SS. VITo, MOdesto e crescenzia: 

Storia dell'Abbazia

LA STORIA DELL'ABBAZIA IN BREVE: 

Badia Calavena é la forma accorciata di abazia, indicando la celebre abbazia sorta sul colle San Pietro, sopra il paese nel X sec., invece per Calavena s’intendeva l’alta Val d’Illasi dopo il paese di Tregnago. 

A partire dal XII sec. la chiesa e il castello di San Pietro persero gradualmente d’importanza a vantaggio delle vicine pievi. In seguito al terremoto del 1117, che danneggiò seriamente le strutture del complesso, i monaci cominciarono a spostarsi a valle, verso il paese di Badia Calavena, dove già esisteva una chiesetta dedicata ai Ss. Vito e Modesto, che venne trasformata in un abbazia benedettina legata a San Zeno di Verona. Il paese risale in buona parte ai Cimbri e alla popolazione locale che colonizzaro l'area ai piedi del colle. Il Monastero intanto si arricchiva di donazioni e proprietà aumentando d’importanza, tanto che il 10 Giugno 1185 fu visitato dal Papa Lucio III, consacrando l’altare della Chiesa di San Pietro.

L’Abbazia  prosperò nei secoli successivi, iniziando la ricostruzione a valle del nuovo monastero nel 1424 ad opera dell’Abate Maffeo Maffei, avendo ricevuto all’età di 22 anni da Papa Martino V la commenda abbaziale (1424-1433). L’Abate rimise a posto gli edifici, creando il chiostro e il doppio porticato che adorna la facciata meridionale dell’abbazia, e che doveva proseguire nel progetto anche sulle altre facciate, ma che fu solo iniziato.  Egli fu un riformatore dell’Ordine, desideroso di ripristinare la regola benedettina germanica impegnandosi per una rinascita materiale e spirituale dell’abazia, restaurò gli ambienti danneggiati nel 1348 e ne fece edificare altri ex novo, come le singole celle per i monaci (al piano superiore del lato meridionale) in sostituzione del dormitorio comune. Inoltre costruì la casa dell'abate (lato a ponente “casa del curato”) al cui pian terreno si apriva la camera di rappresentanza dell'abate col parlatorio per la gestione degli atti notarili, delle rendite e degli affitti.  

La volontà dell’abate Maffeo era che l’abazia potesse aiutare i monaci, senza uscire dalla clausura,  di poter godere all’aria aperta di tutta la bellezza del creato in ogni stagione dell’anno, essi potevano passeggiare silenziosi  assaporando le parole famose d’un monaco: “il Chiostro rappresenta la contemplazione, nella quale l’anima si piega su stessa, dove si posa dopo essersi separata dai pensieri materiali e dove medita sui beni spirituali. Nel Chiostro vi sono quattro lati che sono: l’amore di Dio (lato nord), l’amore per il prossimo (lato ovest), il disprezzo di sé (lato est) e il disprezzo del mondo (lato sud), ogni lato ha la sua fila di colonne, la base di tutto è la pazienza"  (Echapasse, L'architecture bènèdectine en Europe).

Papa Eugenio IV volendo un altro tipo di riforma decise nel 1433 il trasferimento dell’abate Maffeo a San Fermo minore a Verona, dando così inizio al decadimento e alla perdita progressiva del prestigio dell’abazia. L’Abate Maffeo accetto a malincuore questa imposizione esclamando: “Meglio primi nella Calavena che ultimi in Verona!

La commenda abbaziale venne perciò affidata dal Papa alla Congregazione di S. Giustina di Padova, come sussidio ed ampliamento dell'abbazia di S. Nazaro di Verona, volendo come unica riforma benedettina quella padovana.

Nel 1529 l’ultimo abate Marco da Cremona lascia Badia per trasferire la sua residenza a Verona. D’ora in avanti la storia del monastero di Badia s’identifica con quella del monastero di Verona dei Santi Nazaro e Celso.

Nei secoli successivi Badia, conosciuta come Sprea cum Progno, costituisce il Vicariato della Montagna dei Tedeschi o del Carbon in una continua contesa con i monaci di S. Nazaro per le decime. La secolare lite si potrasse fino al 1810 con la soppressione di tutti i beni ecclesiastici, avvenuta col decreto di Napoleone Buonaparte, venendo incamerati dal comune.   

Ora l’Abbazia è un ambiente parrocchiale per la pastorale e la catechesi. Sul lato orientale al piano superiore di proprietà comunale c’è la biblioteca e il centro culturale Giorgio Anselmi che si accede dall’esterno, invece e al piano inferiore ci sono tre aule per gli incontri.

Nel lato centrale nel doppio porticato c’è la canonica e gli uffici parrocchiali. Sul lato occidentale c’è la “casa del curato” e nell’angolo a sud-ovest vi è la casa privata dei “Grisi”.  

Sul lato settentrionale si trova l’Oratorio di San Vito, con adiacente alla sacrestia ora Cappella di Santa Teresa, con gli affreschi del tempo.

Buona visita.

 

Fonti:

Gianni Faè, Badia Calavena;

Pietro Montovani, Badia Calavena Feudo Monastico;

Centro Turistico Giovanile, Le contrade di Badia Calavena,

Badia Calavena feudo monastico.pdf
Storia Abbazia Alberti Massimo arch.pdf
18 -05-60-VIRGILIO.pdf
pistonieri dell'abbazia.pdf
Musetti_Cimbri Tzimbar CCV 2021 Walterio lapide e campanile.pdf
TempoTradizioni a Badia scuole.pdf