“In una tarda mattinata poco prima di pranzo ti arriva un'altra chiamata 'Jo forse è il caso che vieni a casa di tua sorella sta succedendo qualcosa'. Quel 'qualcosa' significa: massacrata di botte con la mandibola rotta, non solo, e 17 coltellate (nonostante ciò non è morta subito, quindi ha pure sofferto)". Jonathan Sterlecchini racconta così la fine di sue sorella Jennifer, 26 anni, massacrata e uccisa dal suo fidanzato. Un ragazzo di 32 anni che diceva di amarla, che si era tatuato il suo nome, e che invece le ha inferto 17 coltellate e fracassato la mandibola. A distanza di un anno il fratello della ragazza, Jonathan, ha scritto un post su Facebook per raccontare la sua storia, ma non solo. Negli ultimi mesi, assieme alla sua famiglia, sta portando avanti una battaglia nei confronti del Parlamento affinché chi si macchia del reato di femminicidio possa non ricorrere al rito abbreviato e allo sconto della pena previsto. "Rispettate la vita, la vostra vita perché nonostante tutte le difficoltà voi potete ancora viverla... l'amore ormai è una parola dimenticata da tutti, dovremmo tornare ad amare tutto e tutti incondizionatamente, perché l'odio e la violenza si sconfiggeranno solo in questo modo, e se mai un giorno dovessi avere dei bambini la prima cosa che gli insegnerò sarà proprio questa. Amate e fate del bene... Mia sorella al posto mio avrebbe fatto lo stesso”, ha scritto ancora Jonathan.
E se quella di Jennifer è una storia finita davvero nel più tragico dei modi, c’è chi la sua storia e il suo dramma può raccontarlo in prima persona, portando sul volto i segni della violenza subìta. E’ Jessica Notaro, la bella e giovane miss sfregiata dall’ex fidanzato Jorge Edson Tavares, e che è divenuta un simbolo nella lotta contro la violenza sulle donne e lo stalking. “Raccontare la mia esperienza, far vedere quello che mi è successo deve servire a sensibilizzare, ma rischia anche di essere un’arma a doppio taglio perché molti pensano poi di ‘copiare’ quelle brutte azioni - ha spiegato la 28enne che oggi non ha paura di mostrare in giro il suo volto - Bisogna imparare a capire fin da subito chi si ha di fianco, ogni piccola mancanza di rispetto fa male. Se guardo indietro penso che avrei dovuto imparare da sola a tutelarmi, anche se non era giusto avrei dovuto andarmene da Rimini dopo i primi episodi di stalking. E mi sarei salvata”.
L’impegno su questo fronte è massimo, da parte delle istituzioni, delle associazioni e del mondo dell’informazione, anche se sembra non bastare mai. La campagna Unite dell'Onu 2017, ad esempio, ha preso il via sabato 25 novembre, con la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e si è conclusa il 10 dicembre, con la Giornata per i diritti umani. "Nessuno deve essere lasciato indietro: poniamo fine alla violenza contro le donne e le ragazze", lo slogan di questa edizione, che ha portato a molti spunti di riflessione e a un acceso dibattito.
Sono moltissime le donne del mondo dello spettacolo che quotidianamente si impegnano nella solidarietà per queste donne, una di queste è Lodovica Mairè Rogati, fondatrice tra l'altro di un'associazione a difesa dei diritti dei più deboli, Io Non ci Sto.
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