24 luglio 2020

Tra ordine e disordine


Ordine, con l’immancabile paragone del modo in cui disporre gli oggetti sulla scrivania, viene alcune volte tradotto come rigido, fisso, forse arido o addirittura scontato, mentre disordine come ciò che non è predeterminato, ma fluido, favorevole al cambiamento, magari anche fervido. Questo per alcuni. Per altri ordine è la maniera per far incastrare tutto in modo logico, un’abitudine che calma senza diventare insistente e che protegge dall’essere dispersivi o addirittura svogliati, mentre disordine è ciò che non è regolato o pensato a fondo, tendente al rimandare, vicino all’idea del “vediamo che succede”. Vero è, in ogni caso, che non basta qualche contorno sfocato di ciò che un insieme disordinato di oggetti potrebbe diventare, ma serve qualcosa che lo contenga e che ne ricalchi le linee appena abbozzate. Ciò lo possiamo indicare con il contorno, la conosciuta “cornice” che riordina un insieme di cose e le sistema in un concetto preciso. Considerando l’ambito artistico-letterario, si può notare che ordine e disordine si sono susseguiti all’interno di movimenti, nel senso che l’uno e l’altro sono caratteristici, in maniera alternata, di quelle tendenze, e che proprio il loro essere ha determinato la nascita e il principio della tendenza successiva. Prendiamo ad esempio una corrente di inizio 900’. Il Futurismo ebbe il suo inizio con il Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e si diffuse in fretta tra moltissimi giovani. Ciò a cui Marinetti puntava era la totale rottura (dell’ordine) con la cultura e gli istituti del sapere e il rinnovo di questi partendo da una concezione della vita e di conseguenza dei suoi valori, completamente diversa. In ambito letterario significava respingere il linguaggio e il tratto tipico del Romanticismo, ma anche i principi e i significati della tradizione antica e delle altre tendenze contemporanee. Dal punto di vista tecnico ciò consisteva nell’abbandono di un ordinato fluire del pensiero, a favore invece di accostamenti di parole disordinate, non legate fra loro da qualcosa di evidente e neanche sempre richiamanti l’una o l’altra cosa. Vedrei come esempio alcuni versi della poesia “E lasciatemi divertire”(versi 38-50, da L’Incendiario) di Aldo Palazzeschi, realizzata nel periodo dell’influenza futurista all’interno della vita e delle opere dello scrittore:

Bilobilobilobilobilo

blum!

Filofilofilofilofilo

flum!

Bilolù. Filolù.

U.

Non è vero che non voglion dire,

vogliono dire qualcosa.

Voglion dire...

come quando uno si mette a cantare

senza saper le parole.

Una cosa molto volgare.

Ebbene, così mi piace di fare.


L’alternarsi di ordine e disordine si infila anche nella storia, nella musica, nell’arte, ma anche nello stesso quotidiano e nella natura stessa. Un semplice esempio: se lasciamo una pianta, ad esempio un piccolo rampicante, crescere liberamente sulla facciata di casa, ovviamente i suoi rami finiranno per abbracciare le finestre, i davanzali, quindi cresceranno senza limiti, in maniera disordinata. Questo finché la lasceremo isolata, senza qualcosa che la cambi dall’esterno e che le dia un ordine, una struttura ben delineata. Infatti se lasciamo qualcosa a sé stessa, isolata, senza la possibilità che scambi materia, energia e quindi che abbia rapporti con l’esterno, la sua forma, il suo comportamento tenderanno verso un certo “disordine”. A questo proposito andiamo più in profondità rispetto al quotidiano e proviamo a osservare l’ordine come base dei meccanismi complessi che permettono la vita. Questi processi hanno la possibilità di funzionare grazie all’energia, energia che proviene dal Sole. Essa è necessaria affinché la nostra struttura “vivente” mantenga il suo essere ordinato. Infatti ciò che differenzia gli organismi viventi da quelli non viventi è l’organizzazione ordinata delle parti dell’individuo, che collaborano e svolgono - tramite trasformazioni chimiche possibili appunto solo tramite l’apporto di energia – tutto ciò che serve per farlo funzionare. Noi però non siamo capaci di ricavare direttamente energia dai raggi solari, abbiamo bisogno che qualcuno li trasformi prima di servircene. Questo ruolo è svolto dalle piante. Le piante sottraggono l’energia dalla luce (semplificando) solare (cioè la chiave per mantenere il nostro ordine), per ottenere quella stessa energia e quello stesso ordine. L’essere vivente è perciò regolato da leggi e principi di simmetria. Ricordiamo l’aspetto delle due parti di una foglia o di una farfalla, ma gli esempi sono innumerevoli, ovviamente anche nella specie umana. Come sappiamo bene però, questi meccanismi della natura non sono privi di imperfezioni e anche nelle sue più piccole parti conosciamo svariati casi in cui la simmetria non riesce a prevalere, dalle deformazioni dei geni dell’informazione genetica a parti estese di tessuti e parti del cervello, in cui l’ordine lascia spazio al disordine. D’altronde non siamo “perfetti” nemmeno quando lo sviluppo dell’organismo si verifica in maniera regolare (per fare un esempio la suddivisione emisfero destro o sinistro, mai identica). Comunque quali leggi governino le nostre simmetrie non è ancora in alcun modo chiaro, per non parlare della loro origine. Infine se volessimo poi guardare ad organismi non viventi si potrebbe invece notare un altro aspetto. Non sono solo i sistemi che scambiano molta energia con un altro sistema ad essere soggetti ad un aumento di ordine, anzi, l’altro caso in cui l’ordine prevale si verifica in oggetti che non possono avere grandi rapporti di scambio di calore con l’ambiente esterno a causa della loro temperatura (e quindi energia) molto bassa e per questo, a differenza delle strutture viventi, non si verifica nessuna trasformazione, nessun assorbimento di quell’ordine da parte di qualcos’altro. Un esempio interessante e affascinante lo troviamo nei cristalli di ghiaccio di un fiocco di neve. Qui le molecole d’acqua congelate delle nuvole, vanno a disporsi in maniera quasi perfetta, secondo un disegno geometrico elaborato e spesso molto dettagliato.

Ma ora tornerei al quotidiano. Talvolta la tendenza al disordine, più impulsiva, può sembrare quella anche più spontanea o naturale. In realtà spesso i comportamenti veramente innati e inconsapevoli cercano un modello, qualcosa a cui attaccarsi di determinato, compiuto, con i contorni nitidi. Pensiamo al fenomeno della “pareidolia”, nella quale si manifestano la volontà di trovare qualche tratto familiare in una materia informe e l’incapacità di vedere che un senso ordinato reale quell’oggetto non lo può possedere. Tuttavia da qualsiasi parte ci sentiamo più a nostro agio, che sia nell’ordine o nel disordine -o spesso inconsapevolmente in un luogo intermedio tra i due -senza l’intuizione dell’ordine, delle sue condizioni, saremmo lasciati a noi stessi, e quindi tendenti al disordine; ma senza la percezione del disordine non usciremmo mai dai nostri programmi e non potremmo mai vedere quegli schemi o quella scrivania né cambiati né migliorati.

La sua vita era stata disordinata e confusa da allora, ma se riusciva una sola volta a ritornare a un certo punto di partenza e ricominciare lentamente tutto daccapo, sarebbe riuscito a capire qual era la cosa che cercava” – Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby


Ilaria Berlanda


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