All’indomani della Liberazione, il Primo maggio 1945, partigiani, lavoratori, anziani militanti e giovani che non hanno memoria della festa del lavoro si ritrovano insieme nelle piazze di tutta Italia.

La testimonianza di Anita Di Vittorio restituisce l’atmosfera di quella giornata: “Ho assistito in seguito, nel corso di più di dieci anni, a centinaia di manifestazioni delle quali Di Vittorio fu oratore ufficiale, ma quel Primo Maggio resterà tuttavia, per me, indimenticabile”.

Piazza del Popolo - continua Anita - “non fu mai così bella, mi sembra, come quella mattina di sole: lunghi cortei di lavoratori, le bandiere bianche, rosse e tricolori alte nel vento, giungevano da ogni quartiere della città, accompagnati dalle bande dei tranvieri e dei ferrovieri. C’era anche, ricordo, la banda di Madonna della Strada che avanzava tra grandi applausi, preceduta da un’immagine religiosa. Tutti portavano abiti lisi e i volti apparivano segnati dalle lunghe privazioni, e tuttavia una intima gioia, una fiducia in sé, uno slancio di speranza, sembrava animare e spingere la folla. Risuonavano i canti e grida di evviva. Gruppi di giovani, seduti per terra in cerchio, cantavano inni partigiani. Le ragazze distribuivano coccarde tricolori e garofani rossi. Dalla folla saliva verso il palco dei dirigenti sindacali un’ondata di affetto. Anche la terrazza del Pincio era gremita. Io lessi nel volto di Peppino, assieme all’emozione, come un’ombra di smarrimento. Poi cominciò a parlare e subito si stabilì tra lui e la folla una comunione di spirito. Ogni sua parola, così semplice (egli non sapeva cosa fosse il parlar difficile, il parlare ornato) andava a chi lo ascoltava con la efficacia delle cose sempre pensate, esprimendone i sentimenti più elementari e profondi. Ascoltando Di Vittorio ognuno, credo, pensava che, se avesse potuto parlare, avrebbe anch’egli parlato così, avrebbe detto quelle cose, non altre e in quello stesso modo. Era questa la sua grande forza. Egli dava forma ai pensieri e ai sentimenti inespressi degli altri: parlava per tutti”.

A causa della situazione sanitaria che colpisce così duramente il nostro paese non si potranno tenere in questo 2020 manifestazioni in piazza e per la prima volta dal 1945 anche il Primo maggio sarà privato delle abituali manifestazioni e cortei.

Eppure mai come oggi sentiamo forte il bisogno di riconoscerci sotto le nostre bandiere, i nostri canti, i manifesti, gli striscioni, le parole d’ordine che dal 1890, dapprima come mobilitazione sociale e poi anche come festa repubblicana, hanno sempre segnato la nostra appartenenza al movimento sindacale.

Per festeggiare nonostante tutto #ilnostroMaggio, gli archivi storici della CGIL propongono ai lettori l'esposizione virtuale che potete consultare a seguire.

Una mostra che ci racconti e ci faccia sentire, come sempre, parte di una grande famiglia.