Gli interventi di CAA sono basati sul Modello della Partecipazione. In questo modello, l’implementazione e la programmazione degli interventi di CAA richiedono la valutazione dei bisogni di partecipazione e comunicazione della persona nei suoi contesti di vita, quali la casa, la scuola, il lavoro, i centri diurni e residenziali, l’hospice e la comunità. Il Modello della Partecipazione richiede che siano prima di tutto analizzati i pattern di partecipazione dei pari a sviluppo tipico in ambienti significativi e successivamente analizzati i pattern di partecipazione della persona con BCC nello stesso contesto, paragonandoli a quelli dei pari. Saranno poi impostati adeguati interventi per incrementare il livello di partecipazione della persona con BCC al fine di adeguarlo il più possibile a quello dei pari. Ciò vuol dire incrementare le occasioni comunicative e, all’interno di queste, identificare i bisogni comunicativi della persona (Sigafoos, 1999) al fine di dare alla persona con BCC un ruolo maggiormente attivo nel controllo del proprio ambiente, promuovendo e consolidando le modalità comunicative in contesti altamente motivanti (Sigafoos & Mirenda, 2002).
Modello della Partecipazione quale strumento di valutazione La valutazione in CAA utilizza come base il Modello della Partecipazione (Beukelman & Mirenda, 1988). Questo modello enfatizza l’intreccio tra le attività umane, il funzionamento adattivo, i fattori personali e ambientali, compreso l’insieme delle limitazioni funzionali della persona con disabilità di comunicazione. Il Modello della Partecipazione propone un processo dinamico e sistematico di valutazione che porta all’implementazione di interventi funzionali basati sulle esigenze di partecipazione della persona con BBC. In questo modello le esigenze di partecipazione – nelle varie situazioni ed attività della vita quotidiana - dei pari non disabili della stessa età vengono confrontati con i pattern di partecipazione dei potenziali utilizzatori di CAA. Vengono così rilevate le differenze nella partecipazione e poi individuate le barriere di opportunità e/o di accesso che possono contribuire a queste differenze (Schlosser & Lee, 2000).
In particolare:
• le barriere di opportunità sono connesse a restrizioni non direttamente collegate alla condizione specifica della persona con BCC, quanto piuttosto a fattori di carattere ambientale. Esse possono riguardare:
▪ le politiche e le regole amministrative previste per l’ambiente in cui vivono e agiscono la persona con BCC e i suoi partner;
▪ le prassi operative, spesso non codificate da norme, comunemente adottate in un certo contesto/organizzazione per una o più attività e che coinvolgono la persona con BBC;
▪ il livello di competenza e di abilità dei facilitatori e dei partner;
▪ le attitudini dei facilitatori e dei partner, nei termini delle loro personali disposizioni, convinzioni, assunti nei confronti della persona con BCC.
• le barriere di accesso si riferiscono ai limiti, alle capacità, alle risorse della persona con BCC e possono riguardare la motricità, la percezione, la cognizione e il livello di apprendimento. I problemi di comprensione possono essere relativamente più difficili da approfondire e possono dipendere da vari fattori ma sono determinanti nell’impostare qualunque programma di CAA (Romski, Sevcik, & Adamson, 1997). La valutazione delle barriere di accesso è condotta, sul piano generale e in relazione alle diverse patologie, anche avvalendosi degli strumenti clinici tipici e per l’aspetto specifico della comunicazione utilizzando la valutazione dinamica.