecchia maga di quindici anni prima.

Durante una notte nebbiosa, Alexandra scappò dal castello per trovare questa maga e sistemare tutto. Seguì una mappa ben precisa e finalmente la trovò. Questa vecchia donna aveva già centotrentadue anni ed era al punto di morte.

“Signora, come faccio a sistemare tutto?”, chiese la ragazzina, preoccupata per il futuro del popolo.

“Beh, è difficile spiegarlo. Dormi, te lo dirò domani”, aggiunse la vecchia.

Purtroppo poi, la ragazzina si svegliò e trovò la donna stesa per terra, morta.

Non sapeva cosa pensare … doveva sistemare tutto ma...

Continua ...

FORSE!