“Qual è allora il frutto che chiedo iniziando la mia preghiera? Il frutto è il mio rapporto con Dio, perché la preghiera non è un commercio ma una relazione fatta di dono e di accoglienza del dono”.
Con le sue parole, il prossimo 28 maggio don Carlo De Marchi ci aiuterà ad attraversare le “fatiche” della preghiera e a cercare Dio nel bel mezzo della nostra vita quotidiana.
E’ possibile seguire don Carlo sulla pagina www.meditazionintangenziale.it, una pagina web pensata “per chi rimane bloccato in un ingorgo e, per non perdere la pazienza, cerca di fare due chiacchiere con Dio a passo d’uomo”.
"Pregare vuol dire cercare un luogo, un tempo, vero, da dedicare quotidianamente alla preghiera, con disciplina, sapendo che la disciplina dà libertà e che mettiamo disciplina in tutte le cose a cui teniamo. Quando preghiamo mettiamo il telefono in modalità “Uso in aereo”.
Pregare vuol dire cercare il sorriso di Dio in ogni momento, anche se sono nel traffico, anche se sono in un ingorgo, anche se sono sul treno con due ore e mezzo di ritardo.
Dobbiamo far risuonare le parole di Gesù presenti nel Vangelo nel nostro «qui», nel nostro «adesso», in quel particolare momento di preghiera, perché possano poi risuonare anche lungo tutta la giornata.
La preghiera ha le sue fatiche, non è una passeggiata: qualche volta avremo voglia, tante volte no, qualche volta inizieremo con voglia e poi ci distrarremo, le distrazioni sono naturalissime, come possiamo distrarci quando andiamo a cena fuori con un amico, nella relazione non ci vuole la perfezione in modo da avere tutto sotto controllo".
Ecco la seconda catechesi della nostra giornata WiFi milanese: tanti buoni consigli per affrontare le "fatiche" della preghiera. Ascoltatela qui:
Catechesi di don Carlo De Marchi