Scienze Naturali

GRUPPO PALLAVOLO - ARTICOLAZIONI (E il loro uso nella pallavolo)

DEFINIZIONE: tengono insieme le ossa e consentono la mobilità dello scheletro rigido.

CARATTERISTICHE: - funzionale: fisse (sinartrosi), semifisse (anfiartrosi) e mobili (diartrosi);

- strutturale: fibrose (tessuto fibroso), cartilaginee, sinoviali (cavità articolari) si distinguono in base alla forma.

ARTICOLAZIONI NELLA SCHIACCIATA

La schiacciata è un fondamentale della pallavolo che coinvolge l'articolazione della spalla nel movimento.

  • L'articolazione sinoviale è una fra le più mobili perchè comprende il movimento secondo tutti gli assi, inclusa la rotazione. Si trova nello scheletro appendicolare.

Tre ossa coinvolte: - clavicola (che si collega alla spalla e all'omero con la parte esterna dell'osso)

- scapola, osso piatto ( situata nella parte alta della schiena; i muscoli che ruotano il braccio sono collegati ad essa)

- omero, osso lungo ( si collega alla clavicola con l' epifisi e alla scapola con l' epifisi più vicina al tronco).

  • due articolazioni racchiuse da capsule fibrose e stabilizzate da un apparato legamentoso e muscolare (cuffia dei rotatori):
  1. articolazione glenoomerale: consente al braccio di compiere una rotazione vicino ai 360°.
  2. articolazione acrimion-claveare: formata dall' estremità della clavicola e da una parte della scapola detta acromion.
  • nella schiacciata, questa articolazione permette un' elevazione fino a 170° - 150°.
  • muscoli coinvolti in questo fondamentale : - cuffia dei rotatori (extrarotazione e intrarotazione della spalla);

- bicipite brachiale (muscolo dell' arto);

- trapezio, pettorale e deltoide ( muscoli del dorso).

BAGHER

Quando si esegue il bagher gli arti inferiori sono piegati, questo è possibile grazie all'articolazione del ginocchio che collega il femore, la rotula e la tibia.

  • anche questa è un' articolazione sinoviale (troclea) che però è meno mobile.
  • due gradi di libertà: flessione ed estensione.
  • tre ossa: - femore: (osso lungo) parte allungata ( diafisi) osso compatto;

- rotula : (osso piatto) due strati esterni osso compatto, uno interno osso spugnoso;

- tibia : (osso lungo) epifisi, osso spugnoso.

  • circondata da una capsula articolare formata da una parte parte esterna e una interna che costituisce la membrana sinoviale che delimita una cavità dove è presente il liquido sinoviale.
  • tre legamenti: - crociati ( anteriore/posteriore);

- collaterali (mediale o tibiale / laterale o fibulare);

- patellare ( collega la patella alla tuberosità tibiale).

  • movimenti: estensione e flessione della gamba rispetto alla coscia e di rotazione limitata dai crociati e collaterali.
  • muscoli coinvolti nel bagher: quadricipite, tibiale anteriore, estensori dell' anca, glutei, gemelli.


GRUPPO DEL BASKET- LEVE NEL CORPO UMANO

Una leva è una macchina semplice, costituita da un corpo rigido girevole attorno a un punto fisso, che serve per vincere mediante una forza, detta motrice, un'altra forza detta resistente. Poiché le ossa del nostro corpo sono aste rigide sulle quali agiscono i muscoli, si può andare alla ricerca delle leve anche nel corpo umano. In ognuna si riconoscono tre elementi fondamentali: il fulcro che è il punto fisso intorno a cui ruota l'asta, la resistenza, che è la forza da vincere, e la potenza che è la forza applicata. Le leve obbediscono ad un principio fisico per cui il sistema è in equilibrio soltanto se la risultante dei momenti delle due forze è nulla.

Il nostro organismo può essere considerato proprio come un sistema di leve aventi come fulcro le articolazioni, come potenze i muscoli collegati alle ossa e come resistenza i pesi da spostare. Queste si suddividono in tre tipi in base al rapporto tra forza resistente e forza applicata. Questo rapporto può fornire una leva vantaggiosa quando in condizioni di equilibrio la forza motrice è minore di quella resistente. Tuttavia, una leva può anche essere svantaggiosa nel caso in cui la forza motrice è maggiore della resistente. Infine, una leva è neutra o indifferente quando la forza motrice è uguale a quella resistente.

LEVA DI 1° GENERE

Una leva è di primo tipo o di prima specie se il fulcro si trova tra la forza motrice e la forza resistente. A sua volta la leva di questo genere può essere vantaggiosa se la forza motrice è più distante dal fulcro della forza resistente oppure, nel caso contrario, svantaggiosa.

Quando pieghiamo in avanti o all’indietro il capo, questo si comporta come una leva di 1° tipo. Il fulcro si trova sulla colonna vertebrale, precisamente tra la prima vertebra (atlante) e la base del cranio; la potenza è data dai muscoli che s’inseriscono nell'osso occipitale; la resistenza è costituita dal peso della testa. Questa però è una leva svantaggiosa; infatti, mantenendo la testa eretta, il braccio della potenza è minore di quello della resistenza. È necessario, quindi, che il muscolo fornisca una forza maggiore di quella del peso del capo.

LEVA DI 2° GENERE

Una leva si dice di secondo tipo o di seconda specie se il fulcro si trova dalla stessa parte della forza motrice e della forza resistente, allo stesso tempo occorre che la forza motrice sia più distante dal fulcro rispetto alla resistente. Si deduce quindi che le leve di questo genere sono sempre vantaggiose.

Una leva appartenente a questa categoria è quella che ci consente di camminare e alzarci in punta di piedi. Infatti, il fulcro si trova sulla punta del piede; la potenza nel calcagno, dove si inseriscono i muscoli della gamba; mentre il peso del nostro corpo, che agisce sull’arto inferiore, è la resistenza. Questa leva è sempre vantaggiosa per cui, con uno sforzo relativamente piccolo rispetto alla nostra massa corporea, riusciamo a camminare.

LEVA DI 3° GENERE

Una leva è di terzo tipo o di terza specie se il fulcro si trova dalla stessa parte della forza motrice e della forza resistente, allo stesso tempo occorre che la forza motrice sia più vicina al fulcro rispetto alla resistente. Si deduce quindi che le leve di terzo tipo sono sempre svantaggiose.

Quando flettiamo l’avambraccio in alto per sollevare un oggetto che abbiamo in mano facciamo leva sull’articolazione del gomito che è, dunque, il fulcro. La potenza è rappresentata dai muscoli che si inseriscono nell'avambraccio; mentre il peso dell'avambraccio e della mano, oltre a quello dell'oggetto da sollevare, è la resistenza. È una leva svantaggiosa: infatti, nel sostenere un oggetto anche poco pesante col gomito piegato, si avverte subito una certa fatica muscolare.

GRUPPO CALCIO - CONTRAZIONE MUSCOLARE E INFORTUNI

CONTRAZIONE

Ogni muscolo striato è formato da un insieme di filamenti paralleli, sempre più piccoli, inseriti uni negli altri. Un tipico muscolo scheletrico è costituito da fasci di fibre muscolari (singole cellule), costituite a loro volta da miofibrille. Ciascuna miofibrilla è formata da migliaia di unità contrattili dette sarcomeri, delimitati all'estremità da due tratti scuri detti linee Z. I sarcomeri sono costituiti a loro volta da filamenti spessi di molecole di miosina e filamenti sottili di actina. Un muscolo si contrae quando i filamenti sottili scorrono lungo i filamenti di miosina determinando l' accorciamento del sarcomero. Questo movimento è determinato dalle molecole che dispongono di tante strutture a forma di "gancio" con una testa che si lega ad un sito specifico della molecola di actina mediante un movimento "ad arco". Il movimento può avvenire grazie all'apporto energetico delle molecole di ATP e all' intervento di ioni Ca(2+). L' ATP si lega alla testa della miosina che si trova inizialmente in una configurazione a bassa energia. La miosina scinde l' ATP in ADP e un gruppo fosfato e dal legame eliminato si ottiene l' energia che consente il movimento. Gli ioni Ca(2+) legandosi alla proteina regolatrice troponina, determinano lo spostamento di un'altra proteina regolatrice, la tropomiosina, dal sito di legame dell' actina. In tal modo la testa della miosina si può legare all'actina. Nel frattempo vengono liberati l'ADP e il gruppo fosfato, e la testa della miosina "tira" l'actina determinando il suo scorrimento verso il centro del sarcomero. Finchè un'altra molecola di ATP non si lega alla testa della miosina, quest'ultima rimane legata nella configurazione a ponte crociato: Nel momento in cui arriva la disponibilità di un'altra molecola di ATP, il meccanismo si ripete determinando il progressivo accorciamento del sarcomero e, in definitiva dell'intera miofibrilla e della fibra muscolare. I filamenti sottili scorrono su quelli spessi, fino a sovrapporsi parzialmente, ma non c'è un accorciamento né dei filamenti di actina né di quelli di miosina. Le linee Z invece si avvicinano. Affinchè ci sia contrazione muscolare volontaria è necessario uno stimolo proveniente dal Sistema Nervoso Centrale che può arrivare alle fibre attraverso i motoneuroni. Le fibre muscolari, insieme agli assoni dei motoneuroni, formano particolari sinapsi dette giunzioni neuromuscolari. Il potenziale d' azione, arrivando ai terminali presinaptici, libera neurotrasmettitori, come l'acetilcolina, che si propagano attraverso la sinapsi fino alla membrana sinaptica che penetra all'interno della fibra muscolare in tutto il suo volume, attraverso alcune strutture ripiegate dette tubuli T. Attraverso i tubuli T, il potenziale d'azione può arrivare al reticolo endoplasmatico determinando la liberazione di ioni calcio nel citoplasma e in tal modo possono partecipare al meccanismo di accorciamento dei sarcomeri. Nel momento in cui il potenziale d'azione smette di propagarsi, il reticolo endoplasmatico riassorbe gli ioni calcio. La formazione delle molecole di ATP, trasportatrici di energia, avviene grazie alla respirazione cellulare nelle "centrali energetiche" della cellula: i mitocondri.

INFORTUNI

Il calcio è uno sport di natura traumatica. Di fatto non ci si stupisce nel sentire che un calciatore è infortunato. Un professionista nella propria carriera affronta prestazioni di alto livello, tali prestazioni hanno dietro di sè ore di allenamento che però non negano la possibilità di avere lesioni muscolari.

Entriamo nel dettaglio, vi sono due categorie per classificare gli infortuni muscolari:

  • Infortunio da trauma diretto: sono prodotti da un agente traumatico esterno, il colpo diretto è un contrasto da parte di un avversario. Generalmente la conseguenza è una contusione, senza lacerazione dei tessuti superficiali, ovvero la cosiddetta "botta". Nel calciatore il muscolo più interessato da contusione è il quadricipite femorale.
  • Infortunio da trauma indiretto: nella maggior parte dei casi sono dovuti ad una violenta contrazione che si crea in un muscolo già allungato, oppure ad un allungamento violento in un muscolo in fase di contrazione nel momento in cui si effettua un gesto tecnico come il cambio di direzione, tiro in corsa e intervento in acrobazia. Nel calciatore i muscoli prevalentemente interessati da infortunio da trauma indiretto sono, in particolare lo stiramento, sono i flessori del ginocchio e i muscoli della coscia, quali il retto femorale, vasto mediale e laterale ed i flessori della fascia lata.

Andiamo ora a classificare propriamente gli infortuni in ordine di gravità:

  • crampo: è una contrazione muscolare involontaria dovuta ad uno strato di affaticamento che può originarsi da un deficit energetico e da uno squilibrio idrico.
  • contrattura: quasi sempre dovuto ad uno strato di affaticamento, si manifesta con dolore sopportabile e non bene localizzato perchè non presenta lesioni, si crea in relazione ad uno stimolo troppo intenso e sorge al momento in cui si finisce l' attività che si sta svolgendo.
  • stiramento: alterazione marcata del tono muscolare dovuto ad una eccessiva trazione delle fibre muscolari interessate. Provoca dolore immediato e acuto, il più delle volte ben localizzato, costringendo l'atleta ad interrompere l' attività, ma facendo restare funzionale il muscolo leso, se pur con dolore percettibile anche solo per una lieve contrazione del muscolo.
  • strappo: subito evidente perchè comporta dolore acuto e violento durante l'attività sportiva. Molto ben localizzato, impedisce al calciatore di continuare la partita o l'allenamento. Si tratta di una lacerazione che interessa un numero variabile di fibre muscolari, per cui è sempre accompagnato da sanguinamento e formazione di ematoma non sempre evidente ed esteso, a seconda dell' entità e della localizzazione della lesione. In base alla gravità della lesione si suddivide in strappo di primo, secondo e terzo grado in relazione alla gravità del distaccamento delle fibre.