di Costanza Miriano
Allora, partiamo dai fondamentali: l’idea di vederci con un gruppo di amiche per pregare insieme, è venuta all’ormai famigerata bionda genovese, Monica, al grido di “così veniamo noi, e tu non ti stanchi”, che poi rimarranno le ultime parole famose (alla fine ci siamo stancate tutte tantissimo, e io non ho affatto smesso di viaggiare, ma non importa).
Ma l’incontro in carne e ossa non è la cosa più importante del monastero wi-fi. L’idea di fondo è ancora più semplice: farci compagnia per essere più saldi nei nostri impegni di preghiera, da incastrare nelle nostre vite quotidiane tutte abbastanza piene. Questa compagnia si concretizza in contatti a distanza – mail telefonate messaggi social e via dicendo, ma soprattutto preghiera e pensiero, o semplice comunione nel sentire con i tanti che neanche conosciamo per nome – perché tutti abbiamo tanto da fare, però tutti abbiamo bisogno di una vita spirituale seria, e non sempre in tutte le parrocchie questo ci viene ricordato con sufficiente forza.
Tutti vogliamo incontrare seriamente il Signore, cominciare a vivere la “vita in Cristo”, in colui cioè che “con una certa meravigliosa violenza, con tirannide amica, a sé solo ci unisce, ed è sempre e del tutto presente a coloro che vivono in lui, provvede a ogni loro bisogno, è tutto per essi, e non permette che volgano lo sguardo a nessun altro oggetto, né che cerchino nulla al di fuori di lui” (Nicola Cabasilas, La vita in Cristo).
Per far questo è indispensabile mettere in moto una vita spirituale seria, adottare una regola di vita e cercare pazientemente di avvicinarsi a rispettarla. (Dico avvicinarsi perché se io minimamente rispettassi quello che dico sarei un padre del deserto, invece sono una sciatagalline, per la traduzione chiedete a Monica). Avere dunque un cuore monacale significa essere allenati a cercare spazi per trovare Dio nel quotidiano, spazi solo per lui, ma anche spazi per vivere con lui facendo altro.
In questo senso il monastero Wi-Fi non è altro che la Chiesa, cioè la comunione dei santi, che poi vuol dire i battezzati. Quindi non ci si iscrive a niente, per rispondere alla domanda dell’inizio, non c’è nessuna appartenenza che non sia la Chiesa, nessuna targa, nessun colore, nessun leader. Tutti quelli che hanno questo stesso desiderio, avere una vita spirituale seria, possono dirsi a buon diritto confratelli e consorelle wi-fi, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno contatti con altri.
Ma poiché per farsi compagnia è importante ogni tanto vedersi, sentirsi accolti in una comunità di carne, abbiamo fatto questa follia di fare un Capitolo Generale: il primo si è tenuto a Roma il 19 gennaio, il secondo sarà di nuovo a Roma il 19 ottobre, il terzo è stato ancora aRoma il 2 ottobre, mentre a Milano si è tenuto il primo Capitolo per la “provincia settentrionale”, come dicono gli ordini religiosi e si sta programmando il secondo Capitolo che si terrà il 28 maggio 2022.
Come sa chi ha avuto la fortuna di esserci, il senso era creare un’oasi nella quale fare rifornimento prima di ripartire per i nostri sentieri nel deserto, e abbracciarci per incoraggiarci a proseguire, perché la compagnia, nel cammino verso Cristo, è fondamentale. Il segno che questa cosa è benedetta da Dio, secondo me, è che non è di nessuno, non ci sono prime donne, tutte ci siamo messe al servizio le une delle altre, e non ci sono neanche primi uomini, perché i sacerdoti sono stati diversi, di diverse formazioni e storie, e ognuno ha messo a disposizione i suoi talenti. Un altro segno è che ci siamo autofinanziati, contribuendo ognuno di noi come abbiamo potuto, e al termine abbiamo svuotato le casse fino all’ultimo centesimo, dando ai poveri del Papa e ad Aiuto alla Chiesa che soffre. Nessuno ha venduto niente, nessuno ha promosso niente, nessuno ha messo da parte niente.
Nel frattempo sono nate realtà di preghiera un po’ in giro per l’Italia: Milano, Firenze, Roma (il primo lunedì del mese, anche a luglio!), Udine, Torino, Bologna, San Marino, Trieste, Reggio Calabria, Arezzo, Levanto. Roba pochissimo fantasiosa: lectio, adorazione, da qualche parte rosario, da qualche altra messa. Insomma i fondamentali. Anche in questi casi, nessun protagonista, e dove si può si cerca di rianimare realtà già esistenti, e sempre sotto la guida di un sacerdote, in pienezza di comunione con la Chiesa.