LA SPEDIZIONE DEL DOGE PIETRO II ORSEOLO


Testi di Ruggero Piccoli

Antica mappa dell'alto Adriatico, col castello di San Servolo in primo piano e sulla sinistra le città della costa nord-orientale dell'Istria.Sullo sfondo, quasi dirimpetto, si scorge Venezia e in basso, sulla destra, Trieste. Mappa di Johann Weichart Valvasor, 1689 - Wikimedia - mapy.mzk.cz

La Venezia della fine del primo millennio era una città prospera. Per dirla col linguaggio dei giorni nostri stava attraversando un periodo di grande espansione economica e urbanistica. Gli ottimi rapporti che riusciva ad intrattenere con entrambi gli imperi, sia quello d’oriente che quello d’occidente, le permettevano di rendere sempre più floridi e proficui i suoi commerci. Il patto con l’imperatore Lotario, che risaliva al secolo precedente (840), assicurava alla città lagunare il dominio sugli sbocchi dei fiumi dell’entroterra padano, che le permettevano di commerciare con tutte le città rivierasche pagando una tassa (ripaticum) ridotta, pari al 2,5 per cento del valore delle merci, mentre la Bolla d’oro rilasciata dall’imperatore d’oriente nel 992 concedeva alla città lagunare condizioni tanto favorevoli da privilegiarla rispetto ai suoi concorrenti, fra i quali - principalmente - Genova.

Dai commerci col Levante, sempre più intensi, Venezia importava tessuti pregiati, profumi, spezie, preziosi e altri prodotti che poi rivendeva alle città dell’entroterra padano, raggiunte attraverso le vie d’acqua navigabili come il Po, l’Adige, il Brenta, il Piave e gli altri fiumi che sfociano nell’alto Adriatico. Naturalmente fra questi prodotti non poteva mancare il sale, il cui commercio costituiva fin dalle origini la maggior fonte di introiti e alla cui produzione provvedeva direttamente nelle saline dei dintorni di Chioggia.

Considerato che Venezia esercitava già il predominio sulla costa occidentale dell’Adriatico, da Ancona a alle foci del Po, appare del tutto conseguente che ad un certo punto del suo sviluppo cominciasse a rivolgere le sue attenzioni all’altra sponda del mare e soprattutto alle vicine città costiere dell’Istria e della Dalmazia, con le quali già da tempo intratteneva rapporti commerciali. Risale al secolo X (932) la promissio degli abitanti di Capodistria di salvaguardare i cittadini veneziani, i loro averi e i loro interessi, in riconoscimento della protezione della città lagunare e per l’autorizzazione che era stata loro concessa di commerciare i propri prodotti nei territori del ducato. L’anno dopo, a Rialto, con la presenza dei maggiorenti di molte città istriane, dei loro vescovi, del patriarca di Grado e del marchese Wintero, rappresentante del regno italico, il patto venne ribadito.

Il Cessi e altri autori fanno notare che "si tratta di un rapporto di omaggio, amicizia e devozione, piuttosto che di un’obbligazione formale". Ciò non toglie tuttavia che costituisse una tappa importante per la politica veneziana, che aveva come scopo quello di stringere rapporti commerciali sempre più stretti con i centri marittimi istriani e, come vedremo in seguito, dalmati. Tali accordi verranno rinnovati nel 977 e non molto dopo avverrà la spedizione del doge Orseolo contro i pirati narentani, che segnò una forte accelerazione del progetto di predominio sul Mar Adriatico che Venezia stava mettendo in atto.

Pietro II Orseolo salpò con la sua flotta il giorno della Sensa (festa dell’Ascensione) dell’anno 1000 (o 998) e raggiunse Grado, dove fece sosta per ricevere la benedizione del patriarca; quindi proseguì verso le coste dell’Istria, fermandosi a Parenzo e Pola. In entrambe le città fu accolto con grandi manifestazioni di entusiasmo da parte delle popolazioni, che evidentemente non ne potevano più di essere continuamente depredate dai pirati e vessate dai croati. Incontrò i vescovi e i governanti locali ricevendo giuramenti di fedeltà in cambio di protezione. La spedizione proseguì toccando i principali centri della Dalmazia: Ossero, Veglia, Arbe, Zara, Traù, Spalato e Brazza. Anche in queste città si ripeterono le accoglienze trionfali e i giuramenti di fedeltà a Venezia.

Itinerario della spedizione contro i pirati narentani del Doge Pietro II Orseolo - muromaestro.wordpress.com
Il doge Pietro II Orseolo - Istrapedia.hr

L’Orseolo quindi si apprestò ad attaccare le basi dei pirati narentani, Curzola e Lagosta, che si trovavano alle foci del fiume Narenta, l’attuale Neretva. Solo la seconda oppose una strenua resistenza, ma venne assediata, espugnata e rasa al suolo. Sgominati i pirati fece rotta verso Ragusa e la occupò. La piccola repubblica tuttavia, a differenza degli altri centri dalmati, si manterrà nella sostanza sempre indipendente da Venezia nonostante la presenza - dal 1205 al 1358 - di rettori, denominati "conti", che rappresentavano la città lagunare.

Come si può ben immaginare al ritorno vi furono accoglienze trionfali per il doge e per gli equipaggi della flotta. Pietro II Orseolo fu insignito del titolo di Dux Veneticorum et Dalmaticorum, di cui si fregiarono da quel momento i suoi successori. Non solo era stata ottenuta una decisiva vittoria militare, ma si erano sopratutto gettate le basi su cui verrà costruito lo Stato da mar. Era l’inizio di un cammino che avrebbe portato la città veneta nel giro di qualche secolo a dominare il Mediterraneo e possederne gli approdi commerciali più importanti. Ma questo era il futuro. Nel presente, intanto, poteva finalmente disporre sulla sponda orientale dell’Adriatico di basi per i suoi commerci, di porti sicuri per i rifornimenti delle sue navi, di validi rifugi nel caso di fortunali e di magazzini per le sue merci. Non era poco.

Nonostante le dedizioni formali abbiano inizio solo nella seconda metà del secolo XIII, nel caso dell’Istria, e nei primi decenni del XV per quanto riguarda la Dalmazia, non v’è alcun dubbio che i legami di fedeltà stabiliti con le città istriane e dalmate in occasione della spedizione del doge Orseolo si siano trasformati con l’andar del tempo in un rapporto di vera e propria sudditanza e subordinazione dei governi locali alla volontà politica di Venezia. Per questo motivo si considera il giorno della Festa della Sensa - detta anche dello Sposalizio del Mare - dell’anno 1000 (o 998) la vera data di nascita dello Stato da mar veneziano.

Francesco Guardi, Partenza del Bucintoro verso San Nicolò del Lido nel giorno della festa della sensa (1775-1780 ca.) - Wikipedia