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La mia libertà finisce dove inizia la tua

di Alice De Sanctis

«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.» Questo recita il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani, un documento promosso dall’ONU nel 1948.

La libertà, il valore fondamentale dell’uomo, che lo distingue dagli altri esseri viventi, ponendolo al di sopra di tutti. Libertà significa poter agire e scegliere senza condizionamenti, costrizioni e proibizioni. Al contrario, non significa poter fare tutto ciò che si vuole, ma come dice l’articolo 4 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789: “la libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri”.

Questo concetto di libertà si oppone fortemente all’ideologia dittatoriale, che, al contrario, nega qualsiasi tipo di libertà. Ed è proprio per questo che la Costituzione Italiana dichiara diritti inviolabili tutte quelle libertà che il totalitarismo aveva cancellato. Dittature del Novecento come quelle di Stalin, Mussolini e Hitler avevano diverse analogie: la soppressione di tutte le forme associative e dei dissidenti politici, l'uso della violenza, della censura e della propaganda in quanto nati in una società ad alto sviluppo tecnologico. Ciò significa che questi strumenti erano fondamentali per guadagnare consenso al fine di influenzare l’opinione pubblica, attraverso un uso mirato dei media: cinema, radio e stampa.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Ucraina ha rivestito il ruolo di stato-cuscinetto tra due grandi potenze per scongiurare eventuali conflitti. Nel 1991 l'Ucraina proclama la sua indipendenza e da questo momento inizia a mostrare interesse per un eventuale ingresso nella NATO. Questo è bastato per allarmare la Russia, che il 24 febbraio 2022 ha invaso l'Ucraina, che oggi sta combattendo per la sua libertà e la sua indipendenza. Quello a cui stiamo assistendo quotidianamente è una vera e propria “guerra d’informazione” visto l’uso sfrenato di censura e propaganda. Ciò provoca una forte disinformazione, non solo nei paesi non coinvolti, ma anche negli stessi in guerra. In Russia l’informazione è completamente controllata dallo Stato e per Putin poter gestire i media è sempre stata una priorità. Oggi, come nel secolo scorso, la libertà è limitata fortemente. Ancora una volta la storia non ha insegnato nulla all’uomo.