La forma come memoria

“La forma è il mezzo per ricostruire la storia”, sostiene Michael Leyton. Per dare la sua chiave di lettura della forma (e, più in generale, dell’architettura) come “mezzo attraverso il quale vengono conservate le azioni passate”, quindi, Leyton apre il suo discorso dando una propria visione d’intendere la geometria, base di partenza della forma. Le sue nuove tesi su di essa, infatti, si distaccano nettamente dalle basi convenzionali radicate nel pensiero euclideo e negli sviluppi della fisica moderna (fino ad Einstein): se l’intera storia della geometria, da Euclide alla fisica moderna, è stata fondata sulla nozione di assenza di memoria, i nuovi fondamenti della geometria, e dell’architettura in generale, sono al contrario interessati alla “massimizzazione della conservazione della memoria”. Ogni caratteristica del mondo, dalla scala micro a quella macro, è, per Leyton, un dispositivo di memoria (tra i vari esempi vi è quello della cicatrice su un volto o di una crepa in un vaso, testimonianza di azioni avvenute nel passato).

Distaccandosi dunque dalla geometria tradizionale e dalla sua ossessione per le simmetrie, l’autore marca invece sull’importanza dell’Asimmetria, come testimonianza evidente di un passato, una memoria, originata da una passata simmetria.


Dal momento che l’asimmetria viene ricondotta a una simmetria, andando indietro nel tempo, tale processo ci fa inconsciamente recuperare la storia di quell’oggetto e quindi la sua memoria. Se il rettangolo fosse stato sempre simmetrico (un rettangolo dritto) poco avremmo saputo della sua storia.

Tramite le curve, continua, è possibile immaginare la storia che vi è dietro dalla ricostruzione delle azioni che hanno deformato il corpo rendendolo curvo. 

Nasce quindi il concetto di transfer: serie di azioni applicate a una serie di azioni (la cosiddetta “storia della storia”) che permette di vedere una situazione non più come nuova ma riportata a una situazione precedente. Infatti, per ricostruire una memoria, non è per forza necessario tenere i dati precedenti: si possono usare regole geometriche per ricavarli (rotazioni, tralslazioni, ecc…).








Fulcro del discorso sta quindi nel massimizzare, anche in campo artistico, scientifico, medico e architettonico, la conservazione di memoria. Per fare ciò, sono necessari due principi: la massimizzazione della recuperabilità del passato e la massimizzazione del transfer della storia attraverso la storia. Recuperare il passato significa che qualunque asimmetria nel presente deve essere ricondotta a una simmetria del passato, in quanto i depositi di memoria, secondo Leyton, sono stati creati soltanto dalla rottura della simmetria (un cilindro deformato conserva la memoria del cilindro dritto)


In secondo luogo, deve esercitare un transfer sullo stadio precedente: ogni stadio, dunque, deve esercitare un transfer che rompa la simmetria dello stadio precedente.
Arriva dunque alla tesi per cui le scienze e le arti siano tutte determinate dall’unico obiettivo di massimizzare la conservazione di memoria. La scienza, ad esempio, non è nient’altro che un’estensione del sistema computazionale umano per sfruttare l’ambiente come ulteriore dispositivo di memoria. La differenza tra le due sta nel fatto che se la scienza è un processo di lettura di un dispositivo di memoria, l’arte rappresenta invece un processo di scrittura. Per quanto concerne l’informazione, in conclusione, il ruolo del computer è meramente quello di facilitatore: la sua velocità, basata sulla miniaturizzazione di un processo simbolico, compie un processo che si potrebbe sviluppare semplicemente tramite un foglio e una matita ma che, per ragioni di velocità, viene svolto dal computer. 


L’interessante visione che Leyton ha dell’architettura odierna, che deve mirare a una massimizzazione della conservazione di memoria (come mostra nella sua serie di Edifici Amministrativi, in contrapposizione alla regolarità dell’architettura classica), tralascia però l’importanza che l’opera architettonica possiede come elemento all’interno di un sistema più ampio nel quale si inserisce e con cui si confronta; Le sue teorie, infatti, trattano principalmente di forma più che di rete/sistema. Se si pensa a una loro attuazione pratica, l’immagine che facilmente si può evincere dai suoi discorsi è una forma complessa, ricca di anomalie, nella maniera dei suoi Edifici Amministrativi, indipendente e ricca di significato in quanto opera a sé stante. Sarebbe interessante, a mio avviso, ragionare sul successivo sviluppo dei temi trattati nel libro, in relazione al contesto che si verrebbe a creare, al nuovo modo di disegnare una realtà asimmetrica, ricca di memoria.