In occasione dell’anniversario della strage di Bologna del 2 agosto 1980, il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, ha affermato che, come indicano le ultime sentenze, “le radici” dell’attentato “affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Msi negli anni cinquanta: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale”; radici che “oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di governo”. Immediatamente, la Meloni è scattata dicendo che si tratta di affermazioni “gravi”.
In un articolo apparso su il Manifesto, lo storico Davide Conti ricorda tutta una serie di fatti che confermano la tesi di Bolognesi.
In un’intervista a La Stampa (6/8), Benedetta Tobagi, figlia del giornalista Walter Tobagi ucciso dalle BR, ribadisce il concetto (“Fratelli d’Italia non vuole fare i conti con l’album di famiglia del terrorismo nero”), aggiungendo due elementi: 1) “Ripetono la loro versione: le stragi sono state “di Stato” e la destra è stato un capro espiatorio; 2) “La P2 vuole la strage, forse per destabilizzare il quadro politico per poi stabilzzarlo”.
Senza volere né potere in poche righe approfondire l’analisi, mi permetto di evidenziare qualche aspetto, rimandando al nostro sito per la versione integrale dell’articolo di Conti e dell’intervista alla Tobagi.
1) È fuori di dubbio che le radici del postfascismo italiano figurano pienamente nella destra di governo. I fatti riportati da Conti parlano chiaro, come tutta la storia di Meloni, La Russa e c., nonché le loro “vicinanze” attuali.
2) “La Strage è di Stato” non è però solo una “versione” di Meloni e c., ma prima di tutto fu lo slogan del movimento studentesco ed operaio negli anni ’70 e dopo l’attentato di Bologna. Il “fanfascismo”, espressione coniata da Lotta Continua ed utilizzata largamente in quegli anni, allargava il campo delle responsabilità alla DC ed al suo potere. Ancora un anno fa, il 3 agosto 2023, “l’Unità” (che nel frattempo rappresenta un partito che ingloba larga parte della ex-DC) scriveva: “Da piazza Fontana a Bologna i mandanti delle stragi erano nella Democrazia Cristiana”.
3) Non si può spiegare nulla della storia più buia della Repubblica italiana se si scorda che Togliatti, ministro della Giustizia di un governo di unità nazionale con la DC, decretò l’amnistia per i gerarchi fascisti, aprendo di fatto la porta alla loro occupazione dei posti principali nei servizi segreti. Gli intrecci tra le varie correnti di questi servizi, della P2, della politica (in primis la DC con i suoi leader), dei postfascisti, gli utilizzi reciproci per vari fini ed obiettivi, sono complessi e a volte anche contraddittori.
Qualcuno pensò a “destabilizzare per stabilizzare” in senso autoritario di destra, qualcun altro pensò che ciò sarebbe stato rischioso (vista la forza del movimento operaio), qualcun altro ancora pensò di utilizzare invece il terrorismo cosiddetto “rosso” per “stabilizzare” inglobando il movimento operaio, attraverso un’operazione di “unità nazionale” di fronte al pericolo (*). Ma se è fuori di dubbio che Meloni e c. rappresentano la continuità con il peggior postfascismo e oggi riprendono larga parte dei progetti della P2, non si può però dire che molti altri, dalla DC al PCI, non abbiano responsabilità storiche e politiche su quanto è accaduto in passato e sui pericoli di oggi.
(*) A questi temi dedicai la tesi di laurea in Storia contemporanea
Lorenzo Varaldo