Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
Il corpo del praticante di Wing Chun deve possedere caratteristiche simili a quelle degli animali ai quali fa riferimento la teoria propria dello stile: l’equilibrio della gru e la velocità e sinuosità del serpente. Il serpente ispira movimenti di torsione e rotazione del corpo abbinati ad azioni veloci e dritte delle braccia. L’azione non perde mai la continuità, parte dai piedi e in un unico evento comprende la schiena il busto e le braccia. La gru enfatizza il lavoro sull'equilibrio e sulla forza che deriva dalla postura e dall'allineamento di tutti i segmenti del corpo. Il risultato di tale allenamento è una migliore capacità di assorbire la forza avversaria ed esprimere la potenza che si sprigiona dall'utilizzo di tutto il corpo in ogni singolo movimento.
Il primo aspetto che riguarda lo sviluppo interno è la respirazione. Essa è importante per la sopravvivenza, poiché l’apporto di aria nei polmoni è indispensabile alla vita, tanto quanto il livello energetico, infatti una cattiva respirazione lascia velocemente senza energie. La respirazione è un elemento chiave anche per l’arte marziale interna, sia per applicare con efficacia le tecniche marziali sia per non rimanere senza carburante. Inoltre, una respirazione efficace rende costante l’afflusso dell’ossigeno al cervello che deve rimanere sveglio durante un combattimento.
Un ulteriore elemento dello sviluppo interno è la consapevolezza dell’energia interna, sia sotto forma di energia fisica che mentale o spirituale. Quando ci si allena con una certa intensità, facilmente ci si dimentica di avere un corpo finché non si presenta la stanchezza che ci fa terminare l’esercizio. Questo è il primo e più superficiale modo di accorgersi della propria energia interna. Con la pratica del kung fu e con l’aiuto del Maestro, si possono raggiungere elevati gradi di consapevolezza dello stato interno che ci aiuterà a aumentare le nostre prestazioni ma anche la percezione del mondo esterno fino quasi a precedere le mosse dell’avversario.
Un terzo strumento per la crescita dell’energia interna e la coltivazione dell’energia è la pratica della meditazione. Il Maestro usa la forma Siu Lim Tao per raggiungere uno stato meditativo dinamico attraverso la concentrazione sui movimenti e sulla respirazione. Si tratta di una forma molto elevata e difficile di esercizio che ha benefici nel combattimento così come in qualsiasi situazione stressante.
Il Chi Kung, detto anche Nei Kung (Kung Fu interno), è una pratica cinese che viene utilizzata da migliaia di anni per favorire e mantenere la salute, non chè per consentire maggiori prestazioni nell'ambito delle arti marziali. In cinese Kung significa lavoro e Chi rappresenta l’energia che circola all’interno del corpo; per cui Chi Kung sta a significare lo sviluppo della circolazione dell’energia, allo scopo di favorirne l’aumento e di imparare a controllarla.
Nella pratica del Chi Kung sono 2 gli elementi fondamentali: la concentrazione e la respirazione. È la mente che deve controllare il flusso del Chi esattamente come deve controllare altre funzioni del corpo. Concentrando l’attenzione nell'addome ed eseguendo particolari esercizi il Chi viene generato e fatto scorrere in tutto il corpo, ciò permette di sviluppare una quantità superiore di energia ed un suo impiego più efficace consentendo ad un praticante di arti marziali di colpire con potenza e di resistere a sua volta alla penetrazione dell’energia dell’avversario. La quantità di energia che può essere generata è determinata in gran parte dalla propria capacità di concentrazione.
L’altro elemento fondamentale nella pratica del Chi Kung è la giusta respirazione, detta anche respirazione profonda perché i polmoni vengono a operare ai massimi livelli. La respirazione è vista in termini taoisti, in cui inspirare è considerato Yin e esperirare Yang, le due fasi devono operare insieme come nel Tao e trasformarsi l’una nell’altra, in modo armonico privo di sforzo, in un movimento fluido circolare.
L’essenza dell'applicazione del kung fu in una situazione di combattimento consiste in una risposta corretta e spontanea, adattabilità, variazione e cambiamento. Però non basta conoscere le forme e le tecniche, è necessario una conoscenza nel corpo i movimenti e i principi fisici e tattici che stanno dietro la filosofia del kung fu. Il successo nelle arti marziali interne richiede una comprensione basata sull’esperienza del principio chiamato wu wei. Wu significa “non” w wei significa “azione”, perciò la traduzione è “non azione”, ma questo non significa passività o pigrizia o debolezza.
Wu wei è azione attraverso la non-azione: è un’azione spontanea che non nasce da un motivo né cerca un risultato. nell’assimilare il wu wei il praticante sviluppa una risposta spontanea, corretta e col minimo sforzo nell’esecuzione di un compito difficile. Questa risposta si basa sulla conoscenza di principi, strutture, allineamenti, ritmo, sincronizzazione, angoli ottimali di attacco e di difesa ed economia che risiedono nel corpo e non nella mente. Wu wei non deriva dall’intelligenza della mente, bensì da un’intelligenza “inconscia”, innata e che può essere sviluppata solo grazie a ore di corretto allenamento ripetitivo.
Il Taoismo è una corrente filosofica millenaria al centro della quale vige il Tao, cioè la strada percorsa dalla natura e dall’universo, che si manifesta attraverso i principi dello yin e dello yang. Ogni cosa in natura è il prodotto di queste due forze complementari che si alternano armonicamente e dinamicamente, ma non si deve incorrere nell’errore di pensare a queste due forze come separate, anzi occorre pensare lo yin e lo yang come i pedali della bicicletta: se si vuole procedere occorre spingere un pedale e lasciare l’altro contemporaneamente.
I taoisti capirono che in natura tutto è mutevole e che il cambiamento, inteso come divenire incessante e ciclico, è la natura di tutte le cose. L’esercizio del Chi-Sao è espressione chiara del Taoismo all’interno dello stile Wing Chun, dove non ci sono movimenti prestabiliti e si enfatizza invece il fluire delle tecniche in armonia tra i due contendenti, dove anche la mente deve seguire fluidamente e accettare il cambiamento continuo degli eventi, senza fermarsi a ragionare su quello che avrebbe potuto essere o quello che è successo.
Tesina scritta da Letizia Dallasta per l'esame di maturità
Articolo scritto da Mauro Tagliavini
A cosa serve imparare il Wing Chun? Serve per imparare a combattere e migliorare ogni volta le proprie capacità; per imparare una disciplina antica piena di fascino orientale; per restare in forma e in salute facendo una ginnastica molto armoniosa che si prende cura di tutto il corpo e della mente. Tutte queste risposte sono possibili, e spesso seguono fasi caratteristiche di ogni età, ma ne esiste un'altra meno evidente e chiara, anche perché se ne ha una prima esperienza solo dopo anni di pratica, quando ci cimentiamo nell'esercizio libero del Chi-sao. Uno degli obiettivi del Wing Chun è quello di renderti in grado di adattarti a tutte le situazioni e saper affrontare tutte le avversità, anche al di fuori dello stile stesso o addirittura nella vita di tutti i giorni, sul lavoro, negli affetti e nelle relazioni. Ma come è possibile che un'arte marziale cinese, che insegna tecniche per colpire la gola dell'avversario o calci alle ginocchia, possa anche insegnarti a rispondere ai problemi della vita? Partiamo adesso dalla dimensione marziale: a mio parere è molto importante che le abilità che ho acquisito attraverso il mio allenamento si possano usare anche per confrontarmi con altri stili e non solo con il mio, che conosco molto bene. Ma per fare questo devo conoscere anche tutti gli altri stili del Mondo? Sarebbe un lavoro quasi impossibile perché esistono migliaia di stili e ognuno dei quali ha bisogno di almeno qualche anno di duro lavoro per cominciare a conoscerlo. Il metodo del Wing Chun offre per questo intento degli strumenti in grado di allenare in modo progressivo l'imprevedibilità. Quest'ultima è la vera nemica da affrontare in qualsiasi combattimento, ed è quella che in realtà manda in tilt il nostro cervello e la nostra capacità di reazione. Succede a molti praticanti di trovarsi a affrontare un combattimento e non sapere cosa fare anche se hanno alle spalle anni di diligenti allenamenti. Qualcuno darà la colpa alla propria debolezza, qualcuno al Maestro e qualcuno all'avversario che era troppo forte o troppo giovane o troppo esperto. La verità è che in quel momento il nostro cervello non ha punti di riferimento che possano aiutarlo a capire logicamente ciò che sta succedendo e si ferma per "pensare", cioè per cercare di riconoscere qualcosa che conosce già, e per cercare di prevedere quello che succederà. Ma questo non è possibile perchè uno scontro vero, come può essere quello di strada o anche quello sportivo contro un avversario che vuole vincere, non è prevedibile, in quanto l'avversario non vuole darti la possibilità di capire e di reagire e quindi di farti vincere. Anche in uno scontro per strada, l'avversario vuole avere la totale superiorità e userà ogni mezzo fisico e armato per mantenere una posizione asimmetrica.
A questo punto nasce una domanda: come è possibile che pur avendo allenato per tanto tempo, pur conoscendo tante tecniche di offesa e di difesa, io non riesca a reagire a un'aggressione, che è lo scopo per il quale sono venuto a imparare un'arte marziale? La risposta non sta nella quantità di tecniche conosciute, ma nel modo che ha la nostra mente di affrontare l'imprevedibilità. Anzi, nell'assenza della capacità di affrontare il caso. Ogni giorno, tutti noi cerchiamo di mantenere lontano il caso e quando non ci riusciamo lo chiamiamo Fato, Destino. L'I Ching è un libro antico che viene in aiuto per dirimere questa questione, ma lo fa con un metodo ostico per la nostra mentalità moderna che ha tutte le risposte che vuole attraverso internet, perciò mi aiuto con le parole di C. G. Jung che ha scritto la Prefazione, e R. Wilhelm che ha scritto l'Introduzione e curato la traduzione.
"La nostra scienza si basa sul principio di causalità, e la causalità è considerata verità assiomatica" (I Ching, pag. 16, Prefazione di C.G. Jung, Adelphi Edizioni, Milano, 1991 ). "La mentalità cinese, quale io vedo all'opera nell'I Ching, sembra preoccuparsi esclusivamente dell'aspetto accidentale degli eventi. Ciò che noi chiamiamo coincidenza sembra essere la cosa della quale questa peculiare mentalità s'interessa principalmente, mentre ciò che noi adoriamo come causalità passa quasi inosservato. [...] L'istante che sta sotto osservazione appare all'antica visione cinese più come un colpo di fortuna che come il risultato ben definito di catene causali concorrenti. Ciò che interessa sembra essere la configurazione che gli eventi accidentali assumono al momento dell'osservazione, e niente affatto le ragioni ipotetiche che apparentemente rendono conto della coincidenza" (ibid., pag. 17). In questa parte si nota come anche Jung fosse rimasto colpito dall'interesse del libro per la casualità e della difficoltà di accettarla come realtà operante.
"Gli otto segni erano concepiti come immagini di ciò che avveniva in cielo e in terra. Regnava inoltre la concezione di un continuo trapasso di un fenomeno in un altro. E' questa l'idea dominante del Libro dei Mutamenti. Gli otto segni sono segni di mutevoli stati di trapasso, immagini che continuamente mutano. L'attenzione non era diretta verso le cose nel loro essere - come spiccatamente avveniva nell'Occidente - bensì ai moti delle cose nel loro mutamento." (I Ching, Introduzione di R. Wilhelm, Uso del Libro dei Mutamenti, pag. 41). Ancora una volta, l'autore si sofferma sulla necessità di cambiare il punto di osservazione e portarlo dalle cose, dai singoli eventi ai cambiamenti che intercorrono tra loro.
"L'idea fondamentale del tutto è quella del mutamento. Nei Dialoghi si racconta come Confucio stesse un giorno sulla riva di un fiume e dicesse: "Tutto fluisce e scorre come questo fiume, senza sosta, giorno e notte". Così è enunciata l'idea del mutamento. Lo sguardo di colui che ha riconosciuto il mutamento non osserva più le singole cose che gli fluiscono d'innanzi, bensì l'eterna, immutabile legge operante in ogni mutamento. Questa Legge è il Tao di Lao-Tse, il Senso, il corso delle cose, l'uno in tutto il molteplice." (ibid., pag. 45). In questa parte si afferma che l'I Ching è antecedente a molte filosofie nate in Cina e che le maggiori correnti di pensiero sono nate da lui, anche il Tao e anche il confucianesimo. "Comunque si vogliano chiamare queste forze (Yin e Yang, maschile e femminile...) è certo che l'esistenza si edifica sul mutamento e sul trapasso di queste forze, essendo questo mutamento in parte un continuo rovesciamento dell'una nell'altra, in parte un ciclo chiuso di un insieme di avvenimenti collegati tra loro, come giorno e notte, estate e inverno. (pag. 46).
Questo mutamento non è però senza senso, poichè altrimenti non se ne potrebbe avere alcuna nozione, ma è appunto soggetto alla legge che tutto permea, al Tao." (pag. 47). "Tutto ciò che avviene nel mondo visibile è l'estrinsecazione di una <immagine>, di un'idea invisibile. A queste idee possono accedere per intuizione immediata i santi e i saggi, che sono in contatto con quelle sfere superne (superiore, ultraterreno). Così questi santi sono posti in grado di interferire in maniera decisiva negli accadimenti universali e in tal modo l'uomo forma assieme al cielo, mondo soprasensibile delle idee, e alla terra, mondo corporeo del visibile, una triade di potenze originarie. [...] Il Libro dei Mutamenti mostra le immagini di ciò che accade e con esse il divenire delle situazioni in statu nascendi . Nel riconoscere col suo aiuto i germi si impara a prevedere il futuro e insieme a comprendere il passato." (pag. 47)
Nel Wing Chun l'esercizio del Chi-sao sembra proprio assecondare la mentalità dell'I Ching: Chi-sao è un susseguirsi di posizioni che cambiano, di tecniche che non si fermano mai e di pensieri che non indugiano nella riflessione sul giusto o sbagliato; si tratta invece di lasciare che la mente intuisca la prossima tecnica da usare senza un incastro preciso, senza continuità causa-effetto, poichè ogni tecnica è la risposta corretta. L'importante è continuare ad andare avanti, proprio come fa l'acqua, che supera ogni ostacolo e riempie ogni buco e cambia direzione e assume ogni forma. Nella pratica spesso questo è uno dei passaggi più difficili, cioè quello di cambiare mentalità. Facendo Chi-sao, ci si ferma a contemplare se la tecnica era giusta o sbagliata, se la difesa era corretta in risposta a un certo attacco, perchè cerchiamo un appiglio logico-razionale a quello che stiamo facendo; ma nel fare ciò stiamo interrompendo un flusso, stiamo irrigidendo l'azione e bloccando il tempo. Quando il Chi-sao viene fatto in modo corretto, spesso si dice "cosa ho fatto?" oppure "non capisco cosa sto facendo" oppure "non ho capito cosa hai fatto, lo puoi fare a rallentatore?". In queste frasi c'è la richiesta di fermarsi, di capire con la razionalità qualcosa che è stato perso, ma cosa è andato perso? Secondo me è una questione di attenzione, cioè la ossessiva tendenza a cercare di avere un controllo logico sulla realtà che ci porta a bloccare il tempo in mille istanti, tutti categorizzati, suddivisi in cartelle, cioè in gruppi che hanno caratteristiche precise. Questo controllo è un tentativo poco elastico e quindi poco versatile di non avere paura di fronte alle avversità della vita, sulla quale non abbiamo il pieno controllo, perciò abbiamo paura di questa imprevedibilità.
Il Wing Chun ci può insegnare a cambiare mentalità per imparare a usare uno strumento diverso per affrontare l'imprevedibilità: proprio come l'I Ching, ci dice di non fermare il tempo, ma di cercare di esserne parte, poichè se siamo parte del mutamento allora possiamo conoscerlo e se conosciamo i suoi meccanismi allora possiamo (anche solo in minima parte) prevedere quello che succederà e quello che è successo. E molto interessante scoprire questo particolare momento, ma è molto destabilizzante e si fa fatica a comprenderlo. Di sicuro il Wing Chun non è una disciplina sportiva che ha tutti i programmi standardizzati e così anche nella mia scuola ho scelto di non avere programmi standardizzati. Il Wing Chun mi ha aiutato a trovare un modo per affrontare con più serenità ciò che spesso si fa fatica a spiegare o a collocare, e non lo ha fatto ponendomi in contrasto con altre idee, concetti o credenze, ma anzi facendomi fare esperienza diretta e personale. Anche per questo nel mio corso io cerco di spiegare poco e di lasciare che ogni allievo faccia le sue considerazioni sulla base del duro lavoro. In questo senso si parla di stile senza forma, nel senso che si studia la possibilità di usare ogni parte del corpo come arma, e soprattutto che i colpi sono dati non in base a sequenze pre-ordinate ma in risposta alla situazione e ai cambiamenti. Il principale fattore delle tecniche di colpire non è l'uso dei colpi nel combattimento ma l'abilità di usare diversi gradi di libertà del movimento del corpo.
"Chi-kung Development and Practical Application"; in WING CHUN Kung Fu., By Dr. Scott Baker
Wing Chun an Energy System The typical pattern for teaching Wing Chun is a perfect example of how internal Wing Chun really is. First the student is traditionally taught the Sil Num Tao boxing form. In learning Sil Num Tao correctly the initial obstacle that most beginning students struggle with is the idea of performing the movements while staying very relaxed. Relaxed motion is a common component of soft internal chi development. Perhaps the most noticeable aspect of Wing Chun’s first form is that it is performed in a stationary standing posture. There is no stepping to speak of. Once the stance is set up the student stands in that position until the form is completed. The relaxed and stationary components of the first form are essential factors in many traditional chi development exercises. This relaxed stationary posture allows the student to learn to sink into the ground, relaxing and yielding his energy to the ever-present force of gravity. In this way the student begins to develop the “root” fundamental to a strong expression of energy skill. The first form is essentially an energy building form that can take up to an hour to perform correctly. After sufficiently mastering Sil Num Tao the student then learns the Chum Ku form. Now the student learns to move his body from the root through correct legwork and postural expression. The second form teaches the student the essentials of moving or placing energy in the four limbs as a dynamic expression of the energy root. Third the student is taught the Biu Tze form.
Once considered secret the Biu Tze form is entirely an energy form. Each of the strikes map out specific points which when combined have a devastating effect on the recipients energy system. The movements are done with relaxed focus, resulting in a deep expression of chi skill as the practitioner releases chi in a dramatic display of power. Biu Tze means thrusting fingers which signifies the releasing of energy through the body’s extremities. The student then is traditionally taught the wooden dummy form (Muk-Yan- Chong-Fa). Now he learns to release his chi into the dummy. A skilled ractitioner can see the depth of energy expressed in both the sound and movement of the dummy while it is being worked. Once the dummy is mastered the student learns the Wing Chun weapons. First he learns the six and a half point pole (Luk- Dim-Boon-Kwun) where he further polishes his energy abilities by learning to both stick with and release energy through the pole into whatever he strikes using the seven key motions of the pole form. Finally he learns the eight-slash sword form (Bart-Chum-Dao). Here he learns to express energy through the short metal blade of the swords in the eight specific slashing sequences. A quick glance of the six major stages of Wing Chun training shows us that each stage has a unique and specific energy purpose. Just as in Tai Chi and the other internal systems, Wing Chun is purposefully designed to produce progressive chi skills in its practitioners.