Imparare ad essere genitori in una società dataficata:

l'impatto delle tecnologie sulla genitorialità odierna

La tesi di laurea magistrale di Giulia Santi nata nel progetto di DataChildMap

A partire dall’inquadramento concettuale dei fenomeni pervasivi di dataficazione e platformizzazione della società attuale, la tesi magistrale della dott.ssa 

Giulia Santi (supervisionata dalla relatrice di tesi prof.ssa Juliana Raffaghelli) si colloca in una dimensione cruciale che incontra gli obiettivi d’indagine del 

progetto DataChildMap: l'influenza che l’utilizzo delle tecnologie ha sulla genitorialità

Intrecciando i risultati ottenuti da uno studio di caso, da una ricerca empirica e da un’analisi specifica di benchmarking, si pongono in rilievo nodi concettuali di fondamentale importanza in vista di un ripensamento dell’essere genitori oggi, facendo emergere come consapevolezza, informazione, pensiero critico e responsabilità siano elementi essenziali per affrontare (e prevenire) rischi legati alla privacy, alla profilazione, alla sicurezza. In ultima analisi, ai pericoli che possono ledere l’autonomia e la libertà di sé e dei propri figli.

Ponendosi dunque nella panoramica complessa degli usi\abusi della tecnologia, la tesi Imparare ad essere genitori in una società dataficata: l’impatto delle tecnologie sulla genitorialità odierna rappresenta un’ulteriore scavatura di ricerca che, oltre a contribuire ad ampliare l’orizzonte d’indagine, sancisce il valore collaborativo tra ricercatori e studenti che caratterizza la natura e la dinamicità del progetto DataChildMap. 


Ecco le risposte della dott.ssa Giulia Santi alla nostra intervista!

Qual è uno degli aspetti più rilevanti della sua tesi?


L’aspetto che ha suscitato in particolar modo il mio interesse riguarda il fulcro stesso dell’elaborato, ovvero la pervasività della dataficazione nella società odierna e i pericoli ad essa associati in relazione ai bambini, se non affrontata da una genitorialità consapevole. Si tratta di una problematica sociale inaggirabile, la cui conoscenza ha bisogno di essere maggiormente approfondita e diffusa, poiché solamente attraverso l’informazione consapevole è possibile adottare strumenti e sistemi autentici di prevenzione, responsabilità e tutela. Nell’indagare ulteriormente tale questione, ho voluto adottare uno studio di caso attraverso la conduzione di una ricerca empirica, volta ad analizzare le app per monitorare la gravidanza: per mezzo di quest’ultime, infatti, la dataficazione dei bambini ha inizio ancor prima della loro nascita! 

In tale orizzonte di senso, è stato molto importante studiare l’informativa sulla privacy delle diverse applicazioni analizzate e comprendere come, almeno in parte, i dati forniti dall’utente vengono richiesti e utilizzati per finalità puramente commerciali. …Un aspetto sicuramente interessante sul piano dell’analisi e della ricerca, e che, al contempo, ha suscitato a livello personale una riflessività critica sull'importanza di utilizzare con consapevolezza le diverse piattaforme digitali, al fine di evitare rischi e pericoli intrinseci.

Qual è stato il nodo che ha ritenuto più "complicato" da sviluppare all’interno della sua tesi?


L’aspetto critico che ho incontrato riguarda la prima fase della ricerca empirica condotta. In questo stadio, caratterizzato dall’analisi delle app per monitorare la gravidanza, ho somministrato un questionario anonimo a un gruppo di genitori frequentanti un servizio educativo privato per la prima infanzia (0-3 anni) in provincia di Padova, con lo scopo di conoscere le applicazioni più utilizzate durante il periodo gestazionale e gli aspetti di maggiore interesse nella fruizione. Ribadisco che il questionario era rivolto ad entrambi i genitori: mi sarebbe piaciuto poter conoscere anche il punto di vista e l’esperienza della figura paterna, ma durante la fase di raccolta dati ho riscontrato una percentuale di partecipazione maschile molto ridotta.

Quali sono le possibili conseguenze socio-culturali della sua analisi?


Ritengo fondamentale coltivare la divulgazione e l'informazione dei fenomeni analizzati inerenti alla dataficazione e alla platformizzazione per poter adottare adeguati strumenti di prevenzione nella società attuale. Durante la lettura approfondita delle diverse informative sulla privacy riportate dagli sviluppatori delle applicazioni, ho potuto osservare che, se da un lato queste normative si presentano attraverso formulazioni comunicativo-testuali molto articolate, dall’altro non possiedono un linguaggio chiaro, trasparente e di facile comprensione per gli stakeholders. In questo modo, come successivamente confermato dalla ricerca empirica condotta, l’utente che utilizza l’applicazione (in questo caso si parla di app per monitorare la gravidanza, ma il pensiero è rivolto a tutte le applicazioni in generale!) ignora le politiche sulla privacy, accettando termini di cui non conosce effettivamente rischi e pericoli. Di conseguenza, si viene a creare una deriva socio-culturale che provoca (e, sempre più, accresce!) passività e disinformazione dell’utenza, entro una cornice di “rassegnata accettazione” nei confronti di termini e servizi di cui non si comprende il valore: è dunque necessario prendere coscienza di tale problematica, coltivando l’impegno a edificare nuove modalità risolutive nella prospettiva educativa di riconsegnare autonomia, diritti e responsabilità ai cittadini. Un impegno che, in modo trasformativo, può generare supporto e inedite competenze di cura anche per la genitorialità che, all’interno di questa tesi, rappresenta l’oggetto di indagine protagonista.

                    A cura di Romina Malghera e Maria Valentini