Emergenza Covid: il bilancio del magazzino unitario

È tempo di bilanci e di ringraziamenti per il magazzino unitario creato per raccogliere le donazioni alimentari di Reggio Emilia, uno dei più importanti fra i tanti progetti attivati sul territorio nei mesi della massima emergenza sanitaria.

Dalla metà di aprile sino al 31 maggio, il PalaHockey di via Paterlini ha ospitato un magazzino di stoccaggio e distribuzione di beni alimentari e non solo, messi a disposizione dal Banco Alimentare e da tante donazioni di privati cittadini, imprese e associazioni.

Il magazzino – messo a disposizione dal Comune di Reggio, che poi ha fornito sostegno logistico e organizzativo – è stato approntato dalle realtà reggiane in prima linea nell’emergenza, fra cui Caritas diocesana, il centro di servizio per il volontariato DarVoce-CSV Emilia, l’emporio solidale Dora, le Ggev (Guardie Giurate Ecologiche Volontarie) della Protezione Civile, il Banco Alimentare e l’associazione Amici del Banco Alimentare di Reggio Emilia. Un percorso sostenuto da grandi realtà economiche e sociali del territorio, a partire dalla Fondazione Manodori e di Unindustria Reggio Emilia. Nell’elenco vanno contati anche donne e uomini che si sono impegnati a titolo personale, non inseriti in nessuna associazione, e la rete delle Caritas parrocchiali di Reggio e del circondario cittadino, che hanno garantito una presenza costante spinti da impegno individuale e di gruppo. Ogni persona, ogni realtà ha messo a disposizione tempo, volontà e risorse, ognuno con le proprie competenze e disponibilità.

Il risultato è il buon funzionamento del centro di raccolta e di smistamento. Grazie a questi sforzi, è stato possibile fornire pacchi con cibi e prodotti assortiti a tantissime persone che stavano vivendo giorni di grande difficoltà, sia economica che sociale. Un sostegno fondamentale a chi era alle prese con restrizioni sanitarie, comprensibili timori e impossibilità di lavorare e provvedere alla propria sussistenza.

I numeri sono elevati. Il magazzino ha servito 159 famiglie per un totale di 482 persone, coinvolgendo quasi un centinaio di volontari nelle varie attività. Complessivamente sono state effettuate 21 diverse consegne solidali, dalla seconda metà di aprile alla fine di maggio. In diversi casi, nuclei reggiani in difficoltà hanno ricevuto più pacchi. I numeri assoluti parlano di rifornimenti utili per garantire sussistenza a 2.469 persone, fra cui 799 minori, compresi 99 bimbi sotto ai 3 anni di età.

Dal 31 maggio, il magazzino “di emergenza” non è più operativo, e progressivamente la struttura è stata smobilitata. In attesa di valutazioni su un eventuale prosieguo dell’esperienza collettiva, è possibile stilare un primo bilancio.

Un ruolo fondamentale nelle settimane di costante lavoro è stato svolto dalla Protezione Civile e dal Servizio comunale di Polizia Municipale e Protezione Civile, l’ufficio che ha operato come collegamento fra le varie realtà solidali impegnate.

In 47 giorni totali di servizio, 55 volontari di Protezione Civile sono stati impegnati in 263 presenze giornaliere complessive. I volontari fanno parte delle GGEV – Guardie Giurate Ecologiche Volontarie della Provincia di Reggio Emilia, della sezione reggiana di ANA – Associazione Nazionale Alpini, del Gruppo Volontari Protezione Civile Città del Tricolore e della Protezione Civile Bentivoglio di Gualtieri.

Queste persone si sono impegnate utilizzando le loro specifiche competenze di protezione civile. Operando come magazzinieri e carrellisti, hanno permesso una corretta raccolta e conservazione dei beni alimentari donati e hanno garantito l’osservanza di tutte le norme di sicurezza sui luoghi di lavoro e le misure di contenimento del contagio.

Uno sforzo notevole, che ha permesso alla macchina della donazione e della distribuzione di funzionare al meglio, nonostante le complessità del periodo e il notevole flusso di materiale da gestire. Fra chi ha fornito un contributo particolarmente prezioso, una menzione spetta a Marco Menozzi, che ha coordinato molte attività di magazzino. Menozzi opera da quasi 40 anni nel settore della logistica, da marzo era a casa dal lavoro a causa dell’epidemia e ha fornito le sue competenze e la sua esperienza: “All’inizio non è stato semplice organizzare tutto, c’erano tante esigenze e tante questioni da sistemare, abbiamo lavorato senza sosta, anche solo per capire come comporre i pacchi, che programmi mettere, e poi per gestire i flussi”, racconta. “Poi ci siamo organizzati bene, è stata una bellissima esperienza frutto della voglia di tutti di dare una mano, rispettando ognuno i propri ruoli e i propri compiti. E la generosità dei reggiani è stata grande, lo abbiamo visto con mano”, prosegue Menozzi.

Un ringraziamento particolare va poi rivolto a Alfredo Licciardello e Assunta Cavallini, rispettivamente istruttore tecnico e funzionario amministrativo del Servizio Polizia Locale e Protezione Civile del Comune di Reggio Emilia, per il loro costante e attento operato per sostenere i volontari.

A tutte queste persone, queste associazioni e queste realtà, possiamo dire solo: Grazie!

Il coordinamento del magazzino unitario di Reggio Emilia

covid-19 flash report

Si chiama Covid-19 Flash Report e contiene riflessioni e dati sulle attività della Caritas diocesana di Reggio Emilia – Guastalla messe in campo nei mesi di marzo e aprile 2020, relative all'Emergenza Coronavirus che stiamo vivendo.

Come si è trasformata l’attività del Centro di Ascolto? Quanti pasti eroga la Mensa? Quanti posti letto sono garantiti sul territorio? Come si è mossa la generosità e il sostegno alle attività della Caritas? Quali riflessioni in questo periodo così difficile?

Sono solo alcune domande alle quali cerca di rispondere il Report, con dovizia di dettagli per una prima rendicontazione, a beneficio della trasparenza per le azioni messe in campo e come stimolo per le progettazioni future.

Ora, con la Fase 2, saranno necessari altri aggiustamenti ed è necessario pensare ai prossimi mesi, a partire dalla lettura dei dati emersi in questi primi due mesi di emergenza.

Come ci ha indicato il Vescovo Massimo, una priorità sarà l’attenzione al mondo del lavoro. Non verranno, certo, a mancare i servizi di base per le necessità primarie delle persone più povere (cibo, casa, salute), ma il pensiero è già rivolto alla ripartenza che vedrà sicuramente un aumento di richieste da parte di tante famiglie rimaste in difficoltà e che ci richiama a ricostruire relazioni e opportunità rinnovate.

Ci teniamo a sottolineare come tutte le azioni messe in campo e la continuità (con incremento dei numeri) dei servizi sono stati e sono possibili grazie alla generosità di tantissime persone che hanno donato generi alimentari, dispositivi di protezione, denaro e, soprattutto, tempo, competenze, mani, testa e cuore. Il volontariato e il grande e positivo lavoro di rete con le Istituzioni e con altri servizi del territorio, sono il motore e il buon auspicio per una fase che richiederà ancora, e forse di più, impegno, intelligenza e collaborazione.

In collaborazione con Pinco Event and Media Agency, che ci ha donato il lavoro professionale per le riprese, abbiamo realizzato un video per descrivere il lavoro della Caritas in questo tempo di Emergenza Coronavirus. Il breve video dal titolo Chiamati alla relazione ogni giorno (disponibile sul nostro canale YouTube) vuole continuare la riflessione e la testimonianza di un approccio attento alla persona e alla relazione umana. E’ necessario andare oltre l’aiuto materiale. Occorre incrociare vite, quotidianità, sguardi, sorrisi, ... anche se dietro a occhiali e mascherine.

Il video è anche un modo per dire grazie ai tanti volontari che hanno permesso di portare avanti i servizi Caritas in questi due mesi di emergenza, ma anche a coloro che usufruiscono dei servizi, per le persone più sole, più in difficoltà, in povertà. Il servizio permette l’incontro e la condivisione e ... insieme è meglio!



Aiuti alimentari

la capillarità della rete caritas

Sono 44 le realtà di distribuzione legate a parrocchie e Caritas parrocchiali su tutto il territorio diocesano. Complessivamente sono serviti attualmente 1.618 tra persone singole e nuclei famigliari. Prima dell’emergenza Covid-19 erano 1.568, con un aumento generale del 3%. In realtà, la situazione è molto differenziata e i numeri risentono ancora dello stop delle attività in seguito alle prime misure di blocco degli spostamenti.

Solamente 7 centri su 44 hanno ridotto il numero di persone (in particolare, quelli con presenza di volontari più anziani), 7 sono rimasti invariati e tutti gli altri hanno avuto aumenti anche fino al 100% rispetto alla persone seguite prima dell’emergenza.

La mappa del territorio diocesano vede circa un terzo dei centri di distribuzione delle Caritas nell’area del Vicariato della città che coincide, circa, con il Comune di Reggio Emilia compresa l’area extra-urbana. Sono 14 i centri attivi che mettono insieme 563 distribuzioni (prima del Covid erano 566). In questa zona grava il dimezzamento di San Pellegrino da 120 a 50 e quello di San Luigi (da 60 a 30). Negli altri si registra un aumento che va 20 al 40% con qualcuno che raddoppia anche per effetto di nuove richieste da parte di giostrai.

Nel Vicariato della Bassa, che arriva a comprendere anche tutto il distretto di Correggio, sono presenti 9 centri e le distribuzioni prima del Covid erano 289, ora 284. Diminuiscono di molto Fabbrico e Reggiolo (probabilmente a causa dell’età dei volontari), mentre aumentano Novellara e Campagnola (che raddoppiano).

Nei 9 centri del Vicariato della zona delle ceramiche, comprendente anche i Comuni di Sassuolo e di Prignano sulla Secchia, il numero è aumentato da 376 prima dell’emergenza ai 425 attuali. Ha chiuso completamente Castellarano, in accordo con Comune ed Auser, mentre gli altri sono aumentati tutti. A Scandiano si sono aggiunte 17 famiglie di giostrai. Sassuolo ha avuto un aumento del 14,5%. Infine, ad Albinea sono raddoppiati, da 7 a 14 famiglie.

Il Vicariato della Val d’Enza può contare sull’attività di 7 centri, con la distribuzione rimasta praticamente stabile: 249 quelle attuali contro le 253 prima del Covid. Restano tutti costanti a parte Sant’Ilario che cala ma di poche unità.

Infine, i 7 centri della montagna fanno distribuzione per 97 persone/famiglie, in aumento rispetto al periodo pre-emergenza nel quale erano 84. Per queste realtà osserviamo che raddoppia Castelnovo ne’ Monti e sale di oltre un terzo Villa Minozzo. L’aumento interessa un po’ tutti, tranne Ventasso.

Sono cambiate per tutti le modalità di distribuzione, passando dal ritiro pressi i centri parrocchiali o zonali alla consegna a domicilio per le persone e famiglie seguite. Le attività di coordinamento e consulenza della Caritas diocesana, aumentate significativamente in queste settimane di emergenza, hanno permesso di consigliare e a volte sopperire alle necessità dei centri territoriali, con una vicinanza più pratica e meno formativa, molto più attenta al quotidiano che vivono le diverse realtà, con relazioni che si sono fortificate pur con confronti franchi sulle necessarie misure di cautela e prevenzione per evitare il contagio. Un dato significativo è anche l’assicurazione, offerta e garantita dalla Caritas diocesana, di 250 volontari, che sono le persone che si occupano delle attività sopra descritte.

Dal monitoraggio fatto dagli operatori della Caritas diocesana, risulta che i centri più in sofferenza sono quelli con volontari anziani. In alcuni casi c’è stata una bella collaborazione con Croce Rossa, Auser e Protezione Civile. Questa situazione ha sicuramente rafforzato anche il rapporto con le Istituzioni e i Servizi Sociali territoriali.

A Reggio Emilia, Scandiano, Correggio, Rubiera e, sicuramente, in alcune altre realtà c’è stato un bel coinvolgimento di gruppi Scout e di volontari giovani in affiancamento o sostituzione agli “storici”, una bella disponibilità da coltivare e mantenere anche dopo l’emergenza.

Il rifornimento delle risorse necessarie alle attività di distribuzione è stato garantito da un po’ di scorte già presenti, dal rifornimento del Banco Alimentare e da modalità di ricerca e di autofinanziamento che ogni realtà ha saputo inventarsi e mettere in campo.

In un breve futuro sarà disponibile anche l’attività del magazzino unitario di Reggio Emilia, progetto di Caritas diocesana e DarVoce - Centro Servizi al Volontariato che sta velocemente organizzando reperimento di beni e distribuzione di pacchi alimentari su segnalazione dei Servizi Sociali. Il magazzino, messo a disposizione dal Comune di Reggio Emilia, sarà gestito con l’aiuto della Protezione Civile e grazie alla disponibilità di un gruppo di volontari del Banco Alimentare e permetterà sia di stoccare tutto quello che viene donato e che supera le esigenze della mensa, sia poter fare da hub per le distribuzioni della diocesi. La Caritas diocesana ha già destinato 20.000 euro per gli acquisti e l’organizzazione del magazzino.

La percezione, molto presente in tutte le realtà censite, è che dopo questa prima fase di assestamento i numeri aumenteranno nel prossimo periodo. Il trend delle richieste è in crescita e si prevedono aumenti imponenti nelle prossime due settimane.

il mondo caritas

Le Caritas parrocchiali in risposta all’Emergenza

Quando si parla di Caritas, lo si fa spesso pensando a un tutt'uno, a una organizzazione gerarchica diffusa sul territorio e che agisce in modo univoco. Ma il “mondo Caritas” è molto variegato.

Fino ad oggi, in questo periodo di Emergenza Covid, abbiamo parlato delle attività della Caritas diocesana, un’organizzazione che ha strutture e operatori stipendiati, oltre che centinaia di volontari, che permettono di portare avanti tanti servizi, tra i quali la Mensa, strutture di accoglienza, dormitorio, Ambulatorio e altri progetti.

Oggi vi raccontiamo alcune delle attività che portano avanti le realtà Caritas nelle parrocchie e nelle Unità pastorali del territorio diocesano.

Fin dai primi momenti in cui si sono avvertiti gli effetti del Covid-19 la Caritas diocesana ha rafforzato il suo ruolo di coordinamento e accompagnamento delle realtà territoriali, alle prese con una situazione che in pochi giorni ha messo a dura prova gli interventi e i servizi messi in campo dalle singole parrocchie nel tempo ordinario.

La duplice funzione ha puntato da un lato ad aiutare a leggere le nuove esigenze, e di conseguenza anche interpretare le norme emanate a livello nazionale a cui attenersi, dall'altro a interagire nel reperimento di generi alimentari, svolgendo una funzione di raccordo sul territorio, in collaborazione con il Banco Alimentare.

Da un certo punto di vista, l’emergenza creatasi ha scombussolato le logiche ordinarie di intervento, spingendo ogni territorio ad interrogarsi sul ruolo e sui metodi per continuare nel servizio delle persone più in difficoltà, famiglie messe ancora più alla prova dalla situazione.

Dopo un primo momento in cui si è cercato di limitare e diminuire i servizi di intervento per evitare contatti, in attesa di comprendere le nuove disposizioni e dato il perdurare della situazione, si è passati ora a quella che potremmo definire la “Fase 2” dell’intervento, in cui tutte le realtà territoriali (45 in tutta la diocesi nei diversi vicariati) hanno ripreso a distribuire generi alimentari. La maggior parte di esse ha, inoltre, aumentato la capienza del servizio, relazionandosi con i Servizi Sociali territoriali di competenza (con un aumento rispetto al dato ordinario anche del 30% di persone assistite).

Una risposta pronta e in sicurezza, nonostante i limiti imposti dalle normative anche sull'impiego di volontari sotto i 65 anni, è stata possibile grazie alle numerose disponibilità di singoli cittadini e associazioni giovanili che la Caritas diocesana ha raccolto. Ciò ha permesso, come richiamato anche dalla nota Caritas del 26 marzo scorso che la quasi totalità dei servizi di distribuzione alimentare siano avvenuti in sicurezza a domicilio, senza alcun contatto fisico, evitando inoltre la possibilità di creare assembramenti nei luoghi di distribuzione usuali.

Uno degli effetti “positivi” di questa emergenza è sicuramente il coinvolgimento di persone che in precedenza non si erano mai rese disponibili, alcuni per impegni lavorativi, altri perché non intercettati dalla richiesta di coinvolgimento della Caritas del territorio. Soprattutto la risposta dei giovani, impegnati su quasi tutti i centri di distribuzione, ha aperto a nuovi scenari di animazione e sensibilizzazione alla carità che potranno/dovranno essere raccolti quando sarà passata la fase emergenziale.

Sul versante del reperimento delle risorse per la distribuzione alimentare, visto anche l’aumento delle persone e famiglie in carico, le parrocchie hanno messo in piedi diversi strumenti di autofinanziamento e di raccolta di generi alimentari. Il territorio anche in questo ha dato dimostrazione di grande generosità e numerose aziende hanno riposto ai singoli appelli.

In questo periodo la funzione della Caritas diocesana è stata quella di coordinare queste donazioni e, laddove vi fossero delle eccedenze o delle necessità particolari, svolgere un ruolo di coordinamento che anche oggi prosegue, integrando i rifornimenti con quanto messo a disposizione dal Banco Alimentare. Prezioso e riconosciuto come ottimale, inoltre, il servizio svolto di ritiro dei generi alimentari presso il Banco stesso, che ha permesso in queste due settimane di rifornire dei generi stessi una decina di centri parrocchiali che al momento si trovavano in difficoltà nel reperimento e trasporto degli stessi dal magazzino di Fontevivo (Parma).

disegni per una

buona pasqua

Mercoledì scorso abbiamo lanciato un appello per la raccolta di disegni per gli auguri di Pasqua.

In poco più di 50 ore abbiamo ricevuto 315 mail per un totale di 654 disegni!

Il grande lavoro che ha richiesto la produzione dei biglietti (in tempi stretti perché oggi li abbiamo distribuiti) non ci ha permesso di ringraziare uno ad uno chi ci ha inviato i disegni, ma vogliamo farlo ora, in modo unitario.

Una delle mail arrivate diceva: “Un caro saluto a tutti. In allegato vi inviamo un biglietto di auguri pieghevole disegnato e colorato dal nostro Samuele, molto felice di preparare un piccolo segno di vicinanza, di affetto e di speranza per gli ospiti ed un grazie a tutti voi per la testimonianza di carità e di bene che offrite a tutte le nostre famiglie, parrocchie e unità pastorali.

Un abbraccio e auguri di una Santa Pasqua anche a voi!”.

Grazie! Grazie! Grazie!

E’ stata una risposta straordinaria per il numero di adesioni e la diversità di provenienza.

Oggi, giorno di Pasqua, il porticato che porta all’ingresso della Mensa è abbellito da un cordone con alcuni dei disegni arrivati, con allestimento pensato e realizzato da quelli di NuovaMente. Gli altri disegni sono contenuti nei biglietti augurali preparati che sono stati distribuiti con i pasti.

#collaborazione è la parola chiave di questa iniziativa. Da chi ha avuto l’idea a chi l’ha diffusa a chi l’ha resa praticabile. Bambini e ragazzi hanno fatto i disegni, mamme, papà, educatori, insegnanti, catechisti, hanno coordinato e inviato le mail; alcuni ragazzi del Servizio Civile hanno realizzato i biglietti e tanti operatori e volontari li hanno stampati, tagliati e distribuiti in Mensa e presso le sedi di accoglienza, insieme ai pasti.

#collaborazione, proprio come quella che stiamo vivendo in queste settimane particolari. Ognuno fa il suo, quello che deve e quello che riesce: ci sono medici, infermieri e operatori socio-sanitari che portano avanti l’assistenza sanitaria; ci sono le Forze dell’Ordine che garantiscono sicurezza e rispetto delle norme; ci sono Amministratori che stanno coordinando informazioni e azioni stravolgendo modi e tempi di lavoro per essere al servizio della cittadinanza; ci sono tanti lavoratori che non hanno smesso un giorno di fare il proprio dovere a servizio delle esigenze e produzioni necessarie anche in questo periodo. E ci siamo tutti noi che per collaborare dobbiamo ancora pazientare e starcene a casa, per il bene di tutti.

E allora, il grande GRAZIE va a tutti i bimbi e ragazzi che hanno disegnato e fatto lavoretti per le persone più in difficoltà e va anche, in modo sentito e sincero, a tutti quelli che stanno collaborando per uscire al più presto da questo periodo buio.

Anche la Pasqua che celebriamo oggi ci indica che la Luce ha sempre la vittoria sul buio, che dopo la notte sorge sempre il sole a portare una nuova aurora.

Lo abbiamo ascoltato nell’Exultet della Veglia di Pasqua che abbiamo da poco celebrato e lo riproponiamo qui per la riflessione e il “diritto alla speranza” (Papa Francesco) di tutti:

Esulti il coro degli angeli, esulti l’assemblea celeste:

un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.

Gioisca la terra inondata da così grande splendore;

la luce del Re eterno ha vinto le tenebre del mondo. […]

O immensità del tuo amore per noi! O inestimabile segno di bontà. […]

Di questa notte è stato scritto: la notte splenderà come il giorno,

e sarà fonte di luce per la mia delizia.

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,

lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori,

la gioia agli afflitti.

Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti,

promuove la concordia e la pace.

O notte veramente gloriosa,

che ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore!

Buona Pasqua!

riflessione del direttore

Da anni continuiamo a chiedere alle nostre parrocchie e ai nostri cristiani di offrire vicinanza, relazione e attenzione ai più piccoli e ai più fragili. Sembrerebbe che la pandemia che stiamo vivendo ci chieda al contrario di isolarci e di vedere gli altri come possibili portatori del Virus, possibili untori, quindi nemici da tenere a debita distanza, se possibile proprio da evitare. Siamo costretti a chiuderci nelle nostre case collegati h24 con i social media e con interminabili videoconferenze cui non eravamo abituati.

Penso, invece, che queste attenzioni apparentemente contrapposte siano le due facce della stessa medaglia e vadano assolutamente portate avanti insieme, con intelligenza e rispettando tutte le norme di sicurezza che ci vengono imposte. Tali atteggiamenti dimostrano attenzione grande a chi soffre ed è in situazione di fragilità, proprio perché sono coloro che maggiormente avrebbero da perdere in caso di contagio.

Cosa possiamo fare allora? Cosa dobbiamo fare? Perché, sicuramente, qualcosa siamo chiamati a fare, non possiamo rimanere insensibili e chiusi in noi stessi.

Provo, senza pretesa di essere esaustivo, a indicare qualche pista e ad abbozzare alcune proposte concrete.

Possiamo pregare con forza il Padre che ci aiuti a superare questo momento e che sostenga e difenda i più fragili, chi li aiuta e chi sta continuando il proprio lavoro e il proprio servizio a favore della collettività.

Possiamo dedicare un po’ di tempo al silenzio e alla lettura della Parola di Dio e al dialogo in famiglia.

Possiamo e dobbiamo assolutamente fare di tutto per rispettare l’indicazione di stare in casa cercando di evitare tutti i sotterfugi possibili per passare a salutare un amico o un parente quando questo non fosse strettamente necessario. Sicuramente questa temporanea privazione è un’alta forma di carità reciproca.

Ma le necessità, anche materiali, rimangono e si moltiplicano e sempre più persone sono in difficoltà, anche solo perché non hanno il necessario per fare la spesa. Molti lavoratori occasionali, molte persone che facevano qualche lavoretto per sbarcare il lunario, molti a cui non è stato rinnovato il contratto oltre a quelli che già erano in difficoltà prima e che sicuramente oggi hanno meno prospettive e opportunità. Molte ragazze costrette a prostituirsi sono state abbandonate anche dagli sfruttatori stessi che in questo momento non possono più trarre vantaggio dalle loro prestazioni e non sanno dove sbattere la testa.

Abbiamo continuato l’apertura della Mensa grazie alla preziosa collaborazione della Mensa del Vescovo, dei Cappuccini e della Protezione Civile e ogni giorno crescono le richieste di cibo; stiamo cercando di sostenere le Caritas parrocchiali per continuare e intensificare la consegna di pacchi alimentari ai più bisognosi che tutti i giorni aumentano. Purtroppo molti volontari delle Caritas parrocchiali sono anziani o convivono con situazioni di fragilità e sono costretti ad interrompere il proprio servizio per rimanere, precauzionalmente, a casa. Chiediamo ai più giovani di offrire la propria disponibilità a questi servizi. Abbiamo offerto agli ospiti delle accoglienze invernali la possibilità di restare in struttura per tutta la giornata, non solo la notte e forniamo loro i pasti e stiamo cercando di sostenere le strutture caritative residenziali a continuare il servizio eliminando la presenza saltuaria dei volontari che metterebbero a rischio gli ospiti delle strutture di accoglienza e delle Case della Carità.

Ma altrettanto importane è continuare a fare sentire la propria vicinanza a chi vive solo, agli anziani, alle famiglie che hanno in casa diversamente abili… una telefonata per sentire come va, per sentire se c’è la necessità di andare a fare la spesa. Piccoli segni di vicinanza…. Bene prezioso per chi vive la solitudine.

Non sappiamo quando questa situazione finirà, ma sicuramente riusciamo a capire meglio le parole di Papa Francesco che ci ha più volte detto che non ci troviamo di fronte ad un’epoca di cambiamenti ma ad un cambiamento d’epoca.

Questa pandemia ce lo sta mostrando in modo chiaro ed esplicito. Sicuramente ci ha mostrato un popolo aperto alla solidarietà, generoso e attento, persone che hanno dato la loro vita continuando il proprio lavoro sapendo i rischi che correvano, molti dei quali sono deceduti senza neanche potere essere assistiti dai propri cari e ricevere un funerale. Questi sono i segni del mondo che speriamo, dove l’uomo recupera la sua umanità e mette al centro l’essenziale lasciando da parte tanti fronzoli.

Spero e prego che Dio ci aiuti a tenere vivo il senso della Carità e ad aprirci a lui nei fratelli con più costanza e attenzione. In questo sicuramente saremo aiutati dalla situazione di fragilità che anche noi stiamo vivendo. Abbiamo bisogno degli altri! Nessuno, dal più ricco al più debole, può dirsi esente da rischi o non bisognoso degli altri. Spero e prego perché questa fragilità che stiamo vivendo faccia maturare in noi maggiore misericordia e sentimenti di perdono verso gli altri.

Isacco Rinaldi

"Reste a cà" (in dialetto reggiano), l'iniziativa di Scout e Caritas parrocchiale di Rubiera che permette la consegna di pasti e alimenti al domicilio di persone e famiglie bisognose

Leggete qui le testimonianze di alcuni dei ragazzi protagonisti della bella esperienza 😍

Dal minuto 8'33" il servizio del Tg regionale di Rai 3 sul dormitorio Ex-Ifoa che ospita 13 persone e che rimane aperto h24 per permettere agli ospiti di stare a casa in sicurezza.

A condividere la vita delle persone accolte, sono presenti Luca e Saul che hanno deciso di dedicarsi a tempo pieno a vivere nella struttura, curando la gestione della struttura e l'accompagnamento degli accolti.

Un bel modo per stare a casa, anche se non è proprio la mia!

un orecchio e un cuore attento

In queste settimane il Centro di Ascolto della Caritas diocesana ha dovuto limitare i propri servizi, scegliendo di rimanere attivo attraverso una linea telefonica (0522 921351). Questa decisione ha profondamente modificato il lavoro perché il mezzo di comunicazione influenza la relazione e agisce anche sul target di persone che scelgono di contattarci.

La trasformazione più significativa è stata quella numerica: le persone che chiamano sono in numero ridotto rispetto a quelle che solitamente affluiscono al servizio a sportello aperto. Abbiamo notato un incremento del numero delle persone residenti, anche molto anziane, e di nuclei famigliari; parallelamente un calo delle richieste da parte di uomini soli senza fissa dimora. Abbiamo intercettato di nuovo persone che non venivano da molto tempo.

Questa nuova organizzazione del servizio ci ha imposto di fare un passo verso l’altro perché la gran parte delle persone che ci frequentava e che frequenta con regolarità la mensa, sceglie di non chiamare e, non vedendoci, non si sofferma per le solite quattro chiacchiere. Per questo motivo è diventato importante fare, da parte nostra, un passo verso di loro per capire come stanno e come vivono questo momento. Quindi cerchiamo di tenere vivi i contatti con gli utenti storici chiamandoli, se si può, con regolarità.

Abbiamo incrementato molto il rapporto di collaborazione con il Servizio Sociale, anzi in questa fase è diventato fondamentale, per superare virtualmente le restrizioni e entrare in contatto con coloro che, se prima dell’emergenza rimanevano in equilibrio precario e non si presentavano in Caritas, attualmente sono messi a dura prova proprio dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria. Tra queste una categoria su tutte è rappresentata dagli artisti di spettacoli viaggianti, i circensi. Prima del Coronavirus il Centro di Ascolto diocesano non incontrava, se non raramente, questa categoria di Sinti che invece, ora, è quella con la quale abbiamo il maggior numero di contatti giornalieri. La loro specifica difficoltà è dovuta al fatto che in questo periodo, solitamente, riprende la loro attività lavorativa, mentre ora, non potendosi spostare ed essendo sospese le attività ludico-ricreative, viene meno la loro unica fonte di guadagno.

La nostra attività ora si concentra sulle situazioni conosciute e non, per continuare ad erogare i beni di prima necessità: in primis il sostegno alimentare. Molte delle progettualità che seguivamo sono in stand-by perché gli uffici pubblici sono chiusi, così come le agenzie di ricerca lavoro e anche le pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno sono ferme. Ora cerchiamo di incrociare le richieste che ci vengono dai Servizi Sociali con le disponibilità dei volontari e dei Centri di Ascolto parrocchiali.

In questo periodo si è sicuramente intensificato il rapporto con le parrocchie che fanno riferimento alle varie funzioni di Caritas diocesana per coordinare le forze e minimizzare i rischi. Purtroppo la realtà stessa di una situazione in continuo divenire ci fa mettere in discussione: quello che va bene un giorno, non è più attuale il giorno successivo. Questo ci impone un dialogo importante con le Istituzioni a diversi livelli e ci fa riscoprire l’importanza del nostro ruolo di advocacy.

L’ascolto, quindi, viene fatto in modo diverso, ma rimane ascolto. Nella chiusura fisica della nostra società, nell’impossibilità di continuare i soliti rapporti sociali, non deve venire meno l’ascolto, in particolare di coloro che rischiano di rimanere nella solitudine e nella difficoltà.

#iorestoacasa ma con le orecchie bene aperte, cercando modalità innovative per rimanere attenti ai più poveri e in difficoltà, mettendo in campo nuove iniziative che la “fantasia della carità” continua e suscitare.

Cerchiamo volontari H24

#iorestoacasa, ma non a casa mia!

In questo momento è veramente importante che tutti possano avere un luogo nel quale poter rimanere, isolandosi dagli altri e seguendo tutte le prescrizioni igienico-sanitarie che ci vengono imposte.

Ma, ci sono persone che non hanno una casa nella quale vivere e che, per vari motivi, erano accolti in strutture di accoglienza al momento dell’inizio di questa pandemia e del lockdown italiano. Quasi tutte le strutture di accoglienza erano organizzate per garantire il ricovero notturno delle persone, alcuni fornendo la cena e/o la colazione. Una situazione, questa, che non poteva garantire la sicurezza degli ospiti e della salute pubblica, lasciando queste persone tutta la giornata “in giro”.

Così, dormitori e strutture di accoglienza, stabili o di emergenza, si sono riconvertiti in strutture H24, garantendo una casa, seppur provvisoria, anche a chi non l’aveva. Tutto questo è reso possibile da un mare di volontariato: nelle parrocchie che mettono a disposizione le accoglienze invernali, nella mensa che prepara e consegna i pasti, in chi si mette a disposizione per fare da fattorino per raccogliere o consegnare cibo.

Ci sono anche persone che hanno deciso di dedicare tutto questo tempo di emergenza a favore di queste strutture, trasferendosi di casa. E’ l’esempio di Luca Cilloni, “Cillo” per gli amici, giovane ventiseienne (scout, impegnato in parrocchia, volontario di Operazione Colomba in Libano) che si è trasferito presso il dormitorio Caritas dell’ex-Ifoa. Insieme a Saul, suo coetaneo, garantiscono l’apertura e la presenza affinché il dormitorio sia sempre aperto.

Ci sono altri esempi di trasferimento di casa in modo da sostenere situazioni che, a causa del Coronavirus, si sono fatte difficili. Don Giordano Goccini, parroco di Novellara e don Giovanni Ruozi, parroco di Castelnovo ne’ Monti, hanno fatto la valigia e si sono trasferiti presso la Casa della Carità del loro paese, per garantire il servizio necessario a sostegno degli ospiti della struttura che ha visto calare drasticamente il flusso di volontari che c’era in precedenza. E così hanno fatto altri ausiliari e volontari, dedicando 2-3 settimane di tempo per fermarsi in modo stabile presso una Casa della Carità.

Le Case della Carità sono ambienti familiari e non strutture assistenziali, basate solamente sul lavoro di tantissime persone che passano dalla Casa durante il giorno per fare i più diversi servizi. Con l’isolamento resosi necessario a seguito delle direttive e dei decreti, alcune strutture sono andate in difficoltà e hanno dovuto affrontare anche malattie interne che hanno complicato ulteriormente la gestione quotidiana.

Ecco che la scelta di una persona che si dedica a tempo pieno e si mette a servizio di queste realtà diventa di fondamentale importanza per garantire il servizio e per evitare il via vai di persone da fuori. E’ anche un modo per riconvertire in modo utile il tempo a disposizione a causa di questa emergenza (sospensione del lavoro o dello studio, calo delle attività, …). Naturalmente, è importante essere giovani e in buona salute.

La Caritas diocesana sta raccogliendo disponibilità di questo tipo e coordina la richiesta che, in modo particolare, oggi viene dalle Case della Carità. Per rendersi disponibili è necessario scrivere una mail a segreteria@caritasreggiana.it e verrà ricontattato per un colloquio telefonico.

Insomma, possiamo ottemperare alle prescrizioni di rimanere a casa e, nello stesso tempo, fare un servizio prezioso a favore di chi è maggiormente in difficoltà in questo periodo. Possiamo “sentirci a casa” anche se non sono le nostre solite mura. Fare famiglia va oltre le strutture e questo periodo ce lo ricorda in modo particolare.

Continua senza sosta l’impegno della Caritas diocesana a favore delle persone accolte e di quanti, sempre in maggior numero, si presentano presso la Mensa per chiedere un pasto.

Nell’ultima settimana sono arrivati a 350 i pasti preparati nella struttura di Via Adua. Oltre ad essere distribuiti in loco, vengono portati presso le sedi di accoglienza e i dormitori allestiti presso le parrocchie. La preparazione è garantita da un serrato lavoro degli operatori di Caritas diocesana che si ruotano per implementare l’insostituibile lavoro dei tanti volontari che ogni giorno si prestano per il lavoro di cucina e di distribuzione, ai quali vengono richiesti il rispetto delle ordinanze, l’utilizzo dei dispositivi di protezione e la messa in atto di tutte le precauzioni richieste.

Il lavoro di squadra è necessario, l’organizzazione si fa sempre più rodata e l’impegno dei volontari esprime, ancora una volta, quanto patrimonio di generosità abbiamo a disposizione e mostra, in un momento così difficile e drammatico, uno dei volti più belli della nostra società.

“Certo, il lavoro in cucina per 5 ore consecutive è pesante” – confida un volontario in un breve momento di pausa – “ma c’è anche grande soddisfazione nel pensare che il tuo impegno ha permesso a tante persone di avere un pasto e di avere l’occasione per avere un contatto, seppur fugace e protetto, con altre persone. Donare un sorriso non è sempre facile perché la stanchezza e le preoccupazioni abbassano la guardia, ma siamo certi di colmare, almeno per pochi minuti, tanta solitudine”.

Nei giorni scorsi abbiamo lanciato la campagna Chiamati anche ora alla relazione. In questo momento non ci è chiesto di sospendere le relazioni, ma di far sentire ancora più forte che siamo una comunità che soffre ma nel tempo stesso che è unita. Il lavoro incessante del Centro di Ascolto (a sportello chiuso per ovvie ragioni) è proprio quello del contatto telefonico con le persone, per continuare ad ascoltarle e per portare una parola di conforto.

L’impegno eccezionale profuso in queste settimane è reso possibile anche da aiuti economici straordinari a sostegno delle sempre crescenti spese per garantire i rifornimenti alla Mensa e i DPI a chi opera. Caritas Italiana ha messo a disposizione un contributo di 10.000 euro, derivante dallo stanziamento della CEI in occasione di questa emergenza, fondi praticamente già spesi per le scorte di materiale. Tendere una mano, mettersi a disposizione direttamente, fare una piccola offerta … sono tanti i modi per essere solidali in questo momento così difficile. Facciamo appello al buon cuore delle persone affinché ognuno possa contribuire e metterci “del suo” anche rimanendo a casa propria. Le offerte possono essere versate sul

Conto Corrente Bancario n. 27543 presso Ag. 68 di Reggio Emilia di Emilbanca

IBAN: IT75 G070 7212 8050 6822 0127 543 con causale “Emergenza Coronavirus”

oppure tramite i canali telematici (donazioni con carta di credito, PayPal e Satispay).

E’ doveroso un immenso grazie ai tanti esercizi commerciali e catene che continuano a donare alla Mensa pasti già preparati o beni necessari alla preparazione. Altrettanto grande è il ringraziamento ai tanti volontari organizzati (come i gruppi di Protezione Civile) o spiccioli che ogni giorno si rendono disponibili per la Mensa o altri servizi.

La testimonianza di un’altra volontaria ci aiuta ulteriormente a riflettere con speranza in questo momento di prova: “Penso spesso ai tanti medici, operatori sanitari o sociali che in questi giorni stanno facendo straordinari non solo nelle ore di lavoro ma anche nell’impegno e nel supplemento di umanità. Penso anche che il mio piccolo servizio in Mensa, per una mattina, si innesta in una circolazione di solidarietà e amore veramente straordinaria. Ci si sente dalla stessa parte, contro un nemico veramente subdolo e incontrollabile, ma che non l’avrà vinta sulla nostra capacità di rimanere umani. La Carità è il grande respiro spirituale che possiamo mettere ora in questa situazione asfissiante”.

La carità non resta a casa

La carità non resta a casa ma raddoppia e amplifica l’impegno per non far mancare i pasti alle persone più in difficoltà e sole. Una carità che si mette in strada per consegnare i pasti alle strutture di accoglienza e per permette agli ospiti di non muoversi e di rispettare le prassi richieste. Una carità che si mette la mascherina, i guanti e mantiene le distanze di sicurezza, ma che non rinuncia alla relazione e all’empatia.

“Mi ha colpito come tutti, così bardati, dovessimo comunicare solo con lo sguardo...” – dice una volontaria della Mensa – “E’ difficile, ma alla fine gli occhi parlano e si riesce a capire se uno, sotto la mascherina, sorride o è arrabbiato o in difficoltà. E’ un utilissimo esercizio relazionale perché bisogna solo concentrarsi un po’ di più sull’altro, siamo obbligati ad essere più attenti e meno superficiali”. E le persone che vengono a prendere da mangiare sono evidentemente contente di vedere le facce amiche degli operatori Caritas e di poter scambiare un saluto, una battuta, di poter essere chiamate per nome. Al di là del cibo fisico questo è il vero nutrimento della mensa e di cui tutti abbiamo bisogno.

150 persone al giorno. 120/130 che vengono a ritirare il pasto presso la Mensa più le consegne (circa 50 pasti distribuiti ai dormitori invernali parrocchiali e ai centri di seconda accoglienza). Totale 300 pasti diurni, perché si prepara anche la cena.

Per fortuna anche la solidarietà si è moltiplicata e tante attività hanno donato cibo alla Mensa in questi giorni: Pizzaiolo on the road, Ristorante Mangiamore, Burge King, American Graffiti, MC Donald, KFC, forni di Via De Gasperi, via Viani e Villa Aiola e tanti altri che si stanno attivando. Così come sono tante le disponibilità di giovani volontari che sono arrivate per coprire i turni necessari a garantire il funzionamento della Mensa e la distribuzione dei pasti. Un grazie particolare ai volontari della Protezione Civile che sostengono in modo continuativo il lavoro della cucina per la preparazione dei pasti.

Quella della Caritas e dei tanti volontari che si mettono a servizio in modo del tutto gratuito è una solidarietà che non conosce vacanza e non si ferma nemmeno in questo momento così difficile. Non si ferma perché i poveri, le persone in difficoltà, quanti sono soli e non hanno rete parentale, quelli che vivono in condizioni precarie, non spariscono, anzi rimangono quelli più a rischio di essere abbandonati e non solo contagiati.

Gli operatori della Funzione Accoglienza e del Centro di Ascolto chiamano quotidianamente le persone/famiglie accolte, i Centri di Ascolto parrocchiali, i parroci, i volontari e sono in collegamento costante con i Servizi Sociali coinvolti nei singoli progetti. L’intento è di proseguire la relazione in rete e mantenere l’accompagnamento personalizzato. E’ una relazione via etere, purtroppo non fisica, ma altrettanto intrisa di premura e di carità.

Sono arrivate davvero tante disponibilità di giovani volontari. Dopo il nostro appello le persone hanno risposto molto generosamente e, per ora, i turni sono coperti. Se altri vogliono comunque segnalare la propria disponibilità, lo possono fare inviando una mail a segreteria@caritasreggiana.it e verranno chiamati al bisogno. Segnaliamo che anche DarVoce sta raccogliendo disponibilità e coordinando i volontari sul territorio provinciale, così come la Croce Rossa.

Una solidarietà quella della Chiesa che è fatta di professionalità e di tanto volontariato. Non sono solo i 10 milioni che la CEI ha messo a disposizione delle Caritas di tutta Italia, ma sono i gesti quotidiani che non interrompono la comunione della Carità anche in questo tempo di assenza di celebrazioni eucaristiche comunitarie.

Gesti concreti che mettono in comunione anche con i tanti operatori sanitari che in queste settimane stanno facendo un lavoro straordinario, per il quale dobbiamo continuare a rendere grazie.

“Ieri pensavo: ma come fanno i sanitari che tengono quella cavolo di mascherina tutto il giorno?” – ci dice ancora una volontaria – “E’ terribile! Ti manca l’aria e ti lascia segni sul viso… e pensavo che noi facciamo davvero un pezzettino minuscolo rispetto a quello che stanno facendo loro in questo periodo difficile”.

Insieme ce la faremo, senza dimenticare chi fa più fatica. Il cuore di Reggio Emilia è grande e non sarà un terribile virus ad atrofizzarlo!

Metti una Domenica delle Palme in Mensa,

metti un ramoscello di ulivo nella borsina del pasto

La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!». (Mt 21, 8-9)

Il simbolo dell’ulivo è noto come segno di pace, fecondità, benedizione. La prima citazione dell’ulivo nella Bibbia appare alla fine del racconto del diluvio quando la colomba porta a Noè, come segno di pace, un ramoscello di ulivo. Si riferisce anche a Gesù accolto a Gerusalemme con rami di alberi e di palma e quando si reca, prima di morire, al monte degli Ulivi per pregare.

L’episodio dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme viene ricordato e celebrato durante la Domenica delle Palme. In tale occasione, ai fedeli, vengono distribuiti ramoscelli di ulivo (e di palma) come simbolo di pace e in ricordo dell’episodio biblico.

Oggi, Domenica delle Palme, presso il Centro Querce di Mamre della Caritas di Reggio Emilia, dove si trova anche la Mensa, i volontari hanno distribuito, insieme ai pasti, un piccolo rametto di ulivo, rametti presi direttamente dalle potature della pianta al centro del cortile interno del Centro.

I volontari presenti hanno partecipato a un breve momento di preghiera con la benedizione dell’ulivo, nel giardino, intorno alla pianta appena potata. Momento di preghiera che ha anticipato il lavoro di distribuzione dei pasti e, quindi, dell’incontro con le persone. E un ramoscello di ulivo è stato consegnato a tutti insieme alla borsina con il pasto.

Qualcuno ha detto a una volontaria: “Pregherò per voi, è l'unica cosa che posso fare per ringraziarvi in questo momento”. Quale regalo più bello per questa Domenica delle Palme?

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato” dice il profeta Isaia nella prima lettura della messa odierna … Non sempre è facile indirizzare una parola allo sfiduciato, ma i gesti aiutano: la carità, il servizio, la solidarietà concreta, sono il mezzo che abbiamo a disposizione per rendere evidente anche se non sempre esplicito quel “Cristo Gesù” che “pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini” (Fil 2, 6-8).

Il Papa, nella sua omelia in San Pietro, ha detto che “la vita del servizio è vincente. Siamo nati per amare e per essere amati”, concludendo che è necessario “dire sì all’amore, senza se e senza ma, come ha fatto Gesù per noi”.

La carità prolunga la liturgia celebrata, il servizio ai fratelli sublima la preghiera, la fede, dopo essersi nutrita di meditazione, si esprime con i gesti di amore. “Questa è la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa. E noi ci gloriamo di professarla, in Cristo Gesù nostro Signore!”.

Buona Settimana Santa dalla Caritas diocesana.

Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te,

e concedi a noi tuoi fedeli,

che rechiamo questi rami

in onore di Cristo trionfante,

di rimanere uniti a lui,

per portare frutti di opere buone.” (dalla liturgia)