MUSICA RAP

I componenti del rap includono «contenuto» (ciò che viene detto), «flow» (ritmo, rime) e «consegna» (cadenza, tono).[5] Il rap si differenzia dallo spoken word in quanto il rap è eseguito spesso sul tempo di un brano strumentale. Il rap è spesso associato alla musica hip hop, oltre a esserne uno dei componenti principali, anche se le sue origini precedono l'hip hop come fenomeno culturale. Le radici del rap si possono ritrovare nella musica dell'Africa occidentale, nei cantastorie chiamati griot che trasmettevano le tradizioni oralmente raccontando storie di eventi familiari e del villaggio, in forma di musica, poesie o storie cantate, suonando un semplice strumento fatto a mano.[6] diffondevano tradizioni e genealogie oralmente o usavano le loro tecniche retoriche per spettegolare o «elogiare o criticare le persone».[6] Le tradizioni griot si connettono al rap attraverso i discorsi di James Brown con il pubblico e con la sua band tra le canzoni eseguite, alle provocazioni verbali di Muhammad Ali e alle poesie di The Last Poets.[7] Pertanto, i testi e la musica del rap fanno parte del «continuum storico nero»,[7] e mirano a riutilizzare elementi delle tradizioni passate espandendoli attraverso «l'uso creativo del linguaggio e dello stile e delle strategie retoriche.»[7] La persona accreditata di aver originato lo stile di «consegnare le rime sopra un tappeto musicale»,[8] che sarebbe divenuto noto come rap, è Anthony "DJ Hollywood" Holloway di Harlem, New York.[8]  

MUSICA GRECA

L'antichità greca ha rappresentato per la cultura occidentale un autentico modello di classicità, soprattutto per l'architettura, la scultura, la filosofia e la letteratura, dalla quale ci sono pervenuti reperti, testi di eccezionale fattura e valore storico. Diverso è stato per la musica, arte altrettanto importante e praticata nel mondo classico, della quale sono rimasti solo pochi frammenti, spesso di difficile interpretazione. L'elemento di continuità tra il mondo della civiltà musicale ellenica e quella dell'Occidente europeo è costituito principalmente dal sistema teorico greco, assorbito dai romani e da essi trasmesso al Medioevo cristiano. Il sistema diatonico, con le scale a sette suoni e gli intervalli tra le note di tipo tonico o semitonico, tuttora alla base della teoria del linguaggio musicale occidentale, è l'erede e l'epigono del sistema musicale greco. Altri aspetti comuni alla musica greca e ai canti della liturgia cristiana dei primi secoli dopo Cristo, furono il carattere rigorosamente monodico della musica e la sua stretta unione con le parole del testo 

MUSICA POP

Nella lingua inglese, i termini popular music e pop music sono spesso usati impropriamente in modo intercambiabile.[1] Il termine popular music è un termine generico che si riferisce alla musica di gradimento generale nell'epoca moderna,[2] mentre la notazione di pop music si riferisce ad uno specifico genere musicale. Secondo Gianni Sibilla, la musica pop «indica un campo più ristretto e definito rispetto a quello di popular music». La musica pop, sempre secondo Sibilla, è «contraddistinta da alcuni aspetti specifici che riguardano il periodo storico di produzione, le forme testuali e linguistiche, gli attori sociali coinvolti, il modo in cui essi costruiscono la propria identità e, soprattutto, il rapporto con i mezzi di comunicazione di massa. In altre parole, la musica pop è un macrogenere musicale contemporaneo che comprende tutti i sottogeneri specifici della canzone popolare sviluppatisi a partire dall'avvento del rock and roll, contraddistinti dalla diffusione intermediale su supporti fonografici e mezzi di comunicazione».[3][4]

Lucio Spaziante riassume sinteticamente le caratteristiche della musica pop classificandola come "mainstream di facile ascolto dipendente dall'industria discografica".[5]




MUSICA CLASSICA

Col termine musica classica ci si riferisce alla musica colta, sacra e profana, composta o avente radici nel contesto della cultura occidentale. Essa abbraccia approssimativamente un arco di tempo che comincia dall'XI secolo e si estende fino al XX secolo[1] o, a seconda delle convenzioni, fino all'età contemporanea. Tale periodo include, in particolare, il periodo caratterizzato dallo sviluppo e impiego prevalente dell'armonia tonale, codificata tra il XVII e il XIX secolo[2]. In contesti più specializzati il termine "musica classica" può essere anche riferito, in senso più restrittivo, al periodo musicale detto Classicismo[3], ma nel linguaggio comune l'espressione è intesa nel suo significato più esteso (in opposizione a musica leggera o a musica popolare).

I confini della categoria sono sfumati e opinabili, in quanto il marchio di classicità viene in genere assegnato dai posteri; dunque, ciò che oggi si definisce "classico" non lo era necessariamente ai tempi in cui venne composto. In particolare, a seconda dei contesti il concetto di "musica classica" può includere o no la musica colta contemporanea. L'indicazione di "musica classica" in riferimento alla musica colta europea appare agli inizi del XIX secolo, allo scopo di "canonizzare" il periodo che va da Bach a Beethoven, passando per Händel e Mozart, come l'epoca d'oro della musica[4] e i primi riferimenti a tale utilizzo, secondo quanto riportato nell'Oxford English Dictionary, risalgono intorno al 1836.[1][5]


MUSICA POP

 Nella lingua inglese, i termini popular music e pop music sono spesso usati impropriamente in modo intercambiabile.[1] Il termine popular music è un termine generico che si riferisce alla musica di gradimento generale nell'epoca moderna,[2] mentre la notazione di pop music si riferisce ad uno specifico genere musicale. Secondo Gianni Sibilla, la musica pop «indica un campo più ristretto e definito rispetto a quello di popular music». La musica pop, sempre secondo Sibilla, è «contraddistinta da alcuni aspetti specifici che riguardano il periodo storico di produzione, le forme testuali e linguistiche, gli attori sociali coinvolti, il modo in cui essi costruiscono la propria identità e, soprattutto, il rapporto con i mezzi di comunicazione di massa. In altre parole, la musica pop è un macrogenere musicale contemporaneo che comprende tutti i sottogeneri specifici della canzone popolare sviluppatisi a partire dall'avvento del rock and roll, contraddistinti dalla diffusione intermediale su supporti fonografici e mezzi di comunicazione».[3][4]

Lucio Spaziante riassume sinteticamente le caratteristiche della musica pop classificandola come "mainstream di facile ascolto dipendente dall'industria discografica".[5]


CANTANTI PIù FAMOSI 

MUSICA KPOP

Il K-pop (abbreviazione di Korean popular music,[1] in lingua coreana 케이팝?, Ke-ipapLR) è la musica popolare della Corea del Sud.[2]

Le origini del K-pop vengono fatte risalire all'ultimo ventennio del 1800, quando alcune popolari canzoni occidentali vennero riscritte in coreano. Fortemente condizionata dall'occupazione giapponese negli anni Venti del 1900, la scena musicale locale fiorì con la ripresa dell'economia al termine della Guerra di Corea negli anni Cinquanta, e i contatti con gli americani e il movimento hippy portarono alla ribalta una produzione più scanzonata fatta di trot e ballad. All'inizio degli anni Novanta, le sperimentazioni dei Seo Taiji and Boys con diversi stili e generi e l'integrazione di coreografie ed elementi musicali provenienti dall'estero come il rap aiutarono a ridare forma e a ringiovanire la scena musicale del Paese.[3] Nel 1996 ai cantanti tradizionali si affiancò la figura dell'idol con il debutto degli HOT, e da lì il K-pop divenne una subcultura in grado di riunire enormi fandom di adolescenti e giovani adulti.[4][5] Dopo una fase di recessione, nel 2003 i TVXQ e BoA diedero il via ad una nuova generazione di artisti che esportarono il genere nel vicino mercato giapponese e che continuano a diffondere il K-pop a livello internazionale grazie anche all'avvento delle reti sociali.[6][7] Nel 2018 il genere ha sperimentato una significativa crescita, venendo indicato come sesto mercato musicale più grande al mondo dalla International Federation of the Phonographic Industry.[8]


MUSICA TECNO

Proto-teco

Il termine "proto-techno" identifica tutti gli artisti che hanno anticipato il genere techno. Fra i primi di essi si possono segnalare i musicisti krautrock fra cui i Kraftwerk, che avrebbero fatto uso di ritmi metronomici motorik in lunghe composizioni come Autobahn (1974) e album come Trans Europa Express (1977),[1] i Cluster di Cluster (1971)[2] e Manuel Göttsching, il cui E2-E4 (1984) viene considerato da molti un esempio di techno ante litteram.[3][4][5] Altri artisti che avrebbero precorso la techno includono pionieri elettronici come Mort Garson (Leave the Driving to Us, 1968) e Laurie Spiegel (Drums, 1975).[6][7] La proto-techno identifica inoltre quegli artisti di Detroit che, negli anni ottanta, avrebbero più direttamente posto le basi della musica techno. Fra di essi vi sono i Cybotron, la cui formula sonora sarebbe stata portata a definizione dal loro membro Juan Atkins, considerato uno dei "padri" della techno.[8][9]


MUSICA ITALIANA

La musica italiana è stata tradizionalmente uno degli indicatori culturali dell'identità nazionale ed etnica italiana e occupa una posizione importante nella società e nella politica. L'innovazione musicale italiana, nella scala musicale, nell'armonia, nella notazione e nel teatro musicale, ha permesso lo sviluppo dell'opera, nel tardo XVI secolo, e gran parte della musica classica europea moderna, come la sinfonia, il concerto e la sonata, spaziando tra un ampio spettro di opere e musica strumentale classica e di musica popolare tratta sia da fonti locali che importate.

La musica popolare italiana è una parte importante del patrimonio musicale del paese e comprende una vasta gamma di stili regionali, strumenti e danze. La musica classica strumentale e vocale è una parte iconica dell'identità italiana, che spazia dalla musica colta sperimentale e dalle fusioni internazionali alla musica sinfonica e all'opera. L'opera è parte integrante della cultura musicale italiana ed è diventata un importante segmento della musica popolare. Anche la canzone napoletana e la tradizione dei cantautori sono popolari stili nazionali che costituiscono una parte importante dell'industria musicale italiana, accanto a generi importati come il jazz, il rock e l'hip hop degli Stati Uniti.

 


Musica jazz

Musica Jazz è una rivista italiana di informazione e critica musicale specializzata in musica jazz. È pubblicata ininterrottamente dall'agosto 1945[1], per i primi due anni con il titolo "Musica e Jazz", senza aver mai saltato un'uscita, e nel dicembre 2020 ha raggiunto l'841° numero. Fondata a Milano da Gian Carlo Testoni, è da lui stata diretta fino al 1965 e poi, fino al 1984, da Arrigo Polillo[2], cui sono seguiti Pino Candini, Claudio Sessa, Filippo Bianchi e Luca Conti. 

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