PRESENTAZIONE DELLA

GIORNATA DI STUDIO

Siamo incatenati da oltre un anno, isolati nelle nostre case, nei nostri uffici, dinanzi ai nostri computer. Eppure, al tempo stesso, mai come in questi mesi abbiamo avuto la percezione di come e quanto tali catene ci legassero in realtà a filo doppio l’un l’altro, nella condivisione di un comune destino, e nella consapevolezza, mai così marcata, che ogni nostra scelta potesse incidere in maniera profonda e determinante sulle vite altrui.

Questi mesi sono stati caratterizzati da rapide dinamiche trasformative in ogni ambito della società. Uno scenario senza precedenti, in cui coesistono elementi antitetici, e in cui i fenomeni sociali, economici, politici, artistici e culturali si ampliano, assumono nuove dimensioni e nuove forme, si intrecciano tra loro in una spirale dalle forme spesso indistinguibili e difficilmente interpretabili.

Il tema che pertanto proponiamo in questa edizione è Catene/Chains, un termine forte, potente, evocativo più che mai delle numerose contraddizioni della nostra contemporaneità. Un paradigma leggibile da prospettive molto differenti, un tema trasversale in cui ogni piano di analisi rappresenta la tessera di un mosaico in via di composizione che sollecita una dimensione in cui spazio e tempo si comprimono e si dilatano.

Il primo riferimento è alle Catene del valore, dei beni intermedi che attraversano i confini dei paesi per trasformarsi in beni finali. Già minate da protezionismi e nazionalismi all’indomani della crisi economico-finanziaria, dopo l’onda pandemica hanno evidenziato una nuova debolezza che lascia immaginare una possibile revisione e un nuovo ordine basato su un ritorno alla regionalizzazione e ai poli logistici. Un percorso che prefigura esternalità di segno diverso e nuove interessanti prospettive di indagine. Le Catene del valore non possono inoltre prescindere dalle Catene di approvvigionamento delle risorse energetiche e minerarie e dalle infrastrutture e dalla logistica che ne supportano la distribuzione e la fruizione. E proprio logistica e mobilità rappresentano un ulteriore elemento su cui riflettere, anche dal punto di vista degli spostamenti delle persone connessi al lavoro e al tempo libero.

E le Catene sono anche quelle che ci hanno legati a dimensioni sempre più circoscritte, ci hanno fatto riscoprire gli spazi intermedi (tra la casa e l’esterno), ci hanno costretti a ripensare il nostro rapporto con gli i luoghi della socialità e con le città nella loro interezza, città che meritano nuova cura e nuova attenzione.

La natura, libera dalle Catene che la imbrigliavano, è sembrata rinascere, riappropriarsi dei suoi spazi, ma sembra ora minacciata da nuove tipologie di consumo che giocoforza spingono verso un uso massivo di prodotti non riutilizzabili, e ciò mentre la politica sovranazionale e nazionale cerca di contrastare tale tendenza, spingendo sempre più verso la necessità di una transizione ecologica.

E, se la tenuta di una intera catena è data dall’anello più debole, torna a emergere prepotentemente il tema dei divari tra territori, a ogni scala geografica. Divari economici, sociali, infrastrutturali, tecnologici, divari nell’accesso alle cure, ai servizi, conducono a interrogarsi in merito alla capacità di convogliare gli sforzi per una piena convergenza territoriale, mostrando una volta per tutte l’ambivalenza del concetto di Catena, da quello positivo di unione a quello negativo di costrizione verso condizioni peggiorative.

Sul piano politico le Catene sono i nodi del rapporto tra stato e autonomie locali, emersi in tutti i contesti e in tutta la loro intensità in relazione agli attriti per le fasi attuative di governance territoriale. In questo senso le catene, piuttosto che icona emblematica di sinergia istituzionale, possono essere ritenute simbolo di forza cogente tra attori su fronti diversi.

Infine, la cultura, che sempre più appare incatenata al piano tecnologico, dovrà continuare a surrogare in forma digitale le sue manifestazioni normalmente fisiche?

Le catene si stanno trasformando e richiedono nuovi approcci e nuovi metodi di organizzazione, e da legami tra luoghi di arrivo e di partenza nel processo migratorio, divengono i vincoli che trattengono tanti profughi in luoghi di guerra e li trasformano in migranti senza identità e dignità.

Sulla scorta di tale framework, nella selezione di proposte di sessioni si darà priorità a quelle riconducibili alle interpretazioni tematiche nell’ambito delle catene economiche, sociali, politiche, istituzionali, culturali e tecnologiche.